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Autore: DarkRose86    24/09/2007    6 recensioni
Lei somigliava a un petalo di rosa, candida e pura come il più bel fiore esistente sulla terra.
Lo era, prima che iniziasse la sua caduta; inevitabilmente.
Basta scrivere un nome su un quaderno, per sconvolgere la vita di una persona.

' Mentre seguo ricordi intermittenti in questo mondo immobile...
la realtà comincia a nascere dentro di me insieme alla tragedia.
Migliaia di tristezze, migliaia di bugie, migliaia di desideri, migliaia di...
Migliaia di amori, migliaia di occhi, migliaia di reali disperazioni. '
~ {Matt/Mello} {Matt/Sarah} {L/Sarah} ~
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, L, Matt, Mello, Near
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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RINGRAZIAMENTI:

Allora, innanzitutto ci tengo a rigraziare tutti coloro che hanno letto il primo capitolo della mia storia, in particolare chi ha commentato; voglio ringraziarvi uno per uno:

Malinne: Grazieeeeeeeeeeee >< Non sai quanto mi immedesimo io nei panni della mia protagonista... e capirete perchè soprattutto nei prossimi capitoli X°D ma non faccio spoiler.
Sì, L è di Light-Kun, infatti questa fic è appunto finzione! X°D
Sei stata gentilissima, spero che continuerai a seguirmi. :*

Kyah: Grazie 1.000! *_* Hai ragione, è triste e malinconica, ma chi mi conosce sa che quasi tutte le mie storie lo sono xD . Perdonatemi T____T Faccio sempre soffrire i personaggi, sn cattiva! >< Picchiatemi pure. XD

JunJun: Tesoro!! *_* Hai recensito anche qui. Lo sai ke ti adoro, vero? * occhi luccicosi * Mi fa tantissimo piacere che il primo capitolo ti sia piaciuto; la tempesta, eh? Non hai tutti i torti. ^^ ( ok, basta spoiler XD )
Evangeline ( o Sarah, come io preferisco chiamarla ) è uno dei pochi personaggi di mia invenzione, ed è il personaggio al quale sono più legata; forse perchè un pò mi somiglia.
Hai ragione, come si fa a non innamorarsi di Elluccio bello? *_* IMPOSSIBILE!
E sono felice che hai apprezzato anche il riferimento a " LUI "; dovevo metterlo! *_*
Continua a seguirmi! :*

Shirahime88: Io ti AMO! >< ( sto scherzando XD però ti adoro *_* )
Sono felice che anche a te piaccia il personaggio di Sarah, ci tenevo al fatto che venisse apprezzata dai miei lettori; il mio orgoglio di scrittrice sale alle stelle quando leggo recensioni come la tua! *_*
Spero che questo secondo capitolo non ti deluderà, fammi sapere. >-<

Marghe88: Grazie, grazie, grazie! E ancora grazie per la tua recensione, sei troppo gentile. Me commossa. ;_; Lieto fine? Mmm... chi lo sa? XD * SUSPENCE * Beh, devo ancora delineare il finale che voglio. La storia comunque sarà lunga, per cui avrò tutto il tempo x pensarci bene; spero non ti dispiaccia che sarà piuttosto lunga. Alla prossima! :**

Freija: Grazie 1.000 anche a te! Sei troppo buona ;_; l'hai definita un gioiello, addirittura... non so se merito tanto. T_T Continua a seguirmi, mi raccomando! *_*

CONSIDERAZIONE: so che tutti siete rimasti perplessi dall'interessamento di L per una tredicenne... ma appena leggerete l'introduzione a questo capitolo, capirete che non ho lasciato nulla al caso; c'è un motivo per cui Elluccio nostro ha detto a Sarah di amarla, e non è un motivo felice, soprattutto per lei. Sono cattiva, lo so. T__T ma anche io mi sono resa conto della troppa differenza d'età fra i due ( in un certo senso mi ricorda la storia della mia amica del cuore *_*  della serie " l'età non conta " XD ), ma questo è successo prima che iniziassi a scrivere la storia. Ma volevo che Sarah avesse quest'età, per cui ho cercato un capro espiatorio e l'ho trovato, per quanto triste sia. Perdonatemi. ><


