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Autore: alphaba    05/03/2013    2 recensioni
– questo è il programma, devi rispettarlo in ogni sua parte, non farlo una volta e sarai ammonita, due volte subirai una punizione fisica, alla terza sarai eliminata. Dimentica la tua vita fino al giorno del prelievo, l’addestramento inizia alle cinque di ogni mattina e termina alle otto di ogni sera, avrai venti minuti di pausa per il pranzo e la cena, non ti sono concesse altre pause o momenti di svago salvo che il medico non disponga diversamente, non ti è concesso girare senza permesso all’interno del complesso, alle nove di ogni sera dovrai rientrare nella tua stanza. Non ti è concesso l’uso di nessun apparecchio elettrico proveniente dall’esterno all’interno della stanza, e nessuno oltre a te può stare in questa stanza, se mai violerai queste regole la tua posizione e grado saranno rivalutati e perderai ogni privilegio acquisito. Nell’armadio trovi dei vestiti di ricambio, tra poco un responsabile verrà a impiantarti il sistema di controllo, ti preghiamo d’esser collaborativa, e ricorda che lo facciamo per il tuo bene. Bentornata a casa psi.
Genere: Azione, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diciannove.

 

 

 

 

 

 

-cosa? – dico incredula.
- io so cos’è Pandora – ripete il bambino, prima che la sua custode lo tiri a sé.
- no, aspetti. Il bambino. Ha detto di sapere una cosa e vorrei… -
- è solo un bambino, lui non sa niente. –
- Pandora… lei sa cos’è? – le chiedo. Si ferma e mi guarda per qualche istante. Credo che il mio cuore stia battendo abbastanza velocemente, sento la pelle accaldata, la testa un turbinio di pensieri… abbiamo passato mesi a cercare informazioni senza mai trovare nulla, e ora un bambino dice d’avere la risposta.
- certo che lo so tutti lo sanno.- risponde, mentre il cuore perde un battito e la mia mente sprofonda in un baratro per qualche istante prima di tornare verso la luce.
- in che senso tutti lo sanno? – dice Adam che era rimasto in silenzio, incapace di parlare per l’impossibilità della situazione.
- lo sanno tutti… hanno fatto una cerimonia alcuni mesi fa, quando i ribelli hanno iniziato a uccidere protettori oltre le barriere. – restiamo ad ascoltarla in silenzio. Parla di Pandora come se fosse una cosa qualunque, banale – è nella piazza principale, i bambini ci giocano sempre dopo le lezioni. È la fontana. Se guardate attentamente attraverso l’acqua, si può vedere la scritta “Pandora” sul fondo. – dice prima di appoggiare il bambino al fianco dell’altro e rimproverarlo per essersi allontanato. Guardo Adam che mi fissa con la mia stessa espressione, incredulità. È sempre stata sotto i nostri occhi, ci siamo anche seduti sul suo bordo un paio di volte, ma non abbiamo mai guardato l’acqua. Senza dire una parola ci allontaniamo e in un angolo iniziamo a studiare le mappe per arrivarci.

Ci sono due cose che sappiamo con esattezza. I ribelli vogliono la scatola perché sono convinti, spetti a loro usarla, e dalle poche informazioni che siamo riusciti a raccogliere, la scatola è una chiave per Pandora, cosa faccia esattamente non lo sappiamo. Quello che sappiamo è che per nessuna ragione al mondo daremo la scatola ai ribelli e gliela faremo usare. Studiamo un percorso per avvicinarci senza sapere esattamente perché dobbiamo andare la, sappiamo solo che questo è il nostro obiettivo, come se fosse scritto nel nostro DNA, da quando tutto questo è iniziato, è stato come se nel nostro cervello si fosse accesa una lampadina che ci spinge verso Pandora. Come se fossimo programmati per raggiungerla una volta in pericolo. Decidiamo di aspettare la notte per avere il vantaggio dell’oscurità, così ci riposiamo e mangiamo, poi appena il sole tramonta, usciamo dalla porta sul retro. Riusciamo a girare per qualche vicolo secondario per un po’, ma più ci avviciniamo al centro della città, più le strade si allargano e sentiamo le voci dei ribelli che perlustrano l’area. Così iniziamo a rallentare e dopo quattro ore riusciamo a vederla… la fontana.  Quando decidiamo di provare ad avvicinarci dal lato con più vegetazione, sentiamo un’auto avvicinarsi, e vediamo Greg scendere. Ci blocchiamo ma qualcuno deve averci visto, perché una luce illumina la nostra posizione e iniziano le grida. Greg ordina di non ucciderci, dopotutto gli serviamo vivi, così abbiamo un piccolo vantaggio, noi possiamo ucciderli. E lo facciamo, mentre corriamo verso la fontana, sentiamo le pallottole colpire il terreno nel tentativo di gambizzarci. Sento Adam cadere, e quando mi volto per aiutarlo vedo che cerca di rialzarsi, mentre un rivolo di sangue scende dalla coscia; fortunatamente l’hanno preso di striscio così riusciamo a ripararci dietro una statua prima che una seconda pallottola lo colpisca in pieno.

