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Autore: giughy    04/03/2013    2 recensioni
Elisa e Beatrice frequentano la stessa classe.
La prima un po' per le sue, la seconda una bulletta perfetta.
Dopo un incidente le loro strade si divideranno per poi intrecciarsi di nuovo.
Uno strano percorso di falsi sorrisi, tradimenti, amicizie infrante e alleanze inaspettate.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Parole: 1340

~•~•~•~•~•~•~

 

Le giornate scorrevano lente sotto una brezza leggera ed un sole tiepido che non accennava a raffreddarsi nemmeno nelle prime giornate di ottobre.

Passeggiava pigra dalla fermata dell'autobus a scuola, canticchiando a voce bassa, accompagnata dal fido iPod mentre il vento leggero le alzava leggermente i lembi della gonna.

Si fermò davanti all'entrata guardando il cielo azzurro e senza nubi scendendo poi sulla grande insegna posta nella facciata principale.

Avrebbe potuto giurare che recitasse: “Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate” invece, dopo un battito veloce di ciglia, ecco che tornava la solita scritta “Ginnasio – Liceo”.

Bisognava ammettere che, per Elisa, ogni giorno era un ritorno nella bocca dell'Ade.

Una lunga discesa/ascesa.

Più saliva le scale che la portavano in classe più si sentiva sprofondare nelle fauci della Terra.

Non aveva problemi con i professori o di profitto, anzi, erano l'ultima delle sue preoccupazioni. In assoluto l'ultima cosa di cui si curava.

Aprì la sua Moleskine di Pacman durante la ricreazione per ricordarsi che materia sarebbe seguita quando frusciò sulla sua spalla una lunga ciocca bionda.

Alzò gli occhi sospirando.

« Cos'è ti piacciono pure i giochi vintage, Eli? »

Le disse all'orecchio sciogliendole il nastro che aveva legato come un cerchietto.

« Sì. »

Rispose piano chiudendo l'agenda e fissando con sguardo perso la copertina rugosa.

Il vero problema di quella scuola era uno ed uno solo: Beatrice.

La bionda Beatrice che, paradossalmente, era come Caronte: la trascinava a braccetto in classe o per i corridoi perennemente accompagnata dalle due serpi; era la sua Minosse che ogni giorno si arrotolava una ciocca sulle dita facendola scivolare in un nuovo orribile girone, era la sua Lucifero che si premurava di farle scontare ogni giorno il suo piccolo inferno personale.

Era cominciato tutto la prima settimana. Qualche penna che spariva , qualche matta che si perdeva.

Ma si diceva che doveva esserle scivolata in autobus o nell'aula di Storia dell'arte e troppo peso a quelle sparizioni non lo aveva dato.

« Sono solo pastelli.»

Si ripeteva tranquilla mentre frugava nell'astuccio.

Alle sue spalle quel sorriso perlaceo, perfetto che si posava, maligno, sulla sua schiena.

Elisa sentiva la sensazione che alla fine quella ragazza la sapeva lunga ma, dopotutto, mica poteva accusarla per qualcosa che non aveva davvero fatto, qualcosa per cui non aveva e mai avrebbe avuto le prove.

Attorno alla terza settimana nemmeno si sprecava più di tentare di salutare qualcuno in quella classe, la sua popolarità precipitava sempre di più ogni volta che rendeva un voto alto o che Beatrice le si avvicinava.

Ogni volta che Virgilia le sorrideva e la salutava.

Ogni volta che Claudia le diceva che l'avrebbe chiamata il pomeriggio.

Cosa che comunque non aveva mai fatto.

Avevano paura di cadere anche loro nella rete delle tre arpie.

E mentre veniva estraniata dal resto della classe cominciarono a sparire altre cose.

Un quaderno oggi, un libro domani.

Una delle due scarpe che scompare dallo spogliatoio durante l'ora di educazione fisica.

Nessuno si azzardava a commentare e lei non ci faceva nemmeno troppo caso.

Mormorava un lieve « Oh » e la faccenda si concludeva lì.

Si auto-convinceva che non c'erano mai state due scarpe ma che le aveva semplicemente lasciate a casa. Che quel quaderno lo doveva aver dimenticato sull'autobus e via dicendo.

Sapeva bene che non era così ma che cosa poteva fare?

Sola in una realtà nuova l'unico modo che aveva per non soccombere era quello di fare un sorriso e lasciarsi correre addosso le cose.

Anche l'odioso profumo di Beatrice.

Sapeva che, trascorsa quella manciata di ore, sarebbe tornata finalmente a casa,si sarebbe potuta buttare sul suo letto a giocare a Pacman col suo gemboy, sistemandosi di tanto in tanto gli occhiali che le scivolavano sul naso.

 

« Ma chi si crede di essere.»

Esordì Claudia durante una delle rare ricreazioni durante la quale la bionda non aveva rapito Elisa.

Sputacchiò fuori le parole assieme al fumo della sigaretta mentre si stringeva nella giacca in quella fredda mattina di metà ottobre.

« Ti stai rammollendo, Bea.»

Aggiunse Virgilia guardandola negli occhi.

Beatrice non parlò,rimase lì a rigirare la sua Lucky Strike tra le dita affusolate guardando la carta che si bruciava lentamente.

Sembrava quasi interrogare quella cenere muta.

« Bah»

Gorgogliò buttandola a terra e pestandola col piede mentre le altre due ragazze la imitarono dopo essersi scambiate un rapido cenno con gli occhi.

 

Quella mattina era iniziata decisamente male.

La sveglia non era suonata ed era uscita di casa troppo tardi per riuscire anche solo a pensare di prendere l'autobus così sospirò e prese la moto.

