Salve a tutti. (:
Sono passati circa due anni dall’ultima volta che ho pubblicato un mio scritto online, non
perché l’avessi dimenticato, bensì perché sono stata molto presa da numerosi
cambiamenti nella mia vita che mi hanno fatto crescere, cambiare. Spesso e
volentieri questi cambiamenti interiori influenzano in un certo modo anche le
nostre passioni, nel mio caso, scrivere. Non è che mi sentissi priva di vena
inspiratoria, è solo che temevo di non dare il massimo di me stessa.
Vedete, quando scrivo, necessito di sentirmi neutra. Neutra al mondo, alla
gente, al bene e al male. Troppa mia euforia potrebbe rovinare un capito che
magari richiede serietà e malinconia, così come la mia tristezza potrebbe
trasformare un episodio gioioso in un funerale. Ecco, in quest’ultimo periodo
non mi sentivo capace di staccarmi da me stessa per poter entrare nella mia
storia e sentire sulla pelle i dolori, le gioie, le frustrazioni ma anche le
vittorie dei miei personaggi, cosa per me molto importante.
Poi, durante un tedioso pomeriggio di gennaio, ascoltando “Yoü and I (Metronomy
remix)” di Lady Gaga, ho sentito il richiamo delle mie favolose parole venire a
me. Ho sentito la mancanza del suono dei tasti sotto le mie dita. Poiché seduta
qui, davanti al mio computer, io mi sento come un pianista che compone una
melodiosa armonia che presto diverrà arte. Così considero io questa mia
passione: Arte.
Chiarisco però, non intendo dire che io scrivo pezzi d’arte. Ciò che voglio
dire è che scrivere è Arte di per se. Un’Arte che non dovrebbe mai andare
persa, Arte che io ho ritrovato.
Ho deciso di condividere con voi queste mie sensazioni prima di scrivere il
capitolo perché voglio chi legga comprenda le ragioni per le quali sono stata
bloccata per un anno. E, se avete l’occasione, ascoltatevi la canzone di Lady
Gaga.
E’ la canzone mia e della mia Arte.
Grazie dell’attenzione,
Prinny.
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Durante tutto il pomeriggio Yoh
non aveva fatto altro che domandarsi cosa potesse mai Kyrie significare per
Silva o la tribù dei Pache. Se le intuizioni di Anna fossero state corrette,
non sarebbero venuti loro stessi a cercarla? Esattamente come Anna, trascorse
il pomeriggio a osservare cautamente i movimenti della ragazza dai capelli
cioccolato, eppure più la osservava e più non riusciva a entrare nella
psicologia di Anna. La biondina, dal suo canto, aveva il cervello consumato dai
mille ragionamenti che gli ronzavano in testa.
- Vero, Kyoyama-san? - Le aveva timidamente chiesto all’improvviso la moretta,
distogliendola dai suoi pensieri. Tuttavia questo le causò un nuovo dilemma:
come rispondere alla domanda? Sapeva che se avesse risposto chiedendo
spiegazioni sarebbe passata per quella distratta e questo certamente Miss
Kyoyama non voleva; sarebbe stato giusto quindi rischiare una figuraccia e
magari convenire positivamente a ciò che la sua coetanea le aveva chiesto? Solo
in quel momento l’itako si rese conto di un’idea aberrante quanto veritiera: qualunque
cosa dicesse Kyrie, nove volte su dieci (anche se, dentro di se, sapeva bene
che in realtà il rapporto era dieci volte su dieci) aveva ragione. Certamente,
di fronte al monumento storico dinanzi al quale si trovavano in quel momento,
non si era certamente messa a parlare dei pony! Probabilmente, saputella
com’era, aveva sfoggiato le sue tante conoscenze per far rimanere i due ragazzi
a bocca aperta. Tale comportamento, pensò, era davvero vergognoso, degno di una
persona in carenza di attenzione. Suo malgrado, Anna non sapeva di essersi auto
insultata nel medesimo istante nel quale aveva espresso fra sé e sé tale parere
poiché lei, in un’altra circostanza, sarebbe stata la prima a vantare i suoi
ottimi voti scolastici.
Tutto ciò, lavorato dalla mente della futura sposa Asakura in millesimi di
secondi, sviluppò un’unica conclusione:
- Sì.
Anna non ebbe mai pentimento più grande in vita sua.
Manta e il fidanzato la fissarono, esterrefatti. Gli occhi, sbalorditi,
ponevano una sola domanda: Anna, stai bene?
