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Autore: Cheshire_Blue_Cat    05/03/2013    3 recensioni
La mia prima storia di Soul Eater *felice*
Non vorrei anticipare nulla anche perché non so neppure io cosa sarò capace di scrivere O.O
Aggiungerò un nuovo personaggio, una ragazza dal passato rubato e che è stata dormiente per più di ottocento anni, la sorella di Ashura, il Kishin.
La storia è ambientata dopo la prima serie ed è basata sull'anime ^.^
... a Soul bastò solo un’occhiata per capire che quello non era per niente un comportamento da Maka oltre ad aver captato quella piccola distorsione nell’onda della sua anima.
- Maka? Non eri tu quella che correva dicendo che siamo in ritardo? - chiese prendendola per una spalla e dandole un piccolo scossone.
Lei si girò fissando un punto lontano nel deserto che circondava Death City: - Un’anima… - mormorò...
Tratto dal primo capitolo.
//Dolore al cuoricino ma *sigh* ho deciso di farlo, cambiato modo di scrivere, cambiato città, cambiato casa, ... incompiuta... ma prima o poi finirà anche questa uwu//
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Justin Law, Kishin Ashura, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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SPAZIO ME XD
Buonsalve a tutti! Ho finito questo capitolo alla velocità della luce contando che l’ho iniziato qualche giorno fa :D tutto merito del 6 in matematica u.u mi sento Dio dopo la mia prima sufficienza nella suddetta materia, che ci devo fare… il prof mi odia -.-
Vi lascio al capitolo e mi scrosto dalla tastiera che è meglio…
Dal titolo potrebbe sembrare una cosa felice… vi sbagliate *voce cavernosa* O.O
Armatevi di antidepressivi… XD
 
SOUNDTRACKS: Three days grace-Animal i have become, Imagine Dragons-Bleeding Out, Good Charlotte-Victims of Love
 
^_^ ringrazio quelli che recensiranno e… avrei una domanda: quanti di voi prestano attenzione alle canzoni che scrivo qui sopra^? *troll* vorrei proprio saperlo :)

Hope you like it, posto anche due disegni. Commentateeeee!!! :D


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Romeo e Giulietta
 
No…l’unica cosa che riuscì a pensare dopo che vide Shine cadere.
- Cos’hai intenzione di fare adesso “Romeo”? - ridacchiò il demonietto sedendosi sulla sua spalla con noncuranza.
Non aveva intenzione di rispondergli, si avvicinò al bordo e si tese sul vuoto , la creatura sembrò disorientata da quella reazione e gli tese la mano: - Ehi! Che stai facendo? Lei è già bella che morta, non vorrai illuderti di poterla riportare indietro. -
I suoi pensieri correvano veloci e più pensava più si sporgeva verso il vuoto: Cosa fece Romeo per salvare la sua Giulietta? si chiese soprappensiero: Ah, giusto… morirono entrambi… - Va al Diavolo. - gli augurò il prete a denti stetti prima di buttarsi nel vuoto, precipitò abbastanza veloce da riuscire a raggiungere la ragazza e afferrarla; la strinse a se coprendole la testa e aspettando l’impatto col terreno che tardava ad arrivare.
Sentì un brivido e subito dopo tutta l’aria che aveva nei polmoni venirgli strappata con violenza, si ritrovò appeso scompostamente sui rami di un albero.
Ancora intontito cercò a tentoni Shine che doveva essergli scivolata dalle braccia per l’impatto; la trovò riversa ai piedi del tronco seguendo la corteccia lacerata lasciata dalla sua caduta.
Non riusciva a vederle il viso dato che i capelli neri come la pece le contornava lo testa in un intricato ricamo Anche se non ricordava li avesse così lunghi…
Un nodo gli strinse la gola, si precipitò giù dalle fronde forse slogandosi una caviglia, poco gl’importava, e corse verso la ragazza chiamandola e smuovendola appena, fece per scoprirle il viso che le due dita incontrarono qualcosa di caldo e viscido.
Ritirò la mano.
Sangue…
Nero come la pece…
Che si mischiava ai capelli di Shine e che le colava denso sulla guancia fino a formare una pozza sul terreno.
Le tastò un polso non sentendo la vena pulsare: Il polso non si sente mai… sforzò un sorriso nel tentativo di rassicurarsi.
Si chinò su di lei pregando tutte le divinità che conoscesse, persino il Demonio… che fosse salva. Nessun suono.
Sentì chiaramente qualcosa incrinarsi sotto lo sterno e la rabbia montare, raggiunse la parete di roccia che lo separava dalla cima, guardò in alto e vide la Follia.
La sentiva: stava ridendo. La sentiva nonostante fosse lontanissima, come un’eco nella testa.
Sbatté con violenza le ghigliottine sulla pietra: - Cosa le hai fatto bastardo! - urlò verso l’alto con tutto il fiato che aveva in gola, fino a scorticarsela.
Il demonietto ghignò e scomparve lasciandolo a crogiolarsi nella sua disperazione,diede un altro colpo con la ghigliottina e respirò pesantemente, per un attimo fu tentato di uccidersi, come i due innamorati di quel romanzo, ma era solo una storia: C’è ancora tempo… avanti… devo trovare gli altri, dovrebbero essere nelle vicinanze…
- Avanti non puoi morire adesso… - spirò tra i denti caricandosi il corpo inerme di Shine in spalla e inoltrandosi alla cieca nella foresta, cercando d’ignorare il dolore alla caviglia.
Ci dev’essere per forza qualcuno…
 
