Film > The Phantom of the Opera
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Autore: __aris__    08/03/2013    4 recensioni
Emily Wandervitt è un esperta di autenticazione di opere d'arte ed altri oggetti antichi. chiamata a Parigi per una consulenza dall'Opéra, per caso trova un inquietante libro di pelle nera con i bordi delle pagine rosso sangue siglato FO. Incuriosita lo porta nella sua camera d'albergo, ignara di cosa le accadrà d lì a poche ore.
Nel 1875 Erik è alla disperata ricerca di un mezzo per riunirsi alla sua Christine. Disposto a tutto utilizza un incantesimo per tornare indietro nel tempo ma non otterrà il risultato sperato ...
-- ispirata al film del 2004 ed alla versione per il 25esimo anniversario del musical, con qualche accenno del romanzo. spero vi possa piacere e che la recensiate!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Emily si addormentò con difficoltà, poco aiutata dai violenti lampi che squarciavano la notte. Scivolò in un sonno agitato nel quale vide una grotta in riva ad un lago: era calda, ben arredata ed illuminata da dozzine di candele. Sembrava la Dimora sul Lago del Fantasma! Credette persino di vedere il letto – cigno esaminato nel pomeriggio. Mentre si rigirava convulsamente nel letto la sua attenzione fu attirata da un uomo intento a disegnare qualcosa per terra. Era vestito in modo elegante, sembrava alto e di corporatura possente e portava una maschera bianca che gli copriva metà del viso. Ciò che attirò maggiormente l’attenzione di Emily furono gli occhi dell’uomo: erano di un brillante color ambra, come quelli dei gatti, rendendo il loro proprietario quanto meno inquietante.
Aveva finito di disegnare e si era diretto verso un tavolo pieno di fogli di carta da cui prese un libro dall’aria molto antica. Si diresse al centro dello strano cerchio appena disegnato ed iniziò a recitare una cantilena in una lingua che Emily non conosceva. Mentre proseguiva la lettura tutte le candele, l’una dopo l’altra, si spensero e la spelonca rimase illuminata solo dalla flebile luce della luna che filtrava dal soffitto e si rifletteva nel lago. Le ombre si erano allungate a dismisura, protendendosi verso quella sinistra figura. Ormai era giunto alle battute finali della formula ed aveva alzato la voce per sovrastare i crescenti crepitii che avevano scosso la caverna dall’inizio del rito. All’improvviso, prima di completare l’invocazione, l’uomo fu colpito da una specie di lampo e scomparve, lasciando la grotta buia e silenziosa.
Emily si svegliò di colpo; aveva il fiatone, gli occhi fuori dalle orbite come i pesci rossi ed era madida di sudore in ogni millimetro del suo corpo. Appena respiro e battito cardiaco si furono regolarizzati si alzò dal letto e si diresse senza nemmeno curarsi di accendere le luci verso il mobile bar, un piccolo armadio in legno posto sopra ad una consolle. Aprì le ante, indecisa se limitarsi ad una bottiglietta d’acqua o optare per un super alcolico che le stendesse per bene i nervi. Mentre scorreva con gli occhi le varie etichette di liquore un tuono più forte degli altri fece tremare tutti i vetri delle finestre; lei sussultò e si voltò per controllare che non si fosse rotto niente, ma il suo sguardo fu attirato da due brillanti luci color ambra che la fissavano da un angolo buio della stanza. Pensando di stare ancora sognando, la ragazza scosse con violenza la testa e sbatté più volte le palpebre; ma quelle due luci rimanevano fisse ed immobili piantate su di lei.
All’improvviso si mossero e lei si trovò sollevata sulle punte dei piedi con il collo afferrato da una mano grande e forte, pronta a strozzarla senza troppa fatica. “Voi chi siete?” le sibilò il proprietario della mano. Emily non credeva alle proprie orecchie! Quella voce non sembrava umana: era suadente ma infida e minacciosa; sembrava uscita da un qualche oscuro abisso ed appartenere ad un demone più che ad un uomo. Pensò che il Fantasma dell’Opera dovesse avere una voce molto simile; ma lui era morto da almeno cento anni: non poteva trovarsi nella sua camera d’albergo!
Non amo ripetermi mademoiselle!” disse stringendo maggiormente la presa e costringendo Emily a smettere di cercare una spiegazione razionale e boccheggiare in cerca d’aria. “Voi chi siete?” le sibilò poi facendole accapponare la pelle.
