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Autore: Nebula216    05/03/2013    1 recensioni
"[...] -Sembri nostra madre.-
Esordì Hassan appoggiato allo stipite della porta. La prima luce della luna illuminava la sua pelle dorata, rendendola più chiara e opaca di quello che era alla luce del sole: le vesti erano ricoperte di polvere, probabilmente perché qualche cavallo non aveva voluto farsi prendere. Risi, togliendogli dai capelli un filo di paglia.
-E tu sembri un puledro conciato in questo modo. Chi ha fatto storie adesso? Shetan? Hani? Ayman?-
Mio fratello scostò lo sguardo, imbronciato.
-…Farah Dihba.-
Sussurrò a denti stretti e facendomi scoppiare, non volontariamente, in una risata allegra [...]"
Prima FF su Assassin's Creed, spero vi piaccia.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Malik Al-Sayf, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Roberto di Sable
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6: Errore
 

Non mi ero reso conto di quanto avevo galoppato.
Spronai il baio scuro che, già con gran foga, correva nell’arido deserto, come per scappare a quello che avevo assistito.
Non avrei potuto fare altrimenti, non era possibile.
Schioccai la lingua, ben sapendo che il mio destriero stava compiendo uno sforzo enorme: non avevo avuto scelta, non mi era stata concessa.
Finalmente, nella calura del giorno, vidi l’imponente struttura candida stagliarsi contro l’orizzonte, l’edificio che, per anni, era stata la mia casa.
Fermai e trattenni il cavallo sul posto, indeciso su cosa fare: fino a poco prima avevo agito con determinazione, senza dar modo a nessuno di farmi cambiare idea; in quel momento, invece, ero immobile, paralizzato dal dubbio.
Avevo sempre combattuto, perché mi sarei dovuto ritirare?!
-Andiamo… Forza!-
Incitai nuovamente la cavalcatura a galoppare, almeno per l’ultimo tratto che mi attendeva, salvo poi fermarmi davanti al portone ed entrare, con una calma apparente, nella città: la gente stava svolgendo le solite attività quotidiane, ignare di quello che era successo.
Una guardia, appartenente al mio stesso credo, si avvicinò sorridente.
-Altair! Sei tornato!-
Sollevai un poco lo sguardo, rendendomi conto di chi fosse.
-Rauf…-
Non ero mai stato tanto loquace, e il soldato che avevo davanti, invece, lo era fin troppo.
-Mi fa piacere vederti illeso, immagino che la tua missione sia riuscita.-
Parole che ferirono, più di una lama, l’orgoglio che già era stato dilaniato.
Mantenni la calma, per quanto difficile fosse.
-Il Maestro è nella torre?-
Domandai, ben sapendo che Rauf sapeva ogni cosa su tutti i membri della confraternita.
-Sì sì, sepolto fra i libri come sempre! Di sicuro ti aspetta!-
Rispose entusiasta, sicuro che tutto fosse andato liscio come l’olio nel Tempio di Salomone… ma non era così.
Deglutii, a causa della gola secca e dei ricordi recenti che si stavano accavallando uno sopra l’altro.
-Grazie fratello.-
-Salute e pace Altair.-
-…Altrettanto.-
Era tardi per tornare indietro, potevo soltanto andare avanti.
Presi un respiro, per poi iniziare a correre fra i vicoli della città e scalare, con discrezione, i muri delle case: saltare di tetto in tetto, a seconda della città, si rivelava la via più breve e nascosta alla vista.
Per quanto ne sapevo, potevano esserci spie dei templari o gente che li aveva presi in simpatia… e preferivo esser prudente.
Dopo tanta corsa, finalmente vidi due insegne dell’Ordine piantate su due pali, oltre alle guardie.
La roccaforte di Masyaf si stagliava, imponente, sulla zona più alta del territorio, incutendo sia timore che fascino: io, come altri, ero cresciuto in quelle mura, ormai ero abituato ad ogni singolo sasso… eppure, quella volta, ebbi un leggero brivido sulla schiena.
Non dovevo farmi cogliere dalla paura.
