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Autore: Arte84    05/03/2013    3 recensioni
Un destino che sembra già scritto, viene cambiato dal volere degli uomini. Ma un destino segnato, anche se deviato, può ritornare e decidere di far andare le cose così come dovevano essere fin dal principio. (Revisionata).
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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Capitolo II

 
Rientrarono a Camelot nel tardo pomeriggio di quello stesso giorno. Il re smontò da cavallo e si avvicinò alla regina in attesa nel cortile, posandole un bacio sulla guancia.
“Mia regina, questa è la principessa Artemisia di Castlesea.” disse Arthur, “cara amica d’infanzia e oggi sorprendentemente mia salvatrice!”.
Gwen accolse Artemisia e prese tra le sue mani quelle della principessa: “E’ per me un immenso piacere accogliere a Camelot la principessa di Castlesea. Farò immediatamente preparare le migliori stanze per Voi e, dopo un bel bagno caldo ed esservi riposata, mi racconterete  a cena cosa è successo”.
“Mia signora, vi ringrazio per l’accoglienza e accetto ben volentieri il riposo e la cena, però chiamatemi Artemisia: non mi piacciono le formalità!”
“Nemmeno a me! Chiamami pure Gwen” rispose la regina sorridendo. Le due donne si presero a braccetto ed entrarono a palazzo, seguite da Arthur e dagli altri cavalieri.
Merlin raccolse il bagaglio del re e si avvicinò a Gaius, che osservava la scena: “Che sai di questa principessa? E’ molto bella, mi sembra una brava ragazza oltre ad essere un cavaliere molto forte!”
Gaius cominciò a raccontare: “Castlesea, a sud, è un regno molto importante per il suo sbocco sul mare. Ha un porto marittimo e commerciale fondamentale per i contatti con il continente” spiegò.
“Molte delle merci che si vendono al mercato di Camelot vengono da lì. Il suo re si chiama Andrew è ha sempre regnato in modo retto e giusto, e la sua amicizia con Uther ha rafforzato l’alleanza e la pace tra i confini. Molti anni fa, quando Arthur e la principessa erano ancora dei bambini, re Andrew e Uther rafforzarono l’alleanza tra i due regni con un nuovo patto che prevedeva il matrimonio dei proprio rispettivi figli al compimento del 16° compleanno della principessa”.
Merlin spalancò gli occhi: ”Matrimonio? Uther ha provato parecchie volte ad accasare Arthur…. Come mai questo matrimonio è saltato?” volle sapere.
“Qualche anno dopo aver stipulato il patto,” continuò Gaius “ci fu una grande tempesta marine sulle coste di Castlesea e re Andrew diede asilo ad un gruppo di sopravvissuti ad un naufragio. Giunse voce che queste persone fossero dei Druidi. Si disse che, nonostante re Andrew sapesse chi fossero, li aveva accolti, rifocillati e curati, permettendo loro di lasciare Castlsea tranquillamente una volta messisi in forze”.
“Se fossero capitati a Camelot, non credo che Uther li avrebbe accolti così!” osservò Merlin.
“Esattamente. Non si è mai saputo se re Andrew fosse o meno a conoscenza della reale identità dei naufraghi. Ad ogni modo, ciò bastò a creare una crisi diplomatica tra i due regni. La situazione peggiorò inoltre quando il sovrano di Caslesea si sentì accusato da Uther di proteggere i druidi. Infine il buon senso di re Andrew fece rientrare la crisi, ma pretese che il matrimonio tra Arthur e sua figlia fosse cancellato dal patto di alleanza. Uther cercò di opporsi, ma i suoi continui sospetti su Andrew resero la decisione irrevocabile. I due principi si conoscono sin dall’infanzia e in questi anni si sono scritti spesse volte, rimanendo in amicizia.”
Merlin guardò la principessa a braccetto con Gwen: “Quindi avrebbe potuto essere lei la regina di Camelot….” osservò il giovane.
“Già. Dicono che abbia l’intelligenza e la saggezza di suo padre e il cuore buono e  la bellezza di sua madre. La regina Gratias morì quando lei era ancora molto piccola. Sarà una grande regina per Castlesea. E’ giunta voce che re Andrew sia malato. Per quanto riguarda le sue velleità guerresche, ne so quanto te, Merlin” concluse Gaius rientrando a palazzo assieme al giovane stregone.
 