Non la usava spesso, non la trovava comoda e non le si addiceva ma quella era un'emergenza e, segretamente, stava ringraziando il padre e la sua insistenza a farle prendere la patente per i 125 durante quell'estate.

Dopotutto non aveva nulla di meglio da fare nella caotica Roma senza conoscere nessuno.

Appena un paio di minuti dopo essere partita la sorte si abbattè nuovmente su di lei, rovesciandole addosso un acquazzone scrosciante. Avrebbe potuto rimanere a casa.

Parcheggiò la moto davanti a scuola e corse nell'edificio completamente piomba con ancora il casco sulla testa.

Corse su per le scale mentre i jeans bagnati scricchiolavano sulla sua pelle.

Aprì la porta col casco sotto braccio e l'aria frastornata. Capelli elettrici e il mascara un po' sbavato.

« Romani-?»

Il professore di filosofia la guardò leggermente incuriosito. Qualche risata leggera si alzò nella classe ma Elisa non vi fece troppo caso.

« Qualcuno la accompagni da una bidella ad asciugarsi. »

Esordì serio, convinto di fare una buona azione.

« Non si preoccup-»

Cercò di ribattere prima che la squillante voce di Beatrice si facesse strada dall'ultima fila.

« L'accompagno io!»

Cinguettò come se fossero amiche per la pelle e quella fosse la cosa più normale e naturale del mondo.

Elisa storse la bocca.

« Bene, Maffei. Non fate confusione.»

poi ritornò a parlare di sant'Anselmo e della sua prova ontologica.

 

Non appena furono sole Beatrice non perse tempo.

« Quindi guidi la moto-»

« Così si dice »

Le Converse facevano un rumore sinistro nei corridoi vuoti.

« Ma non potresti. Insomma quanti anni hai?»

« Sedici.»

« Quindi hai perso un anno?»

« Quindi sei qui per farmi un interrogatorio?»

Le rispose con un'acidità che non aveva mai tirato fuori, occupata com'era ad incassare tutti gli scherni del trio.

« No, sono qui perché sono tua amica.»

Disse sfoderando il suo solito sorriso che però questa volta cadde a terra come una goccia che si staccava dai capelli di Elisa.

« Beh io non sono amica tua.»

Le rispose pacata.

Era solo stufa e non voleva nemmeno vederla.

La ragazza le mise una mano sulla spalla.

« Ascoltami bene. Quando io dico qualcosa tu non puoi contraddirmi.»

Assottigliò gli occhi.

Elisa rise di petto. La sua risata si spalmava sui muri del corridoio. Smise solo quando si accorse che l'altra ragazza era seria.

Mortalmente seria.

« Tu sei tutta fuori. Vai a farti dare un'occhiata, Beatrice, da uno bravo però.»

Non rispose e si limitò a guardarla furente.

Entrarono nel bagno delle ragazze del terzo piano, l'unico che aveva la porta di servizio con gli asciugamani aperta.

« Io starei attenta.»

Elisa non rispose.

Le mani le diedero una spinta e lei andò a sbattere contro il carrello delle pulizie.

La porta si richiuse alle sue spalle con un colpo sordo.

Si girò di scatto buttandosi sulla porta.

Sentì la serratura scattare.

« Beatrice, non è divertente.»

Disse con un nodo alla gola mentre abbassava frenetica la maniglia bloccata.

Batté i pugni sullo stipite.

« Apri. Questa. Maledetta. Porta.»

Disse mentre cercava di soffocare il panico che cresceva.

« Io caccio e tu sei la preda. Impara a stare al tuo posto, Eli.»

Fu la risposta gelida.

 

Beatrice tornò in classe.

« Dov'è Romani?»

Chiese il professore con aria ancora più stranita di prima.

« Oh non si sentiva molto bene, ha chiamato i genitori e mi ha chiesto di portarle le sue cose in segreteria.»

Disse con fare noncurante e voce innocente.

Tornò al bagno del terzo piano e buttò tutto accanto alla porta.

Dei singhiozzi sommessi uscivano dalla porta chiusa.

Il cellulare era nella tasca della giacca.

 

-.-.-.-.-.-

 

Diverse settimane dopo il posto in prima fila continuava a rimanere vuoto.

Una ragazza alzò timidamente la mano.

« Prof. Ma Elisa non torna più a scuola? »

L'insegnante la guardò gelida.

« Ha cambiato istituto. »

Si limitò a dire.

Le tre grazie risero anche se quella di Beatrice aveva un retrogusto dolceamaro.

 

 

Salvata da una bidella che puliva i bagni nel tardo pomeriggio Elisa chiese di cambiare istituto.

Non disse chi l'aveva chiusa là dentro perchè tutti sapevano ma nessuno osava parlare.

I numeri del trio diventarono un unico contatto: “Non rispondere.”

 

Nelle settimane successive non dovette rispondere molte volte anche se non poteva sapere chi delle tre la stesse tormentando ancora.

 

~•~•~•~•~•~•~

L'angolo dell'autrice:

Ed eccoci anche alla fine del secondo capitolo.

Non mi aspettavo di riuscire a svilupparlo così bene.

O almeno spero sia stato sviluppato bene!

Non sono molto pratica di atti di bullismo quindi spero che sia tutto abbastanza realistico çwç <3 beh insomma vedremo cosa succederà a queste due fanciulle nella prossima puntata (zam zam) tra una settimana (si spera! Anche perché il 10 è pure il mio compleanno uwu <3)Come al solito se volete lasciare un commento fa sempre piacere (:

 

Un abbraccio

-Star

 

 

 

  
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