Nuvole plumbee primeggiano nel cielo, compatto e grigio come una perla. La pioggia si abbatte senza sosta contro il terreno, ammorbidendolo.
Vera è seduta a gambe unite. Chissà per quanto tempo il suo riparo rimarrà all'asciutto, si chiede nel pensiero. Spera almeno finché il temporale non sarà finito, o prima che comincino i tuoni.
Ma le sue preghiere non vengono ascoltate: un rombo squarcia il tintinnio costante dell'acqua, tanto che il suolo viene scosso da un tremito. Rabbrividisce, affondando il capo sulle ginocchia.
«Vera?» la chiama qualcuno, appena giunto davanti alla grotta.
Alza lo sguardo: Drew, incappucciato e fradicio dalla testa ai piedi, attende un cenno di risposta. Vorrebbe salutarlo, ma le parole le muoiono in gola all'udire un nuovo rombo, più intenso del precedente, che le fa chiudere gli occhi di scatto e serrare le labbra tremanti.
Il verde, senza proferir parola, le si siede accanto. Si limita a osservarla, a studiare il suo viso per decifrarne lo stato d'animo.
Di nuovo, il fragore prepotente di un tuono. Vera sussulta e trema leggermente, sia per il freddo sia per la paura.
Il ragazzo esita giusto un istante, per poi togliersi la giacchetta e posargliela sulle spalle, a mo' di momentanea coperta. Certo, non è molto, ma sempre meglio di niente.
Un'espressione di meraviglia affiora sul viso della Coordinatrice, che solleva repentinamente lo sguardo su di lui. «Grazie…» mormora, stupita, ricevendo un mezzo sorriso.
Reboanti e minacciosi boati continuano a farsi sentire in lontananza, ma ora lei non ha più timore, perché sa di non essere sola. Prende il coraggio a due mani e si appoggia a lui, sperando non si scosti, con il cuore in gola ancora agitato. Drew rimane sorpreso dal suo gesto, ma decide di non opporsi e le cinge le spalle, dove ancora c'è la sua giacca a mezze maniche. Più tardi si addormentano così, con come sottofondo il costante scampanellio delle gocce a terra.