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Autore: PhoenixQuill    07/03/2013    6 recensioni
James Potter aspetta, senza bacchetta, che la porta di casa sua si apra. Basta solo qualche minuto e non c'è più nulla.
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Il giorno dopo, Sirius Black torna a Godric's Hollow e si accorge di ciò che è successo. E, girando per casa Potter, si accorge di una busta bianca.
"Da James a Lily, unico amore della mia vita" E' ancora sigillata. Con mani tremanti, la apre e inizia a leggere.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Per i lettori che stanno già leggendo "Un paio di occhiali e capelli rosso fuoco", avranno già capito che la coppia James e Lily è la mia preferita e che non avere un libro di cui leggerne è per me pari a tortura. Zia Jo, perché mi fai questo? Passando alla storia, spero vi piaccia. E' stata scritta in un momento d'ispirazione. Buona lettura, PhoenixQuill.

A Godric's Hollow, la sera del 31 ottobre 1981, tutto sembrava essere normale. I bambini Babbani, travestiti da streghe e fantasmi, bussavano alle porte, chiedendo "Dolcetto o scherzetto?". Bussavano alle porte di tutte le case, tranne ad una. Una casa di due piani, con un incantevole giardino. Sulla cassetta della posta, c'era scritto "Potter". Ma i bambini andavano avanti e non si fermavano neanche a guardare. 
"Un meraviglioso Incanto Fidelius, non pensi?" sospirò Lily, che guardava i bambini vagare per le strade. 
"Silente è il mago più potente dei nostri tempi, Lily. E' normale che sia così." Gli rispose James, mentre faceva svolazzare il Boccino a pochi centimetri dal naso rosso del figlio Harry. 
Lily sospirò ancora. La finestra era aperta, "per far entrare un po' d'aria fresca", aveva affermato. Ma, più che aria fresca, quella ti trapanava la pelle e si insediava nelle ossa.
"Lily, amore, ti dispiace chiudere la finestra? Prenderemo un raffreddore tutti e tre, se sta aperta ancora un po'. E non vorrai mica far ammalare il nostro Harry?" disse, indicandole dolcemente il bambino, che tentava di prendere con le manine il Boccino svolazzante. 
"No" Lily rise e prese in braccio suo figlio, che tentò di divincolarsi per poter continuare a giocare. "Non è bellissimo?" sussurrò a James, sfiorando il naso del piccolo. 
Harry portò i pugni nello stesso punto, per grattarsi. 
"Si" Anche James rise, a quella reazione. "Ed è tutto merito tuo" affermò, baciando il pugno del bambino. 
"Ma se somiglia a te. Guarda, ha la tua stessa bocca. E scommetto che da grande indosserà gli occhiali, proprio come te."
"Ma quelle sono cose di poco conto" disse James, passando un braccio intorno alle spalle della moglie. "Guarda i suoi occhi. I tuoi occhi, Lily."
Lily sorrise e arrossì leggermente.
"Sei bellissima, quando arrossisci" le sussurrò, prendendole il mento con l'indice e il pollice. "Come hai fatto a innamorarti di uno come me, Lily Evans?"
"Ho cercato il meglio, James Potter. E, tutto pensavo, tranne che il meglio fossi tu. E' stato un po' come cercare gli occhiali, quando ce li hai già sul naso."
Anche James sorrise.
"Guarda cosa c'è per terra. La scopa che gli ha regalato Sirius. Meglio che la prenda, prima che qualcuno possa caderci sopra."
Lily si alzò e sistemò per terra. James prese la bacchetta e iniziò a far uscire alcune nuvole di fumo, per la gioia di Harry.
Ma qualcosa lo distrasse. Un brivido sulla nuca, che si perse lungo la schiena. Guardò fuori dalla finestra e lo vide. Un uomo con un lungo matello nero che gli copriva il viso aveva appena aperto il cancelletto della loro casa. Quando quel cancelletto non ci sarebbe dovuto essere, per lui. Quando quel cancelletto non si sarebbe dovuto aprire, per lui.
James abbandonò la bacchetta sul divano e prese Harry, che consegnò subito nelle braccia di Lily. 
"Ci hanno traditi, Lily! Presto, scappa, va via con Harry!" La donna guardò fuori dalla finestra e vide lo stesso orrore che James aveva visto.
"E tu? O mio Dio, James, vieni con me. Non lasciarmi sola." Lily aveva le lacrime agli occhi. 
"Io guadagnerò tempo. Salvatevi, tu ed Harry. Va, Lily, va!" 
Con le guance rigate e il cuore che batteva freneticamente nel petto, sua moglie si diresse verso le scale e salì nella camera da letto. 
Ora, nell'ingresso, c'era solo James. Non aveva bacchetta, era rimasta sul divano. E ora non c'era tempo, per andare a recuperarla. 
Dalla serratura, uscì una luce biancastra. Il cuore, le mani, tutto il corpo di James tremava. Ma c'erano cose più importanti a cui pensare, ora. Lily, Harry. 
La porta si spalancò. Non toccherai la mia famiglia, mai!
Dell'uomo che apparve si vide solo il mento e alcune labbra sottilissime. 
James Potter gli si scagliò contro, con tutto il suo corpo.
"Senza neanche una bacchetta, ridicolo!" sghignazzò quello. Alzò in un attimo il braccio e pronunciò quelle parole. Fu tutto verde, e poi nero. Niente più. 