Ma dimmi te se mi devo sorbire la parlantina di questa qui… Giriko sbuffò, a suo avviso Marie era insopportabile anche se compensava con il fisico… la pecca era che non poteva toccarla neanche con un dito dato che aveva già minacciato di sfondargli la testa…  e poi, avranno sbagliato strada almeno una ventina di volte e, invece che sulla cima della cascata, deve stavano Shine e Justin, erano finiti esattamente dalla parte opposta, dove la massa d’acqua toccava terra con un rombo.
Quando Marie smise di parlare ringraziò il cielo per poi spostare lo sguardo verso dove la donna stava correndo prima di maledirlo di nuovo.
Corse anche lui afferrando il prete prima che si rovinasse la faccia collassando a terra… anche se lo avrebbe volentieri lasciato andare.
Il peggio era Shine, non dava segni di vita, neanche dopo che Marie usò la sua Onda Guaritrice per rimetterla in sesto; funzionò, anche se lievemente, solo su Justin, per eliminare eventuale Follia a cui era stato esposto, e questo gli restituì la capacità di parlare.
- Dobbiamo tornare subito alla Shibusen. - annaspò, come se fosse appena uscito da una lunga apnea.
 
London Bridge is falling dawn, falling dawn, falling dawn. London Bridge is falling dawn my fear lady…
In quel momento cadde a terra, in mezzo a quella che sembrava una viscida melma nera: Sangue… realizzò provando l’impulso a vomitare.
Cercava di riemergere, ma sembrava che più annaspasse più andasse a fondo.
Improvvisamente la corrente la trascinò verso il basso, qualcosa l’afferrò mentre cadeva provocandole un doloroso strappo al braccio, la massa di sangue le si rovesciò addosso come una cascata lasciandola sporca e affannata.
Piano aprì gli occhi e alzò la testa incrociando degli occhi rossi… quegli occhi rossi: - Ashura! - spirò sgranando gli occhi.
Lui sorrise, le teneva il polso e aveva il viso contratto per lo sforzo: - Non potevo lasciarti cadere. -
Shine dondolò nel vuoto, sorrise a sua volta facendo forza sulla sua mano per issarsi su. Ashura cercò di aiutarla, me era troppo. Sentivano come una forza che li ostacolava e che tirava Shine verso il basso come a reclamarla.
Le cedette il braccio e tornò giù avvertendo un altro strappo alla spalla, Ashura perse di poco la presa sul suo polso ma non la lasciò andare.
Shine strinse i denti: - Sei venuto a prendermi, non sei un codardo… - disse contenta cercando di smentire le parole della Follia, che ora le ronzavano nella testa; riprovò a salire ancora, ancora, ancora e ancora senza riuscirci scivolando sempre di più dalle mani di Ashura finche non rimasero a tenersi quasi solo per le dita.
- Ashura… -
Anime. Le loro anime…
 