L’alloggio era spazioso ed arioso, con un grande letto a baldacchino che invitava al riposo. Nella stanza adiacente, più piccola, era stata preparata in tutta fretta ed efficienza una grande vasca di stagno, fumante di acqua calda e sali profumati. Su di un tavolinetto accanto alla vasca, invece, erano ripiegati dei teli di lino freschi di bucato con accanto una boccetta di vetro contenete un prezioso unguento per la pelle e una spazzola per i capelli.
Invogliata dalla vista della vasca, la principessa Artemisia cominciò a spogliarsi.
Il suo viaggio a Camelot era già deciso da tempo, era stato solo per un caso fortuito che, lungo il suo tragitto, si fosse imbattuta nello scontro tra i sassoni e Arthur. E la fortuna ha voluto che oltre ad intervenire contro il nemico comune, fosse addirittura riuscita a salvare il re di Camelot.
Presa dalla furia della battaglia non aveva quasi fatto caso al fatto di averlo salvato da morte certa. Quando le si era avvicinato per ringraziarla, lo stupore negli occhi del giovane re ero lo stesso di quel bambino biondo con il quale aveva giocato da piccola.
Tante volte aveva pensato a lui, e lui aveva abitato insistentemente i suoi sogni di ragazzina, ogni volta che arrivava a Castlesea il corriere con una missiva del principe di Camelot indirizzata a lei. Era davvero felice che Arthur l’avesse riconosciuta: quando l’aveva abbracciata, sembrava che le sue ampie spalle e le braccia forti l’avessero avvolta completamente, isolandola da ciò che li circondava. Per un attimo aveva respirato il suo profumo. Un tuffo al cuore!
Accompagnata da questi pensieri, Artemisia si lasciò scivolare nell’acqua calda con sollievo.
La regina Guineviere in persona aveva accompagnato Artemisia nelle stanze preparate per lei. Era stata gentile e dolce e doveva essere una donna straordinaria. Conosceva la sua storia: era stata la serva di Morgana, ed Arthur era andato contro tutte le convezioni sociali e le tradizioni delle famiglie reali sposandola. Lo ammirava per questo: si era sposato per amore.
Se le cose fossero andate diversamente….
Se l’odio di Uther per la magia non fosse stato così accecante… Suo padre aveva saputo solo dopo molti giorni che i naufraghi erano dei druidi, ma ciò non avrebbe cambiato il corso degli eventi: c’erano donne spaventate, bambini piccoli e uomini feriti.
Conoscendo la generosità di suo padre, non credette che avrebbe potuto comportarsi altrimenti, anche se avesse saputo la loro origine. Lei stessa avrebbe fatto le medesime cose.
Se le cose fossero andate diversamente, se suo padre non si fosse risentito dell’indignazione di Uther, sarebbe stata la sposa di Arthur.
Si sentì avvampare in volto. Prese un bel respiro, si tappò il naso con la mano e immerse la testa nell’acqua fumante. 
 
“E’ davvero molto bella”.
“Dovresti vedere come combatte! Era una furia!”.
I sovrani di Camelot si stavano preparando per il banchetto di benvenuto per la principessa di Castlesea.
Gwen aveva dato precisi ordini al tutta la servitù affinchè fossero preparati tutti i piatti più buoni che le cucine del castello potevano sfornare e che la sala da pranzo fosse decorata con drappi rossi e fiori appena colti dai giardini reali.
“Non sapevo che foste amici d’infanzia” disse la regina.
“Abbiamo spesso giocato assieme da bambini. Dopo la rettifica al trattato voluta da re Andrew, abbiamo avuto una fitta corrispondenza: io le scrivevo del mio addestramento e lei mi consigliava dei libri da leggere. Eravamo due ragazzini” spiegò Arthur, concentrato sulla fibbia del suo mantello che non voleva saperne di chiudersi “Ma dov’è Merlin, quando serve?” protestò spazientito.
“So della rettifica: avreste dovuto sposarvi” disse Gwen in tono neutro, aiutando il marito a sistemare la fibbia e il mantello sulle sue spalle.
“Lo volevano i nostri padri. Se oggi penso che mi sarei dovuto sposare a 17 anni…. Ridicolo! Non per Artemisia, ovviamente… Per fortuna le cose sono andate diversamente. Ho sposato la donna che amo” dichiarò il giovane re guardando sua moglie sorridere.
 