Con decisione, scossi la testa e ripresi a correre, lungo il sentiero in salita che mi avrebbe condotto alla porta principale della sede della confraternita. Superai due guardie, salendo i gradini noncurante delle loro domande: “Che succede?”, “Da cosa scappa?”, interrogativi che non volevo sentire.
Non avrei mai potuto scappare dalla colpa di cui mi ero macchiato… e purtroppo l’avevo capito tardi.
Svoltato un angolo della struttura, vidi una guardia appoggiata al muro, con cipiglio beffardo e al limite del sopportabile.
-Ahh, eccolo di ritorno.-
-Abbas…-
Tentai di controllarmi, quando l’altro assassino si staccò dal muro ed osservò alle mie spalle, con la testa allungata, se c’erano anche Malik e Kadar dietro di me.
-Dove sono gli altri? Li hai anticipati sperando di essere il primo a tornare? So che detesti condividere con altri la gloria.-
Rimasi zitto, non sapendo come rispondere ad una tale constatazione. Abbas prese fiato, guardandomi serio.
-Il silenzio è solo un’altra forma d’assenso.-
Mi aveva stancato, chi pensava di essere?
-Non hai niente di meglio da fare?-
Risposi, per evitare altre sue parole poco gradite. Abbas fece un passo verso di me: che altro c’era?
-Reco ordini dal Maestro… ti attende nella biblioteca.-
Rimasi immobile, come se una ventata di aria gelida mi avesse bloccato lì.
L’altro assassino, spazientito, aprì le braccia.
-Sbrigati su! Senza dubbio sarai ansioso di leccargli gli stivali.-
Sentendo quella frase, mi irritai così tanto che sarei stato capace di sgozzarlo in pochi secondi: l’unica cosa che mi tratteneva era la tunica che indossava.
-Un’altra parola e ti punto la lama alla gola.-
La mia minaccia non sembrò spaventarlo più di tanto: tranquillo, tornò al suo posto, dicendomi un’ultima cosa prima di farmi passare.
-Più tardi ne avremo tutto il tempo… fratello.-
Bene, sarei stato pronto.
Ripresi a correre, entrando nella piazza dove, di solito, si tenevano le lezioni per i novizi e i vari addestramenti. Lo spiazzo, in quel momento, brulicava di adepti che, ogni tanto, si distraevano per qualche esercizio fatto da altri novizi.
Mi soffermai per osservarne qualcuno, notando con pochissimo sforzo gli errori che compieva: troppo slancio del braccio, gamba troppo in avanti, polso poco fermo… gli errori erano così tanti che avrei potuto contarli per ore.
Scuotendo la testa, ripresi la mia corsa verso la biblioteca del Maestro, non curandomi della gradinata sempre più ripida, degli sguardi che mi venivano lanciati… rilassandomi un poco sentendo l’aria fresca di quelle mura. Ripresi fiato e, con calma, salii le scale che conducevano alla scrivania del nostro mentore, Al Mualim.
L’anziano stava facendo uscire dei novizi capitanati da Issam, visibilmente infuriato: cosa era successo? Il maestro si girò verso di me, l’occhio sano colmo di orgoglio nel vedermi…
Se solo avesse saputo…
-Altair.-
Esordì, con voce saggia e così colma di autorità che, immediatamente, sembra costringermi a chinarmi un poco.
-Maestro…-
Non riuscii a dire altro: la bocca era secca, arida come il deserto che avevo affrontato, colma di timore e indecisione. Non avevo mai avuto paura in tutta la mia vita, ma quando mi ritrovai lì, davanti al capo degli Assassini, a mani vuote… sentii che qualcosa non andava bene.
-Vieni avanti. Dimmi della tua missione.-
Mi ordinò, avvicinandosi alla scrivania lignea colma di pergamene, libri e penne intinte nell’inchiostro nero. Incerto, avanzai di due passi, osservando ogni suo gesto, ogni suo tratto del volto: la missione… la missione che era stata affidata a me, Malik e Kadar.
Leccai le labbra secche, sentendo nuovamente la cicatrice verticale che dominava sul lato destro della bocca.