Tenendo lo sguardo basso, non aveva ancora detto una sola parola e nessuno se l’era sentita di rompere il suo silenzio: Solo un sogno, un orribile incubo… continuava a ripetersi.
La zucca di Blair volava a bassa quota e lentamente per permettere agli altri di stare al passo, sopra stava lui con Shine, se la teneva stretta sperando di scorgere qualche movimento nel viso quando la guardava. Qualunque cosa… ti prego…
Maledisse gli dei per avercela tanto con quella ragazza, che non aveva alcuna colpa al di fuori dall’essere una preda della Follia. Kishin, non Kishin che fosse… non voleva vederla morire.
Era del tutto estraneo a quel sentimento cieco che gli si stava accumulando sotto lo sterno, ma capiva solo che era nei confronti di Shine.
Il demonietto aveva detto che si era “innamorato”, sinceramente non aveva mai provato niente del genere.
Dimenticò velocemente quelle parole, troppo preoccupato per Shine per curarsene: - Ti prego, svegliati. - mormorò posando la fronte su quella della ragazza.
Gli altri restavano in religioso silenzio camminando affianco alla zucca: Soul, Maka, Stein, Marie, Giriko, Ox, Kim e Kid con le rispettive Weapon. Persino Patty faceva silenzio.
- Credi che si riprenderà? - chiese pianissimo Maka chinandosi verso Soul.
Lui avrebbe tanto voluto risponderle di si, per levarle quella maledetta tristezza che le impregnava la voce: - Non lo so. -
- Sai, credo che Justin si sia innamorato di lei… - mormorò.
Soul annuì mesto facendo intendere che lo sospettava anche lui.
- Sapete… - Giriko s’immischiò nella conversazione avendoli sentiti: - Personalmente spero che la ragazza si salvi… - Maka lo guardò storto per questo improvviso interessamento: - Non vedo come potrei sopportare Justin depresso… -
- Penso che stia succedendo qualcosa di terribile… - aggiunse Kid voltandosi verso di loro.
- Ti appoggio Shinigami, non si era vista una tale carica di Follia da quando tuo padre non combatté contro il Kishin… - si avvicinò Ox lasciando Kim finalmente da sola e libera di scambiare qualche parola in privato con Jacqueline.
Per il resto procedettero in silenzio e nel frattempo iniziò a cadere una leggera pioggerellina, poco prima che passassero il confine tra Messico e Arizona per poi dirigersi verso il Nevada.
La stagione delle piogge era appena iniziata, quella pioggia sembrò accogliere i precedenti avvenimenti come una colonna sonora, enfatizzando ancora di più l’umore cupo che li avvolgeva in quel momento.
Furono costretti tutti a calarsi il cappuccio, Justin invece rimase al bagnato lasciando che la pioggia gli inumidisse i capelli e gli scivolasse sul viso preoccupandosi solo di coprire Shine. Una goccia dispettosa gli scivolò sul mento e cadde sul viso di Shine colandole sull’occhio come una lacrima solitaria.
Fottuto cielo piantala di farla piangere… pensò fissando il volto smorto di Shine, appoggiata sulla sue gambe incrociate.
 
… - Non ti lascio. - promise lui a denti stretti.
- Che sta succedendo? - urlò lei faticando a tenersi.
Ashura non rispose e provò un’ultima volta a issarla su e due dolorose lacrime gli sfuggirono dagli angoli degli occhi: - Shine… - chiamò con affanno: - Distruggi la Follia… - le raccomandò: - Cerca di non farti sopraffare, usala a tuo vantaggio. - aggiunse.
Lei lo guardava continuando ad annuire, si mordeva le labbra a sangue cercando di mantenere la presa. Una sola lacrima le rigò la guancia.
Ashura le sorrise, una vera e propria pugnalata al cuore: - Se la distruggi sarai salva. -
- E tu? - domandò ovviamente lei dimenticandosi che ormai, suo fratello era solo un’anima.
- Ho il mio prezzo da pagare. - chiuse gli occhi, li riaprì. Quel sorriso, di nuovo, un’altra stilettata al petto.
- Shine… sii felice… - mormorò.
 
