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Autore: lady hawke    09/03/2013    5 recensioni
In un tempo lontano, il giovane Loki tagliò i capelli a Lady Sif per via di una scommessa fatta con Thor, lasciandola calva. Per punizione, i due eredi di Asgard furono spediti dai nani, alla ricerca del fabbro migliore, che potesse forgiare per lei nuovi capelli. Il nano, che aveva nome Thorin, eseguì il lavoro, ma non fu mai pagato. Passarono gli anni, e Thorin, non dimentico di quel debito, attese il momento opportuno per riscuoterlo. Così, quando si ritrovò per l'ennesima volta sprovvisto di cavalcature, decise di bussare alle porte di Asgard. Ma il pagamento del debito è destinato a comprendere anche un tributo divino...
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fili, Gandalf, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Crossover di notevole assurdità, note a margine: sappiate che la vostra perplessità di fronte ad una storia simile è pienamente comprensibile. Come mi è venuto in mente? Chiacchierando con un’amica, ovvero la dolcissima Charme, a cui devo parte dell’ispirazione per questa storia. Troviamo diversi punti in comune tra Kili, Fili e Thor e Loki, e abbiamo sempre pensato che Thor sarebbe commosso nel vedere due fratellini che si voglio tanto bene come i piccoli nani. Loki, di sicuro, li deutererebbe a pelle. Di delirio è nata in me la voglia di incastrare il mondo di Thor, in cui di nani si parla, alla fine, e la Terra di Mezzo, che pullula di creature di tutte le fogge! Non sono una superesperta di Tolkien, non sono una superesperta di mitologia, ma spero di non aver scritto troppe castronerie, e che la storia vi piaccia. Viva Erebor, viva Thorin, Kili e Fili. Grazie a Rowena che, come Charme, ha seguito questa storia passo passo.

Finding Erebor

C’era voluto del tempo perché Odino perdonasse a Loki il dispetto fatto a Sif; tagliarle quei biondissimi capelli era stato un atto crudele, che aveva lasciato la ragazzina calva e il piccolo dio con un occhio nero. Non di meno, aveva lasciato Thor e i suoi amici sconvolti: erano stati loro a suggerire a Loki quell’atto nefasto per scommessa, ma nessuno pensava che avrebbe così ben eseguito gli ordini. Thor e Loki erano stati mandati a calci dai nani, gli unici in grado di donare nuovi capelli alla ragazza, e trovarli era stata un’autentica avventura, perché da che avevano perso il loro regno, erano dispersi nel loro vasto mondo, e non necessariamente avevano voglia di farsi trovare. Eppure li avevano raggiunti, e avevano pregato il migliore fabbro tra loro, Thorin, di crearne dei nuovi.
- Perché dovrei? – aveva chiesto il nano.
- Mio padre, il re di Asgard, lo chiede. – aveva risposto Thor, solenne.
- Non dovrebbero ricrescerle naturalmente?
- No, lui li ha fatti sparire con la magia. – Thor aveva indicato il fratello con aria arrabbiata.
- TU lo hai chiesto. – aveva sibilato Loki, piccolo, gracile e con un’aria da corvetto.
- Ma io scherzavo!
- Li farò! – Thorin li aveva interrotti, annoiato da quel cicalare. – Ma non saranno biondi.
I due fratelli Asgardiani avevano ringraziato, avevano preso il dono e se n’erano andati. Con il passare del tempo l’episodio rimase per tutti, tranne agli occhi di Sif, una ragazzata infantile, e tutti crebbero, dimenticandosi del nano Thorin. Un nano che non era stato pagato per la sua opera.
Ma il nano Thorin era un tipo da buona memoria, e si ricordava sempre se qualcuno aveva debiti con lui. C’era un tempo per riscuotere ogni moneta mancata, lo sapeva bene. Partì per la riconquista di Erebor senza pensare più di tanto a parrucche per asgardiani, ma quando, per l’ennesima volta, lui e la sua compagnia dispersero tutti i loro pony, Thorin Scudodiquercia capì che era giunto il momento di battere cassa. Giungere ad Asgard non era semplice per nessuno, meno che mai per un nano, e se non fosse stato per il provvidenziale aiuto di Gandalf probabilmente non ci sarebbero mai arrivati. Non che lo stregone rese facili le cose, visto che li catapultò su un ponte di arcobaleno spezzato; Gloin rischiò di finire in acqua, trascinando con sé il povero Bilbo.
