aLeave to mea
Ringrazio davvero tanto Maryesse e Alice_Evans.
Ragazze mi avete fatta felice!
Maryesse: Tu
sei stata la prima a lasciarmi una recensione e io ti adoro per questo! ;) Ho
ascoltato la canzone. Bellissima e perfetta, hai ragione!
Alice_Evans:
mi piace molto scrivere in prima persona e sono contenta che ti piaccia il modo
in cui lo faccio :D Non ho intenzione di mollare questa storia fino alla fine,
ora che l’ispirazione è una valanga aggiornerò prestissimo! Grazie per le due
ore e un quarto che ti ho rubato ;)
Un abbraccio forte ragazze.
E uno ai miei lettori silenziosi.
Lunadreamy.
Chap n.vm
”Che
ne dici di questo?!”
Sandro
con un sorriso sornione sventola sotto al naso di Claudio due inviti per un
rinomato club.
Ne
ha approfittato del buonumore dell’amico per sgattaiolare nel suo studio e
prenderlo in castagna.
In
realtà Claudio è un enigma.
Non
si capisce bene come sta, ma immaginandolo fra le tette di qualche tardona del
circolo, se non felice, almeno appagato!
”Dai mi sono lavorato per bene un hostess
del ricevimento.. dice che ci sono anche delle sue amiche diciamo..
disponibili.”
“Escort?!”
“Mamma mia Claudio come sei preciso!
Intrattenitrici, escort, che te frega basta che ci
stanno, no?!”
Eh
beh certo, avrebbe dovuto rispondere.
Alza
le spalle e fa finta di niente. Torna alle sue carte e alla proposta di nuovo
show da preparare.
Ma Sandro
non demorde, gli va accanto poggiandogli una mano su una spalla.
”Vabbè dai al limite tu fai il guardone..”
“Ma che fai t’appoggi?! Guarda ti stupirò,
vengo con piacere ok?!”
“Sai che piacere con quella faccia…”
“Ma perché che c’ha la mia faccia che non
va?!”
Guarda Sandro in attesa di risposta.
Quello guarda verso il corridoio con il
sorriso sornione e gli occhi a fessura; un’avvenente ragazza mora in tailleur
passa ancheggiando e accortasi della sua presenza lo saluta con un risolino
lascivo.
”Vedrai che mi ringrazierai!” Gli urla, sparendo dietro la mora infondo
al corridoio.
Eh già come l’ultima volta.
Quella volta lì, che ha conosciuto Silvia.
*
Olive,
prosciutto e capperi. Mi sembra ci sia
tutto.
Matteo
è in cucina che spignatta con la farina e il resto delle cose che ha trafugato
dal frigo.
Anni
prima è stato anche cuoco. Nel periodo anarchico della sua vita, quando il
padre lo ha sbattuto via di casa perché le sue filosofie zen, peace&love, non lo convincevano più di tanto anzi si
era convinto che suo figlio fosse un fattone hippie della peggior specie, si
era visto costretto a cercarsi un lavoretto per mantenersi uno squallido
monolocale in zona San Lorenzo. E lì, in una pizzeria dall’indubbio gusto e
pulizia aveva imparato a spadellare e infornare. Per buona pace della donna che
ha accanto che non sa cucinare nemmeno un uovo alla coque.
Silvia
è in salone che spolvera a tempo di musica.
Lady Gaga sa lenire anche i dolori delle faccende domestiche,
pensa, mentre balla con lo straccio e lo spruzzino in mano.
Ha i
capelli legati che si agitano ai movimenti della testa, Matteo la guarda da lontano
divertito.
Potrebbe essere questo il
momento giusto.
Le va
vicino con il mestolo stretto sotto al mento intonando il ritornello di “Edge of glory”, Silvia lo sente,
si gira e sgranando gli occhi divertita prende a cantare anche lei, con le
braccia alzate muovendole a destra e sinistra.
I’m on the edge of glory
And I’m hanging on a moment
with you.
Sono sul baratro
della gloria.
E sto aspettando un momento con te.
Ed è così
infondo l’animo di Matteo.
Non può più
voltarsi indietro. Non lo farebbe mai comunque.
E’ tempo di
decisioni. Di svolte. Di portare la loro storia ad un livello successivo.
