Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Sherlock Holmes GdR    05/03/2013    0 recensioni
[][Sherlock BBC]"Cosa guardi?" le chiese l'amica, notando che lo sguardo della donna era fisso sui tre gentiluomini.
"Stavo pensando che mi piacerebbe conoscere quel tuo ospite" rispose lei, indicando con un moto del viso il giovane Holmes"
"Detto, fatto" le assicurò Susan e la prese per un braccio per condurla dai tre "Signori, vi presento Violet Sherrinford. Violet, ti presento il dottor John Watson, il signor Siger Holmes e il noto detective privato, Sherlock Holmes.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aprile 1966

Il distacco da Siger era stato più doloroso del previsto. Violet aveva pianto a lungo, una volta raggiunta la cabina per Calais. Poi il viaggio l'aveva tirata su di morale, anche se era continua preda di nausee e giramenti ti testa.
Non capiva il motivo di tanto malessere, così cercò solamente di rilassarsi, ma anche il viaggio in treno fino ad Istambul e il successivo tratto in nave fino al Cairo furono difficoltosi.
Una volta giunta in Egitto, cercò di dimenticare tutto. Il malessere, l'uggiosa Londra e, soprattutto, Siger.
Non poteva permettere che il ricordo di quell'uomo, così vivo nella sua mente e nel suo corpo, la distraesse dal lavoro incombente. Inoltre sarebbe stato doloroso oltre ogni dire, perché sentiva costantemente la sua mancanza.
Gli aveva scritto velocemente sia da Calais che da Istambul, ma una volta arrivata in casa di Zahi e Amina, fu facile dimenticare tutto ciò che si era lasciata alle spalle.
Era passato un mese dal suo arrivo lì, ma il suo lavoro andava a rilento a causa del malessere. Non aveva sintomi preoccupanti né febbre, ma spesso gli odori forti del mercato o della cucina della moglie di Zahi le facevano girare la testa e non riusciva a mangiare nulla perché rimetteva subito.
Amina l'assisteva ogni volta, tentando di capire ciò che l'affliggeva, finché fu la stessa Violet a capire cosa fosse successo.
Si recò all'ospedale della città dove, dopo una serie di analisi, le confermarono la diagnosi.
Non poteva più restare lì. Doveva tornare a Londra, da Siger e dirgli la verità.
Si congedò dagli amici e partì nuovamente per l'Inghilterra, sostenuta stavolta dalla prospettiva di poter incontrare nuovamente il suo amato.
Sbarcò dopo giorni di estenuante viaggio che era ormai sera e si sentiva stremata. Dormì in casa dei genitori, ma non disse loro nulla del suo stato di salute. Si addormentò subito e sprofondò in un sonno senza sogni. Ormai Siger era vicino e lei si sentiva più tranquilla.
La mattina seguente si svegliò di buon mattino. Il cambio di clima la rese ancora più sensibile alle nausee, ma almeno non doveva sopportare gli odori di spezie che perennemente impregnavano le vie della città. Passeggiò tutto il giorno per Londra, per ambientarsi. Non voleva disturbare Siger durante l'orario di lavoro, così attese fino a sera e andò al suo club, sperando che la facessero entrare. La accolse un elegante maggiordomo il quale, una volta ascoltata la sua richiesta di parlare con Mr Holmes, la fece attendere all'ingresso.
Mentre aspettava Siger, si guardava attorno e intanto pensava alle parole giuste da dirgli.
    Per Siger era stata una giornata lunga piena di litigi con colleghi incapaci che pretendevano di trattarlo da cretino senza che se ne accorgesse. Poi la mancanza di Violet lo distruggeva, si aggirava come un posseduto ogni giorno, rovistando la buca delle lettere deriso dai due fratelli. Trovava rifugio al Diogenes dove nessuno poteva parlare così si chiudeva in lettura e scriveva le lettere di risposta. Arrivò l'usciere dicendo che una donna voleva parlare con lui. Era oltremodo sorpreso. Uscì rassettandosi la giacca e quando vide Lei non credette ai suoi occhi. La abbracciò forte baciandola.
