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Autore: Groan    06/03/2013    2 recensioni
Quando un martire per scelta si appioppa un sopravvissuto per sbaglio, la vita non scorre mai veramente serena.
Dal primo capitolo:
Le mani di Piton sembrano artigli, dita troppo magre e vene assurdamente in rilievo. Le serra in due pugni, nasconde le nocche spigolose sotto al tavolo di legno.
«La prossima volta prova a metterci dell'aconito, nel purè. Il tuo utilizzo sconsiderato della noce moscata non mi sta ammazzando abbastanza in fretta.»
Fa una piccola pausa. «Imbecille», conclude, alla fine. Ma la voce è roca e manca di forza, solo gli occhi sono rimasti quelli di prima.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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"L'idea del paziente che sopporta santamente le sue pene è soltanto una finzione letteraria." Pet Sematary

 





Quando non riuscivano a mollarlo dalla signora Figg, Harry seguiva gli zii in piscina. Non proprio per nuotare: lo lasciavano sugli spalti, ad affogare nei suoi vestiti troppo grandi, le guance rese paonazze dal caldo insopportabile, le narici piene dell'odore nauseante del cloro. Rimaneva lì per tutto il tempo della lezione, sonnolento e scoraggiato, inconsapevole di quanto il suo sguardo involontariamente sperso confermasse le maldicenze dei Dursley. Pareva veramente un bambino un po' tardo, una creatura difettosa, mentre se ne stava appollaiato sulle panche di cemento, con gli occhi che sembravano così piccini ed assenti dietro le lenti degli occhiali troppo grandi e scalcagnati.
L'unica cosa che lo consolava erano i rumori gorgoglianti che provenivano, spesso e volentieri, da suo cugino. Pur essendo più simile ad un'orca assassina che ad un bambino, sia per indole che per mole, con l'acqua proprio non andava d'accordo. E come se la rideva, Harry, con la bocca nascosta contro alle ginocchia ossute...

Sono passati dodici anni, da quei pomeriggi pieni di sudore e di noia. Ma è sempre Dudley ciò che gli viene in mente, quando sente il respiro dell'uomo che s'interrompe e la voce che si fa umida e rauca, quando quel suono gorgogliante esce dalle sue labbra screpolate e sottili. Quello che adesso prova Harry, tuttavia, non è divertimento. Ha già le dita attorno ad un fazzoletto, aspetta che quel rumore sgradevole si trasformi in tosse, si prepara meccanicamente ad un possibile rigurgito. Non è pena, ciò che sente. Non sente quasi niente, solo una fitta ogni tanto, che non proviene precisamente da nessuna parte del suo corpo.
La piccola crisi passa in fretta, si lascia dietro solo un filo di saliva che pende dalle labbra all'indice della mano chiusa a pugno dell'uomo. Harry ha smesso di farsi problemi, asciuga quella tenue sbavatura con movimenti un po' bruschi ma efficienti.
«Proviamo con qualcos'altro?», chiede, e la voce è quasi distratta.
Le mani di Piton sembrano artigli, dita troppo magre e vene assurdamente in rilievo. Le serra in due pugni, nasconde le nocche spigolose sotto al tavolo di legno.
«La prossima volta prova a metterci dell'aconito, nel purè. Il tuo utilizzo sconsiderato della noce moscata non mi sta ammazzando abbastanza in fretta.»
Fa una piccola pausa. «Imbecille», conclude, alla fine. Ma la voce è roca e manca di forza, solo gli occhi sono rimasti quelli di prima.
Harry alza entrambe le sopracciglia, scosta la sedia, si riprende il piatto.
«Se vossignoria cambia idea, sa dove trovarmi.»
Piton non risponde, è un grumo di ossa e rancore incastrato tra tavolo e sedia. Irremediabilmente cattivo, in maniera più schietta di prima, quasi più infantile. Scopre i denti storti ed ingialliti, rimane lì dove viene lasciato. Con tutti i suoi rancori e la sua rabbia - se mai fosse possibile vedere l'anima di un uomo, la sua sarebbe nera come la notte, vischiosa e soffocante. Entrarci in contatto è come annegare nel petrolio.
Harry non ha nessuna espressione precisa sul volto, mentre appoggia il piatto sul piano della cucina - benchè, forse, lo appoggi con un po' più di forza e d'inettitudine del necessario.
Piton sibila un mantra di insinuazioni casuali, gli occhi scuri strizzati, i denti ancora scoperti.
Harry fa Evanescere i resti del pasto: quel poco d'appetito che poteva avere per gli avanzi dell'ex professore gli è passato di colpo.