- Si può sapere che avete da guardare?!
- Anna… - Incominciò, assai timoroso, Yoh. - Kyrie ha appena detto che lo stile
di questo edificio le ricorda molto… Il palazzo reale della principessa dei
pony della serie animata che segue in televisione tutte le mattine. - Quanto
prudessero le mani alla ragazza per rompere i perfettissimi denti che la
moretta sfoggiava con tanta innocenza, solo lei poteva saperlo.
Il
Teatro dei Tradimenti.
Atto secondo: Vacanza.
- Bambola ad orologeria -
Profondo era l’amore che legava la giovane Kyoyama alla bella Kurohime, così
come profondamente avverso era stato il destino con la biondina nell’ultimo
periodo. Per coronare in bellezza la settimana di vacanza-studio, i professori
avevano pensato di premiare i ragazzi con una serata di divertimento nel
pub-discoteca dell’hotel nel quale alloggiavano. Anna si era più volte
domandata quale fosse il problema e di certo non stava diventando paranoica,
tuttavia non riusciva a spiegarsi perché il mondo, improvvisamente, si
divertisse nel darle contro. “Prima la furbata di Hao, poi l’apparizione di
Kyrie - e tutto ciò che fin ora esso aveva comportato - ora il ballo…
L’universo sta forse cercando di dirmi qualcosa?”
- Anna! Anna sei lì dentro?
- Sì… Entra! - La porta si aprì e
si sentì il rumore di qualche passo prima che fosse richiusa.
- C’è Kyrie? - L’itako sentì il
sangue ribollire non appena udì quel nome e il fidanzato lo notò all’istante,
seppur la giovane non fosse davanti a lui bensì distesa a letto. Evidentemente
non aveva ancora digerito la figura poco carina che questa aveva dovuto subire
per colpa sua.
- No. - La sua voce secca
contribuì ad alimentare l’idea che Yoh si era fatto del rapporto fra le due
ragazze, ciò nonostante non comprese la vera ragione di tale risposta. D’esser
infastidita, Anna Kyoyama lo era sicuramente, ma ciò che l’aveva indotta a
rispondere così non fu tanto l’astio nei confronti della compagna di stanza…
Tanto quanto la gelosia che provò nel sentire anche il suo Yoh chiedere di lei,
seppur la giovane sapesse benissimo che la domanda avesse un altro fine. Anche
così, la shamana non poteva fermare quell’indigestione di sentimenti che aveva
provato in quei pochi secondi nei quali lo sentì pronunciare la sua ingenua
domanda.
E forse, non era solo Yoh, perché
ora il mondo intero, tutto d’un tratto, chiedeva di lei. Sempre e solo di lei.
“Eppure un qualcosa ci deve essere. Un difetto. Uno scheletro nell’armadio lo
deve pur avere!” ma più cercava di affondarla, più la moretta si rendeva
perfetta ai suoi occhi. E questo lei, in tutto il suo egoismo, per giungere
alla meta, per poter realizzare i suoi sogni… Non poteva permetterlo.
Non poteva permettersi di venir
opacata da qualcuno come lei. Non Anna Kyoyama.
Non
agli occhi suoi.
- Che dici Anna, ci andiamo
questa sera? - Si sedette sul letto molto vicino a lei, cercando il suo sguardo
per poterla rincuorare con l’unica arma che sapeva possedere contro di lei: il
suo sincero e caloroso sorriso. La giovane lo guardò e in quel momento le sue
preoccupazioni caddero a terra, frantumandosi in mille pezzi. Solo allora si
capacitò nuovamente dei suoi sentimenti, di chi fosse lui e chi fosse lei.
Lei era l’itako Anna Kyoyama,
figlia di una stirpe di potenti shamani, molto presto la sposa Asakura nonché
futura Regina degli shamani. Lei era tutto questo. E specchiandosi negli occhi
di Yoh poté intravedere la sua stella: brillava di una luce così intensa da
sembrare un fuoco impazzito, indomabile, inarrestabile. Perché lei stessa era
così.
E se Kyrie era la terra, così
necessaria e genuina nei suoi frutti, lei era quell’incendio che di certo
l’avrebbe deteriorata, lasciandone incise eterne ed incancellabili abrasioni tali
che quella terra andasse dimenticata per sempre.
- Perché non dovremmo?
- Ah no, chiedevo perché non ti
ho vista molto entusiasta come gli altri quando i prof ce l’hanno annunciato. -
Lei fece spallucce e il ragazzo si limitò a guardarla un attimo, per poi
spostare lo sguardo al bellissimo paesaggio che gli si prospettava a pochi
metri di distanza.
