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Autore: Laylath    09/03/2013    2 recensioni
Una storia che narra l'arrivo del giovanissimo soldato Kain Fury nel team del Colonnello Mustang.
Non sempre gli inizi sono facili, soprattutto quando si è privi di esperienza e si ha a che fare con compagni così diversi da se stessi: bisogna lavorare bene l'impasto per creare un team affiatato.
E soprattutto bisogna saper crescere
Storia finita di revisionare l'11 novembre 2013
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 7. Una serata tra compagni.




Fury rilesse le ultime frasi scritte e annuì soddisfatto. Mise in ordine i fogli e li piegò attentamente, provvedendo quindi a inserirli nella busta. Era stato tutta la pausa pranzo a buttare giù quella lettera ai suoi genitori: cercare di mettere per iscritto tutti gli avvenimenti che erano successi in quelle settimane senza scrivere un romanzo era stato davvero difficile. Aveva deciso di omettere che ora, nel suo naso, nascosta dal ponte degli occhiali, c’era una piccola cicatrice orizzontale: per quanto il taglio provocato dall’M5 non si fosse rivelato profondo e fossero passati più di venti giorni, gli era rimasto quel segno. Havoc gli aveva consigliato di andarne fiero, perché pochi potevano vantarsi di essere stati messi a tappeto dal rinculo un’M5.
Scrivendo l’indirizzo sulla busta si rese conto che per la prima volta, da quando era partito da casa, era impaziente di imbucare una lettera dove, oltre agli avvenimenti particolari, raccontava la sua vita quotidiana e parlava abbondantemente dei suoi compagni di lavoro. E questo, sotto un certo punto di vista, era molto più soddisfacente dell’annunciare che aveva avuto il permesso di finire l’Accademia in un solo anno o che era stato preso nella squadra di uno dei più importanti alchimisti di stato. Era bello sapere di avere compagni, anche se non osava definirli amici per via della differenza d’età.
“Ehi, Fury. Come mai non sei venuto a mangiare?” chiese Breda mentre rientrava in ufficio con Falman e Havoc.
“Oggi ho preferito mangiare qualcosa qui – spiegò il ragazzo – dovevo scrivere una lettera e ho approfittato della pausa”
“Hai scritto alla tua fidanzatina?” chiese l’uomo con malizia accostandosi a lui
“Cosa? Oh no, signore – arrossì Fury che era del tutto ignorante in materia di ragazze – io non ho la fidanzata. E’ una lettera ai miei genitori”
“Fai bene a tenerti lontano dalle donne, ragazzino! – sospirò Havoc arruffandogli i capelli con aria infelice – Sono brave solo a spezzarti il cuore”
“Non ti preoccupare per lui, Fury – ridacchiò Breda – E’ stato semplicemente scaricato per l’ennesima volta!”
“Ti avevo detto di stare zitto!” scattò Havoc
“La tua faccia parlerebbe comunque da sola. Si capisce benissimo!”
I due iniziarono a battibeccare con Fury che stava seduto proprio in mezzo e si girava disperatamente prima verso l’uno e poi verso l’altro, sperando che la situazione non si scaldasse troppo. Da quando era stato accettato nel gruppo i due soldati avevano mostrato la loro vera indole e dunque sapeva che non era un reale litigio: erano come due fratelli… ma aveva imparato che spesso queste discussioni potevano degenerare.
“Comunque basta! – esclamò infine Havoc – ho deciso! Stasera vi voglio tutti al pub. Devo dimenticare questa storia”
“Anche io?” chiese il ragazzo sorpreso da quel “tutti”. Era la prima volta che veniva coinvolto in un’uscita di gruppo.
“Certo, pure tu! Scommetto che è dai tempi dell’Accademia che non esci, vero?”
“Ma all’Accademia non erano consentite uscite la sera, signore”
“Ovvio, ma si andava di nascos… aspetta. Fammi capire bene. Non sei mai scappato dall’Accademia per andare al pub?”
“No” ammise candidamente Fury e subito si trovò addosso gli sguardi dei suoi compagni.
“Scherzi? – si sorprese Breda – Tutti almeno una volta in Accademia hanno… Io non vorrei dire, ma la situazione è molto grave. Ragazzo, almeno una volta in vita tua hai bevuto alcolici?”
“Ad essere sinceri non mi è mai capitato di… ” non terminò la frase che Havoc lo prese per le spalle
“Bisogna rimediare a questo scempio! Falman, Breda, è nostro dovere aiutare il ragazzo! Stasera dopo il lavoro non ci sono scuse: vieni al pub con noi, soldato Fury.”
“Ma dovrei esercitarmi al poligono insieme a lei, signore.”
“Oggi si salta. Questo è molto più importante”
 