Ha paura, lo
ammette.
Silvia è un
mare di incertezze che trapelano dagli occhi vacui.
E infondo
quegli occhi lo spettro di qualcosa perduto che l’anima vuole tenere attaccata
a sé persempre.
”No! Non ti azzardare a
toccarmi con quelle mani luride!”
“Oh, ma sta zitta!”
La prende di
peso e si buttano sul divano.
Ride a
crepapelle ed è bellissima, sudata e accaldata.
Poi
la risata scema nel silenzio. Assordante. Lo guarda, sfinita ma sempre incerta.
Non
hanno mai fatto l’amore.
Ed
è sciocco pensarci solo adesso. E’ tornato da lei, fra le sue cose, ma non
hanno mai fatto l’amore.
Hanno
pianto. Hanno riso. Hanno passato interi pomeriggi in un abbraccio. Ma non
hanno mai fatto l’amore.
”E se ci sposassimo?!”
Avrebbe
dovuto trovare qualcosa di più originale, lo ammette.
Ma
un tempo tutto questo bastava per loro due; film, abbracci, risate… non voleva
stravolgere la loro natura.
Erano
già troppo eccentrici. Sempre sull’orlo della follia. Perfetta, bellissima,
loro.
”Mi sembra che il
tentativo disastroso dell’ultima volta ammette che forse non siamo fatti per
questo.”
D’un
tratto la musica è un coro stonato.
Matteo
si alza e mette fine alla verve di Lady G. non consona al momento.
Il
silenzio però.. fa più rumore.
Silvia
tortura con le dita il bordo del divano, gli occhi abbassati e il sorriso
ricurvo.
Poi
il grill del forno suona magicamente e si toglie da quella situazione di impasse,
sparendo in cucina.
Apre
il forno e con pazienza mette il cibo a riposare.
Spilucca
un po’ di crosta da uno dei calzoni e lo guarda.
Matteo
ha le spalle tese ma si affretta a parlare.
“Andava tutto bene..”
“.. finchè
non te ne sei andato.”
Il ragazzo annuisce sconfitto, come
aspettasse d’essere pugnalato.
Sono proprio un coglione. Chiederle di
sposarmi. Che mi è saltato in mente?
Cioè.. è tutto sbagliato. Non è così
che doveva andare.
Mi sarebbe volata in braccio, poco ma
sicuro. E avrebbe riso di quel sorriso che solo lei ha.
Chissà, forse avrebbe versato anche
qualche lacrima.
Ma non questo. Sì è tutto sbagliato.
Ok Silvia.. che hai?! Non ti sembra di
esserci andata giù pesante?!
E’ che Matteo ha una percezione della
realtà così incantata. E non lo sopporto.
Lo so io quello che ho passato. E’ un
dolore che non si cancella.
Ma forse.. non è nemmeno quello.
Qualcosa, all’altezza del cuore,
comincia a far male.
Una terribile sensazione, un tappo
volato via dalla bottiglia e il liquido che si sparge ovunque.
Oddio Silvia.. guardalo bene.
Un tempo avresti saltato di gioia
sentendolo pronunciare quelle parole.
Avresti chiamato Paola.. e poi tua
madre.. e saresti già andata in paranoia per il vestito e la data.
Un tempo ci sarebbero stati balli,
coriandoli, fischi e risate.
Così come era stata la prima volta che
ti aveva chiesto di sposarlo.
Tu e lui e la gente che guardava con
ammirazione i due ventenni sicuri del loro destino, insieme.
Un tempo… che non c’è più. Quei due
sono andati via e al loro posto solo un pavimento di coriandoli ingialliti.
“Scusami. Non volevo. Scusami, non sei
tu.. sono io.”
Esce dalla stanza trafelata e va in
camera da letto.
Sigaretta. Adesso avrei bisogno di una
bella sigaretta.
Di quelle che ti fanno calmare i
pensieri.
Ma è una vita che non ne tocca una.