- Una volta c’era un ponte, qui, lo giuro! – si scusò Gandalf. Non fece in tempo a spiegarsi oltre, perché Heimdall, ormai stufo di gente che gli si parava davanti senza che lui potesse vederla con congruo anticipo, catturò la loro attenzione e li spedì per via direttissima da Odino, che era poi quello che Thorin voleva, a conti fatti.
Era raro che gli asgardiani avessero a che fare coi nani più del necessario, ed era quasi impossibile che venissero ricevuti, perciò vennero osservati con curiosità mentre marciavano con passo militare, sferragliando e facendo rumore tra le lucide pareti del palazzo fino al cospetto del Padre degli Dei. Bilbo alternava stupore a terrore.
- Da quando i nani viaggiano tra i mondi? – domandò Odino con voce possente, un po’ divertito e un po’ minaccioso, rivolgendosi a quel risoluto gruppo di nani. – Heimdall non vi ha veduto.
- Da quando si accompagnano a stregoni, Padre degli Dei. – fu il pronto intervento di Gandalf, prima che Thorin cominciasse a mostrare quanto poca diplomazia avesse.
- E cosa spinge qui tredici nani, uno stregone e…
- Sono uno hobbit. – specificò Bilbo, con voce tremante.
- Molto bene. – sospirò Odino. – Cosa vi spinge qui?
- Un debito che avrebbe dovuto essere estinto molti anni fa. Io, Thorin Scudodiquercia, ho creato per i vostri figli una parrucca per una giovane che li aveva perduti, ma non sono mai stato pagato per i miei servigi.
Odino sospirò: per fortuna la cosa non sembrava grave, nessuna minaccia o guerra in vista, solo uno stupido debito non saldato. – Chiamate qui Thor subito. – ordinò. Poi si rivolse a Frigga, seduta accanto a lui. – Fai portare qui anche Loki.
Dalla guerra scoppiata su Midgard, Loki era un prigioniero molto ben sorvegliato, e fino a quel momento non aveva ancora trovato la forza, o la voglia, di fuggire altrove. Eppure la sua convocazione era indispensabile, in quanto principale colpevole di tutta la faccenda, come al solito. Quando entrambi comparvero nella sala del trono, Odino parlò con voce chiara e ferma.
- Figli miei, vi ho convocato qui oggi perché il capo di questa spedizione, Thorin Scudodiquercia, sostiene di non essere mai stato pagato per un servigio che vi rese anni fa.
- E per quale servigio potrei avere avuto bisogno di nani? – sbottò Loki, irritato per essere stato di nuovo chiamato figlio.
- Per i capelli di una giovane a cui furono tagliati, quando due ragazzini lagnosi vennero a chiedere il mio aiuto. – rispose prontamente Thorin.
- Oh, voi! – disse Thor - Mi ricordo di voi. E vi ricordavo più grande.
- Così come io ricordavo voi più piccolo. – replicò il mancato re sotto la montagna, calmo.
- E fu un ottimo servizio. – disse Frigga. – Per il quale vi siamo molto grati. Avrete il vostro compenso, cosa desiderate?
- Servono cavalli. Siamo da lungo tempo in viaggio per riconquistare il nostro perduto regno di Erebor, e li abbiamo dispersii dopo uno scontro con dei Goblin.
- Difficile credere che verranno trovate cavalcature della vostra misura, qui ad Asgard. – fu l’unico commento di Loki, fulminato da un’occhiataccia di Thor.
- Avrete ciò che desiderate. In cambio vi chiedo solo una cosa. – disse Odino, mettendo in preallarme tutta la compagnia, Ori in primis. – Di accettare la mia ospitalità.

