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Autore: CINNAM00N    07/03/2013    2 recensioni
Essere Stiles Stilinski è complicato. [...] Lo è perché Stiles ha una cotta incredibile da sempre per Scott McCall. Già, Scott. Il suo migliore amico barra cucciolo di licantropo barra bestione quando c’è la luna piena.
// Avvertimenti: SCILES/SCOTTLES.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Scott McCall, Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Like ships in the night
You keep passing me by
Just wasting time
Trying to prove who’s right
And if it all goes crashing into the sea
If it’s just you and me
Trying to find the light

Chasing your dreams since the violent fifth grade
Trying to believe in your silent own way
Cause we’ll be okay, I’m not going away





Being me.

Essere Stiles Stilinski è complicato.

Non lo è per via del fatto che il suo migliore amico è stato morso da un tipo pericoloso sbucato dal nulla, che è diventato il suo alfa dopo che lui stesso è diventato un lupo mannaro. Non lo è perché la ragazza che dice di amare da sempre è stata morsa ed è probabilmente l’unico esempio di persona immune su questo dannato mondo. Non lo è perché la ragazza del suo migliore amico fa parte di una famiglia di psicopatici cacciatori di esseri soprannaturali. E non lo è nemmeno perché il suo compagno/nemico di squadra di lacrosse è diventato un kanima, un abominio mitologico con il pallino degli omicidi.

Lo è perché Stiles ha una cotta incredibile da sempre per Scott McCall. Già, Scott. Il suo migliore amico barra cucciolo di licantropo barra bestione quando c’è la luna piena. E il fatto che questa cosa lo sconcerti ancora più dell’improvvisa apparizione di mostri assetati di sangue nella sua vita, in un qualche modo può aprire una finestra sulla portata dei suoi sentimenti e farvi immaginare l’intensità dei suddetti.

Essere Stiles Stilinski, come già detto, è complicato.

Lo è quando si alza la mattina con un unico pensiero in mente: un pensiero dagli occhi dolci e scuri e dai capelli castani e scombinati. Un pensiero incredibilmente buono e amaro al tempo stesso, che lo convince a muoversi e a sbrigarsi e a fare tardi comunque perché per quanto si sforzi finisce sempre per essere un casino iperattivo.

Lo è quando lo vede fuori dalla scuola e minaccia di prendergli un infarto; lo è non appena si ricorda che da quando Scott è diventato un mannaro può percepire i battiti cardiaci e può distinguere la verità dalla menzogna; lo è quando si nasconde dietro alla fittizia cotta che si è inventato di provare per Lydia: l’ha urlata in faccia a Scott per anni solo per distogliere l’attenzione dai propri sentimenti, così evidenti da fargli venire il sospetto e l’orrore potessero essere riconosciuti anche da quel babbeo, che quando non vuole vedere qualcosa riesce a negarlo nemmeno fosse cieco.

Lo è quando lo vede guardare Allison, e deve sforzarsi di distogliere lo sguardo e di fare finta di niente per non sentirsi morire e per non tradirsi da solo per colpa del proprio cuore malandato.

Lo è quando è costretto a recapitargli i messaggi di quest’ultima, a dirgli che lo ama con un tono da ‘ehy amico preferirei essere ovunque tranne che qui’ e a perdersi mentre lo vede sorridere in maniera così dolce; lo è quando per un secondo s’illude che stia parlando con lui, che i suoi occhi stiano brillando per via del fatto che è lui a pronunciare quelle parole, e infine lo è quando Scott risponde e ci mette in mezzo il nome di Allison.

Stiles Stilinski è incredibilmente stupido. O almeno, si sente uno stupido quando ripensa a determinate cose che ha fatto e ha detto, e si sente un completo imbecille quando si rende conto di avere la consapevolezza che le farà e le dirà di nuovo.

Quando ha beccato Scott che baciava per la prima volta Allison negli spogliatoi, e non è nemmeno riuscito a trovare la decenza di andarsene e di non spappolarsi il cuore mentre se ne rimaneva li, immobile, ad osservarli. Il solito idiota, con la bocca schiusa dallo stupore e le mani tremanti mentre spiava il sorriso più dolce del mondo diretto a qualcun altro.

“L’ho baciata.”

Già. Se ne era accorto. Non tanto per il fatto che li avesse visti, ma per via della stressante morsa all’altezza dello stomaco che gli rendeva difficile persino respirare. Eppure, aveva fatto finta di niente, o almeno, ci aveva provato. Aveva sorriso, con gli occhi spenti.

“Beh, bello.”

Bello un cazzo. Orribile. Una delle cose più orribili che gli fossero mai accadute.

Ma era andato avanti. Lo aveva fatto per Scott, per non abbandonarlo a se stesso, per proteggerlo; perché in ogni caso desiderava la sua felicità, a prescindere dal fatto che la consapevolezza di non poter essere felice di rimando a volte lo faceva impazzire.

