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Autore: Principessa Purosangue    07/03/2013    2 recensioni
Con Hao e lo Spirit King scomparsi, Yoh e i suoi compagni shamani non possono che tornare alla loro vita di tutti giorni e aspettare. Ma chi? Che cosa?
E poi arrivò Lei, un Angelo dalle sembianze umane.

Cosa c'entra in tutto questo la nuova arrivata in città? E perché Anna si sente così inferiore in sua presenza? Chi, divertendosi, li osserva da lontano giorno dopo giorno? Ma soprattutto: chi è la Dea della Vittoria che muove le fila dei burattini?
Signore e Signori, benvenuti al Teatro dei Tradimenti.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Kyoyama, Hao Asakura, Nuovo personaggio, Ren Tao, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti. (:
Sono passati circa due anni dall’ultima volta che ho pubblicato un mio scritto online, non perché l’avessi dimenticato, bensì perché sono stata molto presa da numerosi cambiamenti nella mia vita che mi hanno fatto crescere, cambiare. Spesso e volentieri questi cambiamenti interiori influenzano in un certo modo anche le nostre passioni, nel mio caso, scrivere. Non è che mi sentissi priva di vena inspiratoria, è solo che temevo di non dare il massimo di me stessa.
Vedete, quando scrivo, necessito di sentirmi neutra. Neutra al mondo, alla gente, al bene e al male. Troppa mia euforia potrebbe rovinare un capito che magari richiede serietà e malinconia, così come la mia tristezza potrebbe trasformare un episodio gioioso in un funerale. Ecco, in quest’ultimo periodo non mi sentivo capace di staccarmi da me stessa per poter entrare nella mia storia e sentire sulla pelle i dolori, le gioie, le frustrazioni ma anche le vittorie dei miei personaggi, cosa per me molto importante.
Poi, durante un tedioso pomeriggio di gennaio, ascoltando “Yoü and I (Metronomy remix)” di Lady Gaga, ho sentito il richiamo delle mie favolose parole venire a me. Ho sentito la mancanza del suono dei tasti sotto le mie dita. Poiché seduta qui, davanti al mio computer, io mi sento come un pianista che compone una melodiosa armonia che presto diverrà arte. Così considero io questa mia passione: Arte.
Chiarisco però, non intendo dire che io scrivo pezzi d’arte. Ciò che voglio dire è che scrivere è Arte di per se. Un’Arte che non dovrebbe mai andare persa, Arte che io ho ritrovato.
Ho deciso di condividere con voi queste mie sensazioni prima di scrivere il capitolo perché voglio chi legga comprenda le ragioni per le quali sono stata bloccata per un anno. E, se avete l’occasione, ascoltatevi la canzone di Lady Gaga.
E’ la canzone mia e della mia Arte.
Grazie dell’attenzione,

Prinny.

 

 

 

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Durante tutto il pomeriggio Yoh non aveva fatto altro che domandarsi cosa potesse mai Kyrie significare per Silva o la tribù dei Pache. Se le intuizioni di Anna fossero state corrette, non sarebbero venuti loro stessi a cercarla? Esattamente come Anna, trascorse il pomeriggio a osservare cautamente i movimenti della ragazza dai capelli cioccolato, eppure più la osservava e più non riusciva a entrare nella psicologia di Anna. La biondina, dal suo canto, aveva il cervello consumato dai mille ragionamenti che gli ronzavano in testa.
- Vero, Kyoyama-san? - Le aveva timidamente chiesto all’improvviso la moretta, distogliendola dai suoi pensieri. Tuttavia questo le causò un nuovo dilemma: come rispondere alla domanda? Sapeva che se avesse risposto chiedendo spiegazioni sarebbe passata per quella distratta e questo certamente Miss Kyoyama non voleva; sarebbe stato giusto quindi rischiare una figuraccia e magari convenire positivamente a ciò che la sua coetanea le aveva chiesto? Solo in quel momento l’itako si rese conto di un’idea aberrante quanto veritiera: qualunque cosa dicesse Kyrie, nove volte su dieci (anche se, dentro di se, sapeva bene che in realtà il rapporto era dieci volte su dieci) aveva ragione. Certamente, di fronte al monumento storico dinanzi al quale si trovavano in quel momento, non si era certamente messa a parlare dei pony! Probabilmente, saputella com’era, aveva sfoggiato le sue tante conoscenze per far rimanere i due ragazzi a bocca aperta. Tale comportamento, pensò, era davvero vergognoso, degno di una persona in carenza di attenzione. Suo malgrado, Anna non sapeva di essersi auto insultata nel medesimo istante nel quale aveva espresso fra sé e sé tale parere poiché lei, in un’altra circostanza, sarebbe stata la prima a vantare i suoi ottimi voti scolastici.
Tutto ciò, lavorato dalla mente della futura sposa Asakura in millesimi di secondi, sviluppò un’unica conclusione:
- Sì.
Anna non ebbe mai pentimento più grande in vita sua.
Manta e il fidanzato la fissarono, esterrefatti. Gli occhi, sbalorditi, ponevano una sola domanda: Anna, stai bene?
- Si può sapere che avete da guardare?!
- Anna… - Incominciò, assai timoroso, Yoh. - Kyrie ha appena detto che lo stile di questo edificio le ricorda molto… Il palazzo reale della principessa dei pony della serie animata che segue in televisione tutte le mattine. - Quanto prudessero le mani alla ragazza per rompere i perfettissimi denti che la moretta sfoggiava con tanta innocenza, solo lei poteva saperlo.