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«Mi sento responsabile.»
«Ancora?», commenta Harry, con una risata appena trattenuta. Ha i piedi scalzi, ragionevolmente sporchi, gli occhiali gli stanno scivolando giù per il naso.
«Non credo che la responsabilità abbia una data di scadenza», osserva lei, sorride malgrado tutto.
Quando si tratta dei lavori di casa, raramente Hermione usa la bacchetta. Non perchè non sia capace di eseguire gli incantesimi prettamente domestici: probabilmente potrebbe mettersi in competizioni con Molly.
Anzi, a voler essere onesti, potrebbe fare il mazzo a tarallo a Merlino stesso, con quasi ogni tipo di incantesimo.
E' un pensiero che lo fa ridere di nuovo, e c'è solo un'ombra di preoccupazione negli occhi di Hermione, di fronte a questo nuovo scoppio d'ilarità immotivata.
Harry non se ne accorge veramente, le cose non le capisce davvero con gli occhi o con la testa. Ne afferra solo il concetto generale, più con lo stomaco che con altro.
«Domani magari vengo a trovarvi», annuncia Harry, un po' dal nulla, con un tono di voce risoluto che, forse, vorrebbe essere rassicurante. Hermione all'inizio non risponde, rimbocca goffamente il lenzuolo, lo strattona come se giocasse al tiro alla fune. E' strano quanto sembri Babbana, in questi momenti. Solo una ragazza, con preoccupazioni normali, una vita senza scossoni. Ma ci sono delle rughe leggere sulla sua fronte, le labbra sono strizzate in una linea sottile.
«Questo è il momento in cui ti ricordo che potresti assumere qualcuno che si prenda cura di Piton. Non si tratterebbe di... di abbandonarlo, ma solo di alleggerirti un po' il carico. Sarà anche un eroe, ma già prima non era esattamente un esempio splendente di sanità mentale... adesso, poi, è ridotto peggio di un detenuto di Azkaban.»
«Hermione... veramente, basta. Non se ne può più di questo discorso. Devo solo stargli dietro mentre mangia e controllarlo la notte, non mi sto... insomma, non sto facendo il martire. Davvero. Se n'è già parlato in lungo e in largo e...»
«...e questo invece è il momento in cui mi ripeti che glielo devi, ed io ti ricordo che stare rinchiuso in questa casa con lui non può essere salutare. Sono quasi due anni che sei bloccato qui, e lo sai che non mi piace impicciarmi...»
Il sorriso un po' ironico ed un po' divertito di Harry riesce, apparentemente, solo a farla innervosire. Per fortuna sceglie di sfogarsi coi cuscini, con la scusa di sistemarli, e non con la faccia dell'amico.
«Ma devo farlo, e più il tempo passa e più insisterò. Perchè sono preoccupata per te», conclude la ragazza, raddrizzando la schiena. incrocia le braccia al petto, tiene le spalle alzate... in una posa quasi protettiva.
«Siamo tutti preoccupati per te, Harry, e lo siamo sempre di più», continua a ripetere, finchè non la si vede rianimarsi. Come se le fosse venuta in mente un'idea, come se avesse un'altra argomentazione ancora più efficace da accatastare insieme alle altre.
«Potrebbe fare bene anche a Piton, vedere delle facce nuove. Con tutto quello che ha passato...»
Solo adesso la leggerezza e l'ilarità di Harry iniziano un po' a venire meno, ed il suo Wingardium Leviosa si sbilancia un pochino. Le coperte, anzichè levitare aggraziatamente ed ancora piegate sopra al letto, si sfanno a metà.
«Non ripartire con la storia del "clinicamente pazzo". A me sembra normale», osserva, salvo poi aggrottare la fronte.
«O almeno, non mi sembra più strano di quanto non fosse prima», conclude, riabbassando le coperte sul letto con un movimento cauto della bacchetta. Cerca di non guardare Hermione, ma gli sembra di percepire fin troppo distintamente il suo sguardo carico di pena e di aspettative.
Il ragazzo alla fine sospira, si stringe goffamente nelle spalle.
«Ci penserò», concede, senza minimamente immaginare che, stavolta, possa mantenere la sua promessa.

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All'inizio era un inferno. Un lungo, estenuante processo di prove ed errori, apparentemente infinito. Ci ha messo parecchio ad imparare tutte quelle piccole cose, assurdamente necessarie...
Forse perchè non sempre ciò che vuole Piton ha un senso. Non da quando è sopravvissuto al morso di Nagini, almeno.