“Credete che ci faranno problemi?” disse Falman dubbioso
“Beh, male che vada ha il tesserino dell’esercito. Però, diamine Fury, perché ti dovevi vestire così?” chiese Breda
“Cosa c’è che non va, signore?” chiese il giovane fissando la sua felpa bianca e i suoi jeans.
“C’è che sembri un ragazzino! In questo locale non puoi bere se non hai diciotto anni, lo sai? Li dimostri appena”
“Infatti li ho compiuti tre mesi fa, signore”
Però doveva ammettere che in mezzo ai suoi compagni sembrava proprio piccolo. Era strano vederli in borghese, al di fuori del contesto di lavoro. Per quanto fossero tutt’altro che eleganti, nei loro indumenti casual facevano molta più figura di lui e lo facevano sembrare più giovane di quanto in realtà fosse.
Sinceramente era abbastanza preoccupato dell’esito di quell’uscita, soprattutto perché l’obbiettivo, nemmeno troppo segreto, era di fargli provare alcolici. Aveva cercato di protestare, ma alla fine aveva dovuto cedere all’entusiasmo dei suoi compagni decisi a fargli questa particolare iniziazione. In fondo non ci poteva essere nulla di male…
Si sedettero a un tavolo e Falman disse
“Direi che è il caso di non esagerare. Qualcosa di leggero considerato che è la prima volta.”
“Ci penso io, ragazzi! – prese l’iniziativa Havoc – Ehi, Jenny! Vieni qui!”
Una cameriera si avvicinò al tavolo.
“Ciao Jean, era da qualche giorno che non ti vedevo! - disse sorridendo – E lui chi è? Il fratellino di qualcuno di voi?”
A questa frase Breda e Falman scoppiarono a ridere, mentre Fury arrossiva.
“No. – ribattè Havoc – è un nostro collega che deve essere iniziato al meraviglioso mondo degli alcolici. E prima che tu lo chieda: ha compiuto i diciotto anni.”
“Va bene, mi fido – disse la ragazza – Allora, soldato, vuoi iniziare con qualcosa di particolare o faccio io?”
“Io non saprei” balbettò Fury
“Tu porta il solito per tutti – sorrise Havoc – iniziamo con quello!”
 
