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Autore: Moonshine Quinn    09/03/2013    2 recensioni
Lo so di essere un po' troppo grande per credere a certe cose, ma non posso negare il fatto che una piccolissima parte di me, nel più profondo del mio cuore, ha ancora voglia di essere bambina e vedere con i propri occhi tutti i personaggi che credevo esistere. Babbo Natale, La fatina dei denti, l'omino del sonno, il coniglio di pasqua, ma soprattutto... Jack Frost. Quando ero piccola mia madre non faceva altro che ripetermi di coprirmi, sennò Jack Frost mi avrebbe congelato le guance. Lo aveva sempre descritto come fosse un personaggio negativo, ma non è affatto così, o almeno speravo che non lo fosse. E adesso sentire mio fratello di sette anni parlare da solo in camera, senza preoccuparsi che qualcuno gli dia del pazzo o del fuori di testa, dicendoci di parlare con Jack, manda in cortocircuito me! Così è nata la mia storia che, se non riuscite a comprendere a fondo, mi fa passare per pazza!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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...dovevo assolutamente fare qualcosa per distrarmi, o fino a domani non avrei resistito!

Presi un libro e cominciai a sfogliarlo, ma ad ogni parola su cui mi soffermavo, leggevo il suo nome così, arresa, chiusi il libro, poggiandolo sul comodino. Fissai la statua di ghiaccio di fronte a me e mi dissi che, se non l'avessi portata fuori al più presto, avrebbe finito con il bagnarmi l'intera moquette, che ci avrebbe messo secoli ad asciugare. Mi tirai indietro le maniche e aprii la finestra. Cercai di alzare la statua, ma era davvero troppo pesante per me, perciò avrei dovuto trovare un altro modo per portarla vicino alla finestra. Mi guardai in giro e vidi, dietro all'armadio, cinque o sei rotoli di cartone, di quelli che si trovano dentro la carta igienica, solo molto più lunghi e robusti. Li tirai fuori e sorrisi al solo pensiero di cosa volevo farne. Li avevo raccolti per farmi una casetta in cartone tutta mia, quando ero piccola adoravo il bricolage, solo che non avevo mai trovato sei pezzi di cartone abbastanza grandi, perciò avevo abbandonato l'idea, ma quelli erano rimasti li da allora.

Scossi appena il capo e misi tutti e sei i rotoli ai piedi della statua e adoperai tutta la mia forza e la mia buona volontà per metterla sopra di essi. Una volta messa la statua sui tubi, cominciai a farla rotolare fino alla finestra. Ci misi un po' ma, finalmente, ci riuscii. La statua, che nel frattempo aveva già cominciato a sciogliersi, era a pochi centimetri dalla finestra. La aprii e, siccome era posta abbastanza in basso, riuscii a spingere la statua giù senza troppa fatica. Appena il meraviglioso volto di Jack toccò terra si ruppe e, automaticamente, anche il resto della scultura andò in frantumi. Sospirai e chiusi la finestra sperando, in cuor mio, che ad andare in frantumi fosse stata solo la statua. Mi voltai e vidi che mia madre mi stava guardando con aria interrogativa. Da quanto era li?!

«Beh? Ci vuole così tanto per andare in bagno?!» chiese incazzata.

Sbuffai e guardai altrove «Mi monitori adesso? Non mi sento bene, così me ne sono andata»

«E allora non dire che vai in bagno! In più, se ti senti male, stare davanti alla finestra spalancata non ti aiuta» disse lei, per poi avvicinarsi e raggiungere i sei tubi, ormai bagnati, sul pavimento. Li raccolse e me li sventolò in faccia.

«E questi? Cosa sono? E come mai sono bagnati?»

«Siccome non sei cieca, vedi benissimo che sono dei tubi di cartone, e non so perché sono bagnati» mentii «Li ho trovati dietro all'armadio già bagnati... penso che ci sia una perdita sopra» indicai velocemente un punto imprecisato sul soffitto. Mia madre mi squadrò e scosse il capo, per poi avvicinarsi alla porta.

«Comunque sia, siccome stai così male, adesso fili a dormire, chiaro?» chiese lei, secca.

Sospirai e abbassai il capo, annuendo. Se fosse stato quello il prezzo da pagare pur di stare con Jack, l'avrei pagato tutto. Andai verso l'armadio e tirai fuori il pigiama pulito, prima che mia madre rientrasse di nuovo, dicendomi qualcosa come “Tu domani rimani chiusa in camera senza tecnologia. Buona notte”

Evidentemente il mio cervello non realizzò subito perché solo dopo essermi messa il pigiama che sclerai.