Buona lettura. ^_^



< Ehi, Evangeline! >

< Sono Sarah, d'ora in poi... >
< Ehi, Sarah! >
< Che c'è, Mello? >
< E' vero che tu e L state insieme? >
< Diciamo pure che ha lui deciso di regalarmi un sogno. >
< Che vuoi dire? >
< Che sono ingenua, ma non troppo. >


< Ehi, L! >
< Sì, Mello? >
< Sarah mi ha detto che è ingenua, ma non troppo. >
< Lo so, e mi maledico per ciò che ho fatto; ma mi sono perso nei suoi occhi del colore del cielo. >


Sarah, perdonami... perdonami perchè ti ho trattata come una bambina.

Capitolo II - Il Triste Canto dell'Abbandono

Era passato un anno da quando L se n'era andato salutandoci con un cenno della mano e la solita frase che aveva rivolto anche alla sottoscritta: " Tornerò, ve lo prometto. "; speravo nel suo ritorno, ma conoscevo in anticipo le parole che mi avrebbe rivolto se questo fosse successo: in fondo, avevo capito che lui non mi amava davvero. Semplicemente, l'idea di far piangere ulteriormente una ragazzina di tredici anni non lo allettava; ma non voglio disegnarlo come un insensibile, tutt'altro. Era un ragazzo d'oro, e quello che ha fatto lo ha fatto per me, per vedermi sorridere; di certo, mi voleva bene veramente.

E di questo gliene sarò grata per sempre.

Ma io lo amavo comunque; non riuscivo a togliermi dalla testa la sua immagine, il suo dolce sorriso e i suoi modi di fare, la sua voce profonda e le sue labbra sulle mie, calde e morbide come nessun'altra cosa al mondo. E ogni volta che pensavo a lui, una lacrima scendeva dai miei occhi di bimba cresciuta troppo in fretta; avevo quattordici anni, ma dentro di me ero già esperta riguardo il mondo che mi circondava. Anche se non potevo neppure immaginare cosa mi avrebbe riservato il futuro: se l'avessi saputo, di certo avrei cercato di godermi di più la mia gioventù.