                                                             ***

Allegri, chiassosi e di compagnia, fu facile per i nani essere bene accolti alle feste di Asgard, benché fossero molto più bassi dei padroni di casa. Furono gentili e galanti con Sif e i suoi splendidi capelli neri, mangiarono più di Volstagg, ruppero boccali assieme a Thor e cantarono canzoni allegre, sotto la severa supervisione di Thorin, Gandalf e Bilbo.
- Tutto questo ci rallenta. – sospirò Thorin, rivolto allo stregone.
- Ma aiuta lo spirito a riprendersi e a riposarsi, e anche tu ne hai bisogno. – rispose Gandalf. – Almeno non ti sentirò di nuovo lamentarti su come ti ho trascinato con l’inganno dagli Elfi.
Thorin fece un mezzo sorriso. – Sarà difficile convincere i miei nipoti a partire, sembrano trovarsi bene. – indicò i due più giovani della compagnia, intenti a divertirsi moltissimo con Thor, futuro re di Asgard.
- Spiriti affini. – convenne lo stregone, mentre Bilbo si era unito a Balin nel convincere Ori a mangiare cibo straniero.
E Fili e Kili in effetti se la stavano godendo un mondo, con Thor, che li considerava piccoli giocattoli adorabili.
- Fratello, guarda! Sono così diversi, e vanno così d’accordo! – esclamò con enfasi, tirando la manica di un Loki affranto. Di norma non partecipava ai ricevimenti asgardiani, ma quella, lo sapeva, era una sadica e crudele punizione di Odino. Quei nani erano quasi più intollerabili degli dei.
- Non sarò mai tuo fratello! – ringhiò, liberandosi dalla presa.
- Voi non vi piacete tanto, eh? – ridacchiò Fili, con aria sagace.
- Loki non ama più la mia compagnia, da quando ha scoperto di non essere mio fratello di sangue. – convenne Thor, affranto.
- Però siete cresciuti insieme, no? – chiese Kili.
- Ogni dannato giorno della nostra millenaria vita… - sospirò Loki.
- Ma allora siete come fratelli. Come me e Fili. Nemmeno noi ci somigliamo!
- Nostra madre dice che io sono tutto mio padre, mentre Kili somiglia a lei e a nostro zio. – spiegò Fili.
- Immagino che vostro padre sia orgoglioso di avere due figli che si vogliono così bene. – commentò Thor, lanciando significative occhiate a Loki.
- Lo sarebbe, penso. Se fosse vivo. – rispose Fili.
- Bel colpo, non fratello. – convenne Loki, ghignando. I nani erano permalosi,, questo lui lo sapeva bene: c’era la concreta possibilità che prendessero a testate Thor, lasciandolo più morto che vivo e che se ne andassero altrove.
- Io ero così piccolo che nemmeno me lo ricordo. – rispose Kili, - come immagino che tu non ti ricordi i tuoi genitori. – aggiunse, rivolto a Loki. – Nostro zio ci ha fatto da padre.
- Ed è stato estremamente buono e paziente. O almeno è quello che lui stesso dice quando nostra madre lo stressa. – disse Fili, prima di essere distratto da Bofur, che lo sfidava ad aprire a spicchi una mela con la sua spada. In un attimo il nano era già in piedi sulla tavola, pronto a infierire su quel piccolo, odioso frutto.
- Fratello minore anche tu, vero? – chiese Kili a Loki, quando Thor si alzò per andare a seguire l’impresa del biondo erede di Durin. Non ricevette risposta, e Kili proseguì. – A volte è una noia. Fili ha sempre avuto più ragazze, mi ha sempre picchiato, mi ha sempre preso in giro perché non avevo abbastanza barba, perché ero più piccolo e perché non ero biondo come lui.
Loki sospirò, trovando il tutto molto famigliare. – Un’infanzia meravigliosa. – commentò secco.
- Anche se in esilio sì, e poi ho sempre trovato qualcosa per rispondere a mio fratello. Io sono più alto di lui. – gongolò. – E so fare questo. – si alzò in piedi, attraversò il tavolo, prese il suo arco, lasciato in un angolo, e infilzò con un’unica freccia tre diversi spicchi di mela appena torturati dal fratello.