Sentiamo Greg urlare, poi ci accorgiamo di aver una sola possibilità di raggiungere la fontana. Vediamo Greg avvicinarsi ad alcuni ribelli dicendo loro di esser degli idioti, che non devono farci passare, dice qualcosa sul fatto d’essere in protocollo d’emergenza, che non devono pensare che sia solo una cosa fatta per spaventare la gente. E vediamo i soldati girarsi nella sua direzione per un attimo, nessuno sta guardando verso di noi; così lo facciamo, ci alziamo e correndo il più veloce possibile, uccidendo un soldato e rischiando tutto ci avviciniamo abbastanza alla fontana, per capire esattamente a cosa si riferiva Greg.

La fontana non è altro che una banale circonferenza, al centro un getto d’acqua, attorno è stato creato un disegno, una specie di mosaico circolare, nell’esatto momento in cui mettiamo piede dentro al mosaico, sentiamo la stessa sensazione che abbiamo provato quando mesi prima abbiamo iniziato il nostro allenamento, sentiamo la terra smettere di girare, la sensazione di cadere, di svenire. I suoni si ovattano, sentiamo le urla, spari, tutto attenuato e quando il mondo riprende a girare cadiamo a terra, Adam sopra di me immobile. I secondi che seguono sono terribili, sollevo Adam e vedo che è stato colpito a un fianco, riprende conoscenza dopo qualche secondo e striscia verso la fontana appoggiandosi e puntando il fucile verso i ribelli che ci guardano senza sparare, solo Greg urla.
- cosa avete fatto? Una cosa dovevate fare! Una! Non farli avvicinare! Siamo in stato d’allerta cazzo, cosa avete fatto, adesso è finita. È tutto finito. -
non capiamo cosa sta dicendo. Cos’è finito? Non capiamo nulla fino a quando uno dei ribelli non spara verso di noi prima che Greg lo uccida per quello che ha fatto, e il proiettile s’infrange contro una barriera e cade a terra. Così ci accorgiamo di quello che è successo, quando siamo entrati nella fontana, si è alzata una barriera… forse era questo che non voleva, forse Pandora protegge la scatola.
Siamo talmente sorpresi dalla situazione che ci accorgiamo solo dopo qualche minuto che la fontana alle nostre spalle si muove e quando ci alziamo per guardare, vediamo che l’acqua è scomparsa, al suo posto il fondale si sta aprendo come petali di un fiore e al centro si sta facendo largo tra ingranaggi e strati protettivi un cubo argentato, con incisioni e scritte in qualche lingua sconosciuta. Ci allontaniamo ma Greg ci obbliga ad ascoltarlo.
- siete solo degli stupidi ragazzini, dovevo uccidervi quando potevo farlo! Quel giorno all’alveare, potevo uccidervi e prendere la chiave. Voi nemmeno sapete cosa avete fatto. Lo stato d’allerta ha attivato Pandora, e voi stupidamente ci siete andati dentro. È tutta colpa mia. Pensavo che essendo solo dei ragazzini sarei riuscito ad uccidervi prima. Dovevo averla io quella scatola, sarei stato importante sapete, l’ultimo protettore rimasto… vi avrei sterminato tutti e il mondo mi avrebbe venerato come un Dio! Beh, se posso darvi un ultimo consiglio, uccidetevi adesso, non volete vedere quello che sta arrivando. – e così dicendo si puntò la pistola alla tempia e premette il grilletto. I Ribelli presenti nella piazza iniziarono a correre, restammo solo noi, a guardare il cubo illuminarsi quando finalmente finì la sua ascesa.

