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Autore: Francy_92    08/03/2013    21 recensioni
[IMPORTANTE: Non leggere senza prima aver letto "LET'S BLAME ON SEPTEMBER"]
[Sequel di "Let's blame it on September"]
Andrea e Gaia si sono lasciati, in tutti i sensi, al matrimonio dell'amica di lei, Serena.
Sono passati quattro anni da quando Andrea e Gaia hanno vissuto la loro breve ma intensa, a modo loro, storia d'amore; tre da quando nessuno dei due ha più provato a cercare l'altro.
Ognuno ha la sua vita e le vecchie ferite sembrano essere state rimarginate. Sembrano....
[Dal capitolo 11]
"«Non conosco il suo indirizzo»
«Ti accompagno, se vuoi»
«Si, andiamo» dico annuendo e, prendendo chiavi e cellulare, esco di casa.
Mi rendo conto che il tragitto è breve e non posso davvero credere che, per tutto questo tempo, sono stato a pochi metri da casa sua.
Davanti al suo portone, mi fermo, incerto se salire o no.
«Cosa fai?»
«E’ sicura che io sia la scelta giusta? Soprattutto vorrà vedermi?»
«Sei la persona che ama e che crede di aver perso. Sei quello che può starle vicino»
Non dovrei perché mi ha preso in giro quella sera, ma posso davvero abbandonarla?
Ovviamente no.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''A true love story never ends''
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Salve a tutti.
Noto con piacere che il primo capitolo di questo sequel sta andando molto bene. La cosa bella è che molte di coloro che mi hanno seguita con Let's blame le sto ritrovando anche qui, quindi... beh, spero di non deludervi, e lo so che questo lo avrò detto un trilione di volte, ma ho una paura folle di non realizzare le vostre aspettative.
Adesso vi lascio alla lettura.
Un bacio,
Francy