Lei aprì la bocca, cercando di dire il proprio nome, ma la stretta al collo era troppo forte e riuscì ad emettere solo un gemito strozzato. Lui allentò la morsa quel poco che bastava per farla parlare:
E … Emily W … Wan … d … Wandervitt…” balbetto con molta fatica.
Dove mi trovo?
P … Parigi…
Che giorno è oggi?”. Lei non rispose ma allungò l’indice in direzione del giornale posato su una poltrona accanto a loro. Lui lesse “New York Times 18-9-2012”, seguivano poi i titoli dei vari articoli; rilesse meglio, voltando la completamente la testa, ma la data era proprio il diciotto settembre 2012.
Quando si voltò la luce del mobile bar permise ad Emily di notare che l’uomo portava una maschera bianca sulla metà destra del volto. Non è possibile! Lui DEVE essere morto da più di cento anni! Non può essere il F…  F… Erik Destler! Si disse mentalmente la ragazza terrorizzata. In quel momento fu liberata dalla morsa al collo, cadendo in malo modo per terra, mentre l’altro prendeva la copia del giornale in mano. Troppo concentrata sul suo collo dolorate non si accorse del violento tremore che stava cogliendo le mani del Fantasma mentre rileggeva per l’ennesima volta la data sul giornale.
Il suo incantesimo non aveva funzionato! Aveva invocato le forze oscure perché gli concedessero una seconda opportunità con Christine, ma qualcosa era andato storto! Non solo non era riuscito a completare il rito; ma, invece di tornare indietro di qualche anno, era stato sbalzato di centoquaranta anni nel futuro! In un futuro dove la sua Christine non c’era! Si era avvicinato barcollante alla finestra, ma dopo pochi passi si era lasciato cadere senza forze per terra, tenendo le mani premute sulla testa, quasi ad impedire che scoppiasse, ed aveva lasciato uscire tutta la rabbia, il dolore, la frustrazione e l’amarezza in un atroce, tremendo grido roco e straziante.
A quel grido bestiale Emily si riprese un po’ ed il suo corpo decise che doveva velocemente allontanarsi da lì; non aveva pensato a cosa fare di preciso, voleva solo fuggire! Si alzò a fatica da terra ma sbatté la testa contro l’anta aperta del mobile, facendolo tremare e tintinnare i vetri in esso contenuti, e ripiombando a terra più dolorante di prima.
Ahi! Dannazione!” imprecò, mentre si massaggiava il bernoccolo, con un accento inglese che il Fantasma non aveva mai sentito. Lui si voltò e guardò attentamente la ragazza: corporatura esile ed altezza media, aveva i capelli corti e mossi, di color nocciola, ed occhi chiari. Doveva avere circa trent’anni, forse poco meno, e continuava a massaggiarsi la testa con una strana aria dolorante. Gli sembrò così innocente ed indifesa! L’ennesima vittima della sua follia! Per anni non gli era importato molto delle conseguenze delle sue azioni; anzi aveva goduto delle sofferenze che causavano a resto del genere umano, che da canto suo lo aveva sempre deriso ed umiliato. Tuttavia, dalla notte in cui aveva perso Christine, aveva iniziato a cambiare prospettiva ed a limitare certi istinti, troppo radicati nel suo animo per essere soppressi. Aveva capito troppo tardi che lei lo aveva abbandonato perché lui aveva dimostrato di essere un mostro dentro e fuori. Si alzò, cercando di riprendere controllo di sé, si avvicino alla ragazza, ancora accasciata per terra, e, dopo aver spostato lo sportello del mobile, le porse una mano per aiutarla da alzarsi.
Lei la guardò per diversi istanti; era tentata di accettare l’offerta, ma lui aveva appena tentato di strozzarla e questo non rendeva quella mano molto allettante. Il Fantasma capì perfettamente cosa passasse per la testa della ragazza e non disse nulla, limitandosi a restare immobile.
Grazie, credo di riuscir…” aveva iniziato a rispondergli lei, con il tono più diplomatico di cui fu capace (Meglio non provocarlo! Pensò), mentre cercava alzarsi con le proprie forze. Sfortunatamente fu colta da un capogiro e fu sorretta dalle braccia del Fantasma.
Di riuscire ad alzarvi da sola mademoiselle Wandervitt?” La sua voce era completamente differente rispetto a pochi secondi fa: calda, soave e vellutata; cercava perfino di essere confortante, nonostante il tono scettico e vagamente divertito. Anche la presa era decisamente differente: salda ma delicata.