Appena arrivati alla Shibusen Shine fu portata in infermeria e Nygus le fasciò le ferite riportate nella caduta, soprattutto quella alla testa.
Justin era seduto sulla sedia di fronte al lettino irrigidendosi ogni volta che l’altra arma toccava le ferite di Shine, come se a sentire dolore fosse lui stesso.
- Come si è fatta questi tagli? - chiese Nygus fasciandole l’ultimo.
- Cadendo. - rispose piatto rabbrividendo dal freddo dato che i capelli gli gocciolavano ancora.
Nygus mise apposto bende e disinfettante e si fermò sulla porta: - Puoi rimanere fino a sera, ma so che Shinigami ti stava cercando. - lo avvisò.
Justin fece un verso d’assenso: - Dove sono gli altri? ricordo che c’erano alcuni feriti dall’altra spedizione… - considerò bloccandola sull’uscio.
- Shinigami li ha rimandati a casa, io ho fatto tutto il possibile, hanno solo bisogno di riprendersi. -
- Grazie… - rispose atono, senza averla davvero ascoltata parlare.
Negus rientrò posandogli una mano sulla spalla facendolo sobbalzare: - Ti vedo preoccupato, qualcosa non va? - chiese gentile: - Se è per lei non temere, ha un’anima molto forte. Si rimetterà in fretta. -
Justin sforzò un sorriso e la lasciò uscire dalla stanza, appena fu solo si avvicinò a Shine chinandosi sulle ginocchia rimanendo appoggiato al lettino. Si accese la musica e lasciò che il mondo di fuori scomparisse pian piano.
 
…If this life isn’t hard enough
It ain’t no nevermind
You got me by your side
And anytime you want
We can catch a train and find a better place
‘Cause we won’t have nothin’ or no one keeping gettin’ us down
Maybe you and I could pack our bags and hit the sky
 
Then fly away from here anywhere
I don’t care
We’ll just fly away from here
Our hopes and dreams are out there somewhere
Won’t let time pass us by we’ll just fly
 
Didn’t you see your blue sky now
You could have a better ride now
Open your eyes ‘cause no one here can better or stop us
They can try but we won’t let them
No way…
 
Lei sembrava dormire, di un sonno più simile all’oblio: Sembra una bambina…e come tale gli risvegliava un istinto di protezione. Allungò una mano e gliela posò tra i capelli morbidi affondandoci le dita, ebbe un fremito incontrando la garza che le fasciava la testa e lasciò la mano immobile. Sforzò un sorriso: - Giulietta… - la chiamò.
Che paragone assurdo…
- Justin. -
La canzone che ascoltava rifletteva in modo impressionante i suoi pensieri, sospirò: Avremmo potuto davvero farci le valigie e andare via… aspetta: Da quando c’è un “Noi”?
- Justin? -
Una mano si posò sulla sua spalla e lo riscosse dai suoi pensieri confusi, si voltò e vide Spirit: - Shinigami vuole il rapporto della missione. - gli disse solo.
Justin annuì e, con grande fatica, si alzò per uscire dall’infermeria con passo strascicato.
- Ti vedo interessato alla ragazza… - notò Spirit spostando lo sguardo su Shine: - E non ti biasimo, è… graziosa. Dovresti smetterla di essere così distaccato, potresti perderla prima di dirglielo. -
Justin si fermò, mai una volta che lo lasciassero in pace: Proprio Spirit me lo viene a dire…: - Che ne può sapere un donnaiolo come te, che si porta le ragazze a letto la prima sera? - commentò acido, mandando al diavolo le buone maniere.
Spirit rimase abbastanza stupito da quella risposta, sopratutto perché era stato proprio Justin a dire quelle parole. Ammise che proprio da lui non se lo sarebbe aspettato e lo guardò andarsene senza dire una parola.
Si passò stancamente la mano sul viso: Perché proprio adesso? pensò abbattuto raggiungendo la Camera della Morte.
- Ciao Justin, allora? Come è andata? Non bene a quanto vedo… - lo salutò Shinigami, ma perse immediatamente il suo tono gioviale vedendo l’espressione letteralmente distrutta della sua Death Schyte: - Che è successo? -
 
Gli occhi schivi si spalancarono nel buio della cella, le orecchie si rizzarono, in ascolto, mentre la coda col muso da serpente frustava nervosa l’aria sibilando e i muscoli possenti sotto la pelliccia cremisi guizzavano.
Arricciò il labbro mostrando i denti in un ringhio svegliando il gemello ancora addormentato.
L’ariete scattò in piedi raschiando gli zoccoli a terra e puntandogli contro le corna acuminate.
Il leone lo guardava come qualunque predatore farebbe con la propria preda: le pupille dilatate, il muso contratto e le mandibole che schioccavano. Senza preavviso lo attaccò, tirando una zampata alle agili zampe e ringhiando quando lo mancò, ad ammonimento.
L’ariete stridette gli zoccoli per terra e lo caricò incornandolo sul fianco, il leone ruggì e si contorse azzannandolo sulla schiena.
L’animale si agitò sgroppando e scalciando tentando di liberarsi e colpendo il leone sul muso; indietreggiò disorientato per poi avventarsi nuovamente sull’altro ad artigli sguainati e ricominciare quella danza mortale.
 
