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Autore: Moonshine Quinn    06/03/2013    0 recensioni
Lo so di essere un po' troppo grande per credere a certe cose, ma non posso negare il fatto che una piccolissima parte di me, nel più profondo del mio cuore, ha ancora voglia di essere bambina e vedere con i propri occhi tutti i personaggi che credevo esistere. Babbo Natale, La fatina dei denti, l'omino del sonno, il coniglio di pasqua, ma soprattutto... Jack Frost. Quando ero piccola mia madre non faceva altro che ripetermi di coprirmi, sennò Jack Frost mi avrebbe congelato le guance. Lo aveva sempre descritto come fosse un personaggio negativo, ma non è affatto così, o almeno speravo che non lo fosse. E adesso sentire mio fratello di sette anni parlare da solo in camera, senza preoccuparsi che qualcuno gli dia del pazzo o del fuori di testa, dicendoci di parlare con Jack, manda in cortocircuito me! Così è nata la mia storia che, se non riuscite a comprendere a fondo, mi fa passare per pazza!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jack

Era stato solo un sogno, un frutto della mia immaginazione, o una ragazza mi aveva appena chiamato?!

Volai a velocità supersonica verso l'ultimo posto in cui l'eco della sua voce era ancora udibile e, una volta raggiunto il posto, rimasi sorpreso nello scoprire che la casa in cui ero arrivato era la stessa di Jeremy, il bambino che ogni sera passava ore ed ore a parlarmi, certo che lo sentissi, ed era così! Ma la voce che avevo sentito prima non era la sua. Era una voce femminile, ma non quella di una bambina, bensì quella di un'adolescente di circa 16-17 anni.

Entrai nella stanza di Jeremy, camminando con passo felpato, temendo che qualcuno potesse sentirmi o, meglio, che il piccolo potesse sentirmi. Ma la stanza era vuota, così uscì e mi diressi verso le scale, tendendo leggermente l'orecchio. Tutta la famiglia era riunita in cucina e parlavano allegramente. Si sentivano i vari rumori che invadevano la casa: una radio accesa su una stazione pop, le posate contro i piatti, le voci allegre di tre persone. Volai giù dal primo piano e mi nascosi dietro la porta della cucina, ascoltando i loro discorsi.

Il piccolo Jeremy stava parlando di qualche sua avventura avvenuta a scuola, il padre (intuivo dalla voce molto profonda) borbottava qualcosa riguardo al lavoro, la madre non diceva altro che “Davvero?”, “Non mi dire!”, “Perché?” e “Shine, tu non ci racconti nulla?”. Rimasi pietrificato dal suono di quella parola. Shine, ovvero, brillante. Mi sporsi leggermente per vedere come fosse questa Shine, ma il caso volle che in quel momento Jeremy mi vedesse. Aveva appena chiamato a gran voce il cane (un husky, penso), e quando mi ero sporto per vedere la sorella, lui aveva il viso voltato nella mia direzione. Il viso del bambino s'illuminò e, come un razzo, Jeremy scese dalla sedia e mi venne incontro, ignorando la madre che continuava a ripetergli di stare seduto a tavola finché non avesse finito il cibo. Non feci neanche a tempo a fargli segno di fermarsi, che mi stava già abbracciando con gioia immensa. Alzai lo sguardo e fu lì che la vidi. Lì vidi per la prima volta Shine McCraig! Il fiato mi vene a meno, le gambe sembrarono cedere e gli occhi mi si spalancarono di colpo. Il bambino, notando il mio strano comportamento, mi guardò preoccupato.

«Tutto bene Jack?»

Accennando un sorriso annuii e di getto gli chiesi «Chi è quella ragazza seduta al tavolo con mamma e papà? Un angelo?»

Lui scoppiò a ridere e si voltò verso la ragazza.

«Quella è mia sorella! E non è di certo un angelo!»

A quelle parole la ragazza alzò di scatto il viso e ci guardò... volevo dire, e guardò Jeremy. Aveva gli occhi illuminati da una strana luce, una luce che conoscevo bene, ma che vedevo solo nei bambini. Stava sperando. Sperando per cosa? La vidi agitarsi sulla sedia, per poi alzarsi e dire a sua madre «Arrivo subito, vado un attimo di sopra a... ehm... al bagno!»

Ci venne in contro, sussurrando lievemente, quasi in modo che solo io potessi capire

«Se davvero ci sei, Jack Frost, sali con me» poi poggiò una mano sulla spalla del fratellino e gli disse di andare a tavola che sennò la madre gli avrebbe fatto saltare il dolce.

Lentamente, Shine salì le scale e io, quasi ipnotizzato, la seguii volandole accanto. Aprì la porta di camera sua e la lasciò un'attimo aperta, ipotizzai che fosse per farmi entrare, per poi richiuderla. Si sedette sul letto e guardò uno strano apparecchio poggiato sul comodino, per poi spostare lo sguardo sui propri piedi. Si schiarii la voce e, senza alzare il viso, cominciò a dire «Io non so se devo... credere davvero a quello che sto per fare ma... senti, Jack, se davvero ci sei, se mio fratello non è pazzo, e se nemmeno io sto per diventare pazza, ti chiedo solo una cosa. Io voglio credere in te, e non so il perché perciò... dammi una dimostrazione della tua esistenza! Una qualsiasi! Non so cosa potresti fare ma... fa qualcosa! Perché io sto per diventare matta, davvero! Non so più se prendermi sul serio o no!»

Feci per risponderle, quando mi ricordai del fatto che lei non vedendomi, non poteva nemmeno sentirmi. Voleva che le dessi una dimostrazione? Bene. Non le avrei congelato il vetro, non le avrei fatto prendere un colpo di freddo improvviso, ma le avrei fatto vedere me attraverso il mio elemento. Feci apparire un blocco di ghiaccio in mezzo alla stanza e, con il bastone, cominciai lentamente a scolpirlo finché...

Ciao. Eccovi il secondo capitolo! Buon proseguimento ;) 

   
 
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