- Fra poche ore verrà tramonto… -
Iniziò, sentendo la fidanzata muoversi; probabilmente si era seduta sul letto.
- Ehi Anna, che ne dici di uscire?
- Adesso?
- Sì! - Confermò entusiasta il
ragazzo. - Non so tu ma io sono un po’ a corto di abiti per questa sera, sai,
nel programma non era prevista questa serata… Ti va di andare a comprarci
qualcosa? - La biondina lo guardò stranita: anche se fossero andati in giro per
negozi, Yoh non avrebbe nulla di nuovo, al massimo un’altra camicia bianca e
altri pantaloni verdi.
- Non saprei…
- Dai, Anna! - Cercò di
convincerla. - Piuttosto che stare qui rinchiusa almeno respirerai dell’aria
fresca! - Non notando alcun cambiamento nell’espressione della fidanzata, lo
shamano decise di farle capire il perché di tanta insistenza. - Inoltre sarà
l’occasione per chiacchierare, è da tempo che non usciamo da soli. - Vedendo il
sorriso del futuro marito Anna non poté che arrendersi, felice di sapere che
non era dunque la sola ad aver bisogno del suo compagno: entrambi ne sentivano
la necessità.
- E va bene… Andiamo.
Passeggiando per le strade della
città costiera Anna e Yoh camminavano vicini, quasi appoggiandosi l’uno all’altra,
sottolineando all’altro la presenza fisica e sentimentale. La ragazza, lui lo
sapeva, non era amante di dolcezze e smancerie; spesso e volentieri lei aveva
dichiarato di provare ribrezzo per l’elemento mieloso delle coppie. Al giovane,
d’altronde, ciò non poteva che far piacere in quanto sapeva di essere privo di
uno spirito romantico; tuttavia questo pesava sul cuore del moretto che, seppur
non lo avesse mai ammesso, segretamente bramava dolci momenti con la fidanzata,
anche una cosa semplice come camminare mano nella mano o stare abbracciati al
tramonto.
- Ehi Anna, dato che ormai
abbiamo acquistato ciò che ci serve, che ne dici di passare in spiaggia prima
di tornare? - La biondina ci pensò un momento per poi accennare un sì che fece
sorridere il ragazzo. Certo che ci voleva davvero poco per rallegrarlo, pensò
la giovane sorridendo tra se e se. Segretamente, ne invidiava la solare
personalità. Lei non era più capace di sorridere in quel modo da un tempo che
la sua mente ricordava infinito. Il suo cuore e la sua anima conoscevano solo
il tormento, la disperazione, l’ardore, la delusione e, cosa peggiore di tutte,
l’inferiorità. E più voleva apparire superba, più dentro di lei s’ingrandiva un
buco nero di sentimenti che la inghiottivano poco per volta, pezzo per pezzo.
Ma
Anna Kyoyama ancora non se n’era resa conto.
- E’ uno scenario spettacolare,
non trovi? - Non si rese conto che erano giunti a destinazione prima che il
ragazzo ne richiamasse l’attenzione, ma dentro di se lo ringraziò, poiché il
paesaggio che gli si prospettava dinanzi era un qualcosa che neanche i film
sono capaci di trasmettere: il sole risplendeva di un rosso fuoco che
illuminava il cielo, donando all’occhio umano una gamma di aranci e rossi
dipinti nell’aria, più chiari all’orizzonte e più scuri man mano si
allontanavano dalla loro fonte. Il mare, normalmente limpido, cristallino e
azzurro come un cielo d’estate, era ora oscurato dai raggi del sole che
rendevano quel celeste un blu intenso e il bagliore delle onde era pari solo
allo splendore di un diamante, le quali, incrociandosi le une con le altre,
provocavano piccoli assoli melodici, unico e ideale sottofondo di un simile
dipinto di colori.
- Sì, è davvero bellissimo. -
Commentò piano Anna, quasi a non voler disturbare né il sole, né il suo
tramontare, né l’acqua che, serena, era in pieno coro melodico. Con rammarico,
l’itako sentì il cuore stringersi dentro di lei.
