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Autore: VeraNora    08/03/2013    13 recensioni
Mi cimento nel mio primo "What If": Damon lascia Mystic Falls due giorni dopo la scelta di Elena. Lei non è morta, non è diventata vampiro. Lui va via senza dire niente, senza salutare nessuno e nel lasciare quella vita, si ritrova a dover prendere una decisione, come già accaduto nella 2x12 con Jessica. Questa decisione si ripercuoterà sul suo futuro, e 20 anni dopo quella notte, capirà che al destino non si sfugge, mai.
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«Ho avuto 20 anni per pensare ai “forse”, ed ho capito che il destino non si evita. Niente e nessuno avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi, niente e nessuno avrebbe potuto evitare di farci trovare qui e ora, così. Nemmeno tu»
Genere: Fluff, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine, Elena/Katherine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Elena andò in bagno a sciacquarsi il viso.
 
Era stata una giornata intensa e la schiettezza di Jessica l’aveva lasciata spiazzata: «Beh… per come la vedo io ti sei liberata di una foto che ti faceva sentire in colpa» le aveva detto. Sorrise mettendo le mani sotto l’acqua corrente. Non riusciva a fare a meno di pensare a quella frase. Era la parola “colpa” quella che più di tutto l’aveva messa in crisi: “ne sai qualcosa di sensi di colpa, eh?” pensò. Ma non era il momento di lasciarsi andare a certe elucubrazioni. Avevano un lungo viaggio da fare,  tante altre storie da raccontare, e quella ragazza sembrava intenzionata a sapere quanto più possibile. Si guardò nello specchio sporco del bagno, sospirò e si fece forza dicendosi mentalmente: “il peggio è passato!”. Quindi  tornò dai due che la aspettavano ancora seduti al tavolo dell’autogrill.
 