    Violet si lasciò andare all'abbraccio e si sentì perfettamente a suo agio tra le sue braccia “Oh, Siger... Immagino che la mia presenza qui ti sorprenda, dal momento che non sarei dovuta tornare a Londra prima di sei mesi, ma c'è una spiegazione...” si guardò attorno con atteggiamento guardingo “Ti va di parlarne davanti ad una buona tazza di tè? Oh, Siger! Avevo così tanta voglia di rivederti!”
    Era strano che fosse così misteriosa ma se fosse stato qualcosa di veramente grave ne avrebbe avuto notizia dai suoi collaboratori quindi Siger cercò di stare calmo. “Volentieri... mi sei mancata parecchio, figurati che persino mio padre si è accorto che guardavo con troppa insistenza la posta” rise e la baciò piano “andiamo...” uscirono e raggiunsero la sala da The vicina al Diogenes parlando del viaggio e dei rispettivi lavori. Una volta arrivati entrarono e presero posto a un tavolino un po' discosto dal grosso della folla.
    Violet gli sorrise, grata per aver scelto quel tavolino così appartato “Siger... ti ricordi il giorno in cui ci siamo salutati?” Voleva prenderla alla larga. Era spaventata e confusa e faceva fatica ad affrontare quell'argomento.
    Siger capì subito l'intenzione di girare attorno al discorso vero, del resto la pratica che stava facendo coi vari diplomatico fruttava anche con le persone, e avrebbe preferito un discorso più diretto dato che temeva di essere lasciato, ma lasciò che lei impostasse il discorso come le piaceva “Certo, come potrei scordarlo?” Le prese la mano.
    Violet tremò a quel contatto. Era così concentrata su quello che doveva dire che non si rese conto dell'inquietudine dell'uomo “Ebbene... quel giorno non mi sentivo molto bene. Avevo attribuito questo fatto alla stanchezza, al clima... Pensavo che, una volta arrivata da Zahi, mi sarei sentita meglio, invece non è stato così. Non sto male!” si affrettò ad aggiungere, temendo di preoccuparlo “Solo... ho capito a cosa erano dovuti quei sintomi...” si interruppe, incapace di continuare.
    “E cos'erano?” l’uomo aveva chiaramente un sospetto e il cuore gli martellava come se volesse uscirgli dal petto. Voleva una famiglia, ma sapeva che il desiderio di lei era opposto quindi temeva più di tutto che lei volesse rinunciare al figlio...
    Violet arrossì e le prime lacrime cominciarono a luccicarle sugli occhi chiari “Sono...” sospirò per darsi coraggio. “Sono incinta”. Lo guardò a lungo. “Sei tu il padre, Siger... Su questo non c'è alcun dubbio. Io... io... ho paura, Siger...” singhiozzò piano e si nascose il viso nel fazzoletto di pizzo.
    Siger era...assolutamente felice. Non riusciva a parlare e stava per dire che avrebbe festeggiato e si sarebbero sposati e...chili di progetti...poi la vide piangere e si incupì, temendo che lei non accettasse “Oh Violet... non... ti prego non piangere...” si alzò a fatica, per l'emozione aveva preso a tremargli la gamba, girò attorno al tavolo e la abbracciò forte “Io... accetterò qualsiasi decisione prenderai in merito anche se non potrò non cercare di convincerti della mia opinione...”
    Violet si asciugò le lacrime e sprofondò nell'abbraccio di Siger “Io ho paura, Siger. Ho paura. Non credo di essere adeguata per... per tutto questo. è troppo presto! Non... io non volevo...” Notò l'espressione allarmata dell'uomo e si ricompose “Io ti amo, Siger. Ti amo davvero e... ho deciso di tenere il bambino. So che, con te affianco, potrò superare qualsiasi paura o difficoltà. Starai al mio fianco, Siger?”