Seguirono urla di giubilo, coppe fracassate e un meraviglioso inchino da parte di Kili.
- Tu cosa sai fare che tuo fratello non sa fare? – disse poi, rivolgendosi di nuovo a Loki, che era rimasto immobile e impassibile, di fronte a quell’esibizione.
Cosa sapeva fare meglio di quel bifolco ossigenato e stupido? Parecchie cose, si disse Loki.
- Cose che ad Asgard non vengono apprezzate.
- Come ad esempio?
- Mentire, ingannare e usare la magia. Io sono il Dio dell’Inganno, questo faccio. – rispose lui.
- Uno stregone anche tu! – Kili letteralmente si illuminò come una torcia. – Gli stregoni sono subdoli, è sempre difficile fidarsi di loro. Anche se Gandalf è un buon amico di mio zio. Ci aiuterà a sconfiggere il drago. Scommetto che pure tu saresti capacissimo di far fuori un drago!
Loki sapeva che non avrebbe dovuto importargli nulla di uno stupido drago e di stupidi nani, ma era un’anima curiosa, perciò chiese in che consisteva la loro missione. Scoprì che già al tempo in cui lui era un ragazzino e vagava tra i mondi per rimediare ai suoi danni, i nani di Erebor erano in esilio, che un drago di nome Smaug aveva rubato la loro casa e il loro oro, che Thorin era così cupo perché aveva perso in battaglia suo nonno e suo padre, più o meno, e che si era da sempre accollato la responsabilità di tutta la comunità.
- E’ burbero senza ragione, a volte. Ma ci tiene a riportarci tutti a casa. Io e Fili non l’abbiamo mai vista.
E mentre Loki considerava che non era il solo detronizzato senza motivo dei Nove Regni, Fili tornò dal suo inseparabile fratello, con aria contenta.
- Fili, ho scoperto che Loki qui è uno stregone, ci crederesti?
- Oh, ma è fantastico! – commentò lui, facendo una lieve inchino a Loki. – Potremmo chiedere a zio di invitarlo a unirsi a noi. Dici che Gandalf sarebbe geloso?
- Due stregoni sono meglio di uno! Due stregoni ci porterebbero a casa in un attimo.
- Chi vi dice che vorrei unirmi alla vostra impresa?
Ma Kili non diede peso alle parole dell’asgardiano che già era da suo zio e dallo stregone a confabulare con aria assai misteriosa.
- Non tutti possono decidere chi entra nella compagnia di Thorin Scudodiquercia. – disse Fili, rivolto a Loki. – Il piccoletto, quel Bilbo. L’ha praticamente convinto Gandalf con l’inganno.
E in quel preciso istante gli occhi di Gandalf e di Thorin si posarono su lui.
- Credo che Gandalf ti odi, sai? – disse Fili.
- Non sarebbe il primo, non sarà l’ultimo. – rispose tranquillo Loki, osservando il giovane Kili tornare da lui con aria raggiante.
- La proposta sembra interessante, è stato detto. – rispose Kili, felice come quando era riuscito a sollevare per la prima volta un’ascia senza franare al suolo come un sacco di patate. Loki alzò lo sguardo dal nanetto, e vide davanti a sé Gandalf, comicamente alto proprio perché circondato da tutta quella masnada di pigmei e Thorin. Avevano entrambi un’aria sufficientemente seria perché il fragore della cena calasse un poco, ma tutti finsero di non ascoltare nemmeno un briciolo di quella conversazione, incluso Thor.
- Pare che un altro stregone voglia scalzare il posto del nostro. – disse Thorin, serio, mentre Gandalf si irrigidiva.
- Non ho mai detto di volermi unire alla vostra compagnia, è stata una conclusione mal tratta da vostro nipote. – fu la diplomatica risposta di Loki. Aveva già i suoi notevoli guai senza avere a che fare con un branco di spiantati.
- Ma è uno stregone potente, ed è un ingannatore, potrebbe fregare il drago!
- O noi. – fu la pronta risposta di Gandalf. – Mi è stato detto che non avreste nemmeno dovuto trovarvi qui.