L'indomani sarei dovuta uscire ad ogni fottuto costo! Dovevo uscire, dovevo vederlo, volevo farlo, e non sarebbe stata di certo una stupidissima punizione ad evitare che ciò avvenisse.

Feci per uscire dalla stanza per andare a lavare i denti ma, appena abbassai la maniglia notai, con mia grande sorpresa e stupore, che mia madre mi aveva chiusa in camera. Ma che diavolo?! Mi voltai, per poi correre verso il letto e lanciarmici sopra, affondando il capo nel cuscino ed urlare. Per qualche motivo, sentii gli occhi inumidirsi e, poco dopo, le lacrime cominciarono a scivolarmi copiose sulle guance, bagnando il cuscino. E fu proprio così che mi addormentai, con le lacrime agli occhi e Jack nel cuore.

 

«In The End, as you fade into the night, whooooa, who will tell the story of your life? Whoo...*»

Click!

Spensi la sveglia e mi girai nel letto, per poi prendere il cellulare e guardare l'orario. Le 11.00. Fra due ore sarei dovuta andare all'appuntamento con Jack, ma con la porta chiusa mi pareva alquanto difficile uscire di casa, e saltare giù dalla finestra non mi sembrava esattamente una buona idea, siccome camera mia era a circa 7 metri da terra.

Sbuffai e m diressi verso la porta, cominciando a tempestarla di pugni e urlando «MAMMA LASCIAMI USCIRE! HO FAME E DEVO ANDARE IN BAGNO!»

Continuai così per circa una decina di minuti, prima di arrendermi e sedermi ai piedi della porta. D'un tratto avvertii dei passi, così scattai in piedi e mi misi di fronte all'entrata della mia camera. Qualcuno mise la chiave nella toppa e fece scattare il meccanismo che mi aprì la porta. Mia madre entrò in camera mia e mi lasciò un bicchiere colmo di latte e cinque biscotti sulla scrivania, per poi voltarsi verso di me e darmi una sberla in pieno volto. Mi misi entrambe le mani sul punto colpito e guardai la mamma, prima di scoppiare a piangere.

«E non fare la vittima con me! Ora fila in bagno e guai a te se ti sento ancora una volta urlare così di domenica, disgraziata!»

Corsi in bagno e, dopo aver fatto il necessario, compresa una bella doccia, tornai in camera, dove c'era ancora mia madre ad aspettarmi. Appena entrai nella stanza, lei sbatté la porta e la richiuse a chiave.

Mi accarezzai la guancia, che nel frattempo era diventata rossa, e mi sedetti davanti alla scrivania per mangiare quella misera colazione. Finito il pasto, mi cambiai, mi misi la matita e mi spazzolai, pronta per uscire... ma come facevo ad uscire? Non avevo nemmeno dei lenzuoli per fare una specie di corda, in modo che potessi calarmi giù dalla finestra, stile film da quattro soldi. Spostai lo sguardo sull'orologio e sospirai. Mancava ancora un'ora all'appuntamento e ci avrei messo mezz'ora per raggiungere il palazzetto. Mi sdraiai sul letto e poggiai il capo sul cuscino. Vidi il mio riflesso nello specchio e sorrisi appena. Avevo scelto un abbigliamento un po' troppo da motociclista e un po' troppo rosso, ma tutto ciò che bruciava e che fosse rosso mi piaceva tantissimo. Avevo dei jeans blu e larghi, con moltissime tasche e catenelle, mentre sopra portavo una maglia senza maniche rossa sangue e una giacca in pelle, anch'essa rosso sangue, con borchie, catene, spille id sicurezza e cerniere. Al collo avevo messo la mia collana preferita, una croce elaboratissima, tutta d'argento e nera. La matita mi contornava gli occhi, mettendo in risalto il loro colore ciano e intenso. Alle orecchie avevo quattordici orecchini (sette da una parte e sette dall'altra) e oggi li avevo messi tutti con il brillantino rosso. Chiusi per un attimo gli occhi, ripensando a Jack e... mi addormentai.

Toc! Toc! Toc!

Un leggero bussare mi scosse dal sonno. Guardai la sveglia e scattai in piedi. Le 13.30?! Merda, l'appuntamento! Mi voltai verso la porta, ma non c'era nessuno fuori, perché non c'erano ombre sulla moquette, così mi voltai verso la finestra, e lo vidi. Gli sorrisi e, dopo aver aperto la finestra, lo invitai ad entrare. Lui mi prese il viso tra le mani e...

 

*In The End – Black Veil Brides  © http://www.youtube.com/watch?v=f0EQlIzPowM

   
 
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