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Autore: Princess of Dark    09/03/2013    7 recensioni
Incontrare Johnny Depp è il sogno di tutte noi donne, o almeno era il sogno di Denise.
E lei credeva di stare veramente sognando quando lo incontrò.
Denise ha un lavoro noioso, una migliore amica un po' pazzerella, una vocina maligna nel suo cervello, un "fidanzato" e un sogno nel cassetto. Johnny sarà lì per renderlo vero.
ATTENZIONE:Johnny Depp dovrebbe essere illegale, ma visto che non lo è, va preso come minimo preso a piccole dosi. E' veramente rischioso per la vostra salute una meraviglia così!
Se anche voi lo amate, questa è la ff giusta per voi...aspetto le vostre recensioni!!
Booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=rLHOJc3yhPM
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Coglione.
Ero stato un coglione.
Come avevo fatto ad arrivare fino a questo punto?! Con quale coraggio stavo andando da lei, ora?
Conoscendo Denise, mi avrebbe sbattuto la porta in faccia. Anzi, a quanto pareva non la conoscevo più, quindi nutrivo ancora la speranza di poterla riabbracciare.
Correvo come una furia, non avevo avuto neanche la pazienza di aspettare un taxi, avevo dimenticato in aeroporto le valige, ma non m’importava più nulla: niente era più importante di quelle carte che stringevo ancora tra le mani.
Le avevo subito riconosciute quelle immagini in bianco e nero, ricordavo come se fosse ieri quando Vanessa, con gli occhi lucidi, mi aveva abbracciato e mi aveva messo tra le mani le immagini di Lily nel suo ventre. Ed io, come un bambino, avevo pianto. Simile felicità si poteva provare solamente in quei momenti e poi rimaneva per tutta la vita. L’avevo provata ancora una volta, con Jack, ed ora vedevo davanti agli occhi l’immagine di quello che dubitavo fosse mio figlio.
Quella cosa era stava crescendo dentro di lei.
Quella cosa ci aveva separato.
Ora, quella cosa, che era anche mio figlio.
Il petto mi faceva male, probabilmente perché i miei polmoni vecchi e divorati dal fumo non ce la facevano più e il mio povero cuore non ne voleva saperne più di sostenere quella corsa, ma c’era qualcosa che andava oltre il dolore fisico, qualcosa che faceva ancora più male: il pentimento.
Tutto quel miscuglio di sensazioni ed emozioni si mescolava irreversibilmente:
Pentimento, tanto pentimento. Per non averle creduto, per averle dato della bugiarda, per averla ignorata, trattata male, abbandonata.
Rabbia. Il mio cuore era avvolto da un rovo di spine che lo facevano sanguinare. L’avevo lasciata da sola per tre fottutissimi lunghi, pessimi, torturanti mesi, da sola ad affrontare le sue paure, da sola senza il mio appoggio nelle sue scelte.
Paura. Tremavo al solo pensiero che non mi avrebbe voluto rivedere, che stavolta fosse stata lei a non voler ascoltare me, come avevo fatto io. Avevo paura che non fossi più in tempo per sistemare tutto, che non avrei potuto continuare a far parte del suo presente e futuro ma che sarei diventato un pezzo del passato da archiviare.
Agitazione. Dovevo arrivare in fretta, dovevo vederla, parlarle, abbracciarla, baciarla. Doveva sapere cosa mi era successo.
Ero stata una pecorella smarrita ed ora avevo ritrovato la strada.

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Solo un matto poteva venirmi a trovare alle due di notte.
E il matto in questione era l’ultimo della lista dei miei sospettati.
Appena aprii la porta, mi trovai davanti una figura alta e alzai lo sguardo per vedere l’uomo in viso, incrociando un paio di occhi scuri.
Come una doccia gelata, venni travolta da mille miliardi di emozioni indefinite quando vidi Johnny dinanzi a me. Sgranai gli occhi, trattenni il respiro e rimasi immobile, quasi impaurita, a fissarlo.
Dopo tutto il tempo che era passato, abbracciarlo sarebbe stata la cosa più bella. Ma le gambe mi impedivano di muovermi ed ero restata lì impalata ad aspettare chissà cosa. Ad aspettare lui, come avevo fatto per tutto questo tempo. Serrai le mascelle e il mio sguardo divenne gelido; cercai di anestetizzare la rabbia.
Il suo sguardo si posò subito sul rigonfiamento della mia pancia e, quando vide con i suoi occhi la realtà che gli avevo urlato più volte contro, crollò. Nel vero senso della parola, cadde carponi, in ginocchio per terra, sconfortato, esausto, con il capo chino da cane bastonato.
«Dimmi solo se vuoi sbattermi o no la porta in faccia», disse con voce rotta, fissando ancora in basso.
Ero veramente combattuta: se una parte di me mi gridava di buttarmi tra le sue braccia, l’altra mi imponeva di chiudergli veramente la porta in faccia. Proprio non c’era una piccola vocina che mi desse una soluzione, a metà tra le due cose: toccava solo a me decidere. Chiudere la porta davanti ai suoi occhi avrebbe significato tenerlo fuori dalla mia casa ma soprattutto dalla mia vita: volevo veramente fare a meno di lui per sempre?
Silenziosamente, mi sedetti sulla scalinata per essere della sua altezza e, mantenendo un espressione indifferente, continuai a fissarlo in attesa che parlasse.
«Grazie», mi sussurrò.
«Guardami negli occhi», lo richiamai con amarezza. Lui scosse il capo.
