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Autore: __EleKtra__    09/03/2013    0 recensioni
cosa faremmo per essere perfetti per qualcuno?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suono del suo respiro affannato rimbombava in quella piccola stanzetta gelida, anche se lui stava

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andando a fuoco.

Sentiva i muscoli tirare, eppure non smetteva; sentiva che le goccioline di sudore gli perlavano il viso e rendevano i suoi movimenti scivolosi.

La vista sembrava annebbiarsi, mentre i suoi polmoni cercavano di elemosinare la maggior quantità di ossigeno potessero contenere.

“Ce la devo fare” pensava ansimando, passando ad un attrezzo diverso, questa volta per rinforzare gli addominali.

“Una tartaruga d’acciaio” desiderava intensamente la sua mente, scacciando il bruciore al ventre.

La luce penetrava finemente, colorando d’oro le impalpabili particelle porose di pulviscolo argentato.

Non importava quanta fatica facesse, non importava quanto dovesse sudare e sacrificare, doveva somigliare a un dio greco; doveva somigliare a uno di quei modelli delle riviste, a uno di quegli attori famosi; perché così sarebbe contato qualcosa, così lui sarebbe stato qualcuno.

Tra i raggi dorati della luce rivedeva i suoi capelli lucenti, quei capelli che profumavano di rosa selvatica. La sua pelle era così chiara e perfetta e i suoi occhi simili al cielo tempestoso; avevano cominciato ad emanare fulmini quel giorno.

Ad un tratto strozzò un singhiozzo.

Il sacco da box poteva mettere a tacere ogni sua rabbia, ogni suo tormento.

Gli aveva detto che non provava nulla per lui, gli aveva detto che lei si meritava certo di meglio di un ciccione come lui.

Era da allora che lui si ammazzava ogni giorno per tre ore, rinchiuso in quella

piccola palestra.

In quel grosso pallone da pilates rivedeva sé stesso, circondato da tanti elastici e corde per saltare, così sottili e resistenti. Ogni giorno a scuola lo prendevano in giro, ma a lui non importava: a lui piaceva mangiare. Stop. Ma le cose mutarono col tempo. Le prese in giro divennero insulti e gli insulti divennero scherzi di cattivo gusto, finché non si arrivò alla violenza fisica oltre che psicologica: le minacce, le botte, i furti…

Non poteva andare avanti così.

Era sicuro che quando l’avrebbe visto si sarebbe pentita amaramente e s

arebbe tornata strisciando da lui, lasciando quel suo biondone surfista da strapazzo; era sicuro che quando avrebbe visto che era diventato così perfetto lei lo avrebbe amato veramente, tutti lo avrebbero finalmente accettato perché era come loro, perché finalmente anche lui era bello.

  
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