Avrebbe davvero voluto essere innamorato di Lydia. La trovava una bella ragazza, quello sì, ma rimaneva questo e nient’altro. Una bella ragazza per la quale non provava nulla se non attrazione fisica. Una bella ragazza che non era in grado di competere con Scott nemmeno da lontano. Una bella ragazza che aveva odiato a morte quando aveva scoperto che aveva pomiciato con il suo migliore amico. Era stato tremendamente difficile ricordare a se stesso che non doveva tradirsi, che non doveva dire “come hai potuto baciarla, io ti amo da sempre”, ma bensì: “come hai potuto baciarla, io la amo da sempre”.

Era stata una delle esperienze più difficili della sua vita. Odiarlo, perdonarlo e infine amarlo ancora, sempre di più, mentre di nuovo si chiedeva perché. Faticava già ad accettare Allison, ma almeno lei poteva tollerarla, perché Scott la amava sul serio.

No, a dire il vero non poteva tollerarla. Ma amava Scott, e si era rassegnato al fatto di non poterlo mai avere, di doverglielo cedere; perlomeno finché non si erano lasciati, e lui si era sentito così in colpa per l’assurda felicità che provava e che faticava a nascondere. Si era sentito felice al punto che avrebbe potuto dirgli tutto, avrebbe potuto abbracciarlo forte e nascondere il capo nell’incavo tra il collo e la sua spalla e amarlo, amarlo per sempre.

L’aveva anche fatto ubriacare, e solo a pensarci si sarebbe preso a sassate in testa. L’unico ad ubriacarsi, alla fine, era stato lui. E c’era mancato poco così che sostituisse il nome di Lydia con quello di Scott. Alla fine, quando si era ritrovato a casa, solo ed incredibilmente lucido, aveva preso a testate il muro per davvero.

Come già detto, se ti chiami Stiles Stilinski e hai una cotta colossale per il tuo migliore amico che, come se non bastasse, è anche un lupo mannaro… la tua vita è complicata. Più di quanto, a volte, tu sia in grado di sopportare.

* * *

Stiles si allungò verso il comodino, recuperando in fretta e furia il termometro che, la sera prima, si era portato appresso in uno slancio di rara preoccupazione per se stesso. Si sentiva male. Peggio del solito, per intenderci, con un mal di testa da fracassargli il cranio e un mal di ossa in grado di stenderlo. Alla fine si era addormentato, esausto, senza nemmeno impostare la sveglia.

Quando si era svegliato aveva scoperto di essere in ritardo, un ritardo abissale, e di sentirsi, se possibile, ancora peggio di quanto non stesse quando si era addormentato. Aveva preso il termometro, se lo era ficcato sotto l’ascella ed aveva atteso, con una pazienza mista ad impazienza perché tutto quello che voleva era farsi del male vedendo il volto di Scott.

 “Trentanove?!” aveva starnazzato mentre leggeva il termometro, buttandolo poi per terra, quasi come se scottasse.

Suo padre era entrato in camera pochi minuti dopo, con la faccia da incazzato di chi sa che dovrà lamentarsi con il solito figlio ritardatario che, come è ovvio che sia, ha fatto tardi per l’ennesima volta.

“Stiles, che brutta cera” aveva detto invece, puntando poi lo sguardo verso il termometro riverso a terra. Era riuscito a recuperarlo battendolo sul tempo, e una volta letta la temperatura aveva sgranato gli occhi.

“Giorno di assenza meritata, direi.”

“Come? No, escluso, proprio no, io ci vado” aveva biascicato Stiles, facendo per togliersi le coperte di dosso e alzarsi dal letto.

Peccato che il suo corpo non ne volesse sapere di assecondarlo, e alla fine si era ritrovato nuovamente sul materasso, costretto all’immobilità dalle braccia di suo padre. Aveva continuato a muoversi ancora per un po’, sfidando il profondo senso di malessere che gli faceva girare la testa finché, alla fine, aveva dovuto arrendersi.

“Non se ne parla. Riposati, torno dopo con le medicine.”

“Ricevuto.” Aveva mormorato sommessamente, mentre l’umore sprofondava a meno infinito più uno e la sua voglia di vivere moriva lentamente.

Ok, era innamorato di Scott. Ok, doveva sopportare l’idea di vederlo guardare Allison con quel sorriso da rincoglionito e quell’aria da ebete che gli faceva venire voglia di prendere a pugni qualsiasi cosa si muovesse, respirasse, parlasse. Ma non vederlo per niente, no, era straziante. Doveva vederlo. Ne aveva bisogno.

Stiles chiuse gli occhi, sospirando. Si sentiva così male a causa della febbre?

Preferiva di gran lunga non pensarci.

Si addormentò, scivolando in un sonno pieno di incubi e di migliori amici insensibili e inebetiti da belle morette.

  
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