    “Niente è nessuno mi sposterà di un millimetro da te, anzi da voi... io... non hai un'idea di quanto sia felice...” Siger cercava di trattenere l'emozione ma non aveva la forza quindi lasciò che gli occhi divenissero lucidi. “So che per te sarebbe un grande sacrificio rinunciare anche solo per un periodo ai tuoi viaggi quindi capirei se non te la sentissi...”
    Violet scosse la testa e cominciò a ridere “No, Siger. Non darmi del voi. Dammi del tu, ti prego. Il voi è così distante... io ti voglio vicino.I viaggi? Chi mi dice che non fossero solo una scusa per fuggire da me stessa? Mi sentivo così sola senza di te, in Egitto... forse è giunto il momento che mi fermi e tu... tu sarai la mia casa. Vuoi esserlo?” lo baciò sulla guancia.    “Voi era... diciamo un plurale per tenerezza...” Siger divenne rosso rosso in viso, cosa che non capitava da molto “Certo che lo sarò, per tutto il tempo che vorrai...” ricambiò il bacio stringendola forte “Possiamo cavarcela bene...”
    Violet rise di cuore, rassicurata dalla presenza di Siger e dal suo amore. Gli prese la mano e la baciò. Ogni dubbio era svanito di fronte ai sentimenti che lui provava per lei e che lei sentiva così bene “Siger Holmes... vuole diventare mio marito?”
    Siger sapeva che si sarebbero sposati ma sentirlo dire così gli fece girare forte la testa. Già non svenire sarebbe stato un bel traguardo. Prese fiato “Certo, non ho mai voluto altro così tanto nella mia vita...”
    Violet sorrise e lo baciò sulle labbra “Non lo avrei mai pensato ma... nemmeno io”.
    “Perdonami ma temo di dovermi sedere un attimo...” disse lui tornando al suo posto... scoppiò a ridere. “Oddio che bella resistenza che ho. A momenti svengo...”
    Violet rise “Sei dolcissimo, Siger...” lo carezzò sulla fronte “Dolcissimo... Sono sicura che sarai anche un padre perfetto”. Si carezzò il ventre, ancora perfettamente piatto e sorrise “Perfetto...”
    “Lo spero... davvero tanto... Oddio mi pare così assurdo...” Siger Holmes non sapeva cosa dire.“Certo che avremo dei mesi ben intensi per preparare tutto... troveremo un modo”.
    Violet annuì. Ormai aveva ritrovato la calma “Ne sono sicura”. Si asciugò le ultime lacrime. “Anche a me pare assurdo, eppure...”Scoppiò a ridere e a piangere insieme. Era al massimo della felicità. Tutte le sue paure si erano trasformate in certezze, alla sola vista dell'uomo che amava.“Immagino che sia troppo presto per pensare ad un nome, non so nemmeno di che sesso è!” rise di nuovo e si versò una tazza di tè, che cominciò a bere a piccoli sorsi.
    “Potremmo tirar fuori qualche idea per ognuno dei due casi, ma per quello c'è tempo, per ora dovremo informare le nostre famiglie e organizzare il matrimonio...” Siger restò a pensare a quanto avessero da fare.
    “Hai ragione. Vuoi sposarti presto? Vorrei poter indossare il vestito da sposa senza far vedere che sono incinta… Sai… non mi piacerebbe presentarmi all'altare con il pancione, neanche appena accennato!” Violet rise.
    “Va bene, per me andrebbe bene anche tra dieci minuti ma temo non sia possibile senza scatenare lo sdegno di tutti i parenti...”
    “Direi che un mese possa essere sufficiente bene. I primi giorni di maggio sono così belli…” la donna sospirò, pensando di preparare un bouquet fatto di sole rose.
    “Vero...dovremmo andare dai tuoi almeno... vuoi dirglielo già oggi?”
