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Autore: VeraNora    07/03/2013    12 recensioni
Mi cimento nel mio primo "What If": Damon lascia Mystic Falls due giorni dopo la scelta di Elena. Lei non è morta, non è diventata vampiro. Lui va via senza dire niente, senza salutare nessuno e nel lasciare quella vita, si ritrova a dover prendere una decisione, come già accaduto nella 2x12 con Jessica. Questa decisione si ripercuoterà sul suo futuro, e 20 anni dopo quella notte, capirà che al destino non si sfugge, mai.
*****************
«Ho avuto 20 anni per pensare ai “forse”, ed ho capito che il destino non si evita. Niente e nessuno avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi, niente e nessuno avrebbe potuto evitare di farci trovare qui e ora, così. Nemmeno tu»
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine, Elena/Katherine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Elena si morse il labbro inferiore e si diresse verso l’auto parcheggiata  davanti all’appartamento. Cercò di non pensare alla fotografia dentro al libro.
Jessica guardò Damon, stranita.
«Ma fa sempre così?»
bisbigliò. Lui sorrise alla ragazza.
«Stavolta potrebbe avere un valido motivo»
la giustificò lui. La bocca della giovane si allargò in un sorriso sornione.
«Sento odor di storiella! Bene! Sbrighiamoci!»
ridacchiò eccitata. Raggiunsero la vampira e si misero in macchina. La tensione nel veicolo era  palpabile. Partirono e nessuno azzardò a rompere quel muro di silenzio, perfino Jessica decise di tacere: non avrebbe sprecato domande se mai quei due fossero stati  in procinto di parlare di propria sponte.
Dopo un’ora di viaggio, finalmente Elena sbottò.
«Jessica… leggi spesso quel libro?»
chiese. Damon strinse le mani sul volante  e s’irrigidì. La giovane, che nel frattempo si era messa comoda sul sedile posteriore, scattò a sedere e rispose:
«Quasi ogni sera»
Elena annuì guardando fuori dal suo finestrino.
«E c’è una foto in quel libro, non è vero?»
incalzò.
«Sì! La uso come segnalibro!»
«E da quanto tempo è lì?»
continuò Elena.
«Da che ne ho memoria…»
«Ti spiacerebbe se le dessi un’occhiata?»
domandò.
«Elena…»
provò ad intervenire Damon, ma lei lo fulminò con uno sguardo e lui tornò a fissare la strada. La giovane intanto si era tuffata nello zaino a cercare di recuperare il libro. Trovatolo, lo aprì e tirò fuori la foto, allungò il braccio tra i due sedili e la mise di fronte al viso della vampira  commentando:
«È uno schianto non è vero? Anche se a me, l’onore di vederlo in smoking, non l’ha mai dato! »
Ovviamente la fotografia era stata tagliata di netto. Lei annuì e si voltò a guardare di nuovo fuori dal finestrino tentando di nascondere le lacrime che scendevano  a bagnarle il viso.
Non era arrabbiata, lui aveva tutto il diritto di tagliarla via dalla sua vita come meglio credeva… ma quella era la loro foto, l’unica loro foto. Nemmeno lei ne possedeva un’altra. Era l’unico loro ricordo di un tempo che non esisteva più se non nelle loro memorie… o forse nemmeno lì.
Chiuse gli occhi e poggiò la testa al finestrino. Si sentì invadere  da una stanchezza strana, ingiustificata: in soli due giorni il suo universo era stato scosso dall’uomo che era scomparso dalla sua esistenza per vent’anni.  La spossatezza iniziò ad acquistare un senso: quando realizzò cosa volesse dire averlo affianco. La gamma di emozioni che un individuo comune poteva provare nell’arco di una vita, erano all’ordine del giorno con Damon accanto. Si passava dalla gioia al dolore, dall’amore all’odio, dalla rabbia alla passione senza tregua. Ricordò in maniera tangibile, quale fosse l’aspetto che più l’aveva spaventata ai tempi in cui lui le chiedeva una ‘possibilità’: la costante paura di non sapere cosa l’attendesse. Era tutto una sorpresa, una sfida. Lui la metteva in discussione impedendole di crogiolarsi nelle sue sicurezze, la spronava a superare i suoi limiti… la spaventava. Col  passare degli anni, lontana da lui, aveva capito che quella era semplicemente vita, libertà… opportunità. Ora che non ne aveva più paura… lui si era trasformato in un nuovo enigma. L’unica persona che sembrava in grado di risolverlo, era seduta sul sedile posteriore e li guardava come se fossero oracoli:  con occhi sognanti e le orecchie tese, pronte ad ascoltare qualsiasi cosa avessero da dire.