 

 

 

Il Teatro dei Tradimenti.
Atto secondo: Vacanza.
- Bambola ad orologeria -

 



Profondo era l’amore che legava la giovane Kyoyama alla bella Kurohime, così come profondamente avverso era stato il destino con la biondina nell’ultimo periodo. Per coronare in bellezza la settimana di vacanza-studio, i professori avevano pensato di premiare i ragazzi con una serata di divertimento nel pub-discoteca dell’hotel nel quale alloggiavano. Anna si era più volte domandata quale fosse il problema e di certo non stava diventando paranoica, tuttavia non riusciva a spiegarsi perché il mondo, improvvisamente, si divertisse nel darle contro. “Prima la furbata di Hao, poi l’apparizione di Kyrie - e tutto ciò che fin ora esso aveva comportato - ora il ballo… L’universo sta forse cercando di dirmi qualcosa?”

- Anna! Anna sei lì dentro?

- Sì… Entra! - La porta si aprì e si sentì il rumore di qualche passo prima che fosse richiusa.

- C’è Kyrie? - L’itako sentì il sangue ribollire non appena udì quel nome e il fidanzato lo notò all’istante, seppur la giovane non fosse davanti a lui bensì distesa a letto. Evidentemente non aveva ancora digerito la figura poco carina che questa aveva dovuto subire per colpa sua.

- No. - La sua voce secca contribuì ad alimentare l’idea che Yoh si era fatto del rapporto fra le due ragazze, ciò nonostante non comprese la vera ragione di tale risposta. D’esser infastidita, Anna Kyoyama lo era sicuramente, ma ciò che l’aveva indotta a rispondere così non fu tanto l’astio nei confronti della compagna di stanza… Tanto quanto la gelosia che provò nel sentire anche il suo Yoh chiedere di lei, seppur la giovane sapesse benissimo che la domanda avesse un altro fine. Anche così, la shamana non poteva fermare quell’indigestione di sentimenti che aveva provato in quei pochi secondi nei quali lo sentì pronunciare la sua ingenua domanda.

E forse, non era solo Yoh, perché ora il mondo intero, tutto d’un tratto, chiedeva di lei. Sempre e solo di lei. “Eppure un qualcosa ci deve essere. Un difetto. Uno scheletro nell’armadio lo deve pur avere!” ma più cercava di affondarla, più la moretta si rendeva perfetta ai suoi occhi. E questo lei, in tutto il suo egoismo, per giungere alla meta, per poter realizzare i suoi sogni… Non poteva permetterlo.

Non poteva permettersi di venir opacata da qualcuno come lei. Non Anna Kyoyama.

Non agli occhi suoi.

- Che dici Anna, ci andiamo questa sera? - Si sedette sul letto molto vicino a lei, cercando il suo sguardo per poterla rincuorare con l’unica arma che sapeva possedere contro di lei: il suo sincero e caloroso sorriso. La giovane lo guardò e in quel momento le sue preoccupazioni caddero a terra, frantumandosi in mille pezzi. Solo allora si capacitò nuovamente dei suoi sentimenti, di chi fosse lui e chi fosse lei.

Lei era l’itako Anna Kyoyama, figlia di una stirpe di potenti shamani, molto presto la sposa Asakura nonché futura Regina degli shamani. Lei era tutto questo. E specchiandosi negli occhi di Yoh poté intravedere la sua stella: brillava di una luce così intensa da sembrare un fuoco impazzito, indomabile, inarrestabile. Perché lei stessa era così.