Fu una sensazione strana, avevo la chiave al collo, e vidi la maglietta muoversi, come se tirasse vento, estrassi la catenina, e quando la chiave fu libera dal tessuto che la copriva, fu come se una calamita me la strappasse dal collo. Adam mi tenne per la vita evitandomi la caduta. La chiave volò sul cubo, come se un braccio invisibile l’avesse afferrata e messa al suo posto… nell’istante in cui entrò nella serratura, ci fu un boato. In un primo momento non accadde nulla, poi iniziò a formarsi qualcosa, una specie di ologramma, ma poi iniziò a prendere consistenza fino a diventare reale.

Era bella da vedere, sembrava uscita da un cartone animato per bambini, la pelle porpora, il corpo lungo e snello, i capelli neri setosi che cadevano fino ai fianchi in una treccia, sembrava irreale, ma poi si mosse, toccò il cubo e iniziò a parlare in una lingua straniera, mai sentita. Quando smise di parlare, si voltò verso di noi, gli occhi neri che ci fissavano e dopo qualche attimo d’esitazione parlò, questa volta nella nostra lingua.
- avete aperto voi il portale immagino… grazie. Iniziavamo a spazientirci. – e poi di nuovo, parlò da sola, o almeno era l’impressione che dava. – due, maschio e femmina. Sono diversi dagli ultimi. Non saprei dirlo, vieni a vedere. – disse sempre nella nostra lingua, o almeno credevamo fosse la nostra lingua. Dopo alcuni secondi una seconda persona si materializzò al suo fianco. Questa volta un uomo, stessa pelle, stessi occhi neri, capelli corti con taglio militare.
- si sono diversi – disse guardandoci, poi notammo qualcosa di strano, il cielo era strano, in un primo momento sentimmo un ronzio, una specie di fischio fastidioso, come quando in estate nei pomeriggi afosi un insetto disturba i sonni pomeridiani, ma poi il suono s’intensificò e notammo che il cielo si stava rompendo. Quella era la sensazione, quello che era il cielo nelle sue ore prima dell’alba stava sparendo e piano piano l’oscurità era sostituita da un nuovo cielo.
- voi non siete come gli altri umani, l’ultima volta che vi abbiamo visto siete scappati a nascondervi su questo sasso e avete costruito tutte quelle barriere fastidiose, grazie per averci aiutato a toglierle, adesso possiamo venire a vedere cosa c’è di così interessante quaggiù! Avevamo preso un paio di voi però… sono morti quasi subito, avete un corpo così delicato, e avete quel liquido dentro di voi che a quanto pare è importante per la vostra sopravvivenza, ma è buono, un ottimo alimento. – disse guardandoci.
- cosa siete? – gli chiesi mentre Adam tentava di proteggermi, anche se ormai ero io a proteggere lui, aveva perso molto sangue e faticava a mantenere la lucidità. 
- beh, non vi hanno detto nulla? Di noi? Allora, molti anni fa, veramente molti… il mio bis non ricordo quanti bis nonno prese parte alla spedizione veramente, eravamo in perlustrazione come sempre, il nostro pianeta è molto monotono e cerchiamo sempre qualcosa di nuovo, e un giorno siamo arrivati qua vicino a dire il vero e c’era questa nave con a bordo esseri umani. Si sono definiti così loro, non gli abbiamo attribuito noi il nome sia chiaro. Hanno iniziato a sparare con strane armi, e a un certo punto c’è stato un piccolo incidente; uno di loro ha sparato alla nostra nave e il motore, ha avuto una strana reazione all’oggetto che è penetrato al suo interno e si è creata una specie di tasca temporale, ci abbiamo messo… ci hanno, io dovevo ancora nascere per l’esattezza. Dopo alcuni mesi hanno sistemato il motore, ne sono usciti e sono tornati a casa con gli esemplari della vostra razza che erano rimasti intrappolati con quelli della mia. Ci hanno raccontato alcune cose prima di perdere la vita come ho detto prima… e quando siamo tornati qua per prendere altri vostri esemplari abbiamo trovato quelle strane barriere che infastidivano i nostri motori… durante l’incidente un pezzo del cristallo del motore dev’essersi staccato e finito nella nave con quelli della vostra specie. È l’unica spiegazione per le barriere! Erano molto ignoranti, non avrebbero mai costruito un sistema di difesa così efficace senza un pezzo di cristallo. Comunque, sto divagando. Il cubo che Lix sta sistemando contiene il frammento di cristallo e teneva gli scudi alzati, e grazie a voi ora si sono abbassati. -
- perché gli stai raccontando queste cose? – disse la ragazza, Lix, alzando lo sguardo e fermandosi dal suo lavoro attorno al cubo.
- perché, mia cara un giorno quando avrai conquistato tanti pianeti come ho fatto io, saprai che prima d’iniziare a decimare i suoi abitanti, è sempre buona educazione informarli del perché lo stai facendo. -
- farai il “discorso” a tutti gli abitanti di questo sasso putrido?-
- no. Sarebbe ridicolo. Se tu fossi più attenta, ti saresti accorta che questi due esemplari non sono umani. Possiedono delle macchine dentro di loro, se avessi perso due minuti a guardarli, le avresti notate, osserva i loro occhi, si vedono, e la pelle… senti l’odore del loro sangue, specialmente di questo qua… ne sta sprecando tantissimo, credo che presto morirà, annusa l’aria. Sono molto semplici a dire il vero, funzionano come dei registratori, basta che non uccidiamo questa femmina e la portiamo da Vik, tirerà fuori il filmato del mio “discorso” dalle sue macchine e troverà un modo per farlo vedere al resto della popolazione. Ora, possiamo uscire da qui e iniziare il nostro lavoro o devo parlare con questo essere ancora a lungo? -
- possiamo uscire -
- bene, chiama gli altri, ucciderne la metà e gli altri li portiamo a casa. Finalmente potremmo mangiare qualcosa di nuovo! –

