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Autore: sognatrice992    09/03/2013    0 recensioni
"Come era possibile che parlassero così, senza neanche curarsi di non farsi sentire o aspettare che lasciasse la stanza? Insomma, non riusciva a gradire quei minuti, ma cercava di trarne qualcosa di buono: cercava di capire cosa avesse di così strano. Fino ad ora la sua ricerca aveva fatto pochi progressi.
Tante lacrime, senza sapere perché."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una creatura strana.  Lo aveva capito. Impossibile non notarlo negli sguardi di quelli che incontrava
La segretaria, il bibliotecario, i compagni di corso, l'uomo seduto accanto sul treno…i loro occhi dicevano tutti la stessa cosa: era un essere strano, diverso e inaspettato. Sapeva di esserlo, ma non capiva cosa avesse di così particolare. Aveva cercato con tutte le sue forze di vedere ciò che agli altri era così palese.
La creatura aveva ascoltato i discorsi che  suoi familiari facevano su di lei. Non le piacevano, perché in quei momenti arrivava a dubitare di essere presente. Come era possibile che parlassero così, senza neanche curarsi di non farsi sentire o aspettare che lasciasse la stanza? Insomma, non riusciva a gradire quei minuti, ma cercava di trarne qualcosa di buono: cercava di capire cosa avesse di così strano. Fino ad ora la sua ricerca aveva fatto pochi progressi.
Tante lacrime, senza sapere perché.
Allora si era soffermata su quei momenti in cui faceva o diceva qualcosa e quelli che erano vicino si scambiavano quelle occhiate. Quelle che ti fanno capire che stanno commentando quello che è successo. E la tua azione era talmente palesemente sbagliata, che non c'è bisogno di parole per comunicarlo.
Evidentemente c'era qualcosa che sfuggiva alla creatura, perché, per quanto analizzasse e vivisezionasse, non riusciva a trovare l'errore.
Aveva passato infiniti secondi, ogni volta che si trovava in solitudine davanti ad una superficie riflettente, a cercare di individuare la stranezza. Eppure credeva di appartenere alla specie umana. Due occhi, due gambe, due braccia, una testa, un naso, una bocca, trentadue denti, anzi trentuno, uno lo aveva tolto due anni prima.
Per quanto provasse, e per quanto lo desiderasse, non riusciva a carpire la sua stranezza. A volte desiderava che qualcuno glielo dicesse, cosa avesse di strano, così avrebbe potuto correggersi; altre volte temeva quell'evenienza più di qualunque altra cosa: le persone sanno essere davvero cattive, la creatura era indifesa, potevano farle molto male.
E così passava i suoi giorni, sentendosi particolare, desiderando essere come gli altri e mescolarsi ad essi, mentre invece si isolava dagli altri, per prendere una pausa dalla sua stranezza.
Quando nessuno l'osservava sospettosamente, faceva finta di essere normale.
Quanto amava fingere di essere normale! Non vedeva l'ora di rimanere in solitudine e potersi permettere di non essere altro che ciò che si sentiva.
Oh, ecco la casa. Finalmente può rintanarsi in camera. Si passa una mano tra i capelli, nei giorni di stress la cute prude sempre.  Oh, no! Si stava di nuovo desquamando!
  
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