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Autore: evenstar    04/03/2013    5 recensioni
"E' cambiato tutto dopo New York. Vivi delle esperienze al limite e poi tutto finisce. Non dormo più, e se dormo ho gli incubi. Molte persone vogliono uccidermi ma c'è una cosa che voglio proteggere, senza la quale non vivrei"
Dopo New York l'eroe è caduto e al suo posto si è rialzato l'uomo. Riuscirà Tony Stark a sconfiggere i suoi mostri personali e a tornare ad essere quello che era prima? Ma soprattutto, riuscirà a proteggere la persona che gli è sempre stata accanto, in tutti questi anni?
Special guests della storia gli Avengers (chi più, chi meno)
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Natasha Romanoff, Phil Coulson, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tony e Pepper tornarono in California il giorno successivo, riprendendo entrambi la loro routine e sperando che le cose si sistemassero da sole, con il tempo. Purtroppo, le cose non vanno quasi mai come si spera e Pepper ben presto dovette tornare a fare i conti con il senso di colpa. Mentre lei cercava di portare avanti la società e si impegnava in riunioni e consigli di amministrazione, spergiurando che il signor Stark stava e bene e presto sarebbe tornato ad occuparsi in prima persona dei problemi, Tony passava 16 ore al giorno chiuso nel suo laboratorio e le altre 8 quasi completamente ubriaco. Non si parlavano quasi più e, sebbene Pepper capisse che l’uomo aveva bisogno dei suoi tempi e dei suoi spazi, cominciava ad essere preoccupata del suo comportamento. Aveva pensato di chiedere l’aiuto di Rhodney ma poi aveva lasciato stare, ben sapendo che Tony voleva cercare di risolvere da solo, come sempre. Le trasmissioni televisive non aiutavano sicuramente a creare un clima confortevole e distensivo, continuando a trasmettere immagini sul disastro di New York e, sebbene la maggior parte dei civili intervistati fosse grato al gruppo dei Vendicatori per il loro provvidenziale intervento, non mancavano coloro i quali gli attribuivano la colpa delle migliaia di morti che l’attacco alieno aveva causato. Il Governo degli Stati Uniti aveva scelto la politica del compromesso e aveva selezionato un volto pubblico del gruppo per giustificare le loro azioni alla stampa e all’opinione pubblica, cosa che aveva ulteriormente peggiorato il malumore di Tony.
Pepper stava proprio guardando l’ennesimo dibattito televisivo quando una voce dura, arrochita dall’alcol e dal troppo silenzio, la fece sobbalzare.
- Non hai proprio niente di meglio da guardare?
La ragazza spense la TV, ma ormai il danno era fatto.
- Quel bellimbusto…
- Non ha scelto lui di esporsi così, Tony. lo sai perfettamente – disse Pepper cercando di difendere Capitan America, il cui volto fiducioso e sorridente veniva trasmesso ormai a qualunque ora del giorno e della notte.
- Sembra che abbia fatto tutto lui – rispose piccato Tony. – Eravamo in 6 quel giorno, degli altri 5 non ne parla quasi più nessuno. 
- Si sta prendendo onori e oneri di quello che è successo. Lo stanno accusando di strage tanto quanto lo stanno osannando come eroe – cercò di difenderlo Pepper.
- Si ma non è stato lui l’eroe – sbottò arrabbiato Tony, andando a versarsi l’ennesimo drink.
Pepper si pentì di aver iniziato la conversazione, sapeva perfettamente come la pensava Tony e quello non era decisamente il modo migliore per aiutarlo a superare quel momento difficile. Lei capiva perché avessero scelto proprio il bel Capitano per rappresentare la squadra, e non poco aveva a che fare con il suo sguardo pulito e con la tuta a stelle e strisce che indossava. Rappresentava il volto sano dell’America, molto più di come non lo rappresentasse un colosso verde, due spie (di cui una russa, per giunta), un dio alieno o persino un miliardario playboy molto spesso troppo pieno di sé. Lei capiva, ma lui si rifiutava di vedere oltre le apparenze, comportandosi come un bambino viziato a cui avessero tolto un giocattolo.
- Sono stato io, mi pare, a salvare il culo a tutti. Io ho rischiato di morire con quel missile. Io, non lui.
- Lo sai che non c’entra – tentò di calmarlo lei.
- Non c’entra? Eccome se c’entra, è tutto lì. Noi ci siamo esposti per loro, per tutti loro e il ringraziamento ora qual è? Essere guardati come mostri!
- Non è vero, lo sai che ci sono tantissime persone per le quali siete diventati eroi!
- Ma ce ne sono altrettante che vorrebbero le nostre teste servite su un piatto d’argento – sbottò lasciandola sola e tornando a chiudersi nel suo laboratorio.
Pepper lo lasciò andare ben sapendo che in quel momento qualunque cosa avesse detto non sarebbe servita a nulla. Sapeva anche che, sebbene Tony fosse l’uomo più diverso da Steve che si potesse immaginare, in fondo lo stimava e le parole di quella sera erano dovuto più all’effetto dell’alcol che a sentimenti di rancore verso di lui.
Quella notte, seguendo un rituale che dopo New York era diventato abitudinario, la ragazza si svegliò verso le 3 del mattino e, dopo aver indossato una vestaglia, si alzò dal letto. Scese le scale ed entrò nel laboratorio, osservando il caos sempre maggiore che vi regnava da quando avevano fatto ritorno a casa. Tony era seduto su una sedia, una bottiglia quasi vuota di scotch di fianco, la testa china sul tavolo. La ragazza si avvicinò a lui, appoggiandogli delicatamente la mano sulla spalla.