Decisi di rispondere.
-Confido che tu abbia recuperato il tesoro dei Templari.-
Improvvisamente, tutti i miei buoni propositi di raccontare al Maestro l’accaduto svanirono, come una goccia d’acqua lasciata su una roccia rovente.
Sebbene non lo stessi fissando, percepii la pesantezza del suo sguardo, sapevo che attendeva una risposta… eppure mi era difficile parlare.
-C’è stato un contrattempo. Roberto di Sable non era solo.-
Mi decisi a dire, per quanto poco giuste mi sembrarono le parole.
Al Mualim non sembrò preoccuparsi più di tanto.
-Quando mai il nostro lavoro va come previsto? È la nostra capacità d’adattamento che ci rende ciò che siamo.-
Rispose, riempiendo le parole con orgoglio per ciò che siamo.
Sembrava, inoltre, volermi rassicurare, sembrava voler dire che la presenza di tutti quei templari non fosse una cosa grave… ma si sbagliava.
-Questa volta non è bastata.-
-… Che vuoi dire?-
Nella sua voce potei percepire una nota di preoccupazione, un segnale che non mi convinse a continuare il discorso.
Ormai avevo rivelato parte della verità… perché esitare?
-Vi ho deluso.-
Tre parole che riassunsero la mia colpa più grande: il fallimento.
Dietro di me, il mio Mentore si mosse, probabilmente nervoso.
-Il tesoro?-
Mi domandò, con voce ferma e seria.
-…L’hanno preso.-
-E Roberto?-
-…Fuggito.-
Avevo fallito, deluso tutto e tutti, in primis l’anziano che, con ira, strinse le mani sempre più forte, rendendo le nocche rugose totalmente candide. Il suo volto, prima disteso e sereno, si presentava in quel momento corrugato e colmo d’ira: camminava, per la stanza, come se avesse voluto sfogarsi, ma sapevo che non bastava… sapevo che non era sufficiente.
-Io mando te, il mio uomo migliore, a svolgere la missione più importante di qualunque altra prima d’ora… e tu ritorni da me con nient’altro che scuse e giustificazioni!-
La sua voce, iraconda, aumentò di volume ad ogni parola, quasi sfiorava l’urlato.
Deglutii, cercando di aggiustare il tutto.
-Io…-
Al Mualim, furibondo, alzò una mano.
-Non parlare! Non un’altra parola!-
Mi ordinò, costringendomi, a causa del rango, ad ubbidire.
Camminava, nel tentativo di calmarsi, passi che rappresentavano tutta la sua furia, tutta la sua ira, il suo disprezzo per il mio operato.
Una delusione, per lui ero diventato questo.
-Non è questo ciò che mi aspettavo. Dovremo organizzare un’altra forza.-
Mi azzardai a parlare.
-Vi giuro che lo troverò Maestro. Andrò a…-
-NO. Tu non farai nulla. Hai fatto abbastanza.-
La sua risposta, secca e decisa, mi costrinse a tacere nuovamente.
Sospirai, vedendo l’anziano voltarsi verso di me.
-Dove sono Malik e Kadar?-
Mi domandò, costringendomi a fissare per terra.
Ricordai soltanto le parole di de Sable, poi l’atterraggio, seguito dal crollo dell’apertura del tempio… infine le urla e…
La fuga.

“Non sai in che cosa ti immischi assassino.
Ti risparmio solo perché tu possa andare a riferire questo al tuo Maestro: la Terra Santa… non è più sua!
Dovrebbe fuggire finché può.
Se rimane, tutti voi morirete!”
 
-… Morti.-
Esordii in un sussurro, quando, alle mie spalle, percepii dei passi stanchi, accompagnati da delle voci e dei sospiri fiacchi, sussurri di una voce a me nota.
Lentamente, mi voltai, vedendo Malik scansarsi, con non poca fatica, dagli assassini che lo stavano scortando: un novizio, alle sue spalle, cercò di seguirlo, venendo bloccato da un altro.
