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Autore: SilviAngel    05/03/2013    6 recensioni
Era piccolo piccolo, con gli occhioni grandi e luminosi spalancati e mai fermi, Derek pensò che lo stessero fissando concentrato – non sapeva che appena nati i bambini seguissero perlopiù udito e olfatto – le mani chiuse a pugno e la bocca aperta intenta a emettere ancora quegli squittii acuti e singhiozzanti.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 6
“Alleati?”
 
Il beta si accasciò a terra, incapace di affrontare il dolore acuto e profondo che lo stava attraversando con la forza di una scarica elettrica e piegato nell’animo dalle immagini che avevano iniziato a scorrere nella sua mente.
 
Vedeva lingue di fuoco fendere il buio e sullo sfondo il profilo di una casa.
Grida e terrore permeavano l’aria almeno con la stessa intensità del fumo che saliva in lente spirali verso il cielo.
Mani piccole e grandi si levavano confidando in un aiuto che non sarebbe mai arrivato in tempo.
 
Così come erano arrivati, quei flash sparirono, lasciando Scott svuotato e senza forze, ancora inginocchiato a breve distanza dall’amico che, a terra, lo fissava preoccupato, mentre Derek fattosi prossimo al castano cercava di sincerarsi fosse ancora tutto intero.
A un paio di metri Peter attendeva silenzioso, tamburellando i polpastrelli gli uni sugli altri, che il suo operato giungesse al termine e quando si rese conto che il suo beta era tornato in sé, si rivolse a lui “Allora visto qualcosa di interessante?”
“Che cosa mi hai mostrato?”
“Oh, niente di che, solo la notte in cui la vita mia e di mio nipote è tragicamente andata a puttane”
Gli occhi verdi e profondi di Derek lasciarono per un attimo Stiles saettando rabbiosi verso il parente.
“Perché lo hai fatto?” lo interrogò ancora il liceale.
“Per farti capire chi sono realmente i cacciatori e fino a dove sono in grado di spingersi pur di perseguire la loro folle caccia alle streghe. Hai visto ciò che hanno fatto. Hanno dato fuoco a una casa piena di persone, di bambini. C’erano i miei bambini in quel seminterrato!” terminò urlando, ringhiando e facendo baluginare di rosso le iridi.
 
Mentre l’Alfa e il suo beta disquisivano, Stiles si voltò verso il moro perché aveva avvertito il suo corpo irrigidirsi e tendersi alle parole di quel pazzo e non appena i suoi grandi occhi marroni trovarono il viso di Derek, la tristezza che vi lesse si impadronì anche di lui.
“È tutto vero?” mormorò alla volta del licantropo e questo mestamente, tagliando fuori tutto ciò che fosse loro due, annuì.
“C’erano davvero dei bambini?” chiese turbato e con le lacrime che facevano capolino agli angoli degli occhi.
“C’erano bambini licantropi e non, adolescenti e adulti”
“Non licantropi?” si intromise Scott “Perché mai? Cosa diavolo stavate combinando?” insinuando che il pack avesse per chissà quale oscuro motivo dei prigionieri umani.
“Che cosa ci fa Stiles nei tuoi casini quotidiani? Perché ora è qui e una manciata di minuti fa ha rischiato la vita? Noi lupi abbiamo degli amici sai!” chiosò in tono sarcastico Derek.
“Quello che mio nipote sta, gentilmente, cercando di farti capire, è che così come sta succedendo al qui presente signor Stilinski, vi è sempre attorno a un branco una componente umana. Possono essere amici, parenti dei membri che sono stati morsi o familiari non mannari, sai non ci accoppiamo solo tra mutaforma. Io ho perso mia moglie e le mie due bambine. Derek ha perso entrambi i genitori e una sorella minore”
“Ok, è stata una tragedia, ma come fai ad essere sicuro che sia legata ai cacciatori” indagò Scott.
“Me lo sentivo di aver morso quello scemo” borbottò Peter massaggiandosi la fronte “Hai presente i cadaveri che mi sono lasciato alle spalle? Bene! Non li ho scelti a casaccio, stavo indagando, in un modo forse poco ortodosso, ma comunque alla fine ho scoperto che tutto portava ad una ragazza che aveva posto mille domande sulle dinamiche degli incendi e su come far si che una volta appiccati, divampassero senza possibilità di essere domati. Questa giovane donna indossava un particolare ciondolo che mi ha ricondotto a un clan di cacciatori in particolare”
“E allora?”
 