E se Kyrie era la terra, così necessaria e genuina nei suoi frutti, lei era quell’incendio che di certo l’avrebbe deteriorata, lasciandone incise eterne ed incancellabili abrasioni tali che quella terra andasse dimenticata per sempre.

- Perché non dovremmo?

- Ah no, chiedevo perché non ti ho vista molto entusiasta come gli altri quando i prof ce l’hanno annunciato. - Lei fece spallucce e il ragazzo si limitò a guardarla un attimo, per poi spostare lo sguardo al bellissimo paesaggio che gli si prospettava a pochi metri di distanza.

- Fra poche ore verrà tramonto… - Iniziò, sentendo la fidanzata muoversi; probabilmente si era seduta sul letto. - Ehi Anna, che ne dici di uscire?

- Adesso?

- Sì! - Confermò entusiasta il ragazzo. - Non so tu ma io sono un po’ a corto di abiti per questa sera, sai, nel programma non era prevista questa serata… Ti va di andare a comprarci qualcosa? - La biondina lo guardò stranita: anche se fossero andati in giro per negozi, Yoh non avrebbe nulla di nuovo, al massimo un’altra camicia bianca e altri pantaloni verdi.

- Non saprei…

- Dai, Anna! - Cercò di convincerla. - Piuttosto che stare qui rinchiusa almeno respirerai dell’aria fresca! - Non notando alcun cambiamento nell’espressione della fidanzata, lo shamano decise di farle capire il perché di tanta insistenza. - Inoltre sarà l’occasione per chiacchierare, è da tempo che non usciamo da soli. - Vedendo il sorriso del futuro marito Anna non poté che arrendersi, felice di sapere che non era dunque la sola ad aver bisogno del suo compagno: entrambi ne sentivano la necessità.

- E va bene… Andiamo.

 

 

 

Passeggiando per le strade della città costiera Anna e Yoh camminavano vicini, quasi appoggiandosi l’uno all’altra, sottolineando all’altro la presenza fisica e sentimentale. La ragazza, lui lo sapeva, non era amante di dolcezze e smancerie; spesso e volentieri lei aveva dichiarato di provare ribrezzo per l’elemento mieloso delle coppie. Al giovane, d’altronde, ciò non poteva che far piacere in quanto sapeva di essere privo di uno spirito romantico; tuttavia questo pesava sul cuore del moretto che, seppur non lo avesse mai ammesso, segretamente bramava dolci momenti con la fidanzata, anche una cosa semplice come camminare mano nella mano o stare abbracciati al tramonto.

- Ehi Anna, dato che ormai abbiamo acquistato ciò che ci serve, che ne dici di passare in spiaggia prima di tornare? - La biondina ci pensò un momento per poi accennare un sì che fece sorridere il ragazzo. Certo che ci voleva davvero poco per rallegrarlo, pensò la giovane sorridendo tra se e se. Segretamente, ne invidiava la solare personalità. Lei non era più capace di sorridere in quel modo da un tempo che la sua mente ricordava infinito. Il suo cuore e la sua anima conoscevano solo il tormento, la disperazione, l’ardore, la delusione e, cosa peggiore di tutte, l’inferiorità. E più voleva apparire superba, più dentro di lei s’ingrandiva un buco nero di sentimenti che la inghiottivano poco per volta, pezzo per pezzo.

Ma Anna Kyoyama ancora non se n’era resa conto.

- E’ uno scenario spettacolare, non trovi? - Non si rese conto che erano giunti a destinazione prima che il ragazzo ne richiamasse l’attenzione, ma dentro di se lo ringraziò, poiché il paesaggio che gli si prospettava dinanzi era un qualcosa che neanche i film sono capaci di trasmettere: il sole risplendeva di un rosso fuoco che illuminava il cielo, donando all’occhio umano una gamma di aranci e rossi dipinti nell’aria, più chiari all’orizzonte e più scuri man mano si allontanavano dalla loro fonte. Il mare, normalmente limpido, cristallino e azzurro come un cielo d’estate, era ora oscurato dai raggi del sole che rendevano quel celeste un blu intenso e il bagliore delle onde era pari solo allo splendore di un diamante, le quali, incrociandosi le une con le altre, provocavano piccoli assoli melodici, unico e ideale sottofondo di un simile dipinto di colori.

- Sì, è davvero bellissimo. - Commentò piano Anna, quasi a non voler disturbare né il sole, né il suo tramontare, né l’acqua che, serena, era in pieno coro melodico. Con rammarico, l’itako sentì il cuore stringersi dentro di lei.