La ferita gli ha lasciato una brutta cicatrice sul collo, dalla gola in giù la pelle è una nauseante carta geografica in rilievo, un orrore fatto di avvallamenti di un brutto colore rosato e spesse linee di pelle troppo chiara.
Di sicuro, Harry non pensava che questo sarebbe stato un problema. Quando mai quell'uomo sgradevole - quell'uomo di merda, per citare gratuitamente Ron - aveva dimostrato anche solo un minimo interesse per il proprio aspetto fisico?
Eppure, Piton non riusciva a lasciare stare la cicatrice, non riusciva a tenere quelle dannate mani lontano da lì. Le dannate unghie. Non è che si grattasse, sembrava più che altro che ci volesse proprio scavare, nella pelle. Non se ne rendeva neanche veramente conto, iniziava quand'era apparentemente sovrappensiero e continuava... be', ancora adesso Harry non è sicuro di quale stato d'animo avesse mentre continuava. Neanche vuole saperlo veramente.
Ogni tanto lo sorprendeva a guardarsi allo specchio. Coi denti scoperti in una specie di ringhio muto, gli occhi assurdamente vuoti, i polpastrelli delle dita magre che frugavano tra quelle nuove pieghe della pelle, come le dita di un cieco che cerca di leggere una scritta in braille. Forse non era neanche un problema dettato da chissà quale paranoia estetica, forse era causato dai danni più profondi ed umilianti, che ancora adesso non gli permettono di mangiare senza rischiare di strozzarsi come un fringuello idiota che cerchi d'ingurgitare una gomma da masticare usata...
Comunque, è saltato fuori che più si copriva quella parte del collo alla vista, più rimaneva tranquillo. Riuscire a farlo desistere dal tenersi il maglione a collo alto anche d'estate, poi, è stato un momento d'ilarità pazzesca: Ron non sarà un granchè a fare piani, ma questo comprendeva un gran numero di famigerati maglioni alla Weasley... e la sparizione di quelli sobri e neri che Piton portava di solito. Come riuscire a far odiare un indumento in pochi, semplici passi.
Se Harry ripensa all'espressione innocente e sadica dell'amico durante quei momenti di crisi esistenziali assortite, gli viene di nuovo da ridere fino a piegarsi a metà. Al momento, l'unica parte veramente sgradevole della faccenda è costringere quel corvaccio maledetto a tenere le unghie della mani comicamente corte, ma l'ex professore ha scoperto, suo malgrado, che l'insistenza di Hermione non conosce limite.

Non che ci abbia mai riflettuto veramente sopra, ma... in un certo senso, lo hanno salvato più in questi due anni, con i loro piccoli atti di eroismo quotidiano, che con le grandi gesta assurde compiute durante Hogwarts - e la ricerca degli Horcrux, e l'ultima battaglia. Forse ci vuole più coraggio per affrontare le difficoltà di tutti i giorni, quelle che ti logorano pian piano, ed è per questo che sente questo sentimento caldo di gratitudine e... be', di pace.
Pace. E' una parola strana, una a cui non pensa spesso. Non da quando Piton è uscito dal San Mungo.
Hanno dovuto nascondere ben più di un caso di magia involontaria, da quando si sono rinchiusi in quella casa. Erano scoppi brevi ma violenti, ed Harry non ripensa volentieri alla botta allucinante che s'è preso quando quell'uomo disastrato gli ha aizzato contro i soprammobili più pesanti che ci fossero nei dintorni. Involontariamente, per carità. Forse.
Le sopracciglia bruciate di Hermione sono state più che altro oggetto di risa, ma quando l'attizzatoio ha spaccato il sopracciglio di Ron non avevano molta voglia di sghignazzare. Ci hanno messo un po' per capire cosa causasse quelle crisi, l'hanno scoperto quasi per caso.
Si trattava della libreria: Piton continuava a togliere un libro dal primo scaffale, uno dal terzo. Loro, poi, li rimettevano a posto. Senza capire. E' saltato poi fuori che era il numero dei libri sugli scaffali, a togliergli il sonno e renderlo così incline agli scoppi di violenza immotivata. L'ha capito Hermione, in un lampo di genialità di cui, dapprima, gli altri due hanno riso.
Quei maledetti libri dovevano essere pari. Come gli oggetti che appoggiava sul comodino prima di andare a dormire - una moneta a destra, un bottone a sinistra, una candela di là ed una di qua. Per bilanciare, ha spiegato poi, laconicamente. Ma i primi tempi, ancora non parlava. Non era un problema fisico, in realtà, si era solo... chiuso, come le fauci di una qualche bestia strana. Si era inghiottito da solo. Anche quando si era degnato di tornare a comunicare coi comuni mortali, non dava un granchè di spiegazioni: riguardo ai libri aveva solo borbottato che trentuno era tredici al contrario. Che i numeri dispari non erano numeri buoni.