E così dicendo s’incamminò verso la città mentre la ragazza mi metteva uno strano collare metallico al collo. Tentai di proteggermi, ma le sue mani erano forti, al posto delle unghie aveva artigli, i palmi erano ricoperti di spine, ogni centimetro della sua pelle era ruvido e squamoso, ma non erano come squame di pesce, erano piccole lame, ogni mio tentativo di difesa era in realtà un’auto lesione. Quando ebbe finito di allacciarmi il collare, mi sollevò di peso disse qualcosa d’incomprensibile e poi con un solo movimento della mano prese Adam, gli aprì il torace a mani nude, ne estrasse il cuore e lo lasciò cadere a terra, mentre con l’altra mano addentava il suo cuore, come fosse un panino imbottito. Non sapevo cosa fare, tentar di battermi e morire provando o lasciar stare, ero incapace di reagire, incredula per tutto.
Adam era morto.

La ragazza spinse qualcosa sul mio collare e in qualche secondo non mi trovavo più sulla terra, ero all’interno di una stanza, su una sedia. Gambe e braccia legate, mentre un uomo si avvicinava con un ago e lentamente lo infilava attraverso la mia fronte. Sentivo il dolore, ma qualcosa, m’impediva di muovermi, solo dentro di me urlavo e combattevo per liberarmi, ma presto anche quella voce interna si spense. L’ago era arrivato a destinazione, ero stata disattivata, come una macchina; l’unica cosa di cui ero consapevole era che i miei ricordi sarebbero serviti da informazione per il resto del genere umano, per renderli consapevoli di quello che stava arrivando, per fargli sapere che era tutta colpa nostra.
Eravamo solo due ragazzini come tanti, volevamo solo vivere la nostra vita. Pensavamo di fare la cosa giusta. Eravamo convinti, fosse la cosa giusta.
È tutta colpa nostra.
Abbiamo condannato la razza umana a morte.

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

 

Si lo so, muoiono tutti. O meglio, moriamo tutti!! Non sono una fan dei lieti fine, come potete capire!

 

Grazie a tutti quelli che hanno letto/leggeranno, commentato/commenteranno questa storia!

  
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