Lei non capiva. Guardandolo negli occhi capì di non averlo mai visto piangere veramente osservando quelle due perle che gli solcavano le guance pallide e poi caderle silenziose sulla fronte.
- Addio Shine. -
Il peso di quelle parole le si schiantò addosso come piombo, sentì solo una sferzata di vento e si ritrovò con i piedi posati su qualcosa di solido: - Ashura… - riuscì a dire flebilmente. Sorrise voltandosi, aspettandosi di trovarlo alle proprie spalle: - Ashur… -
Non c’era.
Col cuore che le rimbombava nel petto si gettò sul bordo del baratro e lo vide, ormai troppo lontano per poterlo afferrare: le lacrime che gli sfuggivano dagli occhi incredibilmente sereni, la mano tesa verso di lei in un’ultima carezza e i capelli scompigliati.
- ASHURAAAAAAAAA!!! - e non poté far altro che guardarlo cadere.
Una risata. Quella risata. La Follia.
- Esci fuori bastardo! - urlò in lacrime, stringendo i pugni e si ricordò di essere disarmata, ma continuò a girarsi intorno nel tentativo di scorgere ili demonietto nero: - Kaim! Meru! - chiamò. Le servivano loro due se voleva combattere.
Un riflesso vermiglio in mezzo al buio.
- Ragazzi… - chiamò più flebilmente, avvicinandosi.
Pian piano quel riflesso si definì, rivelandosi essere il muso di un leone, sfregiato da vari tagli; affianco a lui avanzava un po’ zoppicante un ariete, le abbassò le corna contro non’appena la vide. Avanzò, ma il leone con un sobbalzò, lo bloccò ruggendogli contro infastidito e artigliando l’aria a monito di non avvicinarsi.
L’ariete sbatté gli zoccoli per terra e attaccò il leone senza remore facendolo lievemente indietreggiare.
Shine indietreggiava spaventata: - Ragazzi… basta litigare… non vi sembra un po’ eccessivo? - chiese flebile.
Il leone si voltò verso di lei rizzando la criniera mostrando i denti e le saltò addosso con un balzo.
 
Quando gli fu permesso di tornare in stanza non si preoccupò neanche di accendere le luci, si buttò direttamente sul letto.
Dopo quella discussione con Shinigami non voleva altro che dormire, anche se quando cadde addormentato fu subito preda di incubi, immagini contorte e confuse che si intrecciavano e si spezzavano senza logica. Facevano un chiasso infernale: urla, pianti, grida, fuoco ed esplosioni.
Gli sembrava di sciogliersi nell’acido, bruciava e sentiva la coscienza strisciare dolorosamente via.
Basta…pregò tappandosi le orecchie, ignaro che lo stesso sogno agitava Shine sul lettino dell’infermeria.
Dolore…
Tanto dolore…
Sotto lo sterno e infondo all’anima, che sembrava contorcersi preda del fuoco.
Si strinse il viso sentendosi smembrare… e cadde dal letto, col fiato corto guardava fisso davanti a se, a qualche millimetro dal pavimento. Si sfiorò la faccia, qualcosa di viscido gli scivolò sulla guancia e sobbalzò.
Si alzò traballante e passò davanti allo specchio che rifletté la sua espressione sconvolta, riappoggiò la mano sul viso. Niente, non era niente…
Sorrise, avendo la conferma che fosse solo un incubo che già si era dimenticato, fece per andarsene, ma non’appena si voltò con la coda dell’occhio scorse un lampo baluginare nello specchio.
Si rivoltò di scatto. Di nuovo niente: Dev’essere stata un’impressione… si rassicurò stancamente. Nuovamente si toccò la guancia, come di riflesso.
Sgranò gli occhi trovandola bagnata, e viscida… spostò lentamente le pupille tremolanti verso lo specchio e incontro la propria immagine.
Fece un salto indietro e scrollò la mano sporca. Alcune gocce purpuree s’infransero sullo specchio. Fissò il riflesso, non si era mosso, era rimasto ad osservarlo.
Si guardò la mano, quello era sangue, anche se era così scuro da sembrare quasi nero.
Il sangue nero.
Il sangue della Follia.
Lo stesso che scorreva nelle vene di Shine come una promessa di morte.
Si sentì mancare, si appoggiò allo specchio per non cadere strisciando con le dita sporche le gocce di sangue che vi si erano infrante sopra.
Il suo riflesso lo fissava spietato, senza mutare quell’espressione indifferente, chiuse gli occhi e abbandonò la testa sullo specchio facendo combaciare il viso su quello del riflesso.
 