Emily non rispose; anche volendo non avrebbe saputo cosa dire! Si limitò a lasciarsi condurre sul divano del salottino, dove il fantasma la fece sdraiare. Poi ritornò allo stipetto degli alcolici dove trafficò per qualche minuto prima di tornare dalla ragazza con un grande bicchiere riempito di cubetti di ghiaccio. “Tenete. Appoggiatelo dove vi duole.” Disse allungando la mano.
Lei prese il bicchiere e realizzò che, essendo chiuso il mobile, la stanza era completamente al buio ed iniziò a cercare con gli occhi un interruttore.
Cosa cercate?
L’interruttore. Perdonatemi ma non riesco a vedere al buio.”  Poi indicò la porta che faceva comunicare il salotto e la camera da letto e disse: “Potreste accendere la luce che si trova vicino a quella porta?
Senza dire una parola lui eseguì la sua richiesta e lei allibita gli chiese “Per caso soffrite di schizofrenia o qualcosa del genere?
 Erik si arrestò guardandola in modo interrogativo: “Schizofrenia?
Disturbo da personalità multipla!” spiegò l’altra annuendo
Non credo, di solito sono sempre pienamente consapevole delle mie azioni!” disse in modo divertito “Ma siete gentile a preoccuparvi per la mia salute mentale!
Senza offesa, mi cercavo solo il motivo del vostro cambiamento: due secondi prima cercate di uccidermi e poi mi fate da infermiere. Non è normale!
Volevo solo ottenere informazioni, non mi sareste servita a molto da morta! Vi tranquillizza?” puntualizzò come se la cosa fosse la più naturale e banale del mondo.
Se devo essere sincera non molto!” Dopo qualche minuto di silenzio Emily indicò il volume in pelle nera sul tavolino e chiese “Lo avete scritto voi?
Erik capì perfettamente, dal tono della domanda, che la ragazza aveva letto il libro e che in pratica gli stava chiedendo se si trovava davvero al cospetto del Fantasma dell’Opera. La guardò incuriosito: mademoiselle Wandervitt sembrava una persona fuori dall’ordinario. Aveva letto il libro; anche se non capiva come avesse fatto a trovarlo, era ben nascosto nella sua Dimora dove nessuno sarebbe potuto mai entrare! Aveva sperimentato personalmente di cosa lui fosse capace (anche se solo in minima parte)! Eppure restava calma sdraiata sul divanetto. Non c’era più traccia di paura nella sua voce o nei suoi occhi, al massimo confusone e stupore. La sua posa non era affatto rigida; ma questo poteva anche essere dovuto alla forte botta in testa. Nessuno aveva mai avuto un simile contegno in sua presenza! Lui era il Fantasma dell’Opera! Era abituato a vedere le persone scosse da brividi di puro terrore al solo sentire il suo nome! Nemmeno Madame Gery si era mai comportata in quel modo con lui, la sicurezza che la donna aveva sempre ostentato con lui era solo una maschera. Dopo qualche istante di riflessione decise che Emily Wandervitt era o decisamente stupida o decisamente folle!
Si avvicinò al tavolino ed accarezzò la copertina del manoscritto con aria assorta “Si. Come lo avete trovato?
Per caso, oggi mentre lavoravo.” Emily decise che era maglio non mentire, quella situazione era già abbastanza strana!
Lo avete letto tutto?
Solo in parte …” rispose prima di sentire un “e non avete paura?” provenire da una parte non ben identificata della stanza. Si guardò attorno per capire da dove venisse ma non ci riuscì; era scura di aver udito la voce vellutata del Fantasma, ma era anche certa che lui non avesse mosso le labbra. Gli occhi ambra di Erik rimasero sempre ben fissati dentro quelli dell’americana per studiarla meglio.
Avete appena detto che uccidermi non rientra nei vostri piani, per ora mi basta. Ma vi prego: non fate più certi giochetti! Sono decisamente inquietanti!” Erik rise divertito, ammettendo che era un ragionamento abbastanza logico. “Ora posso chiedervi io una cosa?” proseguì la donna e lui annuì “Come siete giunto fino a qui?
Il Fantasma sospirò e guardò a terra “Diciamo che le cose non sono andate come era nei piani.” rispose con aria assorta e triste dopo qualche secondo in cui aveva cercato le parole giuste. 
   
 
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