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Autore: Le Borelle    08/03/2013    1 recensioni
Ambientata nella stagione Go.
Ma tutto è diverso, lo sono i protagonisti, lo sono i sentimenti.
Kidou e Mamoru.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jude/Yuuto, Mark/Mamoru, Matsukaze Tenma
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Kidou

 

Tornare in quella città.

Aveva sempre creduto che si sarebbe commosso. Aveva sempre immaginato che una volta tornato in quel posto il suo cuore non avrebbe retto. Ed invece fu tutto sorprendentemente facile. Camminando per strada non incontrò nessuno che conoscesse. Come se la città fosse stata invasa da estranei. Ma la verità era che li l'estraneo era lui. La scuola. Era molto bella ora, non che prima non lo fosse, era certamente diversa, poteva facilmente immaginare che non fosse nemmeno la stessa. I ricordi non arrivarono a dargli fastidio, strisciargli addosso, scivolargli prepotentemente nei pensieri come facevano certe notti. Vuoto. Ma non si illudeva, qualcosa prima o poi li avrebbe risvegliati. Dei ragazzi giocavano a calcio nel campo della scuola, nuovo anche quello. Rimase per un po' ad osservarli. Quanta allegria, ma era solo un gioco dopo tutto, crescendo se ne sarebbero resi conto. Non si può giocare per sempre.

 

Mamoru

 

Era in ritardo per l'allenamento. I ragazzi probabilmente avevano già iniziato ad allenarsi senza di lui. Capitava spesso. Un tempo non lo avrebbe mai permesso, non si sarebbe mai concesso di mancare di rispetto in questo modo al suo sport. Un tempo, ma il tempo cambia un sacco di cose.

 

Kidou

 

“Signore la palla!” un ragazzino lo raggiunse correndo, la palla era finita tra i suoi piedi. Ma quelli non si mossero per calciarla, la raccolse con le mani. Aspettò che il ragazzo lo raggiungesse per passarla direttamente nelle sue mani, come avrebbe fatto un qualsiasi adulto. “Grazie” il ragazzino rimase un po' sorpreso dalla lentezza con cui gliela restituì, per un po' quella sfera aveva ripreso ad incantarlo. “Di nulla” si ritrovò a sospirare, da quanto era che non toccava un pallone? Il ragazzo dai capelli mossi e grandi occhi grigi fece per tornare dai propri compagni. Ma qualcosa gli fece cambiare idea. “Lei gioca a calcio signore?” come lo aveva capito? “giocavo” si ritrovò ad ammettere “lo immaginavo, solo chi ama il calcio può sorridere in quel modo al pallone” corse via. Era qualcosa di troppo maledettamente simile a qualcosa che avrebbe potuto dire lui. Si strinse una mano contro il petto, una fitta.

Giochiamo a calcio!

Oh Mamoru, quanto vorrei non averti mai incontrato.

 

Mamoru

 

Sentì gli sguardi dei ragazzi su di se. Delusi. “Altri tre giri del campo” ordinò buttandosi in maniera scomposta in panchina. Era solo un gioco perché diavolo la prendevano tanto seriamente? Le nuvole sfilarono in cielo sopra di lui, sopra di loro. Chissà se sarebbero passate anche nel suo cielo, ovunque lui fosse. Chissà se ricordava, chissà come ricordava. Con gioia? Con rabbia? No, era sempre stato un tipo intelligente, di sicuro aveva fatto in modo di dimenticare tutto quanto, è questo che fanno le persone intelligenti, vanno avanti a vivere.

 

kidou

 

Aveva atteso di poter vedere l'allenatore della nuova Raimon, ma a quanto pareva i ragazzi si allenavano da soli, così se ne era andato, lontano da quella dannata sfera a scacchi che rimbalzava a ritmo col suo cuore. “Giochiamo a calcio!” no, questo non risolve ogni cosa, non ha risolto i sentimenti che provavo per te, non li ha cancellati, dove è quindi questo grande potere del calcio? Perché non è bastato provare a prenderli a calci come si farebbe con la palla? Erano rimasti li, si erano fatti sempre più pesanti, fino a quando non aveva potuto più sopportarli, nasconderli, e quindi se ne era andato. Perché non sarebbe stato onesto, non sarebbe stato giusto, c'era qualcosa di terribilmente sbagliato in quello che provava per il proprio compagno di squadra. Quindi basta, addio divise, addio pallonate. Addio a qualunque cosa avrebbe riflesso la sua immagine.

 

Mamoru

 

Da quando aveva smesso di gridare “Giochiamo a calcio!”?. Non se lo ricordava. Era stato il suo grido di battaglia, giochiamo a calcio, il calcio si gioca in 11, se qualcuno se ne va può venir sostituito. Ma ci sono maglie che hanno taglie particolari, che nessun altro può indossare, senza quella maglia non si è più in 11, non si può più giocare a Calcio.


                                                                      

  
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