Stiles perse di nuovo la concentrazione sulla discussione, che per quanto importante, non valeva la millesima parte del bisogno che sentiva di sincerarsi che Derek stesse bene.
Peter aveva appena messo in piazza con nonchalance i loro lutti e il piccolo conosceva bene cosa volesse dire perdere qualcuno. Non poteva e non voleva neppure immaginare cosa si potesse provare nel non avere più nessuno o quasi da un momento all’altro.
Se lui avesse perso anche suo padre, non avrebbe di certo retto.
Strusciando sull’erba si portò davanti al moro e costringendolo a sollevare il capo cercò di scorgere nel suo sguardo il suo stato d’animo.
“Tutto ok? O almeno vagamente ok?” cercò di sorridere, piegando verso l’alto un angolo della bocca, ma riuscendo solo a disegnare un insolito e distorto ghigno.
“Niente che non sia in grado di gestire” e mettendosi in piedi, richiamò l’attenzione di Peter “Gli hai detto quello che volevi sapesse” parlando dell’altro beta “ora andiamo”
“Quanto sei frettoloso, nipote. Non ti andrebbe di fare una bella chiacchierata con il tuo ritrovato amichetto d’infanzia?”
A quelle parole Scott, alzatosi a fatica, fece correre lo sguardo da Derek a Stiles, non capendo di cosa stessero parlando “Amico, che diavolo sta dicendo?”
“Lascia stare, te ne parlo poi” tagliò corto l’unico umano presente.
 
Derek si allontanò di un paio di passi, senza rivolgergli più neppure un’occhiata e affiancando l’Alfa diede le spalle ai due adolescenti, sperando di convincere così lo zio a seguirlo.
Questo però aveva altri piani e muovendosi in modo diametralmente opposto, si portò di fronte a Stiles che spaventato cercò di indietreggiare, cosa che gli fu impedita dalla mano dell’Alfa che, come una morsa, si serrò sul suo braccio, facendolo gemere dal dolore.
“Stiles, so di aver fatto molto probabilmente un terribile errore di valutazione, che ne dici di entrare a far parte della famiglia? Potrei morderti anche adesso”
Due ringhi fendettero l’aria.
I due beta si erano mossi all’unisono, trasformandosi e abbassandosi sulle ginocchia in posizione di possibile attacco.
“Oh ma quanto rompete! Ho solo fatto una domanda” sbottò Peter lasciando andare il ragazzo che si allontanò rapido.
“E perché mai non l’hai fatta anche a me quella domanda?”
“Ero trasformato, un po’ fuori di me e tu stavi ficcanasando dove non dovevi. Fidati, potessi tornare indietro non lo rifarei, non fai che piangerti addosso come una mammoletta. Per non parlare del fatto che ti sei preso una cotta per l’unica discendente di una famiglia di cacciatori, in assoluto un pessimo cliché. Non che sia la prima volta, vero Derek? Ora vado, ho da fare. Ci faremo sentire noi”
 
Scott aveva continuato a ringhiare, oltre al danno pure la beffa: era stato trasformato in quello che per lui a tutti gli effetti era un mostro e poi gli veniva detto che sceglierlo non era stata una grande idea.
Il suo cuoricino stava dannatamente soffrendo, ma soprassediamo su tale inutile e noiosa circostanza, tornando a elementi più interessanti.
 
Il castano, maledetta la sua boccaccia, richiamò l’attenzione di entrambi i licantropi “Aspettate, non potete venire qui, minacciarci, cercare di uccidermi, vomitarci addosso il vostro passato senza darci poi una spiegazione o un motivo”
“Vuoi un motivo?” si volse per l’ennesima volta il mannaro più anziano “Abbiamo bisogno di aiuto. Siamo solo noi due” indicando se stesso e il nipote “e io voglio vendetta. I cacciatori si muovono in squadroni, non avremmo nessuna speranza di sopravvivere, ma forse con il suo aiuto” rivolgendosi con un’alzata di mento a Scott “e la tua testolina macchiavellica al nostro fianco potremmo”
“Potreste fare un’altra strage?” osò interromperlo Stiles aprendo davanti a sé le braccia con fare incredulo e cercando poi gli occhi di Derek alle spalle dello zio “E tu sei d’accordo? Vuoi metterti ad ammazzare delle persone?”
“Non cercare di fare presa sulla sua coscienza sfoderando le tue doti da cucciolo sperduto. Avrete anche scoperto questa cosa” facendo i segni delle virgolette con le dita “che vi lega, ma lui è e rimane prima di tutto un beta del mio branco e mi deve obbedienza. Andiamo” ringhiò l’ultima parola proprio al nipote e prima che il ragazzo potesse replicare, i due erano già spariti nella boscaglia.
 
