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Autore: Baude    08/03/2013    7 recensioni
Sebastian Smythe e Thad Harwood sono sposati da diversi anni. Hanno una casa, un cane enorme,un lavoro ed una figlia ventenne. Una figlia ventenne decisa a sposarsi con uno Sterling,precisamente. Quando la selezione naturale non ha fatto il proprio dovere, la paura di nipoti platinati prende il sopravvento e l'esaurimento nervoso diventa un'opzione molto plausibile....
Dal primo Capitolo.
Era come se dell’elettricità gli attraversasse la spina dorsale e, dal collo, si propagasse per tutto il petto.
Riconosceva il respiro, profondo e lento.
Il passo, leggero e regolare. Aveva l’abitudine di non appoggiare la pianta del piede, ma di muoversi quasi sulle punte, attraversando velocemente le varie stanze, come un gatto.
L’odore, pungente e assuefacente. Non era profumo. Sebbene li usasse, l’odore della sua pelle era tale da coprire qualsiasi artificio chimico.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La famiglia Harwood-Smythe, con la (s)gradita collaborazione della famiglia Sterling-Duvall, in: <>. Quando il gene platinato è sinonimo di idiota.

 

 

 

Ci sono. CI SONO,DECISAMENTE. Giornatina faticosa e non siamo nemmeno alla fine, ma avevo detto che avrei aggiornato. Innanzitutto grazie per l’accoglienza. Siete della meraviglie. E’ sempre un piacere vedere con quanto amore e pazienza mi seguiate, non scriverò mai abbastanza bene per ringraziarvi in modo adeguato. Sono felice che il primo capitolo vi sia piaciuto, spero di continuare su questa linea. RISPONDO A TUTTE LE RECENSIONI, GIURO! Le adoro, come chiunque immagino, e se ci impiego molto per rispondere è perché sono una perditempo disorganizzata. Ma è FANTASTICO leggervi e rispondervi.

Nuovo capitolo, finalmente i nuovi personaggi. Spero possiate affezionarvi anche a voi, siete stati dolcissimi con Ellie e Dominc, mi auguro facciate lo stesso con Andrèe e Paul.

 

Notare il banner del primo capitolo: E’ BELLISSIMO E OPERA DI THAD. Quel gatto, oltre ad essere un’autrice meravigliosa, sa fare anche queste cose. Mppppff!

 

 

Un grazie alle ragazze della Thadastian Week. Non vedo l’ora che sia Aprile per poter letteralmente impazzire e sciogliermi a causa della week.  Grazie per la fiducia ed il sostegno, non credo di meritare davvero tutti quei complimenti. Grazie a chi condivide post su Facebook (Meli. ) e mi tagga. Grazie a chi mi da la possibilità di aiutarlo, scrivendo o ascoltando.

Un abbraccio forte a Valeria e la speranza di farla sorridere ancora.

Un grazie alla mia beta, Lady_Thalia , precisa e essenziale. Grazie a Valentina, per le comunicazioni autore-beta: mi hai salvata da una noiosissima lezione di Anatomia Patologica. E’ sempre confortante leggere parole di volti amici.

Innumerevoli grazie al mio Thad, perché,  beh, è il mio Thad.

 

 

 

 

 

 

 

 

Al mio Thad:

è stato un lungo inverno,

ma tra due soli giorni

tornerà la mia Primavera.

 

 

 

 

 

 

 

 

So excuse me forgetting but these things I do

You see I've forgotten if they're green or they're blue

Anyway the thing is what I really mean

Yours are the sweetest eyes I've ever seen

( “Your Song”, Elton John)

 

 

Capitolo II

Smythe.

 

 

*

 

 

 

 

 

-Allora ci vediamo tra tre giorni.- mormorò Andrèe, accennando un sorriso contro la cornetta del telefono.

 

Paul la osservò, una mano appoggiata allo stipite della porta e il viso parzialmente coperto dalle ciocche bionde.

 

In silenzio, senza annunciarsi, studiò quel sorriso, timido e quasi infantile.

 

Andrèe sembrava tornare bambina quando parlava con i propri papà. Paul non vedeva l’ora di conoscere i genitori della propria fidanzata. Ne aveva sentito parlare, erano degli amici di vecchia data della sua famiglia, ma non aveva mai avuto occasione di vederli di persona. Aveva trovato qualche foto, veri e propri cimeli dell’epoca della Dalton. Era incredibile la somiglianza tra Andrèe e il signor Smythe. Erano identici, la figlia era la variante femminile del padre.

 

Osservò la ragazza emettere un leggero sbuffo: era preoccupata. Si portò una mano alla fronte e la fece scorrere tra i lunghi capelli castani, lasciando, inavvertitamente ed involontariamente, che il proprio profumo invadesse la stanza in cui si trovava. Socchiuse gli occhi e appoggiò le spalle alla parete.