There’ll be a place for us
 
-Capitolo 2-
*"Ritorna da me"*

 
Pov Andrea
 
«Tesoro, stai bene? Ti manca nulla?»
«No, mamma! Sto benissimo e ho anche fatto le pulizie ieri»
«Bravo il mio bambino» mormora e so che sta sorridendo.
Alzo gli occhi al cielo e sorrido anch'io, mentre mi stendo sul divano.
«Ho ventitré anni, mamma. Non sono più un bambino»
«Lo so, me ne sono resa conto quando mi hai spiegato il significato del tatuaggio che ti sei fatto»
Mi lascio sfuggire una risata e scuoto il capo pensando al motivo per cui l’ho fatto.
Grazie” in giapponese… sul pube.
Mi sembra giusto ringraziare le donne con cui vado a letto.
Da quando ho chiuso definitivamente con Gaia, non m' importa di ferire il genere femminile.
Non è una vendetta ma, da quando ho rotto anche con l’ultima mia ragazza fissa, non m'importa molto di trovarne un’altra.
Quella che vorrei veramente non vuole me.
È davvero strano perché so che mi ama, o meglio, mi amava… quella sera, al matrimonio, non so perché mi ha rifiutato.
Non credo fosse per quell’inglesino del cazzo; allora non stavano ancora insieme, quindi davvero non ho la più pallida idea di cosa le sia passato di testa in quel momento.
Forse non mi ha creduto quando le ho detto che l’amo; forse si era stancata e le ho parlato nel momento sbagliato; sta di fatto che l’ho persa. Si è allontanata da me, come  ho fatto io quando l’ho lasciata.
Devo essere sincero: quello è stato lo sbaglio più grande che abbia mai fatto in vita mia. Non credevo che mi sarei  pentito di alcune azioni compiute nel corso di quell’anno.
Andare a letto con Elena, lasciare Gaia, non tornare da lei per guardarla negli occhi e confessarle che l’amavo da morire. Poi, tutto è peggiorato quando è ricomparso Max.
Non mi è mai stato simpatico; l’ho sempre visto come una possibile minaccia e, alla fine, si è rivelato come tale. Me l’ha portata via; con il tempo, l’ha allontanata così tanto da me che lei ha cominciato ad odiarmi.
E' stata una sofferenza incredibile non poterle più parlare nonostante fossimo vicini; ma vedere che Max non bazzicava più vicino casa sua o a scuola è stato un grande sollievo. Anche con lui non ha funzionato e, sinceramente, ne sono stato felice.
Lui non la merita. Lei merita di più; merita il meglio e so di essere io quel meglio, nonostante l’inglesino dei miei stivali.
Da quanto mi racconta Serena stanno insieme da tre anni ormai e lei non ha nessuna intenzione di lasciarlo. È innamorata e felice.
Avrebbe dovuto essere innamorata di me e felice con me.
Avrei potuto renderla felice.
Non le avrei fatto mancare nulla.
L'amo più di quell’inglesino che non sa quanto vale, perché non credo che l’abbia capito in questi tre anni.
Purtroppo, questi pensieri rimangono solo mie personali considerazioni, perché so che non ritornerà più da me.
Questo è il risultato di aver dato retta a dei coglioni che consideravo amici.
Nonostante i molti anni d’amicizia, adesso, io e Luigi non ci sentiamo più. Abbiamo fatto una brutta litigata durante la quale gli ho rinfacciato di avermi rovinato la vita e ho preteso che non si facesse più né vedere né sentire perché con me aveva chiuso. Anzi avevano chiuso: lui e quella stronza della cugina, Elena.
Loro sono stati la rovina del mio rapporto con Gaia. Hanno fatto di tutto per farla allontanare da me e, alla fine, ci sono riusciti. 
Del vecchio gruppo di amici sono in contatto soltanto con Giorgio e Alessia che, da un paio di mesi, si frequentano.
Sicuramente la colpa maggiore è la mia: mi sono fatto trascinare e non ho fatto nulla per cercare di migliorare le cose.
Adesso, come negli ultimi tre anni, ne pago le conseguenze.
«Tesoro, sei ancora lì?» chiede mia madre.
«Si, scusami. Sono qui»
«Pensi ancora a lei?»
«Purtroppo si» rispondo coprendomi gli occhi con il braccio. A volte vorrei non averla costantemente in testa.
«Vedrai che troverai una ragazza che ti farà perdere la testa»
«E’ questo il problema mamma… non voglio nessun'altra ragazza. Voglio lei!»
«Oh, bambino mio…» mormora commossa.
Sorrido e mi alzo.
Da quando mi sono trasferito a Milano, il rapporto con i miei genitori è notevolmente migliorato. Mia madre mi appoggia ed è quella che mi difende il più delle volte con mio padre che vorrebbe che ritornassi a casa per fare qualche corso da lui e per cominciare gli studi di Architettura. Nonostante questi suoi desideri però non insiste più di tanto perché sa che non farò mai quello che vorrebbe per me. Tra i suoi figli, quella che si sottomette è sempre mia sorella.
«Mamma, devo trovare velocemente un lavoro»
«Non hai pensato di riprendere gli studi?»
«No, vi ho già detto che l’università non fa per me. Devo cominciare a fare qualcosa altrimenti non riuscirò mai a togliermela dalla mente. Devo cercare di tenere la mente occupata con dell'altro»
Com’è possibile che senta ancora il suo profumo? O l’odore della sua pelle? In mezzo alla gente, mi sembra di sentire la sua voce o la sua risata.
È questo l’effetto che fa l’amore? Vedere e percepire la presenza della persona che ami dappertutto?
E’ questo che mi fa star male ancora di più perché lei, invece di essere con me, è abbracciata ad un inglese da quattro soldi.
«Tesoro, perché non provi a chiamarla?»
«Mi chiuderebbe il telefono in faccia»
Perché mia madre si interessa così tanto alla mia vita sentimentale?
«Non puoi esserne sicuro. Prova almeno»
«Non so nemmeno se ha ancora lo stesso numero»
«Te lo ripeto: prova! Prova a chiamarla, magari risponde e parlate un po’; magari ti può aiutare a trovare un lavoro a Londra»
«Non le chiederò mai una cosa del genere!!» esclamo.
«Tu e il tuo orgoglio, Andrea!! Devi darti una mossa se vuoi riprendertela»
«Mamma?»
«Dimmi» dice sospirando.
«Perché ti stai interessando così tanto alla mia vita privata?»