Da quando Claudio… Ehi aspetta un
attimo! Vuoi vedere che…
Apre il cassetto con tutte le sue cose
e sepolto fra rossetti, diari, fazzoletti eccolo là.. il pacchetto di sigarette
mezzo ammaccato del giorno della gita.. del giorno del suo compleanno. E’ in
estasi, non ricordava di averlo custodito. Solo di aver promesso a se stessa
che dopo il desiderio quella sarebbe stata la sua ultima sigaretta. Ma quel
desiderio non c’era mai stato. Era stata così felice da non aver desiderato
altro.
Tantomeno il suo veleno preferito.
Lo apre.
Matteo appare sull’uscio.
”Ehi.. è tutto ok, tranquilla.”
Lo ascolta appena.
La sigaretta del desiderio è lì che la
guarda, fedele e immobile dal giorno che si erano incontrate.
Non è mai stata così felice di avere
una sigaretta fra le mani.
Piega leggermente il capo verso
Matteo… niente. Non sente niente.
Cosa ho che non va?!
E’ davvero la sigaretta? O soltanto.. Claudio?
Può essere lui?
Ok Matteo, non puoi più tirarti
indietro.
Non fare il codardo amico, falle
questa benedetta domanda.
”Non mi vuoi sposare adesso.. o non mi
vuoi sposare mai?”
A volte certe risposte arrivano chiare
e tonde così come sono state formulate le domande.
”Matteo io non ti amo più.”
*
Paola è intenta a rifarsi la manicure
quando il cordless trilla dispettoso.
Sbuffa abbandonando la bottiglia di
lacca rossa sul tavolo per accingersi a rispondere.
”Spero tu abbia un buon motivo per
scocciarmi.. ho uno Chanel rosso che mi aspetta!”
“Parli in codice?!”
Decisamente dall’altro capo della
cornetta non c’è Silvia, ma il timbro roco e sensuale di un uomo.
Quell’uomo.
Sandro.
”Ah.. tu.”
“Non mi aspetto chissà quali fusa, ma
almeno ciao..”
“Ciao.. tu. Così va meglio?!”
“Sì. Ho una notizia buona e una
cattiva.”
“Sentiamo quella cattiva.”
Mentalmente ripassa tutti i peccati
capitali da lei commessi che lo includessero nella lista, convenendo che tutto
ciò di immorale e poco etico avessero commesso insieme nullo sarebbe stato il
confronto con una brutta notizia.
“Sono sotto casa tua.”
“Questa è decisamente quella buona..”
Ho giusto un completino nuovo
impaziente d’essere usato. Usato e.. strappato.
”Non sono passato per “quello” che tu
ci creda o no. Che fai mi apri?!”
Dopo qualche minuto Sandro appare alla
porta più bello che mai. Addirittura più giovane.
I suoi occhi azzurro cielo spiccano
sul volto leggermente abbronzato rendendolo oltremodo sexy.
Si inumidisce le labbra.. decisamente
affamata.
”Devo preoccuparmi? La cattiva notizia
riguarda i tuoi gusti sessuali?!”
“Paola resisterti è un peccato.”
“Mi piace il peccato.. vuoi da bere?”
Va in cucina ancheggiando
vistosamente. Lei e il suo metro e sessanta.. rotondo e perfetto.
Sandro allenta la cravatta. Questa
ragazza ha un che di selvaggio e misterioso che lo ha sempre affascinato.
Ritorna con due Ceres aperte.
”Insisto. Prima la cattiva.”
“La cattiva notizia è che voglio
parlare appunto.. di Claudio e di Silvia.”
Le bottiglie entrano in collisione a
mezza aria. Alla salute.
Sandro sorride e Paola lo ascolta; è
tutto un fiume di parole, preoccupato che Claudio non sia più lo stesso, che
ride e si destreggia con le vittime che puntualmente gli rifila- per non fargli
perdere l’allenamento ovviamente- ma che non lo vede entusiasta.
Di come si rintana nel lavoro, che ha
addirittura riappacificato con la ex moglie, che da lì al monastero la via è
breve.
Lei gusta la sua birra in assoluto
silenzio e si ritrova a volergli bene.
Sarà anche un coglione. Ma è un
coglione bellissimo e per di più in pena per il suo amico.
Ecco, per un momento pensa proprio che
si assomigliano.
A parte la coglionaggine, ovvio.
”Io dico che dobbiamo aiutarli. Quei
due non sanno perdersi.”