Erano destinati a essere marito e moglie, re e regina degli shamani, probabilmente erano pure nati per incontrarsi e intrecciare i loro destini. Eppure tante cose erano cambiate dopo la vittoria di Hao, ora Re degli shamani. I loro sogni erano venuti meno, e con essi le loro certezze. Ma… Era davvero così? Era davvero venuto meno ciò che avevano costruito oppure erano i suoi sogni e le sue aspirazioni ad essere state infrante? Anna era una ragazza decisa e determinata, sapeva ciò che voleva, lo sapeva dal momento in cui era venuta al mondo. Tuttavia non l’aveva ancora abbandonato dopotutto, no? Oppure era solo una scusa? Perché lei era indubbiamente legata a Yoh, lo amava…

Ma amava di più se stessa.

- E’ ora di rientrare. - Le fece notare il fidanzato. - Però, prima… - La giovane non ebbe neppure il tempo di reagire ed improvvisamente si trovò fra le braccia del suo innamorato nel bel mezzo di un dolce e lento bacio a cui rispose istanti dopo, lasciandosi stringere e stringendolo a sua volta.

E in quel bacio ricordò tutto.

La prima volta che si videro, quando anni dopo si rincontrarono, la notte prima del suo viaggio a Dobbie Village, il torneo stesso. Ciò nonostante, l’unica immagine che più di tutte pesava nelle sue memorie, era l’istante in cui Hao veniva dichiarato vincitore.

Anna Kyoyama amava Yoh. Ma amava molto di più se stessa.

Decisamente.

 

 

 

- Potranno essere passati anche mille anni dall’ultima volta... Eppure, per me, tu non sei cambiata di una virgola. - La moretta lo squadrò, sedendosi sul letto e aprendo la sua borsetta rosa, dando le spalle all’inconsueto visitatore.

- Un qualsiasi gentiluomo busserebbe alla porta e chiederebbe di entrare. - Disse. - Ma… Ah, dimenticavo. E’ di te che si sta parlando, Hao Asakura. - Il Re degli shamani ghignò, aprendo del tutto la finestra e scendendo dalla cornice sulla quale si era appoggiato.

- Hanno forse mai funzionato con te le smancerie, bambolina? - Fece qualche passo verso la ragazza ma subito il suo aroma di zucchero filato lo fermò: aveva bisogno d’ispirare quel profumo, quasi fosse aria necessaria per vivere.

- Mai pensato che probabilmente era quella tua carenza che mi ha allontanata da te, reincarnazione dopo reincarnazione? - Gli domandò, avvicinandosi allo specchio per togliersi i numerosi accessori che portava addosso come suo solito. L’Asakura maggiore si diresse verso la giovane ma prima che la potesse anche solo sfiorare la ragazza si voltò veloce, fermandolo col suo sguardo intriso di sofferenza.

- Vattene Hao, ne ho abbastanza di te. Ogni giorno mi vieni a cercare ovunque io sia per poter giocare con me, e ogni giorno la tua presenza diventa più insopportabile per me. Lo vuoi capire o no che non otterrai mai ciò che vuoi da me? Io non ho quello che cerchi! - Il sorrisetto del giovane a quel punto sparì, dando spazio a un’espressione seria e infastidita. - Seguimi pure in capo al mondo se vuoi, uccidimi se puoi, distruggimi in anima e corpo se ciò ti rende felice… - Si toccò il petto numerose volte all’altezza del cuore, una collana con il ciondolo a cinque punte in mano. - Ma io non sarò mai la tua bambolina e questa volta ti distruggerò veramente, questa volta t’impedirò di reincarnarti per sempre! - Urlò così forte che si pentì, se qualcuno fosse entrato o si fosse messo a guardare la scena dallo spioncino della porta la situazione sarebbe stata inspiegabile.

- Cambierai idea. - Rispose piano lo shamano. - E questa volta sarà per sempre! - Gridò, facendosi avvolgere dalle fiamme prima di sparire nel nulla. Kyrie cadde sulle sue ginocchia, le gote rosse e la gonna che iniziava a bagnarsi di lacrime che cercava inutilmente di trattenere.

- No Hao, no… - Sussurrò, appoggiando una mano sul letto per darsi forza al rialzarsi. Pianse qualche minuto ma quando finalmente riuscì a calmarsi si guardò allo specchio e, asciugandosi le lacrime, promise di non piangere così mai più per una così futile ragione. Sorrise amara, ripensando all’incontro di quella notte e rivivendo in pochi istanti le sue più profonde e dolorose reminiscenze.

 

Il nostro tempo è passato mille anni fa, Hao.

   
 
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