Ma Elena non sapeva cosa dire. Sapeva che se avesse provato ad arrabbiarsi per la foto,  lui si sarebbe arrabbiato ancora di più, con ragione. Se avesse pianto disperata, lui avrebbe chiesto spiegazioni  che ancora lei non aveva capito come dare. Se avesse finto indifferenza… l’avrebbe perso definitivamente.
Damon fino a quel momento aveva lottato tra la situazione scomoda in cui si era ficcato ed il ricordo di quanto accaduto quella mattina: prima al motel e poi sul tavolo della cucina.
 
Provò a concentrarsi, a dedicarsi alla storia della foto, ma pur volendo lui non sapeva che dire. Non sentiva di doversi giustificare, ma sapeva di aver in qualche modo ferito Elena. Una parte sadicamente godeva di quel dolore, una parte di sé che ancora la detestava per non averlo cercato in tutti quegli anni. Un’altra, però, avrebbe solo voluto fermare la macchina, mandare al diavolo tutto e ricominciare da zero… quella era la parte che lui temeva di più, la parte che lo aveva costretto a scappare vent’anni prima, che lo aveva annientato: il suo cuore. Jessica, inconsapevolmente, venne in loro soccorso esclamando:
«Oh insomma! A quanto pare siete due ossi duri! Ok, sprecherò la mia domanda… ma vi avverto! La considero una domanda ad Elena… questo significa che dopo ce ne sarà una anche per te, D!»
La vampira capì che non poteva rimandare oltre le sue spiegazioni; si asciugò lesta gli occhi e si voltò a guadare colui che le sedeva al fianco. Per un breve istante lui ricambiò quello sguardo, riportando però subito l’attenzione sulla strada, con l’espressione corrucciata di un tempo. Nello spazio di un secondo ebbe la sensazione di  non averlo perso, ma una testa riccioluta la riportò alla realtà, ricordandole che tante cose erano cambiate e non sarebbe bastata un’espressione familiare, in cui riconoscere uno stato d’animo, a risolvere le cose.
«Cosa vuoi sapere?»
domandò alla giovane. Jessica riallungò la foto sotto al naso di lei e chiese:
«Parlami di questa… come ci è finita in questo libro?»
«Ce l’ho messa io… anni fa…
 
…Erano passati due mesi da quando Stefan si era allontanato con Klaus. Da quando era sparito.
Era un pomeriggio piovoso d’aprile, mancava un mese esatto al compleanno di Elena che si era incaponita a volerlo festeggiare con Stefan accanto, sano e salvo. Non faceva che cercare notizie e seguire piste, aiutata dallo sceriffo e contrastata da Damon. Ogni volta che correva da lui con un  nuovo indizio,  lui lo demoliva nel giro di pochi minuti. Non sapeva nemmeno lei perché si ostinava a renderlo partecipe, ma non poteva fare a meno di affidarglisi. Anche quel pomeriggio era andata da lui con notizie su alcuni avvistamenti. Non solo:  aveva riportato al vampiro alcuni libri che aveva preso in prestito per distrarsi. Bussò alla porta e lui le aprì col solito sorriso di circostanza.
«Elena! Presumo Stefan si sia fatto vedere in qualche circo nei pressi di Greenville… oppure abbia fatto sfoggio delle sue tecniche per non perdere la piega del ciuffo al meeting L’Oreal di Tulsa»
la canzonò. Lei roteò gli occhi ed entrò spingendolo di lato, dirigendosi verso il salotto e prendendo posto sul divano. Aprì la borsa e tirò fuori un plico di carta gialla e due libri che poggiò sul tavolino di fronte al divano.
«Ti ho riportato questi»
gli disse. Damon si avvicinò e prese tra le mani il libro più piccolo.
«Ecco dov’era finito! L’ho cercato dappertutto!»
esclamò. Elena fece una faccia sorpresa.
«Scusa… non credevo lo stessi leggendo…»
si giustificò.
«Non lo stavo leggendo infatti… ma ci sono affezionato e temevo d’averlo perso…»
spiegò lui. La ragazza ponderò se fosse il caso o meno di approfondire la questione, ma si convinse che comunque lui non le avrebbe risposto mai… non seriamente almeno. Prese il plico e lo aprì.
«Cos’è quella roba?»
volle sapere lui. Lei scosse la testa e disse:
«Non lo so ancora. Me lo ha consegnato il postino mentre uscivo di casa… non ho avuto tempo di aprirlo…»
La ragazza tirò fuori dalla busta delle foto.
