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Autore: Molly182    05/03/2013    2 recensioni
Edward alzò la testa e puntualmente i nostri occhi s’incontrarono e mi sorrise.
Erano le persone come lui che mi mettevano davvero a disagio. Erano sempre così sorridenti, sembrava che andasse tutto bene finché sei insieme con loro, ma poi ti ritrovi da sola e tutto è così triste, scuro, grigio. Non ci sono più sfumature ma soltanto un unico colore che ti divora all'interno e la sensazione di nostalgia verso quelle persone che riescono a cambiarti la giornata, che ti fanno sembrare la vita meno schifosa del solito.
E sapevo che ci sarei ricascata, mi sarei lasciata trasportare dalla sua positività se solo mi fossi lasciata avvicinare e avessi dato retta ad ogni sguardo che mi mandava mentre cantava.
Il fatto che fosse un bravo musicista rendeva ancora più difficile la cosa.
"Posso darti una mano?" , mi chiese Edward seguendomi per i tavoli.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chap 2
Mettere piede in una nuova città faceva sempre uno strano effetto. Avevo lo stomaco in subbuglio e la mia mente iniziava a viaggiare, a pensare cosa avrei potuto fare e vedere, da dove avrei dovuto iniziare.
Salire le scale della metropolitana non era stato per nulla facile, soprattutto per via della valigia e delle persone che continuavano a passarmi di fianco pur essendo le 11.30.
La luce mi colpì in pieno viso e con pochi passi mi trovai sul marciapiede.
Fu in quel preciso istante, mentre mi guardai attorno, che capii che quello era il posto dove era giusto che fossi. Non era mai stato così chiaro, Londra era perfetta. Era la mia città e ci avevo impiegato così tanto per accorgermene.
Era come se lo sapessi da parecchio tempo e avessi fatto di tutto per evitarlo, ma era proprio così e mi sentivo sollevata.
Tutto mi fu chiaro!
La prima cosa che avrei dovuto fare non era quella di cercare un albergo dove alloggiare, ma bensì una casa. Se i tanti lavori che mi ero ritrovata a fare mi avevano fatto mettere da parte un po’ di soldi, era grazie a questo motivo.
Chiesi informazione su un’agenzia immobiliare nei paraggi e seguii le indicazioni che mi diedero. Mi ci volle un po’ per trovarla ma poi una grande insegna blu con delle scritte bianche erano comparse davanti a me e mi fiondai subito all’interno.
Posai la valigia in un angolo e mi sedetti su delle poltrone dello stesso colore dell’insegna.
“Salve, posso esserle d’aiuto?”, mi chiese poi una signora bionda avvicinandosi a me.
“Vorrei compare una casa”
“Certo, mi segua”, disse mentre mi conduceva alla sua postazione. “Aveva in mente qualcosa?”
“In verità sono appena arrivata, non ho preferenze particolari, m’interessava per lo più un appartamento che non costava tanto e che beh… senza vicini che potrebbero accoltellarmi nel cuore della notte”, dissi abbozzando un sorriso.
“Non si preoccupi”, mi rassicurò sorridendo anche lei e tirò fuori un quadernone ad anelli e lo iniziò a sfogliare. “Ora cerchiamo qualcosa di adeguato…”
“Grazie”
“Ecco”, disse dopo qualche minuto. “Ci sono un paio di appartamenti che potrebbero interessarle, se non ha impegni, potremmo andare adesso a darli un’occhiata”
“Sarebbe magnifico”
“Mi segue con la macchina?”
“In verità sono a piedi”
“Allora non c’è problema, la porto io”, disse continuando a sorridere.
Mi chiedevo chi avesse messo in giro la storia che gli inglesi erano sgarbati, al contrario erano tutti pronti a darti una mano.
“Se vuole la valigia, può metterla in macchina”
“Grazie”, le dissi seguendola.
Visitammo due appartamenti diversi, ma solo al terzo m’innamorai di quella casa.
“Non si tratta di un vero e proprio appartamento, è più come un loft ma è abbastanza spazioso. Purtroppo si trova in una zona un po’ trafficata e questo comporta a un aumento del prezzo, però non ha l’ascensore e visto che si trova al secondo piano, il prezzo è ragionevole, verrebbero 600 £ al mese”, mi spiegò mentre scendevamo dall’auto parcheggiata.
“È un bel posto”, dissi guardandomi attorno.
“Bayswater lo è davvero, hai vicino Queensway, una strada dove trovi di tutto, dai supermercati ai ristoranti ai pub e anche al negozio di antiquariato, poi c’è vicino la metropolitana e Hyde Park e, per di più, a pochi minuti a piedi, trovi il quartiere di Notting Hill, sai, dov’è stato girato il film con Hugh Grant…”, m’illustrò mentre salivamo le scale.
“E c’è anche la stessa libreria?”
“Certo”, mi rispose. “È una meta d’obbligo”, disse ridendo. “Eccoci”, dichiarò fermandosi davanti a una porta.
Varcai la soglia e mi trovai nel bel mezzo del salotto e della cucina divisa soltanto da un piccolo muro che faceva da ripiano. La fortuna sembrava assistermi, la casa era già arredata. Il salotto era composta da due divani e un tavolino al centro posizionato davanti a una tv appesa ad un muro dove erano lasciati visibili i mattoni rossi.
“Come ti avevo detto, non è molto grande…”
“No, è perfetta”, le risposi cercando di memorizzare ogni angolo della stanza.
“Allora, di là c’è il bagno”, mi disse indicando una porta. “E qui la terrazza, anche se è un semplice balcone”, mi mostrò spostando la tenda da un lato.
“Davvero nessuno l’ha ancora comprata?”
“Il proprietario l’ha messa in vendita da poco quindi non molte persone l’hanno ancora vista e per lo più cercano appartamenti grandi, dove poter vivere con la propria famiglia”
“Capisco…”

