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Autore: robiberta    23/09/2007    7 recensioni
È solo un bacio. Un bacio che mi brucia le labbra e la gola. Mi soffoca il cuore. È come volare e sapere che tutto, nella vita, accade per momenti come questi. È solo un bacio. Casto, non passionale. Ma a me basta. -- One-shot su Draco/Hermione. Modificata solo la presentazione.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dirty Soul, Dirty Blood

Così dannatamente bella.

Perfetta, dentro e fuori.

Eccola che cammina a passo spedito, quasi in corsa.

Il corridoio è vuoto, silenzioso.

Il rumore delle sue scarpe echeggia nei muri di pietra.

Il mio cuore sembra andare a ritmo dei suoi piedi, che ormai stanno correndo.

E poi su, verso le scale, verso la protezione della sua torre.

Da dove, nei miei sogni, regna sovrana con una corona di rose.

Fuori, un tuono sembra voler rompere le finestre per entrare… e rapirla.

Bellezza invidiata dal cielo più azzurro, dal sole più caldo.

La seguo con gli occhi, mentre mi da le spalle.

Il lampo di poco prima le ha illuminato il viso, una luce diversa da quella opaca delle lanterne.

Ancora pochi, veloci gradini e sarebbe scomparsa dietro l’angolo.

In pochi istanti noto come il mantello bagnato le accarezzi le forme femminili, mentre l’orlo le tocca le caviglie, coperte da una leggera calza primaverile.

I capelli sciolti che seguono i suoi movimenti, come a rallentatore.

Bagnati e più scuri del solito, ma sempre voluminosi.

Una chioma leonina, ribelle, profumata.

Sentire quel profumo e rimanerne assuefatti.

Tiene sotto mano alcuni libri, che a fatica riesce a trattenere.

Sempre con il naso fra due pagine, lei.

Quel nasino piccolo e rotondo, da bambina.

Un naso pronto a storcersi in una smorfia sdegnata, nel vedermi passare accanto in un giorno qualsiasi.

Ma oggi non è un giorno qualsiasi.

Oggi piove, oggi è primavera.

Oggi è bella come tutti gli altri giorni.

Ma lo è sempre un po’ di più.

In primavera i fiori sbocciano e lei.. ne è la regina.

So che tra poche settimane il volto fiero e intelligente sarà più dorato, dopo le ore passate in giardino a studiare.

Il sole che le accarezza le gote, arrossandole.

…quasi fosse un amante.

E invidio quel sole che può toccarla e scaldare il suo corpo.

E invidio la pioggia che adesso si insinua dentro di lei.. nei vestiti, nei capelli.

La osservavo, prima. Le spalle curve sui libri.

Spalle che sanno sorreggere, che sanno combattere.

Troppo concentrata da non accorgersi di me e neppure delle nere nuvole sopra la scuola.

Non sente il vento alzarsi, il cielo scurirsi, l’odore di pioggia invadere l’aria come una tossina.

Le prime gocce la colgono alla sprovvista, bagnandole i testi e il corpo.

E poi, il tempo di chiudere il libro di botto ed alzarsi, ecco che la pioggia si fa violenta e fredda.

Corre verso il portone spalancato, prima che Gazza lo chiuda per impedire all’acqua d’entrare.

Ed è proprio in quel momento che, avvicinandosi sempre di più al riparo, smette di scrosciare.

Veloce, come è arrivato.

Veloce come lei quando m’ ha toccato il cuore.

E adesso sta salendo gli ultimi gradini.

Potrò rivederla solo l’indomani a colazione.

Stare tutta la notte senza di lei.. in compagnia dell’immagine chiara del suo viso illuminato dal fulmine.

Sento all’improvviso il bisogno di fare qualcosa.

Qualunque cosa, purché quell’attimo non finisca.

E devo sbrigarmi.

«Granger.» dentro, la mia voce è come un sussurro. Ma risuona nel corridoio dura e imperiosa, come sempre.

Avrei voluto urlare, davanti tanta perfezione.

Si ferma quasi subito, un piede sull’ultimo gradino.

Si volta lentamente, prendendo ora i libri con entrambe le braccia.

Oh, vuoi farmi morire, Mezzosangue?

Quel pensiero mi blocca.

Mezzosangue.

Sangue sporco, nata da due miseri e inutili babbani.

Ciò che tiene in vita quell’angelo è un sangue sporco, sudicio.

I suoi genitori sono babbani.

Come possono quelle inutili creature, creare qualcosa che incanti a tal punto?

Una ragazza quasi donna, bella, intelligente, fiera e decisa.

