Buio……solo
buio.
Tutto
quello che riusciva a vedere era l’oscurità. Perché? Dove si trovava?
Freddo….Buio e Freddo.
Buio,
freddo e dolore.
Un
dolore persistente le attraversava le spalle e qualcosa di freddo e duro premeva contro la sua schiena. Si rese conto di avere le
mani legate sopra la testa da pensanti catene.
Chissà
da quanto tempo si trovava in quella posizione.
Una
domanda la tormentava dov’era e perché si trovava lì?
Una
tenue luce si allungò timida sul pavimento scuro. Dalla porta di legno che ora
riusciva a vedere davanti a sé fecero capolino i
biondi ricci di Ana.
“Ccc..come stai?”
Sorrise,
non lo sapeva nemmeno lei come stava e non sapeva perché era lì.
“Bene
grazie, beh come si può stare bene quaggiù. Sono nelle
segrete vero?”
“S….Sì, mi dispiace il padrone ha detto di lasciarti
qui……..ma….io ti ho portato un po’ d’acqua e qualcosa da mangiare non è
molto…ma io non”
“Grazie,
non devi rischiare di essere punita per me, suppongo che se sono qui esisterà
una valida ragione”
“Non
ricordi cosa è successo?” Lieve luce riflessa su timide lacrime che scorrevano
sulle guance della bambina
“No….io
non so cosa…” “Sei scappata…..di nuovo, ancora”.
Immagini
della foresta, di alberi e cespugli che veloci le scorrevano accanto. Stava
correndo lontano da quel posto, da quella casa, da lui. Correva più che poteva anche contro le fitte di dolore che sentiva alle
gambe. Ormai non aveva più fiato ma non poteva fermarsi, non voleva fermarsi e
guardare indietro, non poteva voltarsi, perché se l’avrebbe fatto un dubbio l’avrebbe assalita. E se in fondo lei non volesse
andarsene? Rallentò….
Forti
braccia la strinsero, freddo respiro contro il suo
collo e poi…
Buio…….solo
buio
“Perché
non vuoi stare con me?” Altre gocce sulle guance
“Non
voglio non stare con te, non voglio……” la voce le si spense
in gola “lui” un lieve sussurro nel buio. Era vero? Occhi neri e azzurri si incrociarono, Ana sapeva che in
fondo lei stava mentendo e che non era pronta ad ammetterlo. Si alzò e se ne
andò, piano com’era entrata.
Di
nuovo buio e freddo.
Ormai
doveva essere notte, ma non poteva esserne certa. Rumore di passi che si avvicinavano,
lenti e costanti. Silenzio, cigolio e poi luce. Sapeva chi era, riusciva a
riconoscerlo dai capelli che in morbide onde ricadevano sulle spalle e dalla
sagoma slanciata che si stagliava nell’uscio. Abbassò il capo, non voleva
vederlo mentre lui le si avvicinava e senza nemmeno
una parola iniziava a slegarle i polsi sfiorandole la
pelle. Un fremito; sicuramente il freddo, o forse non era il freddo
ma la mancanza di quel contatto che gli era stato privato. Come poteva pensare
una cosa del genere? Era diventata la sua schiava, l’aveva portata via dalla
sua città, casa, famiglia eppure, forse qui aveva qualcuno…….
Libera
cercò di alzarsi in piedi ma dovette sorreggersi la muro, forse era lì da più
tempo di quanto pensava. Silenziosa iniziò a seguire la figura davanti a lei. Cosa pensava? Perché non parlava? Solitamente si sarebbe
fatto beffe di lei ripetendole che non sarebbe mai riuscita a fuggire da lui.
Quante volte glielo aveva sentito dire. Quante volte quelle parole avevano
fatto nascere un’ira profonda dentro di lei.
Perché
non parlava?
Qualcosa
le scivolava lungo le guance. Stava piangendo anche se
non sapeva il perché.
Perché
non diceva nulla e semplicemente calmo camminava? Dove la stava portando?
Attraversarono
l’immenso atrio di marmo fino al portone. Lo aprì.
“Vai”.
Una sola parola
Alzò
gli occhi pieni di lacrime. Vai? La lasciava andare libera? Mosse un passo
verso l’uscio, un altro fuori verso la libertà che immensa le
si prospettava davanti. Un altro passo verso…….Dove?
Cosa aveva? Dove sarebbe andata? Dove voleva andare,
da chi? Una sola risposta c’era a tutte le sue domande.
Lui
Si
girò, la figura slanciata appoggiata contro il portone che la guardava, gli
occhi innaturalmente verdi che brillavano nella notte. Un solo posto c’era per
lei e lo stava abbandonando, perché?
Aveva
sempre cercato di scappare, quasi un’abitudine, il suo unico scopo che l’aveva
totalmente assorbita e non le aveva permesso di rendersi conto che non doveva e
non voleva più andarsene.
Guardò
davanti a sé l’immensa foresta, voleva voltarsi indietro di nuovo ma non ne
aveva il coraggio. Se lui non ci fosse più stato? Se ne fosse andato? Se
l’avesse perso per sempre?
Lacrime
scorrevano libere. Doveva andarsene ma non aveva il coraggio di muovere un
altro passo.
Mani
le si appoggiarono sui fianchi e dolcemente le cinsero
la vita premendola contro il corpo dietro di lei. Non aveva il coraggio di
alzare gli occhi, le sue mani timide strisciarono su quelle di lui che
serrarono la presa contro di lei. Si rilassò contro il suo corpo che ormai le
era familiare anche se non voleva ammetterlo. Ora lo
aveva capito e lo sapeva.
Occhi
marroni incrociarono occhi verdi, innaturalmente
brillanti. Le sue labbra sfiorarono quelle di lei. “Nnn
Non……voglio…andare via………da te” un lieve sussurro contro le labbra
di lui che si serrarono sulle sue e poi iniziarono a scendere sulla
mandibola di lei fino al collo.
Sentì
i canini graffiare la sue pelle, non aveva più paura,
ed entrare nella sua vena.
Ormai
lei era sua
E
lei voleva esserlo.