Vogliamo aggiungere altri capitoli a queste mirabolanti avventure? Harry ci ha messo un mese per rendersi conto che Piton non mangia carne.
Il Principe di 'sti calderoni ancora non si degnava di parlare, e con la trachea disastrata che si ritrova, be', lo avevano effettivamente avvertito che il grande eroe poteva finire col rigurgitare qualcosa. Con grande delizia del suo badante improvvisato. Anche qui, la soluzione gli era capitata tra capo e collo in maniera del tutto casuale, insistendo su quello che riusciva a mandare giù ed eliminando piano piano tutto il resto... ed Harry s'è sentito effettivamente piuttosto stupido, quando s'è accorto in ritardo di due settimane di aver iniziato quella dieta strettamente vegetariana, dopo un mese d'inferno. Gli era venuta voglia di percuotere l'ex professore con un mestolo: aveva desistito solo perchè gli sembrava un comportamento un po' troppo da signora Weasley.

E via così, di questo passo, tra ostacoli grandi e piccini, sempre a sbattere la testa contro qualche nuova difficoltà. Certo, le cose sono migliorate, Piton è migliorato - se gli improperi e le richieste poco velate di un'eutanasia sottobanco possono essere considerati un miglioramento rispetto al mutismo di prima. Sta di fatto che la situazione è stabile, e Ron ed Hermione sono riusciti a trasferirsi. Vicino, per ogni eventualità - per tenermi d'occhio, pensa Harry, nei momenti più cupi - ma comunque si stanno facendo decisamente una vita loro.
Be', anch'io. E' solo una vita... a puntate. Nei momenti di pausa.
Un pensiero confortante, ma non in questo momento. Piton è seduto al tavolo della cucina, scrive tenendo la testa china. Le rughe profonde sulla sua fronte, la smorfia a labbra strette, parlano di tempeste in arrivo. Continua imperterrito a riempire la pergamena con la sua scrittura piccola e stranamente morbida, quasi femminile. Harry fa finta di non sbirciare, divide la sua attenzione tra il vecchio kit di manutenzione ed il proprio manico di scopa. Una lucidata ogni tanto non può fargli male - e poi si sente un po' in colpa, è da troppo tempo che non vola, che neanche ci pensa.
«Diventerai cieco, così», interviene Piton, dal nulla, alzando gli occhi scuri dalla lettera e guardando il ragazzo intento in quel semplice gesto di manutenzione. Il viso è scavato, sembra incredibilmente vecchio, troppo spigoloso ed onestamente brutto. Fa un sorriso sardonico che sembra quasi quello di un tempo, mentre fissa gli occhi di Harry. Gli occhiali di Harry.
«Forse ti dovevo avvertire prima», aggiunge, falsamente conciliante. Eppure, per i suoi standard quella è quasi una conversazione amichevole: ha scoperto quanto questo tipo di allusioni mettano a disagio il signor Potter. Forse perchè è un suo ex professore, a farle. In compenso, Harry non ha ancora scoperto come fare per non arrossire come un demente.
Lascia che quell'uomo sgradevole si diverta, coglie istintivamente l'occasione.
«Se sta scrivendo per procurarmi un appuntamento al buio, ci aggiunga che sono un ottimo cuoco», suggerisce, con un certo non so che di ripicca. Ma Piton sembra capire la domanda che sta dietro all'impertinenza del ragazzo, perchè risponde. A tono, okay, però risponde.
«Si dice in giro che sono pazzo, ma ti posso assicurare che non lo sono abbastanza. Non per combinarti un appuntamento al buio con la signora Malfoy», osserva, parlando lentamente... ma senza odio, almeno per stasera, senza rabbia. Immune addirittura al disagio di Harry, anche se non alle sue domande.
«Perchè?»
«Perchè è felicemente sposata da più di vent'anni con un Mangiamorte, ad esempio. In più, sei alto quanto il suo femore. Sareste una coppia francamente imbarazzante.»
«No, intendevo...»
«Sì, sì. Lo so. Stavo solo cercando di darti il benvenuto nel fantastico mondo della privacy, Potter.»
Il silenzio che segue non è troppo pesante o imbarazzante. Harry vorrebbe solo avere qualcosa da fare che gli tenga occupate le mani - qualcosa che, però, non possa lasciare spazio a battute di dubbio gusto. Sfortunatamente, ogni pensiero che gli viene in mente sembra dotato di almeno un doppio senso allucinante. Si sofferma a guardare il viso di Piton, deve fare uno sforzo per ricordarsi che ha solo poco più di quarant'anni. Sembra così... vecchio. E, malgrado le battute, malgrado questa sensazione di serenità instabile... capisce qualcosa, ma non con la mente. Non saprebbe spiegarlo a parole, e quando apre bocca lo fa di getto, senza soffermarsi a valutare la decisione presa così, su due piedi.
«La veniva a trovare, al San Mungo. La signora Malfoy.»
Piton osserva la lettera, come se la stesse ricontrollando. Ma gli occhi sono fermi, e non sembra stia veramente leggendo. Lascia che il ragazzo continui, almeno finchè non decide, apparentemente, che si sta spingendo troppo in là.
«E vi scrivete spesso.»
«Dato che ho raggiunto un'altezza superiore a quella di un Folletto, mi ritiene evidentemente un amante più adeguato di te.»
Harry si lascia sfuggire un sorriso onestamente divertito, giusto un po' troppo strafottente. E non demorde, continua come se niente fosse.
«Non l'ha mai invitata qui.»
Piton fa un gesto di stizza, allinea nuovamente il calamaio col foglio di pergamena. Non sembra accorgersi di alzare la mano verso il collo, le dita orribilmente magre pizzicano più volte il tessuto della maglia a collo alto.
«Dovresti avere familiarità con il vocabolo "inappropriato". Praticamente tutto, in questa situazione, lo è. Invitare la signora Malfoy sarebbe l'assurdità che fa traboccare il vaso.»
Harry si stringe semplicemente nelle spalle.
«A me non darebbe noia.»
«Questo mi commuove, ma non era la mia preoccupazione principale. Neanche secondaria, onestamente.»
«E qual'è la preoccupazione principale?»
«Potter. Non insistere.»
«Mi basta anche la preoccupazione secondaria.»