Il suo sguardo incontra il mio: un secondo di sorpresa, poi nient’altro che diffidenza.

Due occhi sempre lucenti, chiari. Incantevoli.

Negli ultimi mesi li ho cercati tanto da sembrare impazzire.

Voglio che mi guardi e che cerchi in me qualcosa di buono, qualcosa che può essere salvato.

Sanno accarezzare e trafiggere chiunque, se solo lo volesse.

Per me, solo sguardi carichi d’odio e di disprezzo.

Sotto il naso, un poco dischiusa, la bocca.

Due labbra fine e rosee che racchiudono una bocca che sputa sentenza e consigli, incantesimi e sorrisi.

Mi ha sempre riservato ghigni falsi, ipocriti, superiori.

Ho visto spesso gli occhi illuminarsi di calore e le labbra curvarsi in un sorriso.

Ai suoi amici, ai professori, pure ai fantasmi delle case.

Mai a me.

«Cosa vuoi Malfoy?»

Pronuncia il mio nome come se fosse una bestemmia.

Fuori, un altro tuono rimbomba tra di noi.

E’ il suono del mio cuore che perde un’altro battito.

L’ennesima sconfitta davanti all’evidenza così ovvia.

Lei è Granger, io Malfoy.

Lei sporca nel sangue, io sporco nell’anima.

Lei l’angelo e io il diavolo.

Sarà così per sempre.

Sorrido mesto, avvicinandomi alla scalinata in pietra, coperta da un tappeto viola, verde ai bordi.

«Sei fradicia.» dico senza nessun tono in particolare.

Dì qualunque cosa, basta che non se ne vada.

Mi osserva dall’alto in basso, alzando un sopracciglio.

«Ero al lago quando è piovuto.» risponde titubante. Non sentendo mia risposta, sospira seccata «Senti Malfoy, se hai qualcosa da dirmi dillo e basta. Come hai ben detto sono tutta bagnata e mi sto congelando. Quindi datti una mossa.»

Imperiosa come sempre.

Una che non gira intorno alle parole. Decisa ad andare dritta alla questione.

Non so cosa dirle.

Sono un ragazzo che di solito ha sempre la risposta pronta.

L’unico che riesce a mettere a tacere la mia bocca velenosa è mio padre.

Beh, ora non più.

E’ come se parlare di fronte a lei, col tempo, mi diventasse sempre più difficile.

Non per paura di ferirla o farla piangere – è perfettamente in grado di rialzarsi con le sue sole forze – ma perché temo di sembrare ancora più viscido di quanto non sia già.

Di sicuro lei mi vede come un serpente velenoso, pronto a mordere chiunque solo per mio capriccio.

Sono cinico, freddo, distaccato, ipocrita, malizioso, viziato.

Purosangue.

Un grandissimo figlio di puttana, insomma.

Quelli come me disprezzano i Sangue Sporco per la loro discendenza priva di maghi importanti e dal sangue immacolato.

Lei fa la stessa cosa con noi.

Ci odia per le nostre idee razziste, per il sentirci superiori a tutti.

Ma in questo momento e in tutti gli altri, con lei che mi guarda dalla cima delle scale e io sotto, ancora nel corridoio, so per certo che la migliore è lei.

Una grande strega, una grande donna.

Sarebbe bello poterla avere a fianco tutta la vita e osservarla quando ne più ho bisogno.

Sarebbe bello..

Sbuffa seccata da tutto quel mio silenzio.

Fa per parlare ancora, quando finalmente mi muovo.

La raggiungo con poche falcate, facendo i gradini a due a due.

In pochi secondi le sono vicino.

Ci separano solo due scalini e i libri che tiene contro il petto.

L’ultimo impedimento... o l’ultima protezione.

Mi guarda un attimo stupida, ma subito dopo riprende il controllo di sé.

«Malfoy che ti prende? Devo andare in Sala Comune, ho freddo!»

Se solo potessi scaldarti io..

Mi ha chiamato Malfoy, come io chiamo lei Granger.

Malfoy

Figlio di Mangiamorte.

Tra pochi mesi forse Mangiamorte io stesso.

Chissà, forse pure mio nonno lo era a suo tempo, oppure seguiva Grindewald, prima che arrivasse l’ Oscuro Signore.

Per lei non potrò mai essere Draco.

Per lei non sarò mai neppure umano.

Solo un serpente che si aggira da quelle parti.

Un rettile inutile e disgustoso, alla quale va schiacciata la testa.

Lei mezzosangue, io sangue puro.

Lei Grifondoro, io Serpeverde.

Lei Dea, io Verme.