Quella mattina, 1 novembre 1981, il cielo era grigio. Piovigginava e tutte le porte delle case erano sbarrate, per non far penetrare la fredda aria inglese.
In mezzo alla piazza di Godric's Hollow, con un pop! apparì un uomo alto, scarno e avvolto in un mantello viola. 
Sirius Black aveva tante di quelle cose da raccontare a James. Sapesse, cosa è successo in Ministero solo qualche ora prima. Morirà d'invidia, pensò Sirius. 
Ma i suoi occhi luccicanti ebbero una delusione. La casa dei Potter era priva di metà primo piano e si sentiva un bambino urlare da lì.
Il cuore di Sirius iniziò a correre, come le gambe che, in poche falcate, riuscirono ad arrivare alla porta principale di quella casa. 
Con un nodo alla gola, la toccò. La porta, con un rumore sinistro, si socchiuse. Sirius sbirciò, con la paura che gli pulsava nelle orecchie. 
Per terra, c'era una gamba distesa. 
L'uomo aprì tutta la porta e lo vide. James Potter, il suo compagno di scuola, il suo migliore amico, suo fratello, era riverso per terra, con gli occhi aperti. Gli occhiali erano storti sul naso. 
"Ja-James..." sussurrò. "James..." Sirius si piegò sul corpo dell'amico e tentò di scuotergli le spalle. "James. Non fare lo stupido. Lo so, lo so, che stai fingendo."
Ma il corpo di James era inerme. La testa era piegata indietro e l'intero corpo era scomposto. "James! No! James!"
Sirius si piegò sul petto dell'amico, bagnandogli il maglione.
Dopo un po', si alzò, barcollando, e guardò ancora quel corpo fermo. Quello con cui aveva condivito più di metà della sua vita. Si piegò sul suo viso e gli sistemò gli occhiali.
"Amico mio" gli disse. E poi lo risentì. Il vagito di quel piccino. Harry.
Sirius corse per le scale. Forse Lily era sopravvissuta, ma allora perché non consolava Harry?
Ma le sue speranze furono crudelmente deluse.
"L-Lily..." sussurrò. Anche lei, riversa sul pavimento, così come il suo amico qualche metro più in giù. Ma prima che potesse piangere la morte della sua migliore amica, vide Harry. Il bambino, nella culla, piangeva e piangeva, gridando quello che doveva essere "Mamma! Voglio la mamma! Papà! Dov'è papà?"
"Sssh, sono qui, Harry, sono qui."
Il bambino aveva qualcosa di nuovo. La sua fronte era insanguinata. C'era una cicatrice, a forma di saetta.
Ricordò le parole di Silente. "Molto probabilmente né James, né Lily riusciranno a vincere su Voldemort. Ma lui" e indicò il bambino "lui si. E' destinato."
Ma non ci aveva mai voluto credere. Lily e James, morti? Non lo avrebbe mai potuto immaginare.
Ma ora la realtà era lì, di fronte a lui, e lo picchiava più forte di quanto avesse pensato. Lo pestava, a sangue, ma forse neanche quel dolore si avvicinava minimamente a ciò che accadeva nel petto di Sirius.
Harry piangeva ancora. Forse, era per il freddo. Sirius prese la coperta dalla culla del suo figlioccio. Qualcosa di bianco cadde da lì e si poggiò dolcemente per terra.
Dopo aver avvolto Harry nella coperta ed essersi assicurato che stesse bene, Sirius sussurrò "Tergeo" sulla fronte del bambino. Il sangue sparì pian piano, fino a rivelare la cicatrice a forma di saetta che sarebbe rimasta famosa per secoli nella storia magica di tutti i tempi.
Sirius guardò per terra. Era una busta candida. Si era poggiata vicino le dita della mano fredda di Lily. Sull'intestazione, c'era scritto nella chiara grafia di James: "Da James a Lily, unico amore della mia vita". 
Con le mani tremanti, Sirius aprì la busta e ne fuoriuscì un rotolo di pergamena. Iniziò a leggere. 
"Carissima, dolcissima Lily,