Buio. Aprendo gli occhi non notò nessuna differenza dal suo sogno.
Si strappò le bende di dosso e il sangue ricominciò a scorrere lungo la pelle, si alzò a sedere rimirandosi per qualche minuto le braccia graffiate e su cui andavano a formarsi fiori neri di sangue, disegni che non avevano nessun significato ma che in quel momento trovò bellissimi.
Il sangue colò e tagliò in due le cicatrici dell’ultima volta che aveva usato l’Eco dell’Anima. Fregi translucidi che si rese conto di non aver mai notato, che le attraversavano gli avambracci come una condanna.
Il suo corpo, la sua anima, la sua stessa pazzia… appartenevano alla Follia.
Lentamente si alzò lasciando dietro di se le proprie impronte dipinte col sangue, era scalza e i vestiti le pendevano dal corpo stracciati. Le poche bende che le rimanevano addosso, sul petto e sulle ginocchia, restavano attaccate per merito del sangue che gliele faceva aderire addosso come una seconda pelle.
Si diresse verso i sotterranei della Shibusen, scese le scale un gradino alla volta, come se non avesse alcuna fretta. Arrivò davanti a quella stanza, dal cui interno provenivano versi striduli inumani e si udiva quasi lo strappo della carne che si lacerava.
Sulla porta sbatté qualcosa, Shine continuò ad avvicinarsi, la spalancò e le due bestie si fermarono prima di attaccarsi di nuovo. Affannate, ferite, le si avvicinarono, mostrò loro le braccia sanguinanti e lasciò che gliele annusassero e che leccassero via qualche goccia.
Si chinò sulle ginocchia e fece scorrere verso l’alto le mani sul petto degli animali mentre ansimavano pesantemente dilatando le pupille e le narici. Arrivò al collo e strinse.
Con gli occhi sgranati e le pupille strette, intenta ad osservarli, strinse finché non sentì uscire delle loro bocche quell’ultima stilla d’aria.
Per un attimo fu luce, una luce tetra e smorta, e si rialzò impugnando le sue armi. Sapeva dove andare, tornò nel corridoio, diretta fuori.
- Shine… -
Si voltò: Maka… era rimasta per vedere come stava Crona. Riuscì a riconoscerla grazie ad un lieve bagliore di coscienza, ma durò poco.
Come se niente fosse varcò il portone e raggiunse la scalinata.
- Shine. - la richiamò Maka prima di notare le armi sulle mani della ragazza, le si chiuse la gola: - Shin…! - incespicò all’indietro: - Shinig…! - cadde, si rialzò correndo verso la Camera della Morte: - SHINIGAMI! SOMMO SHINIGAMI! -
 