- Thor sarà stato molto solerte a ricordare a chiunque che il mio posto sarebbe la prigione. – disse Loki, incrociando le braccia. – E’ un erede al trono che ci tiene, al suo buon nome.
- Con quali accuse? – chiese Fili.
- Tradimento, omicidio, tentato fratricidio. – Loki sorrise. – Quello che ci si aspetta dalla mia stirpe, in effetti.
Bilbo emise un rantolo, dall’angolo in cui era, una volta udite quelle parole, mentre ad Ori cadeva la forchetta sul piatto. Bombur risolse il momento di imbarazzo chiedendo una seconda porzione di tutto, mentre Nori porgeva di nuovo la forchetta al giovane nano spaventato.
Kili e Fili si guardarono un attimo negli occhi, imbarazzati, mentre Thorin sospirava.
- Un criminale condannato, una notevole proposta, da parte dei miei eredi. – disse.
- Noi non lo sapevamo. – Fili, con estrema calma, si era acceso la pipa, e aveva iniziato a fumare.  – Non ce l’ha detto.
- E voi non avete chiesto. – ridacchiò Loki, gelido. Quei nani erano abbastanza fessi, andava detto.
- E quale sarebbe la vostra stirpe? – chiese invece Gandalf, sempre molto serio.
- Oh, sono sicuro che uno stregone della vostra fama sappia indovinarlo. – rispose l’interpellato, mentre un’ombra rossa gli passava davanti agli occhi verdi.
- Sì, siete un cucciolo addomesticato senza corona. – lo stregone fece il primo sorriso da quando aveva ascoltato la proposta di Kili. – Anche se non addomesticato quanto vostro padre vorrebbe.
Loki, di per sé già mortalmente pallido, divenne livido di rabbia. – Una parola ancora, e il drago sarà l’ultima delle vostre preoccupazioni, Gandalf il grigio.
- Mi sorprende che non siate ancora sfuggito alle catene di vostro padre. – continuò il mago. – Note sono le vostre fughe. Sapete, Thorin Scudodiquercia, Loki Odinson è famoso per essere un prigioniero molto poco paziente. Pare che non esista prigione in grado di trattenerlo.
Il nano alzò un sopracciglio, scettico. – Sarebbe stato utile, quando eravamo prigionieri dei Goblin, allora. Eppure mi pare che sia trattenuto qui già da tempo ormai. Vostro fratello mi ha raccontato di voi, avete detto bene. – si voltarono tutti, Thor era assai preso a conversare con i suoi guerrieri, e non aveva fatto troppo caso a quel curioso drappello di persone.
C’era un luccichio di furbizia, negli occhi del vecchio mago, un luccichio che spesso Loki aveva avuto nei propri occhi, e che lo portava a non fidarsi dei suoi interlocutori.
- Non sospettate di me, Loki Odinson, o Laufeyson, come spesso venite chiamato. – si corresse Gandalf.  – Se sono riuscito ad essere d’aiuto ai nani, le creature più sospettose di tutti i regni, non c’è motivo perché voi dubitiate di me. Se siete rimasto qui è perché non avete dove andare, immagino, faccenda che pone un’interessante questione. – disse il mago.
- Voi siete prigioniero nel vostro regno, potreste fuggire, ma non sapreste dove. Siete in disgrazia presso vostro padre, e il vostro unico difensore è vostro fratello. – continuò lui, ignorando le occhiate velenose del dio ad ogni accenno a legami di parentela non graditi. – Qui abbiamo una stirpe la cui casa è stata occupata, e la cui riconquista è essenziale. Seguendo noi avreste una meta e uno scopo onorevole.
- Sempre che lo conosca, l’onore. – intervenne Thorin, brusco. – Avete già messo a dura prova la mia pazienza con lo scassinatore, Gandalf, altri suggerimenti avventati non sono graditi.
- Bilbo si è comportato egregiamente, finora. Se non dell’onore altrui, dovrai affidarti al mio, di onore. – insistette il mago.
- Come trascinarmi dagli elfi con l’inganno? – sbottò il mancato re sotto la montagna, mentre Fili scuoteva la testa scontento.