Avevo quattordici anni, quando conobbi la mia migliore amica; era un caldo pomeriggio d'estate, e stavo giocando nel grande cortile della Wammy's House assieme ai miei due amici più cari, Matt e Mello, quando notai un volto sconosciuto che ci fissava, al di là del cancello. Sembrava una signorina di buona famiglia, più o meno della mia stessa età, e teneva la mano di una bella signora che di certo doveva essere la madre; i suoi capelli erano di un castano chiaro particolarmente luminoso, ed erano ricci, al contrario dei miei. I suoi occhi parlavano di una vita felice e spensierata, di regali e attenzioni, di sorrisi e abbracci in un caldo quadretto familiare; di certo passava le serate accoccolata davanti al piacevole tepore di un caminetto acceso, con un'invitante cena sul tavolo del salotto. Sì, me la immaginai proprio così.
Mi incuriosiva quella ragazzina che ci stava guardando, ed evidentemente lei era incuriosita da noi, che appartenevamo ad un mondo completamente diverso dal suo.
< Vedi tesoro, > esordì la giovane signora, avvolta in un'elegante pelliccia scura, < quei ragazzi, purtroppo, sono molto sfortunati; chi è qui dentro non ha una mamma, ne un papà. > asserì, scuotendo la testa.
E capiì che quella ragazza era la classica figlia di papà, quella che non conosce il mondo al di fuori di casa sua, e che ha vissuto la sua vita coccolata e viziata dai genitori, che non ha mai conosciuto il significato della parola sofferenza; al contrario della sottoscritta.
< L'avevo capito mamma... > rispose la ragazza, e un velo di tristezza s'impadronì del suo volto gentile.
Quando si accorse che la guardavo, alzò la mano in cenno di saluto, e dentro di me sentiì come una scossa, una scarica di adrenalina; una ragazza che apparteneva al mondo fuori mi stava salutando, mi stava considerando come una persona normale. Le risposi sorridendo e salutandola a mia volta, e Mello mi guardò stupito, mentre Matt non se n'era neanche accorto, tanto era preso dal suo nuovo videogame.
< Che fai? > chiese Mello.
< Quella ragazza mi ha salutata, non vedo perchè non dovrei rispondere. >
< Ma la conosci? >
< No... ma che differenza fa? > chiesi, continuando ad agitare la mano.
< Hai visto mamma? Mi sta salutando anche lei! > esclamò la ragazza, saltellando felice.
< Lo vedo, tesoro. Perchè non ti avvicini? >
Quella signora sembrava davvero gentile e premurosa; la madre che non ho mai avuto.
< Ciao! > mi salutò, avvicinandosi al grande cancello che ci separava.
< Ciao. >
< Come ti chiami? >
Già, come mi chiamavo? Non lo sapevo più neanche io.
< Sarah, e tu? >
< Casey; Casey Sheridan. Il tuo cognome? > chiese curiosa.
< Carter. >
< Sei di poche parole? > chiese ancora, facendo una smorfia e portando la mano fra i boccoli che le ricadevano morbidi sul viso.
< In effetti sì; scusami. > abbassai la testa in segno di scuse, e lei sorrise.
< Come sei remissiva! Dimmi, da quanto sei qui? >
< Un anno. >
< Cos'è successo ai tuoi genitori? >
< Sono stati uccisi. >
Il suo volto si fece ancor più pallido di quanto lo era in precedenza, e indietreggiò di un passo, come scioccata; evidentemente, non era abituata ad avere a che fare con persone che avevano vissuto tali drammi.
< Oh mio Dio... ti prego, scusami, non volevo ficcanasare troppo nei tuoi affari... neanche ci conosciamo... perdonami! > si scusò, agitando le braccia per l'agitazione.
< Non fa niente; sto bene, da quando sono qui. >
E impallidì nuovamente, ancora più di prima; chissà cosa le stava passando per la testa, dopo la mia affermazione.
< Come puoi dire così? > mi rimproverò la madre, che corse ad abbracciare la figlia. < Come puoi parlare in questo modo di chi ti ha cresciuta? >
< Come posso? Come posso piangere per chi ha cercato di vendermi al proprio aguzzino? >
Mello e Matt alzarono lo sguardo di scatto, sorpresi; non gli avevo mai parlato nel dettaglio del mio passato. Quando vivevo in casa con i miei genitori ero semplicemente un'ombra, come se non esistessi, come se non fossi mai nata: passavo pomeriggi e sere davanti alla piccola tv che mi era stata regalata da mia nonna, l'unica persona che mi aveva voluto veramente bene, e che mi aveva anche lasciato tutta la sua eredità, che comunque ammontava ad una discreta somma di denaro. I miei litigavano in continuazione, e spesso e volentieri ero io la causa dei loro battibecchi, nonostante me ne stessi silenziosa in un angolo con il volto nascosto fra le mani, a pregare perchè quel supplizio finisse, perchè qualcuno mi aiutasse. Un giorno, poi, la rivelazione: colui che aveva portato via ogni singolo centesimo ai miei genitori, voleva me; mi voleva, per saldare il debito che i miei non riuscivano a pagare. E loro gli dissero: " Prendi pure nostra figlia. " . Quanto possono essere crudeli, quattro piccole parole; possono ucciderti dentro.
Ed è quello che mi accadde, finchè Lui non decise di strapparmi al mio triste destino: Beyond Birthday, killer spietato, li uccise; non so perchè. Non so se seguisse un certo criterio nello scegliere le sue vittime; so solo che entrai in camera dei miei genitori e li vidi per terra in una pozza di sangue. Ricordo solo questo: solo che c'era tanto sangue.

Poi, il nulla.

Successivamente mi risvegliai in un letto d'ospedale, mi dissero che ero stata colpita violentemente alla testa da colui che aveva fatto fuori la mia famiglia; mi coccolarono a lungo, apostrofondami come " povera bambina, povera piccola ", mentre io ringraziavo silenziosamente quell'uomo orribile, che mi aveva salvata.
Poi, fui portata alla Wammy's House, e vidi la felicità dritta negli occhi dei miei migliori amici; era lì, la meta che andavo inseguendo.