Si fermò in cima alla scalinata, dove di solito se ne stava seduto Giriko e lì attese.
- Mia bella bambina, mio adorabile demone… - canticchiò una voce gracchiante alle sue spalle, non si voltò e fu il demonietto a volteggiarle davanti al viso e prenderle il mento tra due dita: - … piccola macchina di morte. Ti sei arresa? Tuo fratello è morto, ma non disperare. La Follia riempirà il tuo vuoto e allora sarai mia. - continuò a cantilenare mentre Shine lo guardava atona.
Senza preavviso la lama di una ghigliottina trapassò il demonietto che le accarezzava ancora il viso e andò a piantarsi con violenza sulla spalla di Shine aprendo un profondo taglio.
Il demone ghignò, scomparve e si ricompose poco lontano accavallando le gambe nel vuoto,appoggiandovi sopra il gomito e inclinando la testa sul pugno chiuso.
Shine osservò la ghigliottina piantata sulla propria spalla, con l’interesse che riserva un bambino ad un nuovo giocattolo, spostò lo sguardo lungo il braccio possessore dell’arma e risalì fino al viso.
I loro occhi s’incontrarono senza emettere neanche una scintilla, freddi come il ghiaccio e assolutamente inespressivi.
Il demonietto batté le mani contento e svolazzò sulla spalla della ragazza, Justin ritrasse la ghigliottina con uno strappo e indietreggiò.
Il demone ghignò chinandosi sull’orecchio della ragazza: - Che brava, mi hai portato un’altra anima e poi, proprio lui… - le prese la testa e le fece guardare Justin dritto negli occhi: - Guarda cos’hai fatto… -
Shine per un attimo sembrò tornare in se, la sua anima arrancò nel sangue nero prendendo un respiro e urlò; lei però emise solo un respiro smorzato, inclinò la testa e si passò la mano sulla spalla, rabbrividì incrociando la pelle lacerata, ma non per il dolore, sembrava proprio non aspettarsi di trovare un taglio là.
Si voltò curiosa verso la ferita e vi intinse due dita, senza fare alcuna smorfia poi osservò la mano e inclinò la testa dal lato opposto: - Il mio sangue… - fissò Justin: - … è nero. -
Il demonietto ghignò ancora: - Avanti, combatti. Il divertimento della morte sta proprio in questo; vedere due anime dannate che lottano per rimanere in vita… - accavallò di nuovo le gambe: - Anche se stavolta, non ce ne sarà per nessuno. - aggiunse a voce più bassa.
Un, due, tre respiri e metallo che cozza contro metallo.
Strinse i denti facendo forza sulle armi e facendolo vacillare, rapida caricò il colpo con l’artiglio mirando alla testa.
Conficcò l’arma, anche se di poco, sulla sua guancia e la ritirò subito dopo.
Lui non le diede quasi il tempo per estrarre l’artiglio, partì in avanti bloccandole entrambe le braccia con una mano e le aprì un taglio dalla spalla destra al fianco sinistro.
Le stava praticamente a qualche centimetro dal viso, quasi si rubavano l’aria: - Eco del Caos. - parlò lei.
L’onda d’urto che andò a crearsi scaraventò Justin qualche metro più in là, Shine si resse a malapena sulle ginocchia, ma sembrò preoccuparsi molto di più di levarsi la maglietta stracciata e lasciarsi le misere bende che le fasciavano strette il petto che un po’ pendevano lasciando le ferite all’aria.
Ai suoi fianchi avanzavano le due belve della Chimera, in un attimo furono addosso a Justin che le respinse non con poche difficoltà.
Kaim tornò all’attaccò e lo atterrò cercando di azzannargli la faccia ignorando la ghigliottina con cui Justin cercava di tenerlo lontano e che gli premeva esattamente sulla gola.
- Ora basta! Shine! Justin! -
Kaim ringhiò e tornò a posizionarsi al fianco di Shine per poi puntare la propria attenzione, assieme al fratello verso Shinigami.
Shine guardò il Dio della Morte e Maka poco dietro di lui con curiosità, come se non li avesse mai visti.
Fu un attimo, lei voltò la testa e la ghigliottina di Justin tornò a piantarsi nella sua spalla, più a fondo stavolta. Si guardò la spalla, Justin emise un respiro strozzato, Shine spostò lo sguardo in basso, dove la sua mano impugnava Meru tornato arma, all’altezza del ventre di Justin, la sua arma ci si conficcava quasi fino all’elsa e lo trapassava senza pietà.
Justin spalancò gli occhi e stirò la bocca in un sorriso, non c’era niente di folle in quelle labbra da cui fuoriusciva una stilla di sangue rosso, era lo stesso sorriso che le rivolgeva quando erano insieme. Lasciò la ghigliottina su di lei e con la mano le accarezzò i capelli.
Shine rimase immobile. Non capiva, non ne era in grado, ma l’espressione del suo avversario la incuriosiva. Per guardargli meglio gli occhi si sporse in avanti e fece accidentalmente combaciare le loro labbra, non sembrò curarsene così come fece Justin.
Maka sospirò di sollievo: - Sono tornati normali. - spirò sollevata.
Il demonietto ghignò e Shinigami sembrò indurire l’espressione della propria maschera: - No. -
  
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