«Siamo pronti?»
chiese avvicinandosi.
«Sono nata pronta! Oh! Ho sempre sognato di poterlo dire! Andiamo!»
esclamò Jessica. Si alzò di scatto e si fiondò fuori; Damon guardò la vampira.
«Tutto bene?»
le chiese preoccupato.
«Sì… perché me lo domandi?»
«Non so… mi sembri strana… stanca»
osservò lui. Elena sentì il bisogno fisico di baciarlo, ma si trattenne. Si limitò a stringergli la mano e lo rassicurò:
«Sto bene… Non mi aspettavo sarebbe stato così…»
«Intenso?»
concluse lui. Lei annuì sorridendo.
«Sì… intenso…  Adesso andiamo, o tua figlia rientrerà per  trascinarci in macchina tirandoci per i capelli…»
lo incitò. Damon rise.
«Cosa?»
si incuriosì lei.
«Hai appena detto “tua figlia” come se ci credessi »
ribatté lui, alzandosi.
«Perché ci credo»
affermò.
«Sono contento»
commentò lui.
Raggiunsero Jessica che si era poggiata alla macchina e batteva nervosamente il piede  contro l’asfalto. Quando li vide sollevò le sopracciglia e spalancò le braccia, in un gesto d’impazienza. I due vampiri si guardarono complici ed affrettarono il passo.
«Dove siamo diretti?»
chiese Elena. Damon guardò Jess e lei tirò fuori dalla borsa a tracolla un quaderno blu. Lo aprì e lesse la prima riga della pagina, piena di numeri e nomi:
«Dallas – cugini Smith, da parte di madre. Tre individui: Lorna, anni 45, Jeremiah, anni 67 e Carlton, anni 32. Tutti residenti nel Ranch ‘Smith&Soon’s ‘ di Jeremiah»
«Dallas? Ci vorrà almeno un altro giorno…»
fece notare Elena.
«Questa è una delle ragioni per cui vi mettevo fretta! Comunque ci  fermeremo a dormire da qualche parte lungo la strada più tardi… ed ora… in macchina!»
li spronò  Jessica.  Si rimisero in viaggio rimanendo  a lungo in silenzio con i loro pensieri, ognuno trasportato in luoghi diversi.
«Allora, Elena… hai viaggiato molto?»
chiese improvvisamente la giovane.
«Credevo le domande fossero esaurite per oggi»
«Hey, era un pour parler»
si giustificò Jess. La vampira si girò a guardare fuori dal finestrino e rispose:
«Sono stata in tanti posti, sì… »
Damon cercò di mettere a dormire la rabbia latente che gli pizzicava il fianco quando pensava ai vent’anni in cui Elena era andata in giro per il mondo a vivere la sua vita, fregandosene di lui.
«Dove di preciso?»
domandò con indifferenza la ragazza.
«Mmmh… un po’ ovunque… Europa, Asia, Africa… tanti posti…»
le rispose distratta.
«Sei mai stata a Parigi?»
«Sì, due volte…»
«A maggio si dice sia bellissima!»
«Io ci sono stata in agosto e in febbraio…»
«Beh, sarà stata bella uguale… e in Italia?»
«Sì… ho visto Roma, Firenze, Venezia…»
«Le grandi città insomma»
la interruppe Jessica. Elena annuì.
Damon cercò  di intervenire il meno possibile: ogni luogo visitato gli ricordava del tempo passato a non cercare lui. Provò a calmarsi pensando che lei non gli doveva niente, ma quel pensiero faceva a pugni con quanto  iniziato al motel e finito sul tavolo, in cucina. Non riusciva a fare a meno di ricordare che avevano fatto l’amore, che lei si era concessa a lui. Cercò di distrarsi più volte, ma la sua mente tornava sempre lì: la sensazione provata ad essere contenuto da colei che per una vita si era portato dentro, si era attaccata alla sua pelle. Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva flash di lei nuda, gemere sotto di lui. Il suo odore si era insinuato dentro le narici e gli sembrava di non poter annusare altro che non fosse lei. Anche quando si era allontanata per andare in bagno, non era riuscito a sentire altro profumo  che quello dei suoi capelli, della sua pelle. Anche la percezione dei sapori era stata compromessa  da quello di lei. Aveva il gusto di quei baci intriso sulle labbra e si trattenne dal leccarsele convinto di trovarne ancora un po’ agli angoli della bocca.
«Hey D! Dovresti passarle la tua guida per girare il mondo… a quanto pare la ragazza fa l’errore di seguire la guida verde Michelin»
proruppe Jessica, riportandolo in quella macchina. Lui rise distrattamente mentre ritornava in possesso dei suoi sensi.
«C-cosa? Di cosa parli?»
si incuriosì la vampira.
«Beh… la prima cosa che mi ha insegnato D. è che le persone fanno l’errore di girare il mondo seguendo “i grandi itinerari”, quando in realtà è pieno di posti che, magari, non saranno veri e propri porti turistici, ma che comunque restano i più belli, i più ricchi di storia, di cultura…»
spiegò Jessica.
«Il prossimo viaggio mi farò prestare i suoi appunti allora…»
disse piccata. Non riuscì a trattenersi, c’era qualcosa nel loro rapporto che la feriva. Non le importava che lui la considerasse ‘solo’ una figlia, non era quello il problema: le dava fastidio che avessero passato vent’anni insieme, mentre lei si era persa tutto.
«Ma di che diavolo parli! Lo stai già facendo “il prossimo viaggio”! E fidati di me… sarà il migliore della tua esistenza!»
esclamò gioiosa la ragazza.
«Ti rendi conto che siamo vampiri e la nostra esistenza è molto lunga, vero?»
ribatté lei.
«Uhm… ok, allora sarà il migliore della tua esistenza finché sarò viva io»
« Jess hai intenzione di fare così per tutto il viaggio?»
si informò Damon.
«Hey! La regola di una domanda al giorno l’hai posta tu! Lo sai che ti avrei fatto uscire di testa fossimo stati da soli… immagina la cosa moltiplicata per due… voi due! Per di più passate il tempo a pensare a chissà cosa… ed io mi annoio!»
piagnucolò. Lui sbuffò e disse:
«Cosa consigli di fare allora?»
«Beh! Sarebbe più facile se voi due parlaste di più!»
E tornò a sdraiarsi sul sedile posteriore.
«Potresti raccontare tu qualcosa… io di ‘voi’ non so niente…»
propose timidamente Elena. La ragazza scattò a sedere ed esclamò sorridendo:
«Sicuro! Da dove vuoi che parta?»
Damon rivolgendosi alla vampira sospirò:
«Non sai in che guaio ti sei appena cacciata!»
Lei lo guardò con la bocca spalancata intuendo l’entità del danno.
«Oh! Non fare l’idiota, D! Sarà davvero divertente! Ho un sacco di cose da dire!»
iniziò Jessica. Per due ore fu un fiume in piena. Raccontò dei vari luoghi dove avevano vissuto, parlò delle varie persone incontrate, di amici, maestri, vicini di casa particolari. Tutto nei suoi racconti era molto ordinario. A chi non avesse saputo cosa fosse Damon, sarebbe sembrata la storia di un padre single in carriera, costretto a spostarsi e impossibilitato a mettere radici. Invece qualcosa nel racconto la disturbò: era tutto troppo normale.
«Scusa un attimo…»
la interruppe ad un certo punto.
«Quando hai scoperto che era un vampiro?»
domandò alla ragazza.
«In realtà qualcosa me l’ha sempre detta… mi ha sempre parlato di vampiri, lupi mannari, streghe… quando ero piccola prendevo tutto come ‘favole’ delle buona notte. Crescendo ho iniziato a fare 2+2 e…»
lascio in sospeso la frase.
«È sempre stata molto intuitiva»
intervenne lui.
«Ad onor del vero, i libri che mi hai regalato hanno avuto la loro parte nelle mie scoperte… mentre le altre bambine di dieci anni imparavano lo spirito del sacrificio e delle famiglia con “Piccole Donne”, io mi documentavo sulla storia del vampirismo e della magia attraverso i secoli. Quello che i libri non spiegavano o riportavano male, mi veniva chiarito da lui… non ci è voluto molto prima che gli chiedessi di dirmi la verità»
aggiunse lei. Elena fece un’espressione incuriosita e domandò:
«Tutto qui? Gli hai chiesto di dirti la verità e basta?»
Jessica annuì con un’espressione innocente.
«Ogni volta che gli ho chiesto di dirmi qualcosa l’ha sempre fatto… e se non era il caso che la sapessi, rimandava, semplicemente, al momento che  riteneva opportuno…»
«Beh, sì… questo non mi sorprende»
commentò lei. L’espressione incuriosita, ora, l’assunsero il vampiro e l’umana.
«Cosa non ti sorprende?»
disse lui.
«Che tu le abbia sempre detto la verità… nel bene o nel male, lo hai sempre fatto anche con me… poteva non piacermi, ma almeno era la verità»
spiegò lei. Quelle parole lo colpirono, non si sarebbe mai aspettato un’ammissione del genere.
«Qualche volta ti ho mentito»
le disse, senza riuscire a trattenersi. Lei strinse gli occhi e lo osservò cercando di interpretare quella sua frase. La sua mente volò a tutte le volte in cui lui le aveva detto qualcosa che entrambi sapevano non pensasse sul serio.
 