La tunica, come quella del mio compagno, era macchiata di sangue, segno che gli aveva prestato soccorso: osservandolo attentamente, mi resi conto che altri non era che il giovane Hamal.
-No… Non morti… Io vivo ancora!-
Il moro, con voce strozzata dal pianto, agitò il braccio sano, come se volesse farmi notare ulteriormente quello che, per colpa mia gli era stato fatto: lo vedevo, lo sapevo cosa era successo!
Distolsi lo sguardo.
-E tuo fratello?-
Domandò Al Mualim, causando un moto di tristezza in Malik: quello che un tempo era stato il mio amico, stava trattenendo, con grande fatica, le lacrime che si stavano facendo sentire, pesanti come macigni ed amare come il fiele.
-No… PER COLPA TUA!-
Furibondo, mi puntò l’indice contro, facendomi riprendere dallo stato catatonico nel quale ero caduto.
-Mi hanno spinto fuori dalla sala! Non potevo rientrare!-
Cercai, con quella frase, di difendermi, sebbene sapessi e vedessi che tutto era inutile: difatti, Malik tornò all’attacco, furibondo ed incapace di controllarsi.
-PERCHE’ NON HAI VOLUTO DARMI ASCOLTO! Questo si poteva evitare! E mio fratello…-
Si fermò, trattenendo le lacrime, quelle gocce cristalline che gli stavano pugnalando gli occhi cupi, salvo poi continuare.
-MIO FRATELLO SAREBBE ANCORA VIVO! Oggi la tua arroganza ci è quasi costata la vittoria.-
Di colpo, vidi Al Mualim mutare espressione: da irato a sorpreso, il tutto in pochi secondi.
Che nascondeva Malik?
-Quasi?-
Domandò il Maestro curioso, attirando su di sé l’attenzione degli adepti.
-Ho ciò che il vostro prediletto non è riuscito a trovare… ecco, prendete.-
A seguito di queste parole, vidi un serviente portare, all’anziano, un manufatto completamente dorato, caratterizzato da una specie di calice alato con, al centro, una struttura oviforme, posandola sulla scrivania.
Il tesoro che avrei dovuto recuperare io.
-Anche se il tesoro non è l’unica cosa che mi son portato dietro.-
Ammise, con stanchezza, Malik, mentre fuori dalle mura iniziai a sentire varie voci che, tutte insieme, andarono a formare delle urla di guerra: il fratello d’ordine aveva recuperato il tesoro, certo, ma si era portato dietro buona parte dell’esercito dei Templari… Roberto compreso.
Strinsi la mascella, a causa dell’umiliazione che avevo subito, mentre un secondo serviente arrivò da Al Mualim.
-Maestro! Siamo sotto attacco! Roberto di Sable cinge d’assedio il villaggio di Masyaf!-
Vidi l’occhio del Maestro riempirsi di una rabbia protettiva, preoccupazione verso quello che era il suo popolo, quella che era la sua casa.
-Dunque cerca lo scontro. Molto bene, non lo deluderò. Vai, informa gli altri, la fortezza deve esser pronta.-
Lo vidi voltarsi verso di me, quanto bastava per vedermi in faccia.
-Quanto a te Altair, la nostra discussione dovrà attendere. Raggiungi il villaggio, annienta quegli invasori… scacciali dalla nostra casa!-
Nonostante la discussione precedente, Al Mualim sembrava aver ancora fiducia in me. Deciso a voler dimostrare chi ero davvero, presi fiato e risposi.
-Sarà fatto.-

Angolo autrice: Ecco il nuovo capitolo!
Cavolo, ho sudato 7 camicie per scriverlo, dato che Altair lo vedo come un personaggio moooooolto complesso. Spero di non averlo rovinato, purtroppo è stata un'impresa idilliaca mettersi nei suoi panni (confesso che è la prima volta che mi capita).
Ho deciso, oltretutto, di far raccontare la storia anche ai due caaari assassini (ne vedremo delle belle, che dite?).
Fatemi sapere se vi piace! ;D
Al prossimo capitolo!
Bacioni!
Nebula216 <3
   
 
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