se stai leggendo questa lettera, probabilmente non ci sarò più. Come lo so? Abbiamo solo una coperta per Harry e ogni giorno controllo che la busta non si sia spostata. Spero tanto che la lettrice sia tu. Perchè se non lo sei... Dio, non ci voglio nemmeno pensare. Silente me l'aveva detto, sai? Non sarei sopravvissuto. Ma se Harry sta bene, se tu sei viva, non importa. Sono morto per una causa giusta. Ma non voglio parlare di questo, ora. Voglio dirti tutte quelle cose che non ho mai avuto tempo di dirti, in quest'ultimo periodo. Lily Evans, io ti amo. Ti amo da impazzire. E farei chilometri e chilometri, solo per sentire il suono della tua voce.
Ricordi, la nostra prima volta ad Hogwarts? Eravamo poco più che undicenni. In treno, non ti avevo vista, ma quando ci fu la cerimonia dello Smistamento e ti vidi per la prima volta, vidi quegli occhi verdi, in cui mi ci potevo perdere, lo sapevo. Sapevo che eri la donna della mia vita, sapevo che avrei potuto vedere mille e mille altre ragazze, ma nessuna si sarebbe potuta lontanamente avvicinare alla caduta illimitata del mio cuore quando ti vedo sorridere. So che non lo crederesti mai, ma ricordo anche la prima volta che mi hai rivolto la parola. Mi hai detto "Io sono Lily e tu?", con i pori della pelle che sprizzavano gioia da tutti i pori per essere lì, a Hogwarts.
Ma questo è irrilevante. Ricordo tutto, ogni cosa. Il nostro primo bacio, sotto una pioggia fitta e il mio Mantello dell' Invisibilità. Eri piccola piccola, tra le mie braccia e mi guardavi con quegli occhi grandi, che strepitavano per avvicinarsi a me. Perché lo so, che non riuscivi a fare a meno di me. E ricordo il sapore della tua pelle, quando abbiamo avuto una notte tutta per noi. Il tuo corpo sinuoso, libero, ma concesso così generosamente a me. Io avevo tante ragioni per innamorarmi di te, Lily Evans. E il nostro matrimonio, Dio! Con quell'abito stretto, intorno alla vita e quei capelli rossi, per cui avrei dato tutto solo per immergermi un'altra volta.
Ma tu, tu come hai fatto ad innamorarti di me? Uno spocchioso, vanaglorioso, ambizioso giocatore di Quidditch? Non lo so, ma qualunque sia la ragione, ringrazio Dio per avertela fatta vedere. Non avrei potuto vivere una vita più bella. Ti amo.
Sempre e per sempre tuo,
tuo marito, James Potter
"
Sirius poggiò un pugno sulla fronte e singhiozzò. Perché, perché era dovuto accadere? Perché stroncare così la vita di due giovani? Perché il mondo era stato così ingiusto? Perché gli aveva tolto suo fratello, l'unico che riconoscesse come membro della sua famiglia, e la sua migliore amica? Batté un pugno per terra. 
"Signore, eccolo! E' Sirius Black, signore!" 
Un gruppo di Auror era apparso sulla cima della scale. 
"Cosa?" Urlò Sirius, appena capì ciò che stava accadendo. "Come vi permettete ad incolparmi dell'omicidio di James e Lily? Come?"
Schiantò il primo Auror e il secondo subito dopo di lui. Altri Auror arrivarono, ma erano troppi per lui. Appena riuscì a liberarsi dalla loro morsa, si Smaterializzò.
Grimmauld Place. Ma non ci entrò subito. Si tastò nel mantello, in cerca della lettera. Troppo tardi. Era rimasta sul pavimento di casa Potter, vicino ad Harry. 

Epilogo: La letterà di James a Lily sarà confiscata e analizzata dal Ministero, per poi essere restituita a Silente, che la metterà nelle mani di Lily al suo funerale, per ricordo del loro amore. Sirius Black sarà catturato in una campagna dispersa nei dintorni di Bath, per poi essere accusato dell'omicidio di James e Lily Potter e del suo amico Peter Minus. In una lettera, riuscirà ad informare Remus di ciò, ma riusciranno a vedersi solo dopo dodici anni, per via della sua prigionia ad Azkaban. Tutto il rest, ognuno di noi lo conosce. 

Spero vi sia piaciuta. E' una cosa che penso James possa benissimo aver fatto per Lily, unico amore della sua vita, nell'evenienza della sua morte. Distinti saluti,
PhoenixQuill

   
 
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