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Autore: Laylath    08/03/2013    2 recensioni
Una storia che narra l'arrivo del giovanissimo soldato Kain Fury nel team del Colonnello Mustang.
Non sempre gli inizi sono facili, soprattutto quando si è privi di esperienza e si ha a che fare con compagni così diversi da se stessi: bisogna lavorare bene l'impasto per creare un team affiatato.
E soprattutto bisogna saper crescere
Storia finita di revisionare l'11 novembre 2013
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 6. Accettazione.



La mattina seguente Fury guardava con aria rassegnata il vassoio con la colazione. Sapeva di dover mangiare qualcosa, ma dopo aver rigettato l’impossibile nemmeno otto ore prima, anche la tazza di the gli appariva nauseante. Sapere che poi, in ufficio, il sottotenente Breda avrebbe di certo portato qualcosa da mangiare, magari dall’odore intenso, lo depresse a tal punto da fargli emettere un flebile lamento.

Tuttavia si costrinse a prendere un pezzetto di pane imburrato e a metterselo in bocca, masticando lentamente e cercando di convincersi che non avrebbe vomitato di nuovo.
Per cercare di distrarsi sfogliò il libro che aveva posato accanto al vassoio.

Era stato molto sorpreso quando una decina di minuti prima un suo ex compagno d’Accademia era venuto a restituirglielo. Gli aveva annunciato che presto il suo plotone sarebbe stato smembrato ed i ragazzi inviati in diverse località di Amestris. Sarebbe dovuto toccare anche a lui, ma l’essere entrato nella squadra del colonnello l’aveva tenuto fuori da queste manovre.
Per quanto non avesse mai avuto rapporti molto stretti con i suoi ex compagni, si sentì dispiaciuto della loro partenza: in quella mensa non c’erano altri visi conosciuti e si sentiva in qualche modo lasciato indietro.

Sfogliando le pagine ingiallite arrivò all’immagine di uno dei primi modelli di radio e sorrise. A dire il vero quel libro non era uno di quelli forniti per i corsi, ma era suo personale, comprato quando aveva appena dieci anni. L’aveva trovato in un negozio di libri usati ed era un vecchio volume sulla storia dell’elettronica. Forse era superato, del resto era molto vecchio, ma era lì che lui aveva imparato i primi rudimenti teorici, le terminologie, i ruoli di tutti quei meccanismi che, prima di quella lettura, aveva montato seguendo l’istinto. Non sapeva nemmeno perché l’aveva portato in Accademia, ma al momento di fare le valigie non aveva potuto fare a meno di metterlo nello zaino. Era stato come portarsi dietro un vecchio amico su cui fare affidamento.
“Sai che quel volume è parecchio raro?” disse una voce facendolo sobbalzare.
Il maresciallo Falman si sedette davanti a lui.
“Signore” salutò Fury alzandosi in piedi.
“Lascia stare i saluti formali, soldato Fury, – sorrise l’uomo spostando di lato il proprio vassoio della colazione  – posso dare un’occhiata al tuo libro?”
“Certamente… ” annuì il ragazzo porgendo l’oggetto in questione e risedendosi. Dimenticandosi dei residui di crampi allo stomaco, approffitò dell’attenzione che l’uomo stava rivolgendo al volume per studiare meglio il suo superiore. Se doveva essere sincero Falman lo incuriosiva abbastanza: non era mai stato molto loquace in sua presenza, ma non si era nemmeno mostrato apertamente ostile come Havoc; anzi, le poche volte che aveva avuto a che fare con lui  si era dimostrato cortese, senza lanciargli nessuna frecciatina. Certo non poteva paragonarlo alla gentilezza del tenente Hawkeye, ma non poteva fare a meno di restare affascinato dall’intensità con cui quell’uomo dai capelli bianchi e neri stava studiando le pagine del suo libro. Gli parve quasi di riconoscersi, di vedere se stesso davanti ad una radio nuova.
“E’ un’edizione di almeno quarant’anni fa. – disse l’uomo dopo qualche minuto, chiudendo il libro e spingendolo verso Fury – Dove l’hai trovato?”
“In un negozio di libri usati del mio paese, più o meno otto anni fa, signore”
“L’autore è uno dei pionieri delle moderne radio, lo sapevi?”
“Davvero?” si affascinò Fury sentendolo parlare della materia che adorava
“E’ stato lui a creare le basi del codice che usano oggi i militari nei loro canali. Questo libro, in particolare, nasce dai suoi appunti”
“Era un militare?”
“Non da subito. Pare che fosse molto giovane quando iniziò, ma solo successivamente entrò nell’esercito. Comunque ci sono altri libri scritti da lui, lo sapevi? Sono molto specialistici quindi dubito che tu li abbia visti in Accademia.”
“Sul serio? – esclamò il ragazzo sporgendosi in avanti, mentre gli occhi si illuminavano – Saprebbe dirmi quali sono i titoli, signore?”
Falman si bloccò, sorpreso da questo slancio improvviso di quel soldato che tendeva a stare sempre zitto nell’ufficio, tuttavia non potè fare a meno di sorridere per quell’entusiasmo, così simile a quello di un bambino.
“Te ne posso procurare un paio io stesso, soldato Fury” annuì.
 
