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Autore: Laylath    05/03/2013    2 recensioni
Una storia che narra l'arrivo del giovanissimo soldato Kain Fury nel team del Colonnello Mustang.
Non sempre gli inizi sono facili, soprattutto quando si è privi di esperienza e si ha a che fare con compagni così diversi da se stessi: bisogna lavorare bene l'impasto per creare un team affiatato.
E soprattutto bisogna saper crescere
Storia finita di revisionare l'11 novembre 2013
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 3. Primo giorno.



"Dove posso trovare il soldato Fury?” chiese una recluta entrando nella stanza del Reparto Comunicazioni.

“Eccomi.” rispose l’interessato, emergendo da sotto un tavolo con un cacciavite dietro l’orecchio e le mani piene di cavi elettrici e dirigendosi verso il nuovo arrivato, uno dei pochi compagni di plotone con cui non aveva mai avuto dei problemi.
“Ho un messaggio per te: – disse il ragazzo – ha detto il capitano che devi recarti subito dal colonnello Mustang. Con la massima urgenza!”
“Cosa? – esclamò Fury colto di sorpresa, lasciando cadere i cavi – Il colonnello Mustang? Vado subito!”
Mentre correva per i corridoi, rischiando di impattare contro chiunque incontrasse, nella sua mente passarono gli scenari più terribili che potesse immaginare: la radio esplosa, il colonnello furioso, una punizione esemplare, la sua carriera militare finita.
Solo quando arrivò davanti alla porta, si costrinse a fermarsi un attimo per ricomporsi il minimo indispensabile.
Trattenendo il respiro, bussò una volta ed entrò.

“Soldato semplice Kain Fury a rapporto come richiesto, signore!” esclamò salutando il colonnello e cercando di controllare il fiatone.
 “Riposo, soldato, e vieni qui davanti. – replicò Mustang dalla sua scrivania – Sai perché sei stato convocato?”
“Presumo per la radio, signore. Ha dato nuovi problemi? Speravo che le sedi delle valvole che avevo improvvisato bastassero, ma forse posso…”
“La radio funziona perfettamente” lo bloccò il colonnello.
“Ah si?” la perplessità era così visibile nella faccia del ragazzo che l’alchimista non poté fare a meno di sorridere
“Ho fatto richiesta al tuo plotone per trasferirti.”
“Cosa?” il giovane rimase a bocca aperta dimenticandosi che forse non era il modo più appropriato di rivolgersi ad un superiore.
“Esattamente quello che ho detto: da oggi in poi sei mio diretto sottoposto, Fury. Le pratiche sono in via di assolvimento, ma ho avuto la concessione di averti disponibile da subito.”
“Signore, io…io… - balbettò il ragazzo arrossendo, mentre gli occhi neri brillavano per l’emozione e tutto il terrore accumulato svaniva come neve al sole – la ringrazio tantissimo per questo grande onore.”
“Mi ringrazierai dimostrandomi che ho visto giusto su di te. Ma per prima cosa ho il grande piacere di presentarti il mio discutibile team. – ridacchiò iniziando a indicare le altre persone presenti nella stanza – Lei è il tenente Riza Hawkeye, mia assistente personale nonché guardia del corpo. Il ragazzo biondo che l’altra volta ti ha spaventato tanto è il sottotenente Jean Havoc, il suo grande amico di bagordi è il sottotenente Heymans Breda, mentre quello più grande è il maresciallo Vato Falman. Signori, questo è il vostro nuovo compagno: il soldato Kain Fury”
Fury si girò verso i suoi nuovi commilitoni, speranzoso di incontrare la loro approvazione, ma ciò che vide non fu molto incoraggiante: gli sguardi variavano dall’indifferenza del maresciallo Falman, che gli rivolse appena un cenno, all’ostilità nemmeno troppo simulata, specie del sottotenente Havoc. Solo il tenente Hawkeye gli rivolse un sorriso incoraggiante. Ma Fury era abbastanza accorto da sapere che i suoi compagni più stretti sarebbero stati quelli che ora stavano alle loro scrivanie con il broncio.
E intuiva che l’ostilità di persone come loro poteva essere molto diversa rispetto a quella di semplici compagni di plotone.

“Non credo ci siano problemi a farti iniziare subito. – continuò il colonnello alle sue spalle, riattirando la sua attenzione – Ma non credo che quel cacciavite ti servirà, almeno per il momento.”
“Cacciavite? – mormorò Fury perplesso. Poi si ricordò all’improvviso dell’attrezzo che aveva dietro l’orecchio e si affrettò a metterlo in tasca – Mi scusi, signore. Ma la sua chiamata è stata davvero improvvisa!”
 