Piton infila la pergamena in una busta, lascia gocciolare un po' di cera dalla candela accesa. Conta le gocce, lo fa solo con le labbra e non con la voce, ed Harry tace, conta anche lui. Tre gocce. L'uomo strappa la busta, tira fuori la pergamena. Continua a strappare la busta, ne prende un'altra dalla piccola pila accanto a sè, strappa anche quella.
Per non farne avanzare un numero dispari. Credo che le stracci fino ad avere un numero pari di pezzetti - se lo facesse davvero, gli riderei in faccia.
Lo pensa, ma non lo dice. E non ride, respira piano per non disturbare.

Sente di aver appena fatto qualcosa di buono. Non saprebbe dire esattamente cosa.



Note dell'autore:
Okay, come avrete intuito non riesco a far coesistere la sanità mentale di Harry e la sopravvivenza di Piton nella stessa fic. Sì, va bene, c'è anche da dire che Piton mi sopravvive male tutte le sacrosante volte.
Comunque, altra storia a capitoli, non preoccupatevi per l'altra: sono due storie che attingono a... non so, serbatoi mentali diversi. Ce la dovrei fare ad aggiornarle senza eccessivi problemi: se ci sono ritardi negli aggiornamenti, dipende da altre sfighe assortite.
Preoccupatevi solo perchè questa è la mia prima storia slash.
Perchè la sto scrivendo? Perchè mi ci stava.
La citazione iniziale è più che altro un omaggio ad una delle fonti d'ispirazione per questa storia, Pet Sematary di Stephen King. Temo però che in questa fic non ci saranno gatti zombie, mi spiace.
Mi scapperebbe anche da lasciare delle note chiarificatrici su questo e su quello, ma sono le 5 e 10 di mattina, quindi insomma. Se avete dubbi o perplessità avete comunque un'ampia scelta di mezzi per farmelo sapere. Vabbè, ampia, ne avete due - non trattenetevi comunque dall'utilizzare le recensioni o il cosino del "contatta" per farmi qualsiasi domanda, sarò ben felice di rispondere.
E risponderò anche alle recensioni sull'altra fic - abbiate pazienza, ma se non acchiappavo questa storia per i capelli sapevo già che mi evaporava l'idea.
Detto questo, vi do l'appuntamento al prossimo capitolo!
  
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