«Sono le foto che mi hanno fatto al concorso… oh…»
si bloccò lei.
«Ci sei anche tu…»
gli comunicò. Il vampiro posò il libro sul tavolino e si avvicinò a guardare la foto incriminata. Era stata scattata durante il loro ballo al concorso di Miss Mystic Falls: li ritraeva intenti a guardarsi con intensità mentre le loro mani si sfioravano appena.
«Sono davvero contento che la  storia dell’impossibilità di fare foto ai vampiri sia solo una favola… voglio dire… sarebbe stato un vero peccato, sono splendido!»
commentò ironico. Elena lo guardò male.
«Tranquilla! Anche tu, anche tu…»
cantilenò lui con gli occhi socchiusi ed un sorriso storto. Lei tacque e continuò a fissare  la foto.  Lui andò a versarsi da bere un po’ di whiskey e la osservò a sua volta.
«Va tutto bene?»
chiese premuroso. Lei sollevò le sopracciglia e fece spallucce.
«Anche quella volta era sparito…»
rispose.
Damon poggiò il bicchiere pieno del liquido ambrato.
«Era solo nel parcheggio…»
le ricordò.
«Sì… solo nel parcheggio…»
ripeté lei, distante.
Si era smarrita in un ricordo che la vedeva recuperare il suo uomo dal baratro in cui stava cadendo. Era riuscita a riportarlo indietro quella volta, e Damon l’aveva aiutata.
«Non mi arrenderò con lui, lo sai vero?»
disse risoluta. Lui annuì.
«Lo so… ma non voglio nemmeno che  tu ti illuda! Credimi, se vorrà essere trovato, lo sapremo»
ribatté lui in tono comprensivo.
«Questa te la lascio»
disse mostrandogli la foto, per poi riporla dentro il libricino dalla copertina verde logora.
«Magari ti ricorderai che una volta mi hai aiutata a riportarlo indietro… e la smetterai di fare il cretino»
aggiunse. Elena  tirò fuori dalla borsa un altro foglietto,  lo mise sul tavolo accanto ai libri, si alzò e disse:
«Qui ci sono le informazioni dello sceriffo sugli avvistamenti di questa settimana… leggile, bruciale… fai come ti pare… solo,  fammi sapere se continuare a perdere il mio tempo informandoti o se posso risparmiarmi il disturbo»
Esasperata,  si girò per andarsene ma lui le corse davanti, bloccandola.
«Non ti ho mai chiesto di perdere il tuo tempo… ma è quello che stai facendo. Controllerò, come ho sempre fatto, e come sempre  sarà un buco nell’acqua. Ma non riversare su di me la tua frustrazione, lo sai che voglio ritrovarlo tanto quanto lo vuoi tu»
sibilò lui. Lei aprì la bocca per ribattere ma non riuscì a dire nulla: aveva ragione. Non era giusto incolparlo per la sua natura pragmatica. Quindi gli sorrise e andò via.
 
…questo è quanto»
concluse. Jessica tacque un attimo e poi disse:
«Ok… mi mancano troppi pezzi! D, è il tuo turno! Parlami del concorso Miss bla bla bla e spiegami perché Stefan era sparito»
«Non mi sembra una domanda, Jess»
le fece notare lui. La ragazza sbuffò e riformulò la domanda:
«Potresti parlarmi del concorso Miss qualcosa spiegandomi perché zio Stefan era sparito?»
Damon sorrise mentre Elena tornò a sentirsi gelosa della complicità tra i due. Cercò di ricordarsi la sensazione provata sul tavolo, poche ore prima, quando aveva accantonato l’idea che la ragazza potesse essere una minaccia. Era chiaro che una figlia non fosse una minaccia… ma si contendevano lo stesso cuore. In un modo diverso, forse, ma il premio della contesa era lo stesso. Smise di dare retta a quei pensieri tornando ad ascoltare quello che stava dicendo Damon:  aveva iniziato illustrando a Jess cosa fosse il concorso di Miss Mystic Falls e stava raccontando come mai Elena si era ritrovata a partecipare. Sentirgli spiegare che lo aveva fatto perché era l’ultima promessa fatta a sua madre prima che morisse, la spiazzò. Nemmeno ai tempi si era mai resa conto che lui ne conosceva le ragioni: pensava si trovasse lì per controllare Stefan e basta, per assicurarsi che il consiglio e John non  scoprissero la loro natura di vampiri. Invece stava scoprendo che lui sembrava sapere tutto. Ascoltò in religioso silenzio le parole che gli uscivano dalla bocca iniziando a capire che, forse, non lo aveva mai conosciuto davvero.