“Bene soldato – disse il tenente Hawkeye quando il giovane si fu sistemato alla scrivania a lui assegnata, proprio accanto ad Havoc – hai mai svolto compiti di amministrazione?”
“Ho seguito il corso base previsto all’Accademia, signora, ma non mi è mai stato chiesto di occuparmene da quando sono soldato regolare” rispose il ragazzo prendendo la pila di documenti che gli veniva data.
“Tze! – borbottò Havoc – Cominciamo bene…”
“Le conoscenze del corso dovrebbero essere sufficienti per iniziare. – continuò il tenente, lanciando un’occhiataccia al suo collega – Questi sono documenti differenti che vanno oltre la mera amministrazione degli uffici generali: però molte parti sono simili. Tieni, questo è un rapporto che ho stilato io: osservalo bene e poi prova a compilarne uno tu relativo al caso su quell’altro dossier. In genere un lavoro simile si fa in mezz’ora, ma considerata la tua posizione di nuovo arrivato ti concedo quaranta minuti.”
“Quaranta minuti?” si impanicò Fury osservando la corposa pila di fogli.
“Si, soldato.- annuì con praticità la donna, con un tono che non ammetteva repliche - Fra quaranta minuti voglio vedere cosa sei riuscito a combinare. Puoi iniziare.”
“E ricorda, pivello, – disse Havoc accendendosi una sigaretta – devi scrivere senza errori di ortografia, altrimenti avrai una nota sul diario!”
Troppo spaesato per dare soddisfazione a quella provocazione, Fury si gettò immediatamente nella lettura del rapporto esemplificativo. Sulle prime gli venne quasi da piangere per la mole d’informazioni che conteneva e si chiese come potevano anche solo pensare che in quaranta minuti assimilasse tutto. Come se non bastasse sentiva su di sè le occhiate di tutti gli altri, come se si aspettassero che lui scoppiasse in lacrime da un momento all'altro.
Tuttavia, dopo un minuto di panico, si costrinse a calmarsi e ad analizzare la situazione: gli stavano chiedendo un compito che secondo loro era fattibile e dunque si trattava solo di capire come fare. Iniziò ad osservare fascicolo del tenente e improvvisamente intuì la soluzione: gli doveva servire solo da esempio e doveva individuare quali fossero le parti che effettivamente erano utili; la maggior parte erano informazioni  che non lo interessavano. Era come scomporre una radio carica di fronzoli: alla fine il circuito base era semplice e nascosto e lui non doveva fare altro che liberarlo.

Fu quindi con grande stupore di tutti che dopo un solo quarto d’ora prese in mano la penna e iniziò a scrivere. Aveva ragione il tenente: le basi gli bastavano. L’aver letto il fascicolo gli aveva permesso di individuare le modifiche da apportare a una struttura fondamentale che lui conosceva già. Si gettò anima e corpo in quel rapporto e fu con sua stessa sorpresa che dopo venti minuti esclamò:
“Finito!”
“Molto bene, soldato, – annuì il tenente Hawkeye prendendo i fogli in mano – lo controllerò più tardi e ti dirò com’è andata”
 
“Allora, tenente?” chiese il colonnello durante la pausa pranzo.
“Ci sa fare: – ammise la donna, sfogliando i fogli dalla calligrafia pulita – ha capito in fretta come districarsi. In genere i nuovi arrivati perdono un sacco di tempo a leggere interamente il rapporto esemplificativo, ma lui ha estrapolato subito quello che gli serviva. Certo, c’è qualche ingenuità di fondo, ma sono cose che era impossibile sapesse. Ma nel complesso è un lavoro più che buono.”
“Da uno a dieci che voto daresti?"
“Un rapporto così è da sette, ma considerato che l’ha fatto un ragazzino che non ha visto materie d’amministrazione dal corso base dell’Accademia direi che è da otto.”
“Bene, bene... – sorrise enigmatico l’alchimista, girando il cucchiaino nella tazza di caffè. Poi alzò lo sguardo sulla sua assistente e proseguì - Ti voglio chiedere un grande favore, tenente: potresti prenderlo, diciamo, sotto la tua ala protettiva almeno per queste prime volte? Dubito che gli altri siano molto propensi ad aiutarlo e non voglio che si scoraggi troppo davanti a simili atteggiamenti…è come aggiungere un nuovo ingrediente ad un impasto: bisogna amalgamare il tutto con cura e pazienza.”
“Va bene signore” annuì la donna.
 
“Tieni, soldato, – disse il tenente, un'ora dopo, restituendo il rapporto a Fury – te la sei cavata bene per essere la tua prima volta.”
“Grazie signora” arrossì il giovane, felice di incontrare approvazione.
“Ti ho segnato a matita alcune parti dove c’è ancora lavorare. Sono quelle parti specialistiche che era difficile che conoscessi: ti ho messo delle note a lato, così ti puoi basare su quelle.”
“Davvero? Grazie tenente, è stata davvero gentile!” esclamò, sorridendo con riconoscenza alla donna.
“Lecchino” mormorò Havoc senza nemmeno alzare gli occhi dai fogli che stava controllando.
Il commento ovviamente fu udito da tutta la stanza e Fury abbassò lo sguardo confuso, mentre si sedeva al suo posto.
Il sottotenente era quello che l’aveva preso maggiormente in antipatia, era chiaro. Per un secondo, Fury si chiese se era il caso di tentare di chiarire che lui voleva solo ringraziare il tenente per la gentilezza che gli aveva fatto... ma lanciando una timida occhiata al collega e vedendo la sua espressione ostile, capì che era molto meglio tacere. Sospirando con tristezza pensò che la situazione non era molto diversa da quella del suo ex-plotone: non era riuscito simpatico nemmeno alla sua nuova squadra.

Improvvisamente sentì due occhi indagatori su di sé. Alzando lo sguardo vide che Mustang lo fissava con attenzione e con qualcosa interpretabile come aspettativa. Fu quell'occhiata a fargli dimenticare tutti quei problemi: lavorare per l’Alchimista di fuoco andava oltre qualsiasi sogno che aveva osato fare e non voleva perdere quest'occasione; avrebbe fatto del suo meglio.
Iniziando a lavorare su un nuovo fascicolo si sentì determinato come mai gli era successo in vita sua.
  
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