 

Paul si spostò la frangia dagli occhi e sorrise ad Andrèe, tentando di rassicurarla.

 

Ce l’avrebbero fatta, insieme.

 

-Ti voglio bene anche io, papà.- rispose, imbarazzata.

 

Fece una smorfia ed alzò lo sguardo al cielo, una ragazzina insofferente.

 

Il ragazzo scosse la testa e abbozzò un sorriso, sollevando l’angolo destro della bocca.

 

Andrèe era involontariamente bella.

 

Era elegante. Entrava in una stanza e, sebbene avesse un passo silenzioso e l’abitudine di non annunciarsi, tutti si voltavano, non potendo fare altro che non fosse osservarla.

 

C’era qualcosa nel modo in cui si muoveva, nel modo in cui arricciava il naso se divertita, nel modo di scostarsi i capelli, leggero e rapido, e nel modo di studiare qualsiasi cosa, quasi a volerne capire il segreto.

 

C’era qualcosa in quella giovane donna che aveva spinto Paul, quel giorno nella biblioteca dell’Università, a sedersi accanto a lei. Sebbene i posti a sedere fossero per la maggior parte liberi, lui si era fatto imprigionare iniziando a ruotare intorno a quell’orbita di bellezza e silenzio.

 

Il biondo venne riportato al presente dal sorriso che Andrèe gli riservò e dal “Vieni qui” appena sussurrato.

 

Mosse un passo dopo l’altro e si ritrovò di fronte a lei in pochi secondi.

 

La ragazza piegò leggermente il collo e appoggiò la testa contro la sua spalla.

 

Andrèe era maledettamente alta per essere una donna.

 

-Certo, papà.- continuò lei, al telefono.

 

Paul si chiedeva per quale motivo quella telefonata andasse avanti, sembrava essersi conclusa diversi minuti prima.

 

Un metro e ottantacinque.

 

Paul le cinse la vita, dondolando sul posto, come se volesse far addormentare una bambina.

 

-A presto, allora.-

 

Era comunque piccola, tra le braccia di Paul.

 

La strinse delicatamente a sé, non lasciandole il tempo di riporre la cornetta sul ricevitore.

 

Non solo i capelli biondi, ma anche l’altezza era una caratteristica inconfondibile degli Sterling.

 

 

 

*

 

 

 

Thad attraversò il salotto di casa propria e notò un particolare strano ed inquietante: il camice di Sebastian era ancora appeso all’ appendiabiti.

                                                                                                                      

Erano le nove passate e il camice da laboratorio era ancora lì.

 

Quella mattina presto, aveva fatto un salto al proprio studio fotografico per ritirare alcune carte : avrebbe concluso il proprio lavoro da casa.

 

In totale discordanza con le proprie abitudini, si era svegliato presto, sperando di tornare a un orario decente per poter preparare la colazione al marito. Non aveva  tenuto conto, però, di quanto caotica e infernale potesse essere quella città.

 

Notò una tazzina da caffè appoggiata sul tavolino di ingresso, dove solitamente Sebastian lasciava le chiavi.

 

Salì le scale che portavano alle stanze da letto e al bagno, seguendo una scia di indumenti.

 

Sebastian, eccezion fatta per il lavoro dove diveniva un maniaco per l’ordine, era un disordinato cronico. Aveva il vizio di lasciare in giro qualsiasi cosa. E’ per questo motivo che, in fondo, Thad non si stupì, raccattando sul quarto scalino un paio di pantaloni grigi e, qualche scalino più su, dei boxer neri.

 

Era nudo.

 

Harwood socchiuse gli occhi, giungendo in cima alla scala. Quel pensiero lo mandava ancora a fuoco. Quel corpo non conosceva il concetto di invecchiare.

 

Era sempre dannatamente bello. Sempre forte, alto, solido, non si arrendeva al tempo che passava.

 

I capelli erano gli stessi che aveva a vent’anni, gli occhi sottintendevano sempre una certa malizia e, quando rifletteva, la solita ruga d’espressione gli solcava la fronte.

 

Thad si affacciò sulla porta della propria camera da letto, sperando che Sebastian fosse lì, ad aspettarlo magari.

 

Ma si diede mentalmente dello stupido, come notò il grande letto matrimoniale vuoto: Sebastian sarebbe venuto a prenderselo, non avrebbe atteso.

 

Fece una mezza giravolta e si diresse verso il bagno: dove altro sarebbe potuto andare suo marito, nudo? Sperava vivamente non in terrazza.

 

Aprì la porta e venne investito da una nube calda di vapore e bagnoschiuma.

 

Tana per Sebastian.

 

Un grosso tappeto di peli rossi occupava lo spazio adiacente alla vasca e Smythe, continuando a guardare il soffitto e a fumare, passava le dita sul dorso del grosso animale.