«… quindi ero preoccupato che Stefan potesse fare qualcosa di stupido. Ho parlato con lei, cercando di metterla in guardia…
 
si era presentato nel camerino di lei, spaventandola. Voleva avvertirla dei problemi del fratello con il sangue. Lei rispose che ci era già passato e che stava bene. Ma non era così.
Pochi giorni prima Stefan era stato preso in ostaggio e torturato dai vampiri fuggiti dalla cripta. Damon ed Elena lo avevano salvato ma la prigionia … e il supplizio subito lo avevano indebolito molto, lei per aiutarlo gli aveva fatto bere il suo sangue rigettandolo così nella sua dipendenza. Nei giorni seguenti le mentì,  assicurandole che era riuscito a dominare il suo desiderio di sangue umano. Damon lo scoprì dopo che aveva derubato la banca del sangue dell’ospedale. Pensò di godere della caduta dell’eroe, ma John gli stava col fiato sul collo e lui non voleva problemi. Provò a convincerlo a farsi aiutare, ma, come ogni drogato, negò la sua dipendenza. La sua ultima speranza era Elena, solo lei avrebbe potuto convincerlo. Per questo la informò e quando il fratello lo scoprì diede di matto: rapì una concorrente e lasciò Elena da sola. Al momento di scendere per il ballo, il sindaco Loockwood annunciò il suo nome e quello del suo accompagnatore. Damon guardò teso la postazione dove avrebbe dovuto esserci Stefan, vuota;  si voltò  e la vide scendere le scale, bellissima nel suo vestito blu. La sala era gremita di gente e lei arrivando senza il suo accompagnatore, si sarebbe ritrovata in una situazione imbarazzante… stava facendo tutto per sua madre, non poteva fare una figura così meschina. Lui non poteva permetterlo: corse quindi a prendere il posto del fratello. Lei stringendo  la sua mano ad accoglierla, gli chiese preoccupata cosa stesse accadendo;  lui le sussurrò  che avrebbero dovuto prima superare quel momento e solo dopo avrebbero pensato a cosa fare con Stefan. Lei lo seguì titubante. Era in agitazione per le sorti del fidanzato e si sentiva in colpa per averlo messo in quella situazione. Poi la musica partì e Damon la guidò nella danza. Ballarono: occhi negli occhi, sfiorandosi prima, cingendosi poi. Durò poco ma fu un assaggio di eternità. Tutti i problemi, le paure, le preoccupazioni furono spazzate via al ritmo di un valzer. Quando si separarono lei tornò a respirare e lui sentì una scintilla in fondo al cuore accendere una luce in quell’oscurità che si portava dentro
 
...tutto qua»
concluse lui. Jessica rise.
«Così tipico di te!»
esclamò con entusiasmo.
«Cosa?»
si incuriosì Elena.
«Oh, andiamo! Damigella in pericolo e D. corre in suo aiuto!»
«Io rimasi  molto colpita, invece… non mi aspettavo un gesto tanto galante»
obiettò lei.
«Andiamo! Sul serio pensi che ti avrebbe lasciata lì a macerare nella vergogna?»
ribatté la giovane. Elena si rese conto che la differenza tra  le due ‘versioni’ di Damon stava nel fatto che lei lo ricordava nel passato, Jessica viveva  il suo presente. “Chi sarà il suo futuro?” pensò improvvisamente. Cercò di  distrarsi e disse:
«Beh… se lo avessi conosciuto ai tempi, non penseresti così»
«Senza offesa… ma a me non pare lo conoscessi poi tanto bene nemmeno tu, “ai tempi” eh»
fece notare Jess. Damon soffocò una risata. Si era limitato ad ascoltarle, convinto che sarebbe stato interessante scoprire cosa pensava davvero, “ai tempi”, Elena.
«Può darsi… ma non era di certo colpa mia…»
fece piccata lei.
«Cosa dovrebbe voler dire?»
chiese lui, richiamato in causa da quella frecciatina..
«Solo quello che ho detto… a te piaceva far credere agli altri di essere un bastardo, menefreghista… non ti sei sforzato tanto per cercare di convincerci del contrario»
«Bastava mio fratello a farvi credere che i vampiri erano esseri buoni, capaci di amore ed altruismo… io ero l’eccezione a confermare la regola»
puntualizzò lui.
«E voi ci credevate?»
domandò Jessica.
«Non ti è mai venuto in mente che, magari, c’era qualcosa dietro?»
