Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: hawthorn__    04/03/2013    3 recensioni
Ellen Brown era una ragazza estremamente introversa.
La sua vita era come la sua cameretta: sempre disordinata. Jeans, felpe e scarpe non avevano più un posto stabile da molto tempo. Quel mercoledì mattina di inizio Febbraio, come suo solito, guardò la schermata del suo telefono mentre si incamminava verso la biblioteca principale della città.
Pensava che anche questo sarebbe stato un giorno noioso, proprio come tutti quelli che aveva vissuto, dopo che si era trasferita a Londra per intraprendere una nuova vita universitaria.
Appena fu dentro l'edificio, tirò fuori dalla tasca del suo giubbotto, il foglietto con la lista dei libri. Lo spiegò per dargli un aspetto dignitoso e l'appoggiò sul bancone. Conosceva bene l'aiutante del bibliotecario, così lo chiamò per nome.
"Martin? Avrei bisogno del tuo aiuto..."disse a bassa voce per non disturbare.
Si affacciò e guardò al di là del bancone. Riuscì a notare la sagoma di un ragazzo intento a raccogliere dei foglietti dal pavimento.
"Martin?!" continuò sempre stando attenta a moderare il suo tono di voce.
Appena il ragazzo fece capolino da quel gigantesco tavolo, Ellen lesse la sua targhetta:"Conor Maynard".
Un lieve rossore dipinse le sue guance.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Nella corsa verso l'auto di Conor, Ellen inciampò più volte sui suoi stessi piedi, a tal punto che le sue amate converse viola si inzupparono completamente.
Appena raggiunsero il veicolo,il ragazzo le aprì la portiera e la fece salire a bordo.La ragazza iniziò a prendere dei respiri profondi, il cuore le andava a mille e quella 
sensazione di bagnato che sentiva ai piedi, la infastidiva tantissimo,non vedeva l'ora di tornare nel suo appartamento.
Sentiva che l'auto profumava di muschio bianco e notò che uno strano orsetto penzolava dallo specchietto retrovisore, i sedili erano neri e sopra il cruscotto 
vi era un cappellino blu e rosso con le iniziali "LA".
Dopo poco anche il ragazzo salì in macchina,aveva i capelli leggermente bagnati e di fatto, alcune goccioline si erano posate sulle sue guance.
Ellen lo guardava, quasi incuriosita ma allo stesso tempo intimorita, sentiva il suo respiro affannato. Per un attimo incrociò gli occhi azzurri di Conor e subito, imbarazzata,
spostò lo sguardo verso le sue scarpe. Lo sentì sorridere, come se fosse divertito dal suo modo di fare.
Ad un tratto le si avvicinò e un suo braccio le toccò la spalla, a quel punto fu invasa dal profumo del ragazzo, lei chiuse gli occhi e strinse le mani in due pugni, da lì a poco avrebbe voluto gridare e scappare da quell'auto, ma tutte le sensazioni che provò vennero mandate via da un "click" che sentì provenire verso il basso.
Appena riaprì gli occhi, Ellen si rese conto che le aveva appena messo la cintura di sicurezza e quasi fu sollevata da quel gesto.
Un leggero grazie le uscì dalla bocca e rilassò le mani all'interno delle tasche del suo giubbotto.