- Non avrete avuto a che fare con loro? – sbottò Loki, sorpreso.
- Non ti scaldare, tu ci somigli parecchio, ad un elfo. – disse Fili. – E comunque sì, ci hanno ospitato.
- E abbiamo dovuto assaggiare il loro cibo! – commentò Kili, orripilato. – E sentire la loro musica.
- Strana scelta di alleati, per una riconquista. – disse Loki, con tono sostenuto.
Gandalf non parlò, ma osservò lo sguardo di Thorin. Lui e il rachitico figlio adottivo di Odino avevano abbastanza in comune per trovarsi insopportabili, a meno di non avere un nemico in comune.
- Io non mi alleerei mai con chi ha guardato la rovina del mio popolo senza accorrere in nostro aiuto. – ringhiò Thorin, con voce profonda.
- Ponete fine al vostro discorso, Gandalf, altre considerazioni ci hanno interrotto. – disse Loki.
- Benché non trovi necessario la presenza di un altro stregone, non vedo perché non possiate unirvi alla compagnia, immagino non vi dispiacerebbe cambiare aria. Sempre che Thorin acconsenta.
Thorin e Loki si squadrarono a lungo, sospettosi l’uno dell’altro. Poi, il nano parlò: - Considerando il ritardo con cui sono stato pagato, avere il vostro aiuto sarebbe il minimo. Ma non potrete fare ciò che desiderate, Balin vi metterà a contratto.
- Come un comune scalpellino? – Loki rise.
- Come l’inaffidabile che siete. – Thorin lo guardò e poi aggiunse. – Partiremo all’alba. Vediamo se è così bravo a darsi alla fuga come dicono.  – si voltò e lasciò a Gandalf il compito di dare un commiato un po’ più amichevole.
- L’avevo detto, zio è molto burbero, quando vuole. – disse Kili.
- Cioè quasi sempre. – corresse Fili.
Non molto dopo i nani si ritirarono, e Loki fu ricondotto alla sua prigione. Dormì poco e male, com’era ormai abituato a fare, e ponderò a lungo. La proposta di Gandalf il grigio aveva i suoi vantaggi, ma l’idea di dover eseguire gli ordini di Thorin Scudodiquercia, un uomo che era alto meno della metà di lui, lo infastidiva. Ma detestava di più che si sminuissero le sue capacità.
Non dovettero aspettarlo, come accadde con Bilbo, ma fu lui che si trovò davanti alle scuderie del palazzo, avvolto dalla nebbia mattutina, quando il sole a malapena si affacciava all’orizzonte.
- Avevo capito di dovermi presentare all’alba. – fu il suo buongiorno.
- La consegna delle cavalcature è stata difficoltosa per problemi di taglia. – rispose Gandalf, non senza ironia.
- Oh, allora ce l’hai fatta! – disse Kili, sveglio e pimpante. – Ti presento gli altri: Ori-Nori-Dori-Dwalin-Balin-Bifur-Bofur-Bombur… Oin-Gloin. – presentò velocemente. – Oltre a Fili e me.
- E immagino che Balin abbia il mio contratto. – disse Loki, avanzando verso il più anziano dei nani.
- Sei il primo che se li ricorda tutti al volo. – fu l’ammirato commento di Fili.
Loki stava scorrendo il contratto velocemente, quando udì una voce richiamarlo all’ordine.
- Fratello! – urlò Thor – Che stai facendo?
- Mi unisco ad una compagnia, a quanto pare. – rispose con noncuranza, firmando il documento e rendendolo al nano.
- Non puoi fuggire così, disubbidire a…
- A tuo padre? Oh, invece posso, e lo sto facendo. – Loki rise. – Deve veramente trovare prigioni più adatte a me, o questo sarà sempre il risultato. Asgard mi è venuta a noia, ed è giunta l’ora che io mi conceda una piccola vacanza. – ignorando i tentativi del fratello di fermarlo, andò a recuperare la sua cavalcatura, già sellata.