 

-Sebastian.- lo ammonì Thad, avvicinandosi. -Il cane non deve entrare in bagno.-

 

Harwood si tenne a una certa distanza di sicurezza: lui e Audrey convivevano, ma non si amavano spassionatamente, in realtà tentavano di ignorarsi.

 

-Mandala via.- lo sfidò Smythe, portandosi la sigaretta alla bocca e lanciandogli una rapida occhiata.

 

-Cane, vai via.- si parò di fronte all’animale Thad, cercando di assumere un tono e una postura autoritaria.

 

Audrey socchiuse gli occhi e sistemò meglio la propria posizione sul tappetino del bagno, completamente nascosto dalla mole del cane.

 

Thad si accigliò. -Orso?- provò, valutando che le dimensioni potessero creargli una qualche crisi di identità. -Mostro?- provò e, non ricevendo alcun segnale da parte dell’animale, sbuffò. -Qualunque cosa tu sia, vattene.-

 

Audrey sollevò il capo e osservò l’uomo.

 

-Sebastian.- Harwood fece qualche passo indietro. -Che vuole?-

 

Smythe voltò la testa ed osservò il cane. -Temo non abbia gradito. -Si mise a sedere e si sporse. Le passò una mano sulla schiena e mormorò le solite paroline dolci e francesi che era solito riservarle.

 

Audrey si alzò con un piccolo sbuffò e, non degnando di un’occhiata Thad, uscì dal bagno.

 

-Quel cane è inquietante.- affermò Harwood, inginocchiandosi accanto alla vasca.

 

-E’ incredibilmente intelligente.- rispose Smythe, baciando delicatamente il marito.

 

-Come mai non sei in laboratorio?- domandò Thad, allontanandolo delicatamente da sé.

 

-Settimana di ferie.- annunciò, rimmergendosi parzialmente nell’acqua.

 

Sebastian, se avesse potuto, sarebbe andato in laboratorio anche la notte di Natale. Amava il proprio lavoro.

 

Harwood si sporse e gli riavviò i capelli, bagnati e disordinati a causa dell’acqua. -Che succede?-

 

La mano del morò scivolò di lato, accarezzandogli lo zigomo e l’angolo della bocca. Smythe schiuse la bocca e gli baciò la punta delle dita, sospirando.

 

-Non ci provare, demonio.- sorrise Thad. -Dimmi che cos’hai, non distrarmi con promesse di sesso.- ma non spostò la mano. -Che succede?- domandò dolcemente.

 

Sebastian strofinò la guancia, non rasata da qualche giorno, contro il palmo del marito. Socchiuse gli occhi ed emise un verso basso e di gola, maledettamente simile alle fusa di un gatto.

 

-E’ per Andrèe, vero?-

 

-Forse.- borbottò, ad occhi chiusi.

 

-Cosa ti preoccupa?- continuò Thad, tirandosi su le maniche della camicia ed immergendo le braccia fino ai gomiti, cingendogli le spalle.

 

-Perché tutta questa fretta di sposarsi?- domandò l’altro. -Si è laureata da qualche mese. Ha trovato subito un ottimo lavoro in uno studio legale. Da dove salta fuori questo matrimonio?- continuò, lasciando scorrere tutti i propri dubbi. -Non sarà mica incinta?-  chiese, mettendosi a sedere e facendo uscire dell’acqua dalla vasca, colma quasi fino all’orlo.

 

-Non credo.- lo rassicurò Thad, accarezzandogli la spalla per rassicurarlo. -La faccenda ha sorpreso anche me.- ammise il moro. -Ma attendiamo che lei torni a casa, niente congetture strane.- lo ammonì, come se si stesse rivolgendo ad un bambino capriccioso e testardo. -Avremo tutte le risposte che vogliamo da lei.-

 

Sebastian arricciò il naso, rendendosi conto del fatto che il marito avesse ragione.

 

-Con l’età migliori, però.- disse Harwood, sorridendo.

 

-Come?- domandò, perplesso, Sebastian.

 

-Hai solo rotto qualche piatto alla notizia del matrimonio, mi aspettavo che devastassi casa.- il sorriso si trasformò in un ghigno. -Sarà la vecchiaia che ti sta calmando?-

 

Tasto dolente: Sebastian era un gran narcisista.

 

-Harwood.- Smythe si voltò, posizionandosi di fronte a lui. -Hai per caso soldi o carte importanti nelle tasche?- chiese, con tono profondo e strascicato.

 

-No.- rispose, confuso, Thad.

 

-Cellulare?- continuò Sebastian, disegnando con le dita il profilo del colletto aperto della camicia del marito.

 

-Neanche.- rispose, sempre più stranito da quell’atteggiamento.

 

-Oh, bene.- portò le mani sulle spalle dell’altro e fece leva, trascinandolo dentro la vasca.

 

-Sebasti_AH-

 

 

Gli anni, probabilmente, passavano, ma Sebastian rimaneva comunque un soggetto estremamente permaloso.

 

 

 

 

 

   
 
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