Pensò a quando le aveva fatto credere che Bonnie era morta, invece aveva organizzato tutto per farlo credere a Klaus e mettere in salvo la strega.
Pensò a quando le aveva fatto credere di non essere sulle tracce di Stefan, mentre nel suo armadio nascondeva una mappa con appuntati tutti i suoi appostamenti…
…Pensò ad un ballo finito male.
Le bare erano state aperte e tutta la famiglia Mikaelson si era riunita. La strega originale Esther aveva indetto un ballo invitando Elena, perché voleva parlarle, da sola.  Damon si era opposto, era troppo pericoloso, ma lei si era presentata lo stesso.
Anche Stefan aveva partecipato… era ancora in piena fase umanità  off, ma almeno era dalla loro parte.
Fu  proprio con la sua complicità che riuscì a circuire Damon, mettendolo fuori gioco ed andando ad incontrare la strega. Questo scatenò una discussione molto aspra che la portò a pronunciare parole di fuoco.
 
«Ora sei arrabbiato con me perché ho coinvolto Stefan
gli aveva chiesto irritata.
«No! Sono arrabbiato con te perché ti amo
aveva risposto lui con voce tremante.
«Beh… forse è questo il problema…»
 
Si pentì l’esatto istante dopo aver pronunciato quelle atroci parole, ma era comunque un istante di troppo. Il rumore del suo cuore spezzato fece eco in quegli occhi di ghiaccio. Avrebbe voluto rimediare, ma sapeva che non sarebbero bastate delle banali scuse e prima di poter trovare le parole furono interrotti. Lui andò via furioso. Provò a chiamarlo tutta la notte,  ma lui si si negò e quando finalmente le rispose  il mattino seguente, fu per dirle una bugia.
 
«Ascolta, Damon… se ti ho ferito vedi di fartela passare»
«Oh, mi è passata… ora ho da fare»
 
Presentandosi alla sua porta qualche ora più tardi, per parlargli del piano di Esther e per cercare di chiarire, trovò Rebekah che sgattaiolava via dopo aver passato evidentemente la notte con lui.
Non seppe spiegarsi nemmeno lei cosa stesse provando, sentì  solo che avrebbe voluto prenderlo a schiaffi… ma razionalmente sapeva non averne nessun diritto. Cercò di dialogare con lui ed arrivò l’altra bugia.
 
«Quindi sarà così da ora in poi? Io ho ferito i tuoi sentimenti e tu ferisci me
«Forse, per una volta, quello che faccio non ha niente a che vedere con te
 
Infine pensò all’ultima bugia, la più recente:
 
«… siamo andati avanti, no
 
No, non erano andati avanti. Lui non era andato avanti. La forza dirompente della passione con cui si erano amati quella mattina, era “qualcosa” rimasto con lui, sempre, intrappolato in qualche anfratto del suo essere, passato e presente.
 