- Ti prego, fratello, pensaci. Ti metterai nei guai. – lo supplicò Thor, mentre Loki controllava che la sella non si fosse mossa.
Ai petulanti tentativi del dio del tuono di farlo desistere, Loki fece spallucce e tirò il sottopancia sogghignando. Guai, ha! Era nato nei guai, e quella patetica supplica non l’avrebbe fermato. - Non ti ascolterò, Thor. Ho un appuntamento con un drago da uccidere, e non voglio far tardi, se non ti dispiace…
Salì sul suo cavallo e raggiunse gli altri in pochi passi. – Direi che ci siamo.
- Loki, devo fermare questa tua follia.
- Non direi, oserei dire che è tuo dovere lasciarmi partire, invece.
- Vostro fratello è la mia penale per il pagamento in eccessivo ritardo. – intervenne Thorin. – Tornerà se e quando la missione sarà conclusa. Ha firmato un contratto, per questo.
Scornato, Thor sospirò. – Lascia almeno che venga con te.
- Non sarà necessario. – sorrise Fili. – Siamo un numero sufficiente di guerrieri, per la nostra impresa.
- Ci mancava solo un mago in più per ogni evenienza, e ora l’abbiamo. E abbiamo anche uno scassinatore. – disse Kili, indicando Bilbo. – Caccia nei guai, però è utile. – spiegò, mentre l’interpellato si faceva piccolo piccolo.
E fu lì che Loki rise, si una risata contenta e felice come non se ne sentivano da secoli, e partì al trotto, al seguito di Thorin e del suo pony dall’aria ferocissima.
- I miei omaggi, Thor Odinson. – disse, prima di partire alla volta di Erebor.

                                                                ***

Ci sarebbe molto da dire sulla riconquista di Erebor, ma i fatti realmente interessanti sono questi: Loki riuscì a rispettare il contratto? Thorin, Kili e Fili riuscirono a non rimetterci la pellaccia? Gandalf ebbe crisi di gelosia? Bilbo smise di guardare con terrore pressoché qualunque cosa?
La risposta, incredibilmente, è sì a tutte queste domande.
Sorprende immaginare Loki come un affidabile compagno di squadra, ma il fatto è che in mezzo ai nani si trovò meglio di quanto oserà mai ammettere. Era il più alto di tutti, tanto per cominciare, escluso Gandalf con cappello in testa, e questo faceva bene al suo orgoglio. Le sue doti magiche, inoltre, erano molto apprezzate, anche se molti ne avevano paura. Il dio dell’inganno però era avvezzo all’ispirare terrore, e questo, invece, curava il suo ego. I nani lo trattarono con sufficiente rispetto e sospetto da convincerlo a non fare tiri mancini di cui, in effetti, non aveva bisogno. Kili e Fili poi, ma soprattutto Kili, furono i suoi compagni d’arme in tutto e per tutto. Loki gliene fu grato, e lo dimostrò non fulminandoli ogni volta che parlavano troppo, e salvando loro la vita.
Thorin, Fili e Kili si lanciarono nella battaglia per riprendersi la Montagna Solitaria con ferocia ed ardore, rischiando tutto, in primis la vita. Per questo fu provvidenziale la presenza di un secondo stregone in grado di lasciarli vivi, e nemmeno troppo ammaccati. Il salvatore ringhiò ad ogni tentativo di sentirsi dire grazie, il che risparmiò a Thorin lo sforzo di dover essere grato a qualcuno.
Gandalf detestò con tutto il cuore di dover dividere con qualcun altro le competenze magiche, cosa che fece sì che non si allontanasse più per bisticci vaghi o scuse ancora più vaghe. Tallonò la compagnia dei nani, e fu un onorevole custode e consigliere. Bilbo, desideroso di dimostrare il suo valore, e soprattutto quanto fosse figo avere un anello magico, si impegnò a dovere, e fece di Pungolo un’arma vera, nonostante tutte le proteste e le spiegazioni di Balin a riguardo.
… e Smaug?
Quando due stregoni e una manciata di nani si mettono in testa di sfrattarti non c’è scampo. Venne epicamente sconfitto come è giusto che venga sconfitto un drago tanto spaventoso ed Erebor tornò nelle mani della stirpe di Durin.