Alle due del mattino la cameriera si avvicinò al loro tavolo
“Ragazzi, dobbiamo chiudere. Forse è il caso che svegliate il vostro amico”
“Forse è il caso… ” ammise Falman guardando Fury mezzo collassato sul tavolo.
“Da quanto è in queste condizioni?” chiese Havoc finendo l’ultimo bicchiere e stiracchiandosi
“Da almeno un’ora e mezza – rispose Breda controllando l’orologio alla parete – credo che sia crollato al settimo bicchiere, ma sono sicuro che era mezzo andato già dopo il primo.”
“Credi che abbiamo esagerato?”
“Vi avevo detto che non dovevamo fargli mischiare tutta quella roba… Su, Fury! Svegliati che è ora di tornare al quartier generale” chiamò Falman, scuotendolo con gentilezza.
Il ragazzo aprì debolmente gli occhi e si fece rimettere in posizione seduta dai compagni. Li guardava stordito e non sembrava essere in grado di capire dove si trovasse. Come provarono a metterlo in piedi si accasciò pesantemente contro Havoc.
“No, decisamente non regge gli alcolici” sentenziò Breda risollevandolo
“Che cosa facciamo? – chiese Falman – Non è assolutamente in grado di stare con gli occhi aperti, figuriamoci camminare”
“Dannazione. Ho capito! Forza, caricatemelo in spalla. - sospirò Havoc intercettando gli sguardi significativi che gli altri gli rivolgevano – La prossima volta gli faccio bere solo una tazza di latte o al massimo un succo di frutta. Per lo meno è piccolo e non pesa niente.”
 Si avviarono verso il quartier generale, con Fury che aveva rinunciato a qualsiasi tentativo di stare cosciente e si era beatamente addormentato sulle spalle di Havoc.
“Guarda come dorme – sogghignò Breda – ma non vorrei essere nei suoi panni quando si sveglierà con i postumi di sbornia”
“Speriamo che domani sia in grado di lavorare. – sospirò Havoc – Di certo il tenente Hawkeye darà la colpa a noi. A volte pare una chioccia con il suo pulcino.”
“Beh forse è normale che essendo così giovane… – iniziò Falman, ma poi impallidì – Buonasera colonnello!” salutò scattando sull’attenti.
Mustang stava davanti a loro, con indosso un elegante abito scuro, reduce probabilmente da una serata a teatro e con una bellissima donna al suo fianco. L’alchimista li squadrò con con rassegnazione, poi si staccò dalla sua compagna e si avvicinò ad Havoc e al suo passeggero.
“Fury, sei ancora vivo?” chiese picchiettando con l’indice la fronte del ragazzo. Questi alzò lievemente la testa, in pieno dormiveglia, e fissò il suo superiore
“Ciao… ” biascicò prima di collassare di nuovo sulla spalla del sottotenente
“Nessuno pensava che si riducesse così per qualche bicchiere” si giustificò Breda
“Cercate di rimetterlo in piedi per domani o di trovare una buona scusa con il tenente. – ordinò il colonnello girandosi per raggiugere la donna che lo aspettava con un sorriso. – Buonanotte”
 
“Potevi avere abbastanza buon senso da fermarti dopo il primo bicchiere, soldato!” lo rimproverò il tenente la mattina successiva.
Fury decise che era meglio stare zitto e non ribattere che non aveva potuto fermarsi, dato che Havoc, nei primi quattro giri, gli aveva praticamente infilato il bicchiere in bocca e non aveva mollato la presa finchè non aveva trangugiato tutto il contenuto.
Il sottotente e gli altri avevano fatto un miracolo: a furia di caffè e di rimedi più o meno ortodossi contro l’ubriacatura (tra cui fargli fumare una sigaretta), erano riusciti a rimetterlo in piedi. Ma non avevano potuto evitare che fosse incredibilmente stordito e con un gran mal di testa. E che quindi il tenente se ne accorgesse
“Mi scusi, signora – mormorò Fury mortificato, mentre le parole del suo superiore rimbombavano dolorosamente nella testa – le assicuro che non berrò mai più in vita mia”
“Di certo non con me a impedirtelo - commentò Havoc – non voglio portarti a spalla ogni volta”
“E lo dici dopo che tu e i tuoi compagni l’avete trascinato in quel posto, sottotenente Havoc?” ribattè la donna
“E dai, tenente – disse Mustang venendo in soccorso dei suoi sottoposti – è stata una serata tra uomini. Succede che finisca così. Inoltre Fury è molto migliorato rispetto a quando stanotte mi ha salutato con un ciao”
“Che cosa avrei fatto?” impallidì il ragazzo
“Niente di grave – lo rassicurò il colonnello con aria divertita – eri proprio andato, giovanotto”
“Colonnello, non ci si metta anche lei, adesso. – ammonì il tenente. Poi squadrò un’ultima volta Fury e sospirò – Forza soldato, mettiti al lavoro. Direi che abbiamo perso anche troppo tempo con questa storia. Vedi solo di non ripresentarti più in queste condizioni.”
Fury si sedette alla sua scrivania, giurando a se stesso che non avrebbe bevuto mai più. Quel giorno lavorare sarebbe stato davvero duro e guardando i suoi compagni che sembravano non risentire minimamente della serata di ieri, si chiese come fosse possibile reggere quelle bevande così devastanti.
Prendendo un nuovo dossier si accorse che sul tavolo c’era ancora la lettera che doveva spedire ai suoi genitori; per un attimo gli venne in mente di aprirla e di aggiungere anche il resoconto di quella nottata assurda. Ma poi scosse il capo e la lasciò così: alcolici, sigarette… in fondo c’erano delle cose che era meglio che una madre non sapesse.
  
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