“Mmmm…si, va bene così” pensò Artemisia guardandosi allo specchio. Solo nelle occasioni ufficiali indossava abiti adatti al suo rango e con sé ne aveva portato solo uno. Ma pensò che era troppo elegante, troppo formale per quella cena. Per il resto, preferiva vestire comodamente. Quindi indossò dei pantaloni neri, una camicetta verde chiaro di lino senza bottoni e, sopra questa, un corpetto in velluto nero con allacciatura sulla schiena.
Nonostante non fosse un abbigliamento troppo femminile, sentiva che le sue forme fossero comunque risaltate dal pantalone aderente e dal corpetto allacciato stretto. C’erano molti cavalieri in giro e non le piaceva mettersi in mostra, per cui ci ripensò. Ma oramai era tardi per cambiarsi.
Allora calzò degli stivali in morbido cuoio alti fino alle ginocchia. Decise di fare due trecce sulle tempie e di legarle poi dietro la nuca. Il resto della folta chioma ramata la lasciò libera e ribelle. Stava finendo di sistemarsi i capelli quando qualcuno bussò alla porta.
“Avanti”.
“Mia signora, volevo avvisarvi che tra poco sarà servita la cena”.
“Entra!” disse la ragazza “Tu sei… Merlin, giusto? Il servitore di Arthur”.
“Si, mia signora” rispose Merlin ”ma non sono ad uso esclusivo del re, se avete bisogno potete chiedere a me”.
La principessa si girò a guardarlo: “Chiamami pure Artemisia. Come ho detto alla tua regina, non mi piacciono le formalità. Ho sempre avuto un rapporto familiare con tutti quelli che lavorano nel castello di mio padre: se Arthur si fida di te, mi fiderò anche io di te” rispose la principessa sorridendo.
Merlin rispose con un cenno del capo ed un ampio sorriso.
“Allora!” esclamò poi Artemisia battendo le mani “Ho una fame terribile! Dai, accompagnami”. “Volentieri!” disse ridendo Merlin.
La bella principessa gli trasmetteva sensazioni positive: dopo le incursioni sassoni, Morgana e la profezia su Mordred, di una persona allegra come lei in giro per Camelot, ce n’era bisogno.
 
“… e così mi ha salvato!” concluse Arthur, seduto a cena con la moglie, la principessa Artemisia e tutti i suoi cavalieri.
“Ma come fate a combattere così bene, principessa?” chiese curioso sir Leon.
“Dalla morte di mia madre, il re mio padre non si è più risposato. Ho voluto imparare a combattere per poter difendere Castlesea autonomamente, come farebbe un figlio maschio” prese un sorso di vino “Ed anche per poter nuovamente sconfiggere Arthur in uno scontro di spada” dichiarò subito dopo Artemisia.
“ooooohhhooo!” esclamarono all’unisono i cavalieri.
“Nuovamente?” chiese divertito Mordred.
“Devi sapere che, quando eravamo solo dei ragazzini, ho battuto molte volte il tuo re a duello” disse la principessa rivolta al giovane ma guardando divertita di sottecchi il re che sbuffava.
“Ma…non è assolutamente vero!” protestò Arthur, tra le risate generali.
“Come sta vostro padre?” chiese Gwaine.
“Molto meglio, grazie, altrimenti non me la sarei sentita di partire e lasciarlo solo”.
“E per quanto tempo rimarrete?” incalzò Parsifal.
“Fino a quando Arthur non ne avrà abbastanza di buscarle da me!” esclamò Artemisia mentre i cavalieri ridevano a crepapelle. Continuò poi con tono più serio ”Sono qui per imparare, in effetti. La vostra tecnica militare funziona efficacemente contro le incursioni nemiche. Negli ultimi mesi anche Castlesea ha subito numerosi attacchi sassoni sui confini: siamo preparati contro gli assalti via mare, ma non posso dire altrettanto di quelli via terra. Spero che qualcuno tra voi sia così gentile da mostrarmi le strategie militari del vostro esercito” concluse rivolta ai cavalieri.
“Mi offro io!” ripeterono in coro tutti i cavalieri.
“Preparati, perchè dovrai difenderti da ben altro tipo di incursioni nei prossimi giorni!” dichiarò divertita Gwen, tra i cavalieri schiamazzanti.
“Resta tutto il tempo che vuoi, Artemisia” disse il re guardando l’amica negli occhi.
“Grazie Arthur” rispose la ragazza con un cenno del capo e contraccambiando lo sguardo. Artemisia poi abbassò gli occhi sul piatto che aveva davanti: sapeva come difendersi dai corteggiamenti cavallereschi, ma davanti a quegli occhi si sentiva totalmente indifesa.
 
La pianura era una distesa di cadaveri, il cielo aveva assunto la stessa colorazione rosso ruggine del sangue che inzuppava il terreno. Mordred con gli occhi cattivi ferisce a morte un Arthur dallo sguardo incredulo e spento. Il re cade in ginocchio, il silenzio è assordante. Poi, da lontano sembra arrivare l’eco di un gemito squillante, come il pianto di un neonato….
Merlin si svegliò di soprassalto scosso dai brividi. Il cuore batteva così forte che sembrava volergli uscire dal petto e non riusciva a calmare il respiro affannoso. Con la mano si asciugò il sudore freddo della fronte. Dalla finestra si vedeva la luna ancora alta nel cielo.
“Merlin, cosa succede?“ chiese Gaius entrando nella stanza. Guardando quel volto familiare, Merlin sembrò riacquistare la calma.
“Credo… credo di non aver digerito l’arrosto” rispose il ragazzo.
  
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