«Perché non ti ho mai visto così innamorato. Ogni volta che torni a casa sei triste. Ti si legge in faccia che sei innamorato perso per quella donna. Vorrei fare qualcosa per aiutarti, ma non conosco sua madre. Voglio che tu sia felice, tesoro. Con chi lo deciderai tu, ma voglio la tua felicità e, se credi che Gaia sia la donna che fa per te, vai a Londra e riprenditela»
Sono commosso. Mia madre non mi ha mai fatto discorsi del genere. «Sta con un altro»
«Non credo che questo ti possa fermare»
Sorrido e mi siedo alla scrivania davanti al pc.
Automaticamente il mio sguardo cade sulla cartella che contiene le foto di Gaia fatte quando eravamo insieme in Inghilterra. Mentre mia madre continua a parlare, la apro e la prima foto che vedo è quella di Gaia che dorme sul il mio braccio, durante una delle notti passate insieme.
Chissà quanto è cambiata in questi anni e chissà se avrà voglia di sentirmi nel caso in cui decida di chiamarla.
Ho voglia di risentire la sua voce, di risentirla ridere, di vederla camminare, sorridere e ho voglia di risentirla mentre mi parla.
Sono innamorato cotto, è verissimo; mi darei uno schiaffo se penso che, in questi anni, le cose sarebbero potute andare diversamente se non l’avessi lasciata.
Ma, come dice Giorgio, non posso piangere sul latte versato; devo pagarne le conseguenze, proprio come ho fatto in questi anni standole lontano.
«Andrea?» mi chiama mia madre.
«Devo riattaccare mamma»
«Cos’è successo?»
«Hai ragione. Devo chiamarla»
«Bravo! Ci sentiamo presto e non fare sciocchezze» si raccomanda.
«Si mamma. Ciao»
«Ciao tesoro»
Sorrido e riattacco.
Ok, adesso devo soltanto fare un respiro profondo e fare il suo numero.
Il mio dito scorre lo schermo dell'i-Phone, fin quando non trovo il suo nome. Avevo memorizzato il suo numero con il soprannome “Principessa”.
Ricordo il giorno in cui l’ho chiamata così per la prima volta.
Era Il nostro primo giorno in Inghilterra, eravamo sull’autobus…
«Principessa, premi il pulsante» le dico. Mi guarda per qualche secondo, come se stesse cercando di capire perché l’ho chiamata in quel modo.
Così facendo, però, ci sta facendo perdere la fermata.
«Gaia, premi il pulsante!!» grido sporgendomi verso di lei.
Si volta di scatto e, finalmente, lo preme.
Sospiro; vado avanti e indietro nella stanza mentre il mio pollice indugia sul tasto verde che attiva la chiamata.
Ora o mai più, Andrea!” mi dico, così, dopo un’interminabile secondo, premo quel tasto.
Il mio cuore comincia a battere velocemente, mentre il segnale della linea diventa quasi insopportabile.
Il telefono suona a vuoto. Molto probabilmente non risponderà.
E perché dovrebbe poi? Sono passati quattro anni e non ho la più pallida idea di come reagirà alla mia chiamata. Se capirà che sono io…
«Pronto?»
Cazzo… la sua voce.
Ha risposto.
Non sa chi sono, segno che ha cancellato il mio numero.
Ha chiuso davvero con il passato. E io? Sto riaprendo quel mondo di sofferenza che lei aveva chiuso. «Pronto?» chiede ancora.
Dovrei rispondere; si, dovrei decisamente farlo, ma non riesco a spiccicare parola. L’emozione di sentire, dopo tanto tempo, la sua voce è troppo forte.
La sento sospirare e poi… «Andrea…» mormora.
Oddio, ha capito che sono io.
Devo dire qualcosa. «Ciao» dico.
Non so nemmeno dove ho trovato la voce per parlare.
«Ciao» risponde lei.
«Come… come stai?» chiedo.
«Bene» la sento sospirare «Tu?» chiede infine.
«Si, anch' io» rispondo sorridendo, come se lei potesse vedermi. Mi sono anche reso conto di essermi fermato.
«Posso fare qualcosa per te?» chiede.
Chiudo gli occhi e riprendo a fare avanti e indietro dalla cucina.
Ritorna da me” vorrei dirle, ma non mi sembra proprio il caso.
«Uhm… so che può sembrare strano, ma mi chiedevo se potevi…» Potevi cosa? Cosa le chiedo adesso?
«Si?»
«Se potevi aiutarmi a trovare un lavoro lì a Londra» dico tutto d’un fiato.
«Ah…»
«Scusa, non avrei mai dovuto chiederti una cosa del genere. Mi dispiace»
«Uhm, no… aspetta! Posso parlare con un amico del mio…» si blocca subito. So cosa stava per dire.
«Fidanzato?» concludo per lei.
«Si, lui. Uhm… ha un pub e cerca personale»
«Sarebbe perfetto» potrebbe significare vederla spesso. Con l’inglese, ma sempre meglio di niente. «Grazie» aggiungo.
«Figurati. Ti andrebbe bene essere qui tra un paio di giorni?»
«Si, certo»
«Bene, allora ti manderò un messaggio con quello che ti serve sapere»
«Non possiamo incontrarci?» chiedo di getto.
«Non credo sia una buona idea» risponde lei e posso sentire il dispiacere nella sua voce. È chiaro che risentirmi non le fa fare i salti di gioia.
«Mi eviterai?» chiedo.
«Andrea? Cosa vuoi da me? È davvero solo un aiuto quello che vuoi?»
Voglio te, scema! Voglio stare con te, voglio essere sempre al tuo fianco” vorrei dirle ma le uniche parole che escono dalle mie labbra sono «Si, voglio soltanto un aiuto. Non chiedo altro»
«Perfetto. Ci sentiamo allora» risponde.
«Si, ci sentiamo» ripeto annuendo come un idiota.
Restiamo in silenzio per qualche secondo; fino a quando non è lei a chiudere la comunicazione.
Adesso ho la possibilità di riprendermela e non sarà un inglese del cazzo a fermarmi.
Essere a Londra e lavorare nel pub che lei, molto probabilmente, frequenta mi renderà le cose molto semplici.
Il mio obiettivo adesso è riprendermi Gaia, a qualsiasi costo.

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Tutto pov Andrea. Da quanto tempo non sentivate i suoi pensieri?!
Devo dire che scrivere di lui mi piace tanto, infatti ci saranno più capitoli dal suo punto di vista :3
Ecco che adesso decide di riprendersi Gaia. Contente?! Chissà come andranno le cose. Se si inventerà qualcosa per riconquistarla o lascerà che il destino segua il suo corso *_*
Lo scopriremo la prossima settimana :)
Intanto, vi ricordo che, se volete far parte del mio gruppo questo è il link :3
FrancyEFP.
Un bacio e alla prossima.
Francy 
 

   
 
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