- Vieni a letto – gli mormorò.
Tony si riscosse e fece un gesto improvviso con la mano, mancando il volto della giovane di un soffio. Lei non si fece intimorire e, prendendolo per un braccio, lo aiutò ad alzarsi. 
- Dovresti lasciarmi – biascicò lui tentando di mettersi in piedi.
- Se ti lascio, cadi.
- No, dovresti lasciarmi.
Pepper scosse la testa, non avendo voglia di mettersi a discutere in quel momento. – Ti ritroverei qui domani mattina, ancora più di pessimo umore per il collo e la schiena doloranti. Sei già abbastanza insopportabile così, di questi tempi – gli disse, cercando di sorridere mentre lo semi trascinava su per le scale.
Arrivarono in qualche modo alla camera da letto, Tony si diresse in bagno e, dopo aver messo la testa sotto l’acqua ghiacciata, tornò a sedersi di fianco a lei, quasi sobrio.
- Dovresti lasciarmi – sospirò per la terza volta, osservandola con sguardo triste. – Anzi, avresti già dovuto farlo. Se fossi davvero intelligente come pensavo, lo avresti fatto da tempo. 
La ragazza lo fissò malinconica. – Non si tratta di me, Tony. Non questa volta – sospirò prendendogli una mano e stringendola tra le proprie. - Posso anche sopportare di non vederti mai, o vederti solo ubriaco, ci sono abituata. Ci sono già passata. Si tratta di te.
- Lo so – ammise lui.
- No, non credo che tu te ne renda conto.
- Si invece, sto rovinando tutto.
- Credo… - gli disse piano, non osando guardarlo negli occhi. – Credo che uno di questi giorni finirai per fare qualcosa di cui poi ti pentirai. E temo che sarai tu stesso che non riuscirai a vivere con il rimorso. 
- Magari non succederà – le disse, sperando che per lui ci fosse ancora speranza. – Lo so che posso uscirne, Pepper. Lo so.
- Io lo spero, Tony. Sono qui, per te. Questo lo sai, vero?
Lui annuì.
- Ti tendo la mano, ma sta a te afferrarla – gli disse spegnendo la luce e coricandosi a letto.
Tony rimase qualche secondo ad osservarla poi fece l’unica cosa sensata che gli venisse in mente in quel momento: le si stese di fianco, abbracciandola, e affondando il volto contro i capelli di lei.
Come sempre il sonno fece fatica ad arrivare e molto tempo dopo che il respiro di Pepper si era fatto pesante e regolare, gli occhi di Tony erano ancora spalancati nel buio. Tutte le volte che provava a chiuderli non faceva che rivedere l’astronave aliena che esplodeva e poi era solo il silenzio, il lugubre, tetro spazio vuoto e null’alto.
E lui che cadeva.
Ad un certo punto si addormentò ma solo per svegliarsi poco dopo fradicio di sudore e tremante, come sempre. E come sempre pochi attimi dopo un braccio gli si avvolse attorno al torace e il corpo di Pepper gli si avvicinò, caldo e rassicurante. Nonostante tutto Tony sorrise, ormai lei riusciva a non svegliarsi neanche più ma l’uomo sapeva che, se ce ne fosse stato bisogno, in pochi minuti sarebbe stata sveglia e al suo fianco, come sempre. Chiuse gli occhi e finalmente riuscì a dormire.
Il mattino successivo Pepper si svegliò da sola. Si vestì e scese in cucina per mangiare qualcosa di fretta, prima di recarsi in ufficio. A metà della scala si fermò annusando il profumo di caffè che sentiva nell’aria. Incuriosita scese di corsa il resto delle scale e si fermò sulla porta della cucina ad osservare intrigata Tony che, con uno strofinaccio scompostamente appoggiato su una spalla, stava girando delle frittelle. 
- Che profumino – gli disse entrano in cucina e andando a posargli un bacio sulla guancia.
- Buongiorno – rispose lui prendendo due tazze e mettendogliene in mano una, accompagnata da un piatto ricolmo di frittelle.
- Se le mangio tutte finisce che con un solo pasto ingoio tutte le calorie della giornata – scherzò lei osservando la pila di frittelle grondanti di sciroppo che aveva nel piatto davanti a sé.
- Mangia! Per una volta non moriremo per qualche caloria in più.
Pepper sorrise e si mise a mangiare di gusto, ancora di più quando vide che anche Tony addentava convinto le frittelle mangiando più in quella mattina che nell’ultima settimana.
- Allora, qualche idea?
- Per cosa? – chiese la ragazza con la bocca ancora piena di dolci.
- Come esco da questo casino?
- Beh, potresti iniziare ad uscire e basta.
- Ehi, c’è gente, là fuori – disse indicando la porta con sguardo fintamente terrorizzato.
- Si, capita di incontrare delle persone quando si esce. E credo che ti farebbe bene – rispose lei sorridendo.
- Ok, e poi?
- Chiama Rhodey, parla con lui.
Tony annuì, infilandosi in bocca una frittella intera. – Ci avevo pensato. Va bene – le disse. – Facciamolo!
Pepper rise dell’espressione risoluta di Tony, non osando sperare che il peggio fosse passato. – Devo andare – disse poi schizzando giù dallo sgabello e bevendo l’ultimo sorso di caffè. – Ci vediamo questa sera.
- Buona giornata.
- Ciao – gli rispose stampandogli un altro bacio sulla guancia.
- Aspetta. Sarebbe un saluto questo? – le chiese avvicinandosi a lei e avvolgendola in un abbraccio, prima di baciarla appassionatamente sulle labbra. – Questo è meglio, no?
- Concordo – rise lei. – A questa sera.

  
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