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Autore: Fiamma Erin Gaunt    06/03/2013    1 recensioni
Tom è nato e cresciuto in un orfanatrofio babbano, non sa chi siano i suoi genitori ed è alla ricerca della sua identità.
Hydra è orfana, fin da quando aveva tre anni ha vissuto con i suoi zii e dei suoi genitori ricorda solo piccoli dettagli.
Tom è Mezzosangue, ma discende nientemeno che da Salazar Serpeverde.
Hydra è Purosangue, ma a volte preferirebbe non esserlo, perché il cognome Black è pesante da portare.
Tom e Hydra frequentano la stessa scuola da cinque anni, ma non si sono mai degnati di uno sguardo.
Lui freddo e distaccato, lei machiavellica e dal sarcasmo tagliente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorea Black, Famiglia Black, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Prologo















 
Un nuovo anno scolastico stava per iniziare e Hydra era incredibilmente felice di fare ritorno tra le mura del castello. Passare le vacanze estive con la famiglia, che nel suo caso equivaleva agli zii e ai cugini, era sempre uno strazio. Pollux non faceva altro che proporsi nei modi più diretti ed imbarazzanti possibili, Cassiopeia di contro, dall’alto dei suoi vent’anni, la snobbava completamente. Evidentemente non la considerava degna della sua attenzione, ma a Hydra questo non importava. L’unica nota positiva, in quei tre mesi all’insegna di eventi mondani e visite di vecchie conoscenze Purosangue, era la presenza di Dorea.
Tra tutti i suoi parenti, lei era l’unica con cui avesse legato. Ed era da lei che era diretta proprio in quel momento, mentre attraversava il corridoio che separava le loro stanze e passava davanti alla camera di Pollux nella speranza di non incontrarlo.
Speranza vana, dal momento che un lieve cigolio le annunciò ciò che purtroppo già sapeva: Pollux l’aveva vista.
- Hydra, dove vai a quest’ora? Stavi forse pensando di farmi una sorpresa? –
Hydra alzò gli occhi al cielo, sforzandosi di trattenere un’espressione disgustata alla vista del sorriso malizioso del cugino.
- Sto andando da Dorea – replicò diplomaticamente, mentre si sforzava di non aggiungere che avrebbe preferito una sessione di Cruciatus ad un incontro notturno con lui.
- Ma davvero? Credo che la mia sorellina stia dormendo, ma se vuoi puoi stare in camera mia, come vedi sono sveglissimo –
- Bè, grazie per l’offerta Pollux, ma sono certa che Dorea mi stia aspettando – lo contraddisse, passando sotto il braccio di lui e sgusciando dalla sua presa.
Proprio in quel momento la porta della sopracitata si aprì, mostrando una Dorea in camicia da notte e con i capelli leggermente arruffati.
- Hydra, sono venti minuti che ti aspetto. Fratello, potresti smetterla di importunarla e tornartene in camera tua? – aggiunse, fulminandolo con un’occhiataccia.
Gli sguardi truci di Dorea Black erano diventati una leggenda, non solo per i suoi parenti, ma in tutta Hogwarts.
Pollux inarcò un sopracciglio, con un’aria a metà tra l’altezzoso e l’oltraggiato che assomigliava in modo impressionante a quella con cui Cassiopeia guardava Hydra, ma si astenne dal commentare.
- Fareste meglio a non fare tardi, domani c’è scuola – decretò, chiudendosi dietro la porta, non prima però di aver lanciato l’ennesimo sorriso alla cugina.
- Mio fratello è un completo idiota – commentò Dorea, mentre si accoccolavano sotto le coperte del suo ampio letto a baldacchino.
- Puoi dirlo forte –
- E pensare che crede ancora di avere qualche possibilità con te –
Hydra storse il naso, disgustata. Certo, Pollux Black era un bel ragazzo, con quelle spalle larghe, i capelli neri e gli occhi di un singolare grigio perla, ma era suo cugino e, per di più, era un tale idiota.
- Evitiamo di parlarne. È tardi e non vorrei avere incubi – scherzò, facendo scoppiare a ridere la cugina e spegnendo la candela sul comodino.
- Buonanotte, Dra –
- Notte, Rea –
 
 





*******
 






Erano da poco passate le undici, ma Tom stava ancora riempiendo il suo baule. Finalmente sarebbe tornato ad Hogwarts; quei mesi nella scuola di magia e stregoneria erano l’unica cosa che aiutasse il ragazzo a superare l’estate all’orfanatrofio.
Lui odiava quel posto: freddo, sporco e pieno di quegli insulsi mocciosi. L’unica cosa positiva nell’orfanatrofio era che aveva una stanza tutta per sé; all’inizio aveva diviso la camera con altri tre bambini, ma li aveva spaventati a morte. Da quel giorno nessuno aveva più voluto dormire con lui. Tom ne era soddisfatto; non gli piaceva condividere ciò che era suo, anche se si trattava di una squallida stanzetta di due metri per tre. Peccato che ad Hogwarts ciò non fosse possibile.
La cosa che lo disturbava, unica piccola pecca nella perfezione della Sala Comune dei Serpeverde, era proprio quella di dover condividere la stanza con altri cinque ragazzi. Tom amava la solitudine, conservava gelosamente le sue cose e non tollerava che gli altri invadessero il suo spazio. Avrebbe persino potuto accettare di convivere con altre persone, se tra di loro non ci fossero stati quell’insopportabile damerino di Zabini e quel pallone gonfiato di Pollux Black. Aveva più volte cercato di capire come quei due fossero capitati nella Casa del grande Salazar, ma non riusciva a darsi una spiegazione logica. Certo, erano sufficientemente versati nelle Arti magiche, ma la loro arroganza e il loro pavoneggiarsi per la Sala Comune li rendeva più adatti a stare tra i Grifondoro.
Ricordava ancora il modo in cui lo avevano umiliato, il suo primo giorno di scuola durante il viaggio in treno, e aveva tutte le intenzioni di vendicarsi, ma con calma e a tempo debito. In fin dei conti, la vendetta era un piatto che andava gustato freddo.
Con un sospiro di stanchezza, ripose nel baule gli ultimi libri e, dopo essersi infilato il pigiama, si accoccolò sul rigido materasso del letto in ferro addossato contro il muro.
Hogwarts, sto arrivando, pensò, mentre scivolava tra le braccia di Morfeo.
 
 










Spazio autrice:

Era un po’ che pensavo ad una nuova long su Tom, stavolta però cercherò di mantenerlo il più possibile IC, e il personaggio di Hydra Black albergava da tempo remoto nel mio cervellino e non aspettava altro che un lampo d’ispirazione per prendere vita. Che dire, spero di essere riuscita ad incuriosirvi almeno un po’ e che mi lascerete una recensioncina (anche solo per dire che la storia vi fa schifo u.u).
Al prossimo capitolo, che sto già iniziando a stendere quindi non dovrei tardare a pubblicare.
Baci,
       Fiamma Erin Gaunt
 

  
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