Incompatibili.

Rassegnati. L’unico posto in cui potete stare insieme è in un campo di battaglia, in fazioni opposte.

Sono capace solo a fare del male.

..a farmi del male.

«Attenta a non ammalarti, Mezzosangue.» le sussurro.

Siamo vicini – anche troppo – e sono sicuro che mi abbia sentito.

Mi giro e percorro a ritroso quelle scale, allontanandomi forse troppo velocemente.

Sento che anche lei si muove, si allontana.

Mi fermo per sentire l’eco dei suoi passi farsi sempre più flebile.

Scuoto la testa, cercando di togliermi dalla mente l’immagine di lei per almeno due secondi.

Inutile.

Fuori, la pioggia ha ricominciato a cadere, più forte di prima.

Dalla finestra colorata del castello, le figure disegnate nel vetro sembrano piangere.

Piangi per me, cielo.

Perché questo serpente non sa piangere.

***

Com’è cominciata, già tre mesi fa.

Già da tempo mi ero accorto che qualcosa stava cambiando dentro di me.

L’angoscia nel sapere che quello sarebbe stato l’ultimo anno di scuola.

..non è stato un colpo di fulmine

E l’amore che ho dentro non si chiamava amore mesi fa.

Ci siamo incontrati la prima volta a undici anni, ancora troppo innocenti.

Convinti che la vita fosse solo un gioco e l’amore qualcosa di puro e immacolato.

Tu, la leale amica di Potter e Ronald-sono-una-piattola-Weasley.

Così odiosamente per fettina, puntigliosa, saccente.

Una sporca Mezzosangue che cercava di essere migliore di noi, di me, sangue puro da secoli.

Nemici d’infanzia, potremmo dire.

Poi, purtroppo, siamo cresciuti.

Sette anni sono passati da allora, e in sette anni è rimasta l’odiosa amica di Potter e io la solita Serpe sputa sentenze.

Ma sei diventata così bella, così intelligente.

Sei tutto quello che un uomo vorrebbe. La donna perfetta.

Una donna che si commuova ma che sappia dar battaglia, che riesca ad amare un uomo e farlo sentire unico.

In una parola: lei.

Forse l’ho vista con occhio diverso fin da quando, al quarto anno, mi diede quel pugno sul naso.

Sarò masochista, forse. Ma allora mi è apparsa come una ragazza con carattere.

Non un’oca che squittisce di continuo.

Lei sa parlare e sa ascoltare

Allora senti il mio cuore, dannazione! Senti come urla!

Ma forse non fu neppure quello.

In realtà non so spiegare bene come o quando.

L’importante è che sia successo. Perché così ho potuto davvero vedere il mondo.

E grazie a lei ho imparato a mentire sentendo dolore.

O forse rimorso?

Se non fossi nato Serpeverde, avrei avuto qualche possibilità in più.

Quella fiaba che dice ‘sono stato io a scegliere la casa delle Serpi’?

Solo una cazzata.

Sono nato con il veleno nel sangue. L’antidoto sei tu.

Ho avuto genitori deplorevoli, lo ammetto.

Grazie a loro ho imparato a mentire in ogni situazione.

«Ti vogliamo bene, Draco.» mio padre. Bugiardo.

«Anche io ve ne voglio, papà.» io. Uguale a lui.

Tale padre, tale figlio, no?

Però camminare per i corridoi di questa scuola e, vedendola passare, sparare a raffica puttanate micidiali, sta diventando difficile.

Mentire sta diventando davvero difficile.

E’ l’unico modo per andare avanti, per non far cadere la maschera.

Dovrò passare tutta la mia vita così?

Dovrò morire per un ideale non mio?

Sì.

Se il destino esiste davvero, allora il mio è stato scritto.

Chissà, forse qualcuno lassù mi farà proprio uccidere da quell’angelo.

Tutto è possibile. Anche l’impossibile.

Sarebbe la punizione giusta per un diavolo come me.

Quasi aspetto quel giorno.

Uccidimi. Una vita senza di te non la si può chiamare vita.

***

Giugno.

Manca davvero poco alla fine della scuola e di una parte delle nostre vite.

Gli esami sono alle porte. Studiamo come disperati.

Lunedì ho ricevuto una lettera da mio padre.

In sette anni mai e dico mai, mi ha scritto di sua iniziativa o di suo pugno.

Alle volte a scrivere era mia madre o un segretario che si spacciava per loro.

La missiva era corta, appena due righe.

Appena letta, la bruciai.

Non perché contenesse segreti enormi, ma perché averla per le mani era come accarezzare la coda di uno scorpione.