«Sarebbero state bugie  se ti avessi creduto… e nel profondo non l’ho fatto… mai!»
affermò. Lui la guardò con occhi brillanti mentre nel suo petto si sprigionava una nuova sensazione, mai provata prima… non seppe dargli un nome, pensò che forse avrebbe potuto essere felicità. Lei arrossì lievemente.
«Non farete partire una storia vero?»
chiese Jessica. I due vampiri si sorrisero e tornarono a guardare la strada. La giovane sbuffò e tornò a mettersi comoda, si infilò gli auricolari e si addormentò ascoltando musica.
Quando arrivarono nei pressi di un motel si fermarono.
«Jess! Hey, Jess! Sveglia!»
disse Damon scuotendola. La ragazza aprì gli occhioni verdi stropicciandoseli.
«Dove siamo?»
chiese con la voce impastata dal sonno.
«Da qualche parte lungo la strada… vuoi andare a dormire in un letto o ti lascio qui?»
la provocò. Lei scosse la testa e si trascinò fuori dall’auto, guardandosi intorno con aria disgustata.
«Questo posto è l’inferno»
commentò. Lui le diede piano una gomitata dicendo:
«Il fascino dei viaggi on the road è anche questo! Motel fatiscenti, in mezzo al nulla, frequentati da gente losca ed esseri soprannaturali!»
«Hey! Dov’è Elena?»
domandò cercandola con lo sguardo.
«È andata ad occuparsi della stanza… dice che si diverte a soggiogare i proprietari»
Jessica lo guardò stupita.
«Hey! Ti ci ho pagato l’istruzione così!»
si giustificò lui. La ragazza sollevò le sopracciglia ed abbassò gli angoli della bocca dandogli ragione.
Elena arrivò con le chiavi di una stanza in mano.
«314! È la più grande che aveva…»
«Andrà bene»
disse lui incamminandosi. La stanza aveva due letti matrimoniali.
«Mi chiedo che razza di pervertiti frequentano questo posto se in una stanza ci mettono due letti matrimoniali»
osservò Jessica. Damon sospirò e andò a sdraiarsi su un letto.
«Non mi importa chi lo frequenta, mi importa solo che finalmente posso stendere gambe e schiena… sono distrutto!»
«Io vado a fare una doccia, mi sembra di non lavarmi da mesi…»
disse Elena, dirigendosi verso il bagno.
«Io credo darò fuoco alle lenzuola, invece…»
comunicò con tono disgustato la giovane.
«Esagerata! Non eri così schizzinosa quando siamo stati in quel safari…»
la riprese lui.
«Agh… non mi ricordare quella settimana terribile!»
Elena aveva acceso l’acqua nella doccia, ma sentiva comunque le chiacchiere di sottofondo. Ancora complicità, ancora avventure… chiuse gli occhi e cercò di non ascoltare. Si mise sotto il getto dell’acqua bollente e chiuse gli occhi. Milioni di pensieri vorticavano incessanti senza darle il tempo di rilassarsi. Cercò di concentrarsi su qualcosa di positivo: occhi di cielo. Il volto di Damon iniziò ad emergere da quel mare di pensieri, poi i suoi capelli, le sue labbra, il suo naso, il suo profumo, il suo sapore… il suo corpo nudo scorrerle addosso.
Sorrise e si portò le mani sugli occhi, voleva toccare quel pensiero in qualche modo.
Finì di fare la doccia e si rivestì; uscendo dal bagno  con i capelli ancora umidi, trovò Damon intento a cambiare canale distrattamente, nel vano tentativo di resistere al sonno.
«Jessica?»
si informò, ridestandolo. Lui si guardò intorno e rispose:
«Ehm, è andata a prendere qualcosa da bere al distributore… ma ci sta mettendo tanto… forse è meglio che vada a controllare…»
Elena alzò una mano per fermarlo  e propose:
«Vado io! Tu sciacquati il viso e mettiti a dormire, hai un aspetto…»
«Io sono sempre bellissimo, ricordalo!»
la interruppe lui, ridendo. Lei gli sorrise senza contraddirlo ed uscì dalla stanza. Lui si girò su un fianco cercando di trattenere il sorriso da ebete che sentiva tirargli gli angoli della bocca. Guardò in direzione del bagno e  ponderò se fare anche lui una doccia o se, invece, chiudere gli occhi e rimandare al mattino seguente. Decise di andare a sciacquarsi almeno i denti. Entrò in bagno ed aprì il rubinetto. Qualcosa attirò la sua attenzione: un rumore lontano. Tese l’orecchio e sentì la voce di Jessica urlare:
«No! Elena, no! Fermati! Ti prego!»

   
 
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