“Ma perché anche Silvia..”
“Oh sì-sì. E’ proprio palese.”
“Beh se è così.. ho ancora la bella
notizia.”
Infondo è giusto così.
Non si può essere ragazzini a quaranta
anni.
Quando il tuo migliore amico si
innamora e magari l’età non è proprio quella del primo amore.. se puoi
aiutarlo, beh rinunci a qualcosa.
E rinunciare a delle mignotte
autenticate, a tutte quelle tette e quei culi.. nel caso di Sandro è un gran
sacrificio, ma ben disposto a farlo se di mezzo ci scappa che Claudio torni ad
essere quello di sempre. Toh.. felice.
Per questo lo ha convinto a venire
alla festa.
Perché sapeva che Paola non gli
avrebbe detto di no, se avesse potuto.
Ed ora che il piano è in porto può
ritenersi soddisfatto.
Col senno di poi si sarebbe raccontato
che almeno ci aveva provato.
..nel peggiore dei casi le escort avrebbero fatto il loro lavoro!
Dopo due birre, un fiume di parole e
una maratona di sesso, Paola riemerge dalla doccia.
Il telefono suona distante; scava fra
le lenzuola, i capelli di Sandro e lo trova sotto ai cuscini.
”Dobbiamo parlare!”
“No, io ti devo parlare.. ho fatto un
casino. Vediamoci appena puoi!”
Guarda l’uomo abbandonato sulle
coperte e ride.
Ci siamo, mima con le labbra.
*
”Ti prego, non dirmi che avevi
ragione!”
L’appuntamento è da Mizzica, il siciliano più buono di tutta Roma; urge la dolcezza
di un cannolo più del solito.
L’aspetta in uno dei tavoli appartati,
stretta in una sciarpa multicolor e gli occhialoni
più grandi del viso.
Quando la vede la saluta con la mano.
Un vassoio è già pronto che l’aspetta.
Si sfila gli occhiali, gli occhi sono
rossi e gonfi, sull’orlo del pianto.
Non le serve intuire che Matteo centri
qualcosa.. il nocciolo della questione è un’altra.
E spera tanto di non sbagliarsi.
Se sull’amore non è ferrata, sui tradimenti,
ripensamenti, chi ama chi.. sa tutto.
E la questione che non avevano mai
fatto sesso poi… per lei, il campanello dall’allarme più chiaro di tutto.
”E a che servirebbe? Tanto non mi
ascolti comunque.”
“Mi sa che quella che non sa nulla
dell’amore sono io. Tu ci hai visto sempre bene.”
“Uhm, dovrei sbrodolare nelle tue
lusinghe ma… non avere mai avuto un uomo per più di due settimane può fare di
me una che sa tutto dell’amore? Na.. è che tu ci metti il cuore, io ci metto il
resto. Abbiamo punti di vista differenti.”
Era ovvio, ma non sbagliato.
Chi ama con il cuore è con quello che
ragiona.
Chi non è direttamente invischiato,
chi ama con il corpo o la testa è pronto a farsi domande e non accetta nessuna
ragione che non ponga cervello e corpo al primo posto; le crociate dell’amore..
Paola le ha sempre chiamate così, non erano roba che l’appartenessero.
Per lei si riduceva tutto alla
matematica. Io più te uguale sesso. L’incognita? Forse amore. E così come per
la matematica non vi sono opinioni, nemmeno per Paola, solo fatti.. e il fatto è
che certamente per lei è così.
”Il mio cuore è multitasking.”
“Sì e la tua testa è mono neurone! Ma
che dici! Come ti ho vista con Claudio, non ti avevo vista mai. Tu lo ami.”
“Sì.. lo amo. Ma forse è troppo tardi.”
“Non puoi dirlo se non tenti almeno
una volta.” Sfila dei biglietti dalle tasche, li
appoggia sul tavolo e le sorride. “Domani parteciperà ad una festa ed io
sono come San Pietro, ho le chiavi per il Paradiso!”
Silvia la guarda sbigottita.
Paola ammicca e tira un agguato alla
brioche che l’amica ha rimasto a penzolare nell’aria.
Senza nemmeno rendersene conto, comincia
a piangere e ridere allo stesso tempo.