Erano destinati a essere marito e
moglie, re e regina degli shamani, probabilmente erano pure nati per
incontrarsi e intrecciare i loro destini. Eppure tante cose erano cambiate dopo
la vittoria di Hao, ora Re degli shamani. I loro sogni erano venuti meno, e con
essi le loro certezze. Ma… Era davvero così? Era davvero venuto meno ciò che
avevano costruito oppure erano i suoi sogni e le sue aspirazioni ad essere
state infrante? Anna era una ragazza decisa e determinata, sapeva ciò che
voleva, lo sapeva dal momento in cui era venuta al mondo. Tuttavia non l’aveva
ancora abbandonato dopotutto, no? Oppure era solo una scusa? Perché lei era
indubbiamente legata a Yoh, lo amava…
Ma amava di più se stessa.
- E’ ora di rientrare. - Le fece
notare il fidanzato. - Però, prima… - La giovane non ebbe neppure il tempo di reagire
ed improvvisamente si trovò fra le braccia del suo innamorato nel bel mezzo di
un dolce e lento bacio a cui rispose istanti dopo, lasciandosi stringere e
stringendolo a sua volta.
E in quel bacio ricordò tutto.
La prima volta che si videro,
quando anni dopo si rincontrarono, la notte prima del suo viaggio a Dobbie
Village, il torneo stesso. Ciò nonostante, l’unica immagine che più di tutte
pesava nelle sue memorie, era l’istante in cui Hao veniva dichiarato vincitore.
Anna Kyoyama amava Yoh. Ma amava molto
di più se stessa.
Decisamente.
- Potranno essere passati anche
mille anni dall’ultima volta... Eppure, per me, tu non sei cambiata di una
virgola. - La moretta lo squadrò, sedendosi sul letto e aprendo la sua borsetta
rosa, dando le spalle all’inconsueto visitatore.
- Un qualsiasi gentiluomo
busserebbe alla porta e chiederebbe di entrare. - Disse. - Ma… Ah, dimenticavo.
E’ di te che si sta parlando, Hao Asakura. - Il Re degli shamani ghignò,
aprendo del tutto la finestra e scendendo dalla cornice sulla quale si era
appoggiato.
- Hanno forse mai funzionato con
te le smancerie, bambolina? - Fece qualche passo verso la ragazza ma subito il
suo aroma di zucchero filato lo fermò: aveva bisogno d’ispirare quel profumo,
quasi fosse aria necessaria per vivere.
- Mai pensato che probabilmente
era quella tua carenza che mi ha allontanata da te, reincarnazione dopo
reincarnazione? - Gli domandò, avvicinandosi allo specchio per togliersi i
numerosi accessori che portava addosso come suo solito. L’Asakura maggiore si
diresse verso la giovane ma prima che la potesse anche solo sfiorare la ragazza
si voltò veloce, fermandolo col suo sguardo intriso di sofferenza.
- Vattene Hao, ne ho abbastanza
di te. Ogni giorno mi vieni a cercare ovunque io sia per poter giocare con me,
e ogni giorno la tua presenza diventa più insopportabile per me. Lo vuoi capire
o no che non otterrai mai ciò che vuoi da me? Io non ho quello che cerchi! - Il
sorrisetto del giovane a quel punto sparì, dando spazio a un’espressione seria e
infastidita. - Seguimi pure in capo al mondo se vuoi, uccidimi se puoi,
distruggimi in anima e corpo se ciò ti rende felice… - Si toccò il petto
numerose volte all’altezza del cuore, una collana con il ciondolo a cinque
punte in mano. - Ma io non sarò mai la tua bambolina e questa volta ti
distruggerò veramente, questa volta t’impedirò di reincarnarti per sempre! -
Urlò così forte che si pentì, se qualcuno fosse entrato o si fosse messo a guardare
la scena dallo spioncino della porta la situazione sarebbe stata inspiegabile.
- Cambierai idea. - Rispose piano
lo shamano. - E questa volta sarà per sempre! - Gridò, facendosi avvolgere
dalle fiamme prima di sparire nel nulla. Kyrie cadde sulle sue ginocchia, le
gote rosse e la gonna che iniziava a bagnarsi di lacrime che cercava
inutilmente di trattenere.
- No Hao, no… - Sussurrò,
appoggiando una mano sul letto per darsi forza al rialzarsi. Pianse qualche
minuto ma quando finalmente riuscì a calmarsi si guardò allo specchio e,
asciugandosi le lacrime, promise di non piangere così mai più per una così
futile ragione. Sorrise amara, ripensando all’incontro di quella notte e
rivivendo in pochi istanti le sue più profonde e dolorose reminiscenze.
Il nostro tempo è passato mille
anni fa, Hao.