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Autore: Camilla L    06/03/2013    4 recensioni
Mi ricordo come se fosse successo solo ieri quando i miei genitori portarono a casa quella che avrebbe dovuto essere la mia sorellina, la mia compagna di giochi, la mia migliore amica. Avrebbe dovuto essere tutte queste cose, invece per me era solo un'emerita sconosciuta arrivata per invadere i miei spazi, un'ombra semi trasparente che girovagava per casa mia toccando tutto ciò che era mio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mia miglior nemica
 
Mi ricordo come se fosse successo solo ieri quando i miei genitori portarono a casa quella che avrebbe dovuto essere la mia sorellina, la mia compagna di giochi, la mia migliore amica. Avrebbe dovuto essere tutte queste cose, invece per me era solo un'emerita sconosciuta arrivata per invadere i miei spazi, un'ombra semi trasparente che girovagava per casa mia toccando tutto ciò che era mio.
Prima del suo arrivo a casa, ci eravamo già conosciute, ero andata a conoscerla e successivamente a trovarla un paio di volte nell'istituto in cui viveva a quei tempi. Nel suo ambiente mi stava anche simpatica, mi ricordo che avevamo pure fatto un paio di progetti su quando saremmo state finalmente sorelle, ma fu quando lei arrivò nel mio di ambiente che diventò improvvisamente la persona più antipatica del mondo.
I miei genitori desideravano tanto un altro figlio dopo di me, ma decisero di adottarlo invece di averne un altro loro, così poco dopo il mio quinto compleanno arrivò Beatrice, la mia più acerrima nemica. Eravamo coetanee e i nostri genitori pensavano, si illudevano più che altro, che questo bastasse per farci andare d'accordo. Mai illusione fu più disillusa di quella.
Altro che sorelle, amiche, compagne e quant'altro: io la ignoravo completamente, per me era più invisibile dell'aria. Non esisteva nemmeno.
Lei si impegnava per instaurare con me un qualsiasi rapporto, tentava di rivolgermi la parola di tanto in tanto, di farmi partecipare ai suoi giochi, ma io non ne volevo sapere neanche lontanamente.
Anche mia madre e mio padre cercavo di farci collaborare in qualche modo, ma anche lì non ci fu verso. Ero irremovibile. Provarono addirittura a comprarle gli stessi giocattoli che avevo io perchè non dovessi condividere i miei con lei, ma ottennero esattamente l'effetto contrario. Quello mi fece diventare ancora più gelosa di lei: i suoi giocattoli erano nuovi di zecca, i miei vecchi e usurati.
Quando iniziò a frequentare la mia stessa scuola materna divenni ancora più ostile nei suoi confronti, non sopportavo che dovesse per forza essere ovunque andassi io. Non la sopportavo più. Avevo perfino convinto i miei amichetti ad ignorarla come stavo facendo io, da vera piccola dittatrice arrivai a farla completamente isolare dal resto della classe.
Erano tutti preoccupati da questo mio comportamento, in primis i miei genitori, ma anche le maestre, i nonni. Tutti provarono a farmi cambiare idea, ma io non ne volevo sapere, volevo solo che la sconosciuta se ne andasse da casa mia.
Arrivai ad un punto in cui mi accorsi di farle addirittura paura. Non che fossi violenta o particolarmente cattiva nei suoi confronti, cosa assai improbabile visto che la ignoravo completamente.
Andai avanti con questo atteggiamento per diversi mesi, durante i quali il nostro rapporto degenerò vistosamente un giorno dopo l'altro, a volte le bastava solo incrociare il mio sguardo per mettersi a piangere.
Il mio totale disinteresse nei suoi confronti ebbe, però, un piccolo cedimento: un giorno di scuola come tanti mi ritrovai a desiderare di doverla difendere a tutti i costi. I nostri compagni di scuola la presero in giro, probabilmente per colpa mia, l'accusarono di essere imbranata e buffa e lei, come unica difesa trovò quella di rannicchiarsi in un angolo e tapparsi le orecchie con tutta la sua forza. Stupendo perfino me stessa andai verso quel gruppetto e mi misi tra loro e Beatrice ed ordinai categorica ai miei compagni di smetterla di comportarsi così. Lei era la mia sorellina, nessuno poteva farla piangere, poco importava che desiderasse farlo ogni volta che incrociava i miei occhi: io potevo, loro assolutamente no.
Dal quel giorno più nessuno la infastidì ed io mi ammorbidii leggermente nei suoi confronti, anche se un vero rapporto fraterno era ancora parecchio lontano.
Quello arrivò poco prima di Natale, come un dono inaspettato. Visto che frequentavamo ancora la scuola materna e, sapevamo scrivere appena il nostro nome e poco altro, la mamma si offrì di fare da tramite tra noi e Babbo Natale, noi le dettavamo i nostri desideri e lei si occupava di metterli su carta. Quello che mi stupì quel giorno fu che Beatrice non chiese una marea di giocattoli all'ultima moda, come avevo fatto io, semplicemente desiderò che la sua sorellina le volesse bene quanto gliene voleva lei.
Quella volta fui io a scoppiare in lacrime, ero stata cattiva, le avevo fatto del male e per nessun motivo poi, improvvisamente mi resi conto che se avessi continuato ad ignorarla lei sarebbe stata lì comunque perchè era la mia sorellina ed era esattamente nell'unico posto dove doveva essere: a casa sua!
Prima del suo arrivo avevo tanto desiderato una sorellina, ma quando arrivò non l'avevo saputa apprezzare come avrei dovuto.
La ricordo alla perfezione mentre dettava la sua letterina, con la stessa disinvoltura con cui avevo chiesto una bambola, lei aveva chiesto una sorella, lei stava chiedendo me, ero io il suo più bel regalo di Natale.
Dopo quelle sue poche parole la mamma rimase per qualche secondo con la penna in mano senza scrivere. Poi, guardando me, disse a Beatrice che Babbo Natale l'avrebbe sicuramente accontentata. Mi stava facendo capire che ero io quel Babbo Natale, che spettava a me decidere se farle quel regalo o meno. Non avevo nemmeno sei anni, ma avevo capito perfettamente cosa volessero dire le parole di Beatrice e lo sguardo della mamma. Corsi via imbarazzata da quella mia improvvisa consapevolezza , mi vergognavo per essermi comportata in quel modo, per aver costretto mia sorella a barattare i suoi giocattoli nuovi col mio affetto.
Ci misi un po' ad adattarmi al mio nuovo ruolo, ma lentamente riuscii a diventare quello che volevo e dovevo essere: una brava sorella.
 