“Allora Havoc, come è andata la tua serata da bambinaia?” chiese Breda tirando fuori con aria soddisfatta una ciambella dalla busta che aveva portato in ufficio
“Lascia stare che è meglio. – sospirò il sottotenente adagiandosi nello schienale della sua sedia - Ma dimmi piuttosto se al bar c’era Gilly”
“Quella biondina con cui dovevi uscire? Oh certo che c’era… in compagnia di un altro ragazzo!”
“Cosa?! Non è possibile!”
“Si vede che si è fatta forza ed è andata avanti con la sua vita, nonostante il suo eterno amore per te!” sogghignò il compagno
“Accidenti a quel tappo di Fury! – sbottò Havoc accendendosi una sigaretta – Speravo di combinare qualcosa con lei: c’era affinità, lo sentivo.”
“E l’affinità di Fury con l’M5?”
“Almeno ha imparato a non distruggersi la faccia e a non cadere all’indietro. Ha fegato il ragazzino" ammise pensosamente
"Sai qual'è la verità? - sorrise Breda, fissando con intensità la sua ciambella, quasi contenesse le risposte alle domande dell'universo - E' che quel soldatino sta iniziando a piacere anche a te"
"Perché a te piace?" gli chiese Havoc con aria seccata, ma sicuramente una reazione molto più tranquilla rispetto a quella che avrebbe avuto una settimana prima ad una simile affermazione.
"Sì, mi piace - ammise il rosso, senza troppe esitazioni - così come piace a Falman. Se mai ho avuto qualche dubbio è stato all'inizio: prendere un novellino come lui in una squadra esperta come la nostra in apparenza non è molto saggio. Ma devo dire che Fury mi ha sorpreso di giorno in giorno e sono arrivato a provare un grande rispetto per lui. Un altro soldato sarebbe impazzito per le tue provocazioni"
"Se ti piace così tanto perché non l'hai difeso come fa il tenente?" chiese ancora Havoc
"Perché prima dovevi capire pure tu che il nostro piccoletto ha fegato e coraggio da vendere: sei il mio miglior amico, Havoc, ma a volte hai dei grandissimi preconcetti che devi superare da solo" ridacchiò Breda
"Va bene, va bene - lo bloccò Havoc - riconosco che, tutto sommato, non è male. Ma per ora al poligono di tiro è una vera tragedia. Non credo di aver mai passato due ore così frustranti come quelle di ieri notte. Io avrei dovuto vomitare, non lui!”