    Violet posò la tazza ormai vuota e annuì “Non vedo perché aspettare...” cominciò a ridere “Siger! Ti rendi conto? Stai per diventare papà!”    “Cerco di ripetermelo spesso perchè non mi è così facile crederci... oddio... a beve saremo genitori... se penso che neanche sei mesi fa pensavo di dovermi rassegnare alla vita da vecchio scapolo...”
    Violet rise “Non sei poi così vecchio! Anzi, io sono addirittura più vecchia di te, se vogliamo essere precisi! Comunque calmati... mancano ancora otto mesi!”
    Rise anche lui “Non sarò vecchio ma rendevo al pessimismo fino a qualche tempo fa... non penso che riuscirò a calmarmi molto presto...” Siger aveva la testa piena di mille pensieri che si accavallavano tutti rendendolo frenetico almeno mentalmente dato che riusciva a mantenere almeno un'apparenza quasi normale.
    “Non trattenerti, mio caro. Sfoga ciò che hai dentro!” Violet si guardò attorno “Magari sarà meglio aspettare di uscire da qui... Che ne dici di andare al giardino delle rose a Regent's park prima di passare a casa mia?” lo guardò con adorazione.    “Sì, sarà meglio, è un'ottima idea” Lui le sorrise notando il suo sguardo... No, non ci avrebbe mai fatto l'abitudine a essere guardato così, sarebbe rimasto scombussolato ogni volta.
    Violet si alzò e si accomodò elegantemente il soprabito “Ci avviamo?” sorrise nuovamente a Siger e quando lui fu in piedi, lo prese per il braccio che non era impegnato a tenere il bastone mentre uscivano dal locale.“Cosa dirà tua madre?” sorrise al pensiero della suocera. “Dici che le piacerò? E a tuo padre?” Rise. “Francamente mi fa uno strano effetto avere Sherlock come cognato! è il tuo unico fratello?”    “Mio padre sarà felice di vedermi sistemato e finalmente la smetterà di rovistarmi le tasche alla ricerca di tracce della mia amante in maniera così rozza, a mia madre prenderà un colpo perché è sempre stata tanto occupata a considerarmi malato che non si è mai accorta che sono più normale degli altri due. Questo ti dice che ho in effetti un altro fratello, si chiama Mycroft, è di poco più piccolo di me, l'avrai visto alla cena coi tuoi, era quello alto e corpulento che mi passava da bere...”
    Violet sorrise pensando al nome del fratello minore di Siger e cercò di immaginare come potesse essere “Mycroft...”
    È un nome strano lo so, il mio e Mycroft arrivano dai nostri nonni, Sherlock era un compositore per violino oltre che un tabacco...” rise.
    Rise anche lei “Sono bei nomi. Mi piacciono. Sarebbe bello poter dare a nostro figlio - se fosse un maschio, naturalmente - il nome di tuo fratello Mycroft... e se ne avessimo un'altro potremmo chiamarlo Sherlock!” Rise. “Nomi così non sin incontrano tutti i giorni. E’ bene tramandarli, sei d'accordo?”    “Sì, potremmo farlo... Mycroft mi piace poi è un buon presagio, mio fratello è una persona di potere, tutti lo scambiano per una persona estremamente fredda ma in realtà é molto dolce. Lo chiamano ice man...Mycroft è un nome particolare...io e lui abbiamo preso i nomi dai nonni mentre Sherlock esce da un compositore per violino e da un tipo di tabacco... Ebbene siamo una famiglia con nomi strani, poi c'è mio zio Quillish...”
    Violet scoppiò a ridere “Quillish? Che razza di nome è? Certo che siete una famiglia particolare...” scosse la testa, continuando a ridere.
    “Eh non lo so, si tramanda da parecchio... sì, siamo strani tutti... Ma spero che tu riesca a cavartela...”
    Lei rise “Il resto della tua famiglia mi interessa poco. Quello che mi interessa sei tu!” Lo toccò sul naso con la punta del dito, poi lo baciò soavemente sulle labbra.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Sherlock Holmes GdR