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Autore: Netmine    06/03/2013    11 recensioni
Cap 17- La giovane sconosciuta rivolse i suoi occhi viola verso la nuova arrivata e la fissò con intensità, poi lo scenario cambiò un'altra volta. [..] Le si avvicinò fino a riuscire a poggiarle le labbra sull'orecchio "Ricorda, fidati di me"
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Cap 21- Sembrava un vecchio in tutto e per tutto ma, se lo si sapeva osservare, ci si accorgeva di quel qualcosa che rendeva la sua età indefinibile.
Si portò l'indice difronte alla bocca "Shh. Non urlare. Non voglio farti del male, non te ne ho mai voluto fare" Carol era impaurita e l'uomo se ne accorse "Non mi credi. So di averti ferita, ma è stato involontario!" quasi urlò quest'ultima frase, come se lo tormentasse.
"Allora perché lo hai fatto?"
"Non mi aspettavo di vedere un'altro come me qui! Ero contento, ma sapevo che ti avrei dovuta avvertire e questo mi faceva soffrire molto. Stavo lottando contro di me, non volevo ferirti" sembrava sincero e Carol non ebbe il cuore di replicare.
"Come te? Che avremmo in comune?"
"Sei reale! Tu sei reale e lo sono anche io!" cambiò repentinamente umore e rise di gusto "Sei reale" ripetè, assaporando quelle parole
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai passati quasi tre mesi dall'inizio dei sogni di Carol. Febbraio stava finendo e, con le prime giornate soleggiate, sarebbero arrivati in città anche i venditori ambulanti. 
Era il periodo dell'anno che preferiva perché, anche se non poteva comprare nulla, ogni volta che andava in città per comprare la carne e il pane o per vendere i manufatti insieme al padre, rimaneva affascinata dai meravigliosi gioielli e dagli strani oggetti che quei venditori portavano in città. 
 
Una mattina Carol si svegliò e, come succedeva ogni settimana, trovò delle monete sul tavolo. Le infilò in un borsellino attaccato alla cintura, bevette il suo infuso e andò a sellare il cavallo per recarsi in città.
Il tragitto per arrivarvi non era molto lungo, solamente un'ora o poco più, e Carol lo trascorse pensando alle bellezze che vi avrebbe trovato. 
 
Quando vi arrivò, la sua delusione fu infinita. Nella piazza centrale, che di solito in quel periodo era piena di tendone e gente che entrava a mani vuote e usciva carica di oggetti preziosi e unici, non c'era nessuno, tranne qualche passante e le poche persone che vi si erano fermate per godere del sole.
Carica di delusione comprò il pane e la carne e tornò immediatamente a casa.
 
Passò un altro mese e finalmente i venditori arrivarono in città. Ormai Carol aveva perso ogni speranza di vederli quell'anno e così rimase molto sorpresa quando arrivò in città con i suoi pochi spiccioli e trovò la piazza piena di voci, tende e buoni odori. Comprò in fretta il pane e la carne e vi tornò.
Notò che quell'anno vi erano meno tende del solito ma non le importava, era felice del fatto che ci fossero! 
Entrando nella prima, color terra bruciata, venne invasa dall'odore di dolci e biscotti vari. Tra i tanti odori riconobbe quello dei biscotti allo zenzero, i suoi preferiti, e decise di comprarne quel che riusciva con una moneta. Avrebbe voluto chiedere alla proprietaria il perché del ritardo, ma aveva un espressione poco socievole e decise di chiedere a qualcun'altro.
Girò altre due tende vedendo delle bellissime statuine in vetro, legno o pietra, delle casette per gli uccellini, che sarebbero state molto bene di fronte a casa sua e perfino delle selle nuove, che avevano un buonissimo profumo, non come la sua che ormai era logorata dal tempo, con una staffa attaccata con della corda e che cominciava a puzzare. 
Tutto quello che vide era fuori dalla sua portata, ma era lo stesso contenta di aver potuto vedere anche quell'anno tante belle cose.
 Per ultime lasciò le tende che vendevano gioielli, non ne era mai stata attratta particolarmente, ma le piaceva lo stesso passare di lì e scambiare quattro chiacchiere con i mercanti. 
Oltre ad esse vide un umile banchetto in legno, poco visitato, dietro il quale stava un ragazzo molto in carne e dall'aspetto simpatico. Vi si avvicinò  e vide un sacco di bellissimi orecchini, anelli, bracciali, pietre e anche collane. In particolare una la colpì, era un cristallo trasparente, a forma di prisma esagonale con le due estremità leggermente appuntite, una delle quali era avvolta da un filo di rame che vi si intonava perfettamente. 
"E' un quarzo fantasma, una pietra molto rara" il mercante le si era  avvicinato e ora le stava mostrando il ciondolo "Vedi, all'interno non ci sono aloni. E' una pietra pura e molto bella"
"Si, lo è davvero." Carol ne era affascinata, non riusciva a distogliere lo sguardo "Quanto costa?" 
"Venti monete" 
Carol tornò in sé e si accorse che non avrebbe mai potuto permettersela "E' molto bella, spero che tu la venda a qualcuno che le renda onore" disse con un mezzo sorriso da cui traspariva un principio di tristezza.
Il mercante sorrise "Penso di avere appena trovato quella persona" e le mise al collo il ciondolo "Ti sta molto bene"
Carol guardò la pietra, se la girò tra le mani "Si, è molto bella, ma non posso comprarvela" e, detto questo, se la sfilò e la riposò sul banchetto. "Ma, ditemi, come mai quest'anno siete arrivati così tardi?" disse, per distogliere l'attenzione dal sentimento di vuoto che si era creato nel suo petto quando si era allontanata dal ciondolo.
"Briganti" il volto del mercante si infiammò dalla rabbia "Conoscevano il nostro tragitto e ci hanno colti di sorpresa... Andrebbero puniti! Arricchirsi rubando ad altri il loro duro lavoro... Che modo vile per farlo!"
Carol capì che era meglio cambiare argomento "Quanto resterete quest'anno?"
"Meno del solito, penso che tra un mese  al massimo ci rimetteremo in viaggio"
Quelle parole furono come una pugnalata nel petto per Carol. Avrebbe dovuto vedere quel ciondolo ancora per tanto tempo, sapendo che non se lo sarebbe mai potuto permettere. "Che peccato... Comunque devo andare, il cielo si sta imbrunendo e casa mia è lontana"
"Spero di vedervi di nuovo" disse il mercante mentre Carol si allontanava. Anche lei sperava di rivederlo ed egoisticamente sperava anche che nessuno comprasse quel ciondolo.
 
Durante il tragitto per tornare a casa, Carol continuò a pensare a quel gioiello e  a chiedersi come mai l'avesse colpita così tanto. "Ma certo, il mio sogno!" La pietra era pressoché identica a quella che aveva sognato, per questo l'aveva colpita!
   
 
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