“Chi sarebbe che ha vomitato?” chiese improvvisamente la voce del tenente Hawkeye.
“Oh, buongiorno tenente – salutò Breda – gradisce una ciambella?”
“No grazie, sottotenente Breda. Allora potrei sapere se la persona che ieri ha vomitato è per caso il soldato Fury?”
“Sì – ammise Havoc col broncio – evidentemente due ore di poligono sono troppe per lui. Ma mi sono assicurato che arrivasse al bagno senza vomitare l’anima nel pavimento”
“Potevi pensarci prima che forse due ore erano troppe, considerata la botta presa il giorno prima!”
Havoc non seppe che rispondere di fronte a quella sfuriata, ma proprio in quel momento la porta si aprì ed entrarono Falman e Fury.
“Salve a tutti” salutò Falman andando a sedersi alla sua scrivania
“Buongiorno a tutti - gli fece eco Fury. Poi vide Hawkeye e sorrise – Oh, bentornata tenente!”
“Grazie soldato Fury – salutò la donna, notando con preoccupazione le occhiaie sotto gli occhi del ragazzo e il colorito pallido della sua faccia – va tutto bene?”
“Sì, signora”
“Ho saputo che ieri hai fatto lezione con il sottotenente Havoc. Come è andata?”
“Sono riuscito a tenere la pistola e a sparare senza soffrire troppo il contraccolpo. Certo devo ancora migliorare la mira, ma è andata sicuramente meglio del primo tentativo” dichiarò il ragazzo con grande ottimismo.
“Visto, tenente – sorrise Havoc lanciando uno sguardo soddisfatto alla donna – è tutto intero”
“E se nelle prossime lezioni riesci a fargli centrare il bersaglio direi che sarà un grande passo avanti. - intervenne Mustang entrando – Salve a tutti, ragazzi.”
“Buongiorno capo – salutò Breda – una ciambella?”
“No grazie – disse Mustang arricciando il naso – hanno un profumo troppo dolce… perfino la faccia di Fury sembra risentirne”
“Allora non mi preoccuperò di offrirne una a lui.” rise l’uomo
In effetti Fury dovette fare un notevole sforzo per mandare giù quell’odore intenso di glassa. Si sedette alla scrivania pronto a iniziare la giornata, ma si bloccò perplesso, rendendosi improvvisamente conto che c’era qualcosa di diverso. Era come se l’ufficio fosse cambiato… eppure niente era fuori posto. Si mise a guardare i suoi compagni: Falman sedeva tranquillo davanti a un grosso volume, il tenente Hawkeye era già alla scrivania del colonnello e gli stava porgendo dei documenti, ignorando lo sguardo di protesta di quest’ultimo. Breda stava mangiando una delle ciambelle mentre con una mano prendeva una cartelletta.
“Tutto bene, ragazzo?” gli chiese una voce accanto. Girandosi si sorprese nel vedere che Havoc lo guardava con uno sguardo annoiato, ma non cattivo
“S… sì signore” balbettò
“Meglio così: stasera voglio vederti centrare almeno una volta quel dannato bersaglio” dichiarò con un mezzo sorriso prima di prestare la sua attenzione al proprio lavoro.
“Va bene”
Mentre prendeva un nuovo fascicolo in mano l’illuminazione arrivò improvvisa. Oggi c’era meno ostilità nell’aria. La tensione dei primi giorni si era notevolmente allentata: tutti sembravano più rilassati. E persino Havoc gli aveva parlato in maniera normale. Questo significava solo una cosa: non era più un estraneo, ma un membro accettato dal gruppo.
Sorridendo chiuse gli occhi e inspirò profondamente: nonostante il sapore di glassa fin troppo pungente delle ciambelle di Breda, l’aria di quell’ufficio non gli era mai sembrata così limpida. E così facendo non si accorse di come il colonnello lanciò una significativa occhiata al tenente Hawkeye e che questi volgendosi a guardarlo sorrise sollevata. 
  
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