Thorin letteralmente sospirò di sollievo quando riuscì a posare le sue regali terga sul regale trono e fu lì che, per un autentico delizioso momento, Loki pensò di liberarsi di lui e di prendere per sé trono, oro e corona. Ma alla fine il rispetto per quel nano ebbe la meglio: quello e la proposta di rimanere ad Erebor come onorato ospite fino a che l’avesse voluto. E Loki sapeva che avere una casa lontana da Asgard era un lusso che non avrebbe mai dovuto sprecare per futili motivi. Sarebbe di nuovo stato accanto e non su un trono, ma non in ombra.
Si chiese per un po’ cosa avrebbe dovuto fare, per ripagare Thorin di tanto onore, ma lo capì quando il re fu raggiunto dalla reale sorella: una nana bassa e dal cipiglio severo quanto Thorin, che abbracciò i figli in modo per loro assai imbarazzante, chiamandoli “il mio leoncino biondo” e il “il mio tenero piccolo arciere”, e riempiendo chiunque di consigli non richiesti, coccole e nomignoli.
Quando lo vide chiese chi era “Quell’elfo alto e rachitico” e cosa ci faceva ad Erebor, prima di tartassare il nuovo sovrano con consigli su come trovare una buona, brava nana per garantire una diretta discendenza di Durin a Erebor.
- Dovrebbe parteggiare per voi. – sospirò Loki, rivolto a Kili e Fili, ancora rossi di vergogna, benché lusingati da tutto quell’affetto. – Se vostro zio non ha figli, il regno sarà vostro.
- Ci vuole bene, ma vuole vedere Thorin con una famiglia più di ogni altra cosa. – spiegò Fili, paziente. – Fa così da sempre.
- Sai, Loki, zio credo ti tenga qui per neutralizzarla un pochino. – disse Kili. – Niente di estremo, chiaro.
Il dio dell’inganno sorrise, e di colpo Dìs si trovò completamente afona. Thorin alzò lo sguardo verso di lui, incurante del gesticolare iroso della nana, e lo guardò con aria autenticamente grata.
- Lo saprebbe fare anche Gandalf. – fu il pronto commento di Fili. – Ma c’era Bilbo da riaccompagnare a casa, e poi lui non  è uno che si ferma a lungo in un posto.
Nemmeno Loki avrebbe mai pensato di essere un tipo adatto a rimanere a lungo in un posto, meno che mai al centro di una montagna, ma quella sera, prendendo parte ai festeggiamenti, senza che nessuno lo notasse, sfasciò un boccale assieme a tutta la compagnia dei nani.
- Ah, non ti offendere se mamma ti ha chiamato elfo, ha un problema con la gente più grande e grossa di lei.
Loki rise: - Anche io. – la risata morì nel momento in cui si ricordò del trattamento ricevuto da Hulk, ma scacciò il pensiero velocemente.
- Mamma comunque dovrà accettare che domani, all’incoronazione, io sarò l’erede designato, fino a prova contraria. Dovrà fingere molto per non essere orgogliosa.
- Che hai detto, Fili?
- Che non vedo l’ora di vedere l’ascia che Bifur ha in fronte lucidata a dovere domani, Oin! – urlò il giovane nano, sorridendo, mentre il suo interlocutore annuiva convinto.
Loki sospirò: altre incoronazioni, altri fratelli che surclassavano altri, eppure al più piccolo della stirpe di Durin sembrava non importare, troppo preso a importunare Ori che scriveva sul suo taccuino, mentre Bofur si affacciava per leggere.
- Oh, Ori, il mio nome compare trentasette volte, grazie! – disse. – Ehi, Loki Laufeyson lo spilungone! C’è anche il tuo, compare almeno quindici volte, e se sopravviverai a Dìs, una volta riottenuta la sua voce, scommetto che verrà scritto altrettante volte.
E a quel punto Loki si alzò, badando di non dare testate in giro, e si inchinò, secondo il tipico costume dei nani. L’ingannatore degli di era a casa.
  
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