“Il proprietario è passato a vita migliore e non vedeva l’ora di vendere quest’appartamento”
“Vita migliore? È per caso mo…”, iniziai a dire ma m’interruppe.

“Oh no”, rispose ridendo. “Si era stancato dell’umidità che non faceva per lui e quindi si è trasferito, dove la pioggia non lo avrebbe potuto raggiungere”, tirai un sospiro. “Diceva che: «il tempo di Londra cambiava come l’umore di una donna con le mestruazioni»”, rise.
“E davvero non ci sono vicini assassini o spacciatori di droga?”
“A meno che la signora di fianco gestisca un bordello, penso che tu sia salva da possibili attentati nel bel mezzo della notte”

“Questo mi rassicura”
“Mi stavo dimenticando, ti mostro la stanza da letto”, mi condusse lungo un breve corridoio che terminava con una porta bianca. La ragazza la aprì e davanti a me trovai una vetrata coperta da delle leggere tende bianche e un letto rivestito da un vaporoso piumino dello stesso colore. L’armadio era collocato al lato opposto della parte e di fronte a esso erano disposti una cassettiera e uno specchio, uno di quelli che ti facevano vedere per intero.
“È piccola, lo so…”
“Va bene”, risposi sorridendo. “La prendo!”
“Ne è sicura?”
“Mai stata più sicura di così!”, le dissi fiera della mia scelta. “Quando posso…”
“Anche da subito, la casa è già libera quindi non vedo nessun tipo di problema. Se ci sediamo un attimo, ti faccio firmare le carte”, disse tornando verso il soggiorno.

Dispose del foglio sul tavolo e iniziò a compilarli.
“Metti una firma qui”, disse indicandomi una riga nera. “E un’altra qui… Aspetta, anche qui. Perfetto!”, dichiarò infine. “Benvenuta nella tua nuova casa, hai bisogno con il bagaglio?”
“Tranquilla, ce la posso fare”
“Posso chiederti una cosa? Immagino che tu non abbia più di ventuno anni…”
“Ne ho diciannove”, le dissi ascoltandola attentamente.
“Mi chiedevo come mai una ragazza di diciannove anni avesse deciso di trasferirsi a Londra e comprare subito casa?”
“Le posso dire la verità?”
“Dammi pure del tu”
“Ti sei mai svegliata una mattina e hai pensato: «Non voglio più stare qui, questo non è il mio posto!»? Ecco, a me è capitato, non riuscivo più a stare in Italia e visto che avevo finito gli studi e avevo un po’ di soldi da parte ho deciso di intraprendere quest’avventura, perché è così. Sto partendo da zero, sto cercando di ricominciare e di essere una persona migliore e ho pensato che questa città mi avrebbe aiutato. Non sono così lontano di casa eppure posso avere la mia indipendenza e ragionare con la mia testa”, le raccontai. “Lo so, è un po’ contorto e immaturo per la mia età, ma…”
“Hai ragione”, mi sorprese. “Penso che sia difficile vivere in un posto a cui non ci si sente legati, io per esempio amo Londra, mi sono traferita qui quando avevo venticinque anni. Abbandonare gli amici, la famiglia e tutto il resto è davvero difficile ma a volte è la cosa migliore da fare”

“Già…”
“Scusami se sono stata invadente, ma mi hai incuriosito, sei determinata per la tua età”
“Grazie”
“Beh, queste sono le chiavi”, disse poi porgendomi il mazzo. “Divertiti e buona fortuna”
“Grazie ancora”, la ringraziai. In fondo la mia nuova vita non stava iniziando affatto male. “Aspetta, ho la valigia nella tua macchina”, dichiarai accompagnandola giù per le scale.
   
 
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