Elena boccheggiò senza trovare una risposta.
«Ok! Basta! Per oggi il processo è finito…»
intervenne lui.
«Guarda che parlo anche con te! Perché diavolo lasciavi credere a tutti che eri un bastardo? Ho sentito solo due… anzi, tre storie che riguardano il tuo passato, ed in tutte emerge solo un dettaglio: eri un mostro. Ma insomma... con chi sono cresciuta io?»
esplose lei. Lui scosse la testa e disse:
«Credo questa sia un’altra domanda… nonché un’altra storia… e tu ne hai già avute due per oggi…»
Jessica sbuffò e si poggiò allo schienale del sedile. Calò il silenzio.
«Non ho capito solo perché ti sei liberata della foto…»
domandò  Jessica.
«Te l’ho detto… volevo che…»
iniziò a rispondere Elena.
«Sì, sì… ho capito… il monito e bla bla bla… »
la interruppe lei.
«Quello che non ho capito io è: perché proprio quella foto?»
Elena tornò a muovere la bocca senza riuscire a formulare una frase, cercò aiuto in Damon, ma lui fece spallucce incapace di capire cosa intendesse la figlia.
«Insomma… se ho capito bene quella foto raffigurava voi due che ballavate mentre il tuo fidanzato era in giro a fare uno spuntino a base di “concorrente sparita”… non capisco in che modo avrebbe dovuto ricordare a D. qualcosa avvenuto ‘dopo’ quel ballo. Cioè, tu volevi lui si ricordasse che in un’occasione ti aveva aiutata a riportare indietro Stefan… ma quell’occasione non era il ballo…»
ragionò Jessica.
«Di’ quello che devi dire, Jess… e smettila di fare giri di parole»
la riprese Damon.
«Beh… per come la vedo io ti sei liberata di una foto che ti faceva sentire in colpa. Insomma, il tuo fidanzato era in preda alla scimmia di sangue e tu ballavi con tuo cognato. Poi ti sei ritrovata in una situazione simile, con Stefan disperso chissà dove, e tu a fare la detective con D. che, non solo ti dava dell’illusa, ma ti faceva anche capire di non avere, poi, tutta questa voglia di seguire ‘ogni’ pista,  senza prove per giunta.  E, nonostante tutto, tu tornavi da lui, in cerca della sua approvazione. Poi ti sono arrivate quelle foto e le hai tenute tutte… tutte tranne l’unica che ti ricordava che c’erano  stati altri momenti in cui avresti dovuto stare lontana da Damon… è solo una mia ipotesi, eh… ma io ci penserei un po’ su»
E tornò a stendersi sul sedile, lasciando i due ad inghiottire il silenzio.
Arrivarono ad una stazione di servizio e ne approfittarono per mangiare qualcosa e sgranchirsi le gambe. Elena andò in bagno e Damon e Jessica rimasero soli.
«Mi vuoi dire cos’era quel numero, prima in macchina?»
bisbigliò con rabbia lui. La ragazza, intenta a bere il suo milk-shake, rispose senza togliere le labbra dalla cannuccia:
«hon sho hi hosa harli»
Lui le tirò uno scappellotto. Lei si raddrizzò lasciando la bibita.
«La storia della foto… cosa volevi dimostrare?»
l’aggredì lui. Lei roteò gli occhi e disse:
«Ah… quello… beh, questo viaggio dovrà servire a tutti, no? Io a conoscere te, tu a conoscere lei, lei a conoscere noi e così via… ho pensato che se vi sono serviti SOLO vent’anni per ritrovarvi non siete dei gran comunicatori. Quindi ho deciso di dire io quello che vi ostinate solo a pensare… o, in questo caso, quello che vi ostinate a non pensare. La mia permanenza su questa terra ha la data di scadenza, non farò l’errore che fate voi immortali di credere che, tanto, c’è sempre tempo»
Damon la guardò cercando qualcosa con cui contraddirla. Non trovò assolutamente niente da dire; quella schiettezza gliel’aveva insegnata lui: l’allieva aveva superato il maestro.
La sua mente volò senza ragione ad una frase detta da Elena qualche ora prima.
«Per caso ti ricordi quando siamo stati in Australia?»
chiese, colto da uno strano dubbio. Lei sollevò le sopracciglia e fece un rapido calcolo mentale.
«Ffff… saranno passati secoli… io potevo avere… 5 anni… perché?»
si informò. Lui scosse la testa e la sua mente iniziò a ribollire di pensieri.
«5 anni…»
ripeté. Elena tornò e si prepararono a ripartire.

   
 
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