“quando verrai a casa, sarai al mio fianco per la causa.

L.”

***

Sono sorpreso.

Non pensavo di trovarla qui, in quest’aula vuota.

Pensavo di riuscire ad evitarti almeno in questi ultimi giorni.

Lacerarmi solo con il tuo ricordo, illudendomi che tu sia solo un sogno.

«Malfoy?»

«Granger. Come mai qui?»

Dovrei uscire, allontanarmi da lei.

Entro chiudendo la porta.

È seduta a gambe incrociate sulla cattedra, un libro in equilibrio sulle ginocchia.

Corruga la fronte al mio gesto.

Pensava che me ne andassi, vero?

Beh, anche io.

«Qui c’è molta luce e posso stare tranquilla. In biblioteca ci sono i disperati dell’ultimo minuto che si tagliano le vene.» risponde.

Sì, c’è molta luce. Ti accarezza le spalle e il braccio piegato.

Anche i capelli, sempre così ricciuti, sono come circondati da una coroncina dorata.

«Sono stato i biblico poco fa e appunto fanno troppo casino.»

«Se vuoi una classe dove ripassare, quella di incantesimi è libera.»

Mi mandi via?

«No» sorrido «qui va benissimo.»

Mi allontano dalla porta e, prendendo una sedia, mi siedo di fronte alla cattedra.

«Cosa studi?» chiedo indifferente.

«Malfoy, se sei venuto per rompere..»

«Non sono qui per quello. Devo ripassare alcune materie, esattamente come te.»

Lei sbuffa, spostandosi distratta una ciocca di capelli dal viso. «Sto facendo Rune Antiche. Ripasso generale.»

«Bene. Gira il libro che così leggo anche io.» le dico indicandolo. «Non sono capace a leggere per rovescio.»

Con un altro sbuffo, gira il libro, così che possa vedere meglio.

Mi chino su di esso e lei fa altrettanto, poco sopra di me.

Restiamo così, immobili, per quella che sembra una vita intera.

Guardo le parole, ma non le sto leggendo.

Non mi accorgo che volta pagina, ogni tanto.

Le sono vicino e sento il suo odore.

È la prima volta che succede e, sono sicuro, è anche l’ultima.

È buono, sa di pesca o di mandorla, non capisco bene.

Sento il suo respiro poco distante, subito sopra la mia testa.

Sono un Malfoy. Un bambino viziato.

I miei genitori sono convinti che comprandomi tutto, io fossi felice.

Quello che voglio, prendo.

Sempre.

Ho aspettato così tanto tempo.. e ora voglio che sia mia.

Adesso basta. Il tempo è scaduto.

L’ ho deciso quando una ciocca di capelli ribelle mi sfiora il viso.

Mezzosangue.. mi dispiace.

È questo che penso mentre mi alzo lento dalla sedia, senza dire una parola.

La guardo negli occhi. Una muta domanda è nascosta in essi.

Voglio che per due secondi pensi a me come ad un uomo.

Anche se quell’uomo è in realtà un serpente.

Le sposto il ciuffo ribelle, mettendoglielo dietro l’orecchio in un gesto lento.

Non si ritrae. È come paralizzata.

Cerco le sue labbra e quando le trovo, scopro il paradiso.

Non so perché. Forse lussuria, desiderio, sfacciataggine. Ma risponde subito.

Poco prima di incontrarle, sono già socchiuse.

E fanno di me l’uomo più felice della terra.

È solo un bacio.

Un bacio che mi brucia le labbra e la gola. Mi soffoca il cuore.

È come volare e sapere che tutto, nella vita, accade per momenti come questi.

È solo un bacio. Casto, non passionale.

Ma a me basta.

Se la morte è così bella.. allora uccidetemi subito.

Prima che possa capire qualcosa, sono già corso fuori dalla stanza.

Corro per il corridoio, imbocco le scale.

Sembro un pazzo che scappa dal suo peggior incubo.

Arrivo in giardino e respiro l’aria che sa d’estate.

Che buona.

Sulle mie labbra, il sapore di Hermione.

È amaro, è sublime. È amore.

Rido verso il sole. Rido e piango, perché la mia vita è finita.

E non poteva finire meglio.

***

Al diavolo.

Supererò gli esami.

Andrò da mio padre. Diventerò un mangiamorte.

Ucciderò babbani, servirò il Signore Oscuro.

Morirò per una battaglia non mia.

Solo il mio corpo morirà.

La mia anima è già finita in paradiso.

***

Tutto finisce. Tutto passa. L’acqua scorre e il cuore dimentica. Flaubert

  
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