Conor provava piacere a metterla in difficoltà, era come se fosse affascinato da tutte le espressioni e gesti che lei faceva così spontaneamente, la paragonava ad una
piccola bambina, così indifesa ed ingenua, che molto probabilmente avrebbe voluto nascondersi dietro le gambe della propria madre. 
Riusciva a scorgere ogni suo timore, sapeva che in un certo senso non si fidava di lui e che malvolentieri avrebbe parlato a lungo, se non per dirgli dove abitava.
Una volta che mise in moto l'auto, la guardò di nuovo e notò che aveva il viso più rilassato rispetto a qualche minuto prima.
Voleva sapere qualcosa di più di lei, vista la sua stranezza e il carattere completamente chiuso, che oltre a darle un'aria del tutto goffa, appariva assai misteriosa.
"Sei una studentessa oppure lavori?" le chiese con assoluta disinvoltura.
Ellen lo guardò, non si spiegava il perché quel ragazzo volesse sapere quel particolare e rifletté se mentirgli oppure no. Infondo era un completo sconosciuto, ma visto
che lei andava molto spesso in quella biblioteca,dove lui lavorava, decise di dirgli la verità.
"Studio."e subito dopo aver pronunciato quella singola parola,guardò attraverso il finestrino.
"Studi arte?Ho visto il disegno che hai fatto al signor Berry..."si voltò per un attimo, giusto il tempo di accorgersi che era completamente presa nel guardare tutte quelle goccioline
d'acqua che si scagliavano contro il vetro. Pensò che fosse talmente immersa all'interno di quel mondo di pioggia,che di sicuro non aveva ascoltato la domanda che le aveva appena posto. Infatti passò qualche minuto di silenzio e solo poco dopo gli rispose.
"No no...studio biologia e chimica."non distolse lo sguardo.
"Disegni molto bene."disse in modo sincero. Ellen quasi si svegliò dall'incantesimo che aveva subito dalla pioggia e si voltò verso di lui. Sorrise, non era abituata a ricevere dei complimenti, soprattutto sui suoi disegni che teneva gelosamente nascosti in tantissimi quaderni. La passione per le matite l'aveva avuta fin da piccolina, disegnava per gioco e man mano che cresceva sentiva l'esigenza di rappresentare solo quello che la incuriosiva. Con una semplice matita riusciva ad esprimere tutta se stessa. 
"Grazie, t-tu ti interessi solo di libri?"per non far sembrare la conversazione troppo forzata, accompagnò le sue parole con un leggerissimo sorriso.
Conor rimase sorpreso, era la prima domanda che quella ragazza gli aveva fatto e fu felice di risponderle.
"Diciamo che per adesso mi piace ciò che faccio, ma sono uno che ha cambiato spesso i suoi lavori."fermò la macchina al semaforo e si voltò verso Ellen.
Questa volta, la ragazza si trattenne dal spostare lo sguardo sulle sue converse. Si accorse che gli occhi di lui brillavano anche nel buio.
Per tutto il tragitto continuarono a farsi una domanda dopo l'altra,fino a quando la macchina si fermò,esattamente davanti al portoncino dell'appartamento di Ellen.
La ragazza afferrò la sua borsa e Conor le slacciò la cintura.
"G-grazie per il passaggio..."arrossì. Una parte di lei voleva rimanere su quell'auto,per parlare ancora con lui, visto che da quando era a Londra, non aveva mai avuto una conversazione così lunga. "Figurati, alla prossima El."le sorrise.
 Goffamente scese dall'auto e raggiunse la sua abitazione. Si lasciò dietro il portoncino ed entrò in casa. 
Appena raggiunse il soggiornò, lanciò la borsa sul divano e quasi corse verso la sua cameretta.
Si sfilò le converse dai piedi e camminò scalza fino al bagno, sfiorò il rubinetto della vasca e l'acqua iniziò a scorrere. 
In quel momento sentì squillare il telefono che aveva lasciato ancora in borsa. Appena lo ebbe tra le mani lesse il nome, "Katniss"
"E adesso cosa vuole questa?!" pensò e subito dopo rispose alla chiamata.
"Pronto?"disse in tono quasi scocciato.
"Ciao El, mi chiedevo se ti andrebbe di uscire stasera, in un locale non poco distante da casa tua. Passo a prenderti io."
"Ho un mucchio di cose da fare...ehm...sono successe un paio di cose in biblioteca e non ho finito la relazione di biologia..."
"Non mi interessa, oggi esci con me!Passo a casa tua tra mezz'ora. Ciao El."e in quel momento attaccò la chiamata.
"Merda,perché le ho risposto?"lanciò il telefono sul tavolino e ritornò in bagno.

L'acqua calda la rilassò e per un attimo non pensò che da lì a poco sarebbe arrivato "l'uragano Katniss", così come lei stessa la chiamava,a portarla via dalla
sua stanzetta. Ma invece si soffermò a pensare a quel ragazzo, sui suoi occhi in particolar modo, per poi pensare a quello che si erano detti. Avevano scambiato dei piccoli squarci 
della loro vita in poco meno di dieci minuti. Non riusciva a ritenerlo possibile, perché nemmeno con Katniss aveva mai parlato di argomenti come l'arte,la musica e dei piccoli sogni
nel cassetto. Chiuse gli occhi e prese un gran respiro per poi immergersi completamente nell'acqua. 
Appena riemerse sentì il campanello della porta suonare.
Di corsa uscì dalla vasca e afferrò l'asciugamano che si avvolse accuratamente su tutto il corpo. A piedi nudi raggiunse il corridoio.
Appena aprì le uscì quasi un sussulto.
"Ciao...ehm...ti disturbo?"disse il ragazzo davanti a lei, il quale fu sorpreso nel vederla con un solo asciugamano come vestito.
"I-in realtà ho appena finito di fare il bagno e sto aspettando un'amica..."gli rispose, mentre il rossore sulle sue guance diventava sempre più nitido.
"Tanto faccio in fretta, ti dev'essere caduto dalla borsa!"
Conor gli porse il quaderno con tutti i suoi disegni. Lei lo afferrò e rimase immobile davanti a lui.
"Tranquilla, non l'ho guardato." i suoi occhi azzurri iniziarono ad esaminarla dal basso verso l'alto.
"G-grazie per avermelo riportato." sorrise timidamente.
"Ok, allora vado...ah dimenticavo,una cosa l'ho fatta...ho scritto sull'ultima pagina del quaderno."
"Hai scritto?"gli chiese perplessa.
Lui gli fece un cenno di si con la testa mentre stava sul punto di andare via.
"Ah carino l'asciugamano." si morse il labbro inferiore e poi le diede le spalle.
Ellen era completamente in confusione. Tutto il viso era come se fosse andato a fuoco e il cuore sembrava che da un momento all'altro sarebbe uscito dal petto, in particolare,dopo l'ultima affermazione che aveva fatto il ragazzo. Si chiuse la porta alle spalle e andò all'ultima pagina del quaderno dove c'era scritto un numero di telefono con 
uno smile che sorrideva. Lei fece una piccola smorfia, era un po' sorpresa ma allo stesso tempo ancora in imbarazzo.
Dopo poco mise il suo quaderno in camera e iniziò a prepararsi, perché da lì a poco sarebbe arrivata Katniss.






Ok anche il secondo capitolo è andato :') 
Mi scuso sempre se ci sono imprecisioni o errori, purtroppo ho capito che a me piace scrivere solo la sera.
Spero che quello che ho appena scritto possa piacere, ripeto, accetto qualsiasi tipo di giudizio :) 
Se avete piacere, lasciate una recensione. Buona notte :)
  
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