Il Natale seguente facemmo addirittura una letterina a quattro mani in cui chiedevamo due biciclette rosa e...un fratellino. La mattina di Natale sotto l'albero c'erano le due biciclette esattamente come le volevamo, ma del fratellino nessuna traccia. Suppongo che i nostri genitori non volessero intaccare nuovamente la serenità famigliare tanto attesa: e come dare loro torto...ero stata davvero insopportabile!
 
Sono passati dieci anni e quando Beatrice ed io ripensiamo a quei momenti scoppiamo immancabilmente a ridere a crepa pelle, ripensiamo al mio comportamento stupido e a che idiozia fu allontanare così ostinatamente colei che ora è una delle persone più importanti della mia vita. Beatrice non è solo mia sorella, lei è molto di più: è la mia migliore amica, è la mia confidente, il mio universo.
Rido, ma il mio cuore piange, mentre rivive quel periodo lontano, in cui mi sono comportata nel modo peggiore che potessi fare. Però so che quei ricordi saranno sempre lì, per ricordarmi quanto devo essere grata a Babbo Natale e all’ostinazione e all’amore della mia famiglia per avermi donato l’infanzia e la vita migliori che potessi desiderare.
 
 
 
 
 
Salve! Per chi ancora non mi conoscesse io sono Camilla ed è da poco chi mi cimento nelle storie originali, perciò vi chiedo se, per favore, potreste dirmi cosa ne pensate di questa e delle altre storie che ho già postato, ogni parere è ben accetto, so di non essere impeccabile ed ho bisogno dei consigli di tutti! Grazie a tutti voi che avete letto e siete arrivati fino a qui!
Baci Camy
   
 
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