Stiles urlò dalla frustrazione e battendo i piedi a terra, abbandonò il campo e si diresse verso la Jeep.
Scott lo seguì a ruota “Ehi, calmati e fammi capire di cosa parlava quel pazzo?”
“Ma niente, è pazzo, lo hai detto pure tu” tergiversò il castano salendo in auto e mettendo in moto.
“Stiles, non prendermi per il culo anche tu, per favore”
Messo alle strette e sentendo lievitare a dismisura quel groppo in gola che non voleva saperne di sciogliersi, decise di accostare sul ciglio della strada e confidarsi con il compagno di scuola.
“Ricordi che da piccolo a volte quando ero triste mi pavoneggiavo di avere un amico grande e fortissimo?”
“Sì, l’amico immaginario creato da tua madre” rispose Scott facendogli segno di continuare.
“Beh, non era per nulla immaginario, era semplicemente… Derek”
“Derek?” ripeté scioccato il moro.
“Sì, io ero appena nato e lui era in ospedale e per un paio di giorni, come mi aveva raccontato la mamma, era venuto a trovarmi”
Scott, slacciatasi la cintura di sicurezza, si sedette in modo da guardare il guidatore “Sei certo che non fosse solo un modo per cercare di conquistare la tua fiducia anche in vista dell’incontro di poco fa con Peter?”
“No, non può essere. Quando me lo ha detto, ancora non sapevamo che suo zio fosse l’Alfa assassino e poi, poi aveva una foto uguale alla mia, quella in cui un bambino che non conosco mi tiene in braccio. La foto scattata da mia madre. Non può essersi inventato tutto. È lui, è davvero lui” si infervorò il castano gesticolando per quando l’abitacolo della sua piccola gli permettesse e accalorandosi tanto da divenire paonazzo.
“Calmati Stiles, il tuo cuore sembra un rullare di tamburi impazziti, se continui così ti verrà un attacco” cercò di calmarlo l’amico e dopo alcuni respiri più profondi del normale, il battito rallentò fino a tornare quasi normale.
 
Il primo a parlare su il beta “Quindi ricapitolando: Derek è il tuo amico segreto che pensavi non esistesse, che si è rivelato alcune ore fa e che ora fa comunella con quello che mi ha reso un mostro e che per di più è matto da legare e sta organizzando una strage che coinvolgerà la famiglia della ragazza che amo”
“Non sapevo avessi il dono della sintesi arguta e ironica?” cercò di sdrammatizzare Stiles “Comunque hai inquadrato la realtà”
“Quello che vorrei sapere è se quello che hai scoperto oggi influirà su di te e sul tuo punto di vista. Cosa pensi di fare con Derek?”
“Bella domanda. Ad essere sincero, posso solo dirti che voglio conoscerlo per davvero e non limitarmi a tremare come una foglia ogni volta che lo incontro e poi voglio parlargli e cercare di capire se davvero ha intenzione di seguire il volere dello zio”
Il viaggio riprese in silenzio e dopo aver lasciato Scott a casa, si diresse indisturbato fino alla propria.
Salutato il padre, spaparanzato davanti alla TV, salì le scale per rifugiarsi in camera, desiderando solamente mettere la parola fine a quell’assurda giornata.
Si gettò, incurante del caos che regnava nella stanza, a peso morto sul letto, fino a che lo sceriffo non bussò alla sua porta.
“Figliolo, ci sono visite per te”
Raggiunto l’ingresso, il padre gli fece cenno di seguirlo in soggiorno e lì, proprio al centro del divano, stava seduto rigido e serio Derek. 
   
 
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