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Autore: KRoad    20/09/2007    1 recensioni
Immagini della foresta veloci le scorrevano accanto. Stava correndo lontano da quel posto, da quella casa, da lui. Correva più che poteva... Ormai non aveva più fiato ma non poteva fermarsi, non voleva fermarsi e guardare indietro, non poteva voltarsi, perché se l’avrebbe fatto un dubbio l’avrebbe assalita. E se in fondo lei non volesse andarsene? Rallentò….
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio……solo buio

Buio……solo buio.

Tutto quello che riusciva a vedere era l’oscurità. Perché? Dove si trovava?

Freddo….Buio e Freddo.

Buio, freddo e dolore.

Un dolore persistente le attraversava le spalle e qualcosa di freddo e duro premeva contro la sua schiena. Si rese conto di avere le mani legate sopra la testa da pensanti catene.

Chissà da quanto tempo si trovava in quella posizione.

Una domanda la tormentava dov’era e perché si trovava lì?

 

Una tenue luce si allungò timida sul pavimento scuro. Dalla porta di legno che ora riusciva a vedere davanti a fecero capolino i biondi ricci di Ana.

Ccc..come stai?”

Sorrise, non lo sapeva nemmeno lei come stava e non sapeva perché era lì.

“Bene grazie, beh come si può stare bene quaggiù. Sono nelle segrete vero?”

“S…., mi dispiace il padrone ha detto di lasciarti qui……..ma….io ti ho portato un po’ d’acqua e qualcosa da mangiare non è molto…ma io non”

“Grazie, non devi rischiare di essere punita per me, suppongo che se sono qui esisterà una valida ragione

“Non ricordi cosa è successo?” Lieve luce riflessa su timide lacrime che scorrevano sulle guance della bambina

“No….io non so cosa…” “Sei scappata…..di nuovo, ancora”.

 

Immagini della foresta, di alberi e cespugli che veloci le scorrevano accanto. Stava correndo lontano da quel posto, da quella casa, da lui. Correva più che poteva anche contro le fitte di dolore che sentiva alle gambe. Ormai non aveva più fiato ma non poteva fermarsi, non voleva fermarsi e guardare indietro, non poteva voltarsi, perché se l’avrebbe fatto un dubbio l’avrebbe assalita. E se in fondo lei non volesse andarsene?  Rallentò….

Forti braccia la strinsero, freddo respiro contro il suo collo e poi…

Buio…….solo buio

 

“Perché non vuoi stare con me?” Altre gocce sulle guance

“Non voglio non stare con te, non voglio……” la voce le si spense in gola “lui” un lieve sussurro nel buio. Era vero? Occhi neri e azzurri si incrociarono, Ana sapeva che in fondo lei stava mentendo e che non era pronta ad ammetterlo. Si alzò e se ne andò, piano com’era entrata.

Di nuovo buio e freddo.

 

Ormai doveva essere notte, ma non poteva esserne certa.  Rumore di passi che si avvicinavano, lenti e costanti. Silenzio, cigolio e poi luce. Sapeva chi era, riusciva a riconoscerlo dai capelli che in morbide onde ricadevano sulle spalle e dalla sagoma slanciata che si stagliava nell’uscio. Abbassò il capo, non voleva vederlo mentre lui le si avvicinava e senza nemmeno una parola iniziava a slegarle i polsi sfiorandole la pelle. Un fremito; sicuramente il freddo, o forse non era il freddo ma la mancanza di quel contatto che gli era stato privato. Come poteva pensare una cosa del genere? Era diventata la sua schiava, l’aveva portata via dalla sua città, casa, famiglia eppure, forse qui aveva qualcuno…….

Libera cercò di alzarsi in piedi ma dovette sorreggersi la muro, forse era lì da più tempo di quanto pensava. Silenziosa iniziò a seguire la figura davanti a lei. Cosa pensava? Perché non parlava? Solitamente si sarebbe fatto beffe di lei ripetendole che non sarebbe mai riuscita a fuggire da lui. Quante volte glielo aveva sentito dire. Quante volte quelle parole avevano fatto nascere un’ira profonda dentro di lei.

Perché non parlava?

Qualcosa le scivolava lungo le guance. Stava piangendo anche se non sapeva il perché.

Perché non diceva nulla e semplicemente calmo camminava? Dove la stava portando?

Attraversarono l’immenso atrio di marmo fino al portone. Lo aprì.

“Vai”. Una sola parola

Alzò gli occhi pieni di lacrime. Vai? La lasciava andare libera? Mosse un passo verso l’uscio, un altro fuori verso la libertà che immensa le si prospettava davanti. Un altro passo verso…….Dove? Cosa aveva? Dove sarebbe andata? Dove voleva andare, da chi? Una sola risposta c’era a tutte le sue domande.

Lui

Si girò, la figura slanciata appoggiata contro il portone che la guardava, gli occhi innaturalmente verdi che brillavano nella notte. Un solo posto c’era per lei e lo stava abbandonando, perché?

Aveva sempre cercato di scappare, quasi un’abitudine, il suo unico scopo che l’aveva totalmente assorbita e non le aveva permesso di rendersi conto che non doveva e non voleva più andarsene.

Guardò davanti a sé l’immensa foresta, voleva voltarsi indietro di nuovo ma non ne aveva il coraggio. Se lui non ci fosse più stato? Se ne fosse andato? Se l’avesse perso per sempre?

Lacrime scorrevano libere. Doveva andarsene ma non aveva il coraggio di muovere un altro passo.

Mani le si appoggiarono sui fianchi e dolcemente le cinsero la vita premendola contro il corpo dietro di lei. Non aveva il coraggio di alzare gli occhi, le sue mani timide strisciarono su quelle di lui che serrarono la presa contro di lei. Si rilassò contro il suo corpo che ormai le era familiare anche se non voleva ammetterlo. Ora lo aveva capito e lo sapeva.

Occhi marroni incrociarono occhi verdi, innaturalmente brillanti. Le sue labbra sfiorarono quelle di lei. “Nnn Non……voglio…andare via………da te” un lieve sussurro contro le labbra di lui che si serrarono sulle sue e poi iniziarono a scendere sulla mandibola di lei fino al collo.

Sentì i canini graffiare la sue pelle, non aveva più paura, ed entrare nella sua vena.

Ormai lei era sua

E lei voleva esserlo.

 

  
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