Quella ragazzina se ne andò, trascinata via dalla madre che la rimproverò, dicendole che non doveva più parlare con persone come me; ma se quel giorno Beyond Birthday non avesse violato la nostra proprietà inseguendo l'odore del sangue che tanto lo appagava, dove sarei finita? E soprattutto, cos'avrebbero pensato di me, se si fosse compiuto il destino di cui vi ho parlato?
Il pregiudizio regna, nelle menti degli esseri umani; da sempre.

< Sarah, non farci caso; gente come quella non può capire la nostra condizione! > esclamò Matt, tentando di consolarmi, e Mello annuì, sorridendomi.
I miei angeli custodi si stavano impegnando per farmi scacciare la tristezza, e ci riuscivano alla grande; perchè li consideravo i miei angeli? Pazientate... la mia storia è lunga, ma mi farà molto piacere continuare a raccontarvela.

Un anno dopo...

Avevo rivisto quella ragazza, Casey, molte volte; e lei mi aveva sempre sorriso, quando sua madre non se ne accorgeva. Passava di lì molte volte, e ogni volta che la vedevo pregavo per poter diventare come lei, un giorno. Ma Dio, essere ricchi non equivale ad essere felici, e me ne sarei accorta molto presto...
Quindici anni, una nuova candelina sulla torta di compleanno: era il 15 febbraio; il giorno dopo San Valentino.

< Tanti auguri, Sarah! > cantavano all'unisono i miei amici, mentre la mia mente vagava verso altri pensieri; L.

Cosa starà facendo?
Probabilmente si è già dimenticato di me...
Sono passati ben due anni...

La torta preparata da Mello con tutta la sua buona volontà, era veramente buona; oltre a sapere di cioccolato, possedeva il sapore dell'amicizia e della gioia di vivere. Il regalo di Matt, un videogame, fu il più bello che avessi mai ricevuto; e gli auguri del silenzioso Near, che mi riempirono il cuore.

Li adoravo.

Ma la felicità non durò a lungo: come già vi ho detto, basta scrivere un nome su un quaderno a sconvolgere la vita di una persona; basta una penna per cancellare una solenne promessa scritta nel diario del cuore.

< Come hai detto Roger? Ripetilo, ripeti quello che hai detto!! > esclamò Mello, incredulo.

Il mio volto, a cercare chi non c'era più.
Il mio cuore, a scrivere il suo nome.
La mia mente, a disegnare la sua immagine.

L è morto.

< L è morto. >
< Come sarebbe a dire morto? E come? > gridava Mello, cercando di trattenere le lacrime. Near era seduto sul pavimento, con lo sguardo fisso sul suo puzzle, a scomporlo e ricomporlo di continuo, forse per mascherare la tristezza.
< E' stato ucciso da Kira? E' così? > Mello era l'unico che riusciva a parlare, in quella situazione.
< Forse... >

L è morto.

Cos'è questo suono? Sembrano delle campane... L è morto, e loro stanno suonando una triste melodia.

Mi ha abbandonato.
CI ha abbandonato.

Stringevo forte il mio amico Mello, pregandolo di non andarsene, mentre Matt non riusciva a versare lacrime, perchè aveva accettato la sua scelta; io no.
< Mello, non lasciarci, non andare! >
< Mi dispiace, devo. >
< No! >
< Vi voglio bene... >
E anche lui se ne andò, ma non ci salutò con la mano come fece L quel giorno; non si voltò neanche una volta, forse per paura di vedere il mio volto coperto di lacrime, e i miei occhi che gli chiedevano di rimanere.
E mi chiedevo, ogni giorno, che ci facevo ancora lì; L era morto, e non c'era più motivo di aspettarlo. Non aveva mantenuto la promessa, quel bastardo di Kira l'aveva portato via da me.

Kira, me la pagherai; vorrei ammazzarti con le mie mani, se potessi.
Kira, ti troverò, costi quel che costi.
E le campane suoneranno anche per te, quel giorno.


Fine Capitolo Due
  
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