«Non ce la faccio. Mi vergogno troppo», confessò. Una risatina sarcastica mi sfuggì dalla bocca.
«Sei patetico»
«Non pensavo che…»
«Ti stessi dicendo la verità? Cosa ti ha fatto cambiare idea?». Mi rispose porgendomi delle carte e incrociò finalmente il mio sguardo. Le scrutai, osservando poi l’ecografia che avevo fatto poco tempo fa. Chiusi gli occhi e cercai di inghiottire il groppo alla gola.
«Ti servivano delle prove materiali per credere?», sussurrai addolorata e lui annuì impercettibilmente.
«Sì. Le volevo. Sono stato investito da quelle parole in un momento di furia, con una velocità tale da non credere. E ci ho riflettuto, tu non immagini quanto. Speravo che fosse tutto vero e falso allo stesso tempo: ho avuto paura, non ho voluto crederci»
«Tu hai avuto paura? E non hai pensato a quello che avrei dovuto andare incontro io?! Mi hai lasciata da sola in una casa con un bambino, Johnny! Ed io non sapevo nemmeno cosa fare! Se non fosse stato per Tim, Marylin e gli altri l’avrei già perso. Ho avuto paura anche io, ma ho affrontato con maturità la realtà. E la cosa più terribile è stato di averlo dovuto fare senza di te!», gli urlai contro, con rabbia e dolore, ma anche con rimorso, mentre gli occhi si velarono di lacrime.
«Lo sappiamo entrambi che sei più forte di me»
«Non dovrebbe essere così»
«Lo è», rispose prontamente, quasi ringhiando. Incrociai ancora i suoi occhi scuri e cercai di leggervi dentro qualcosa. In quel momento, mi riusciva davvero difficile farlo.
«Ho sentito che in fondo sono ancora in tempo per rimediare», aggiunse, infilandosi la mano in tasca. «E so che ho scelto il momento peggiore per chiederti una delle cose per le quali mi ero preparato a lungo e che volevo fare già da tempo. Ma se dobbiamo crescere insieme nostro figlio, voglio sapere se c’è ancora amore. Per questo te lo chiedo ora, così: vuoi sposarmi?». Sentii le mie mani fredde tra quelle bollenti di Johnny mentre cercavo di rimanere lucida dopo le sue parole. Lo guardai sorpresa, in quel momento mi sentivo come una pietra di un fiume sulla quale scorreva l’acqua rimanendo impassibile. C’era ancora qualcosa che mi ostacolava, che mi impediva di provare determinate emozioni, ma nonostante ciò non avevo mai avuto dubbi su cosa farne della mia vita. Mai, e dico mai, avrei rinunciato a lui, qualsiasi cosa mi avrebbe fatto.
Deglutii e tirai un sospiro sonoro, incrociando uno sguardo che stavolta riuscii ad interpretare: era nervoso, timoroso della mia risposta perché non glie avevo ancora fatto un sorriso gridando “sì”.
E di sorrisi, per ora, non ce ne sarebbero stati.
Mi accostai tanto quanto bastava per sentire il suo calore e finalmente potei poggiarmi sul suo petto. Lo abbracciai lentamente, stringendo la sua maglia tra le mani che avevo intrecciato dietro la sua schiena e affondai nel suo petto, godendomi le sue braccia muscolose che si strinsero di scatto, quasi soffocandomi, per paura che potessi scappare via. Affondò il viso nei miei capelli, odorandoli, mentre mi tastava per vedere se fossi reale. Dopo tutto quel tempo, mi sentivo di nuovo al sicuro, protetta da tutto e tutti. Una parte di me era ritornata per completarmi.
«Oh Dio, non puoi farmi questo», sussurrai ad occhi chiusi, mordendomi un labbro, mentre mi stringevo a lui. «Sei terribilmente ingiusto, perché sai che non potrei mai dirti di no», aggiunsi, riempiendomi i polmoni del suo profumo.
«Lo prendo come un sì?», mormorò lui. Mi staccai per guardarlo negli occhi.
«Vuoi proprio sentirtelo dire, eh?», sorrisi, scherzando.
«Non è una cosa che mi capita di fare tutti i giorni», rispose lui, ricambiando il sorriso.
«Sì, voglio sposarti, voglio che il mio sogno di famiglia perfetta si realizzi», mormorai e le sue labbra si posarono immediatamente sulle mie. Roventi, morbide, erotiche, come le ricordavo, come le sognavo ogni notte incollate nuovamente sulle mie: non potevo chiedere di meglio. Si staccò da me per afferrarmi la mano e infilarmi un anello al dito e finalmente quel groppo alla gola scese e quella barriera di cemento crollò, permettendomi di provare di nuovo quei sentimenti che avevo cercato di esternare: amore e felicità, allo stato puro. Mi gettai nuovamente tra le sue braccia e lui si sollevò, trascinandomi dentro casa e, più precisamente, nella camera da letto.
«Cancelliamo quello che è successo, ricominciamo da zero», sussurrò sulle mie labbra, strappandomi la camicia da dosso.
«No. Ricominciamo da tre», sorrisi, conducendo la sua mano sulla mia pancia. Vidi i suoi occhi brillare come due stelle e un sorriso paradisiaco dipingersi felicemente sul volto del mio futuro marito.


Mi sto seriamente rendendo conto di quanto questo capitolo sia vicino alla fine... non può essere! Non dopo che ho appena pubblicato l'ultimo capitolo dell'altra mai storia preferita :'((
Vabbè, tornando alla storia, mi sono divertita un mondo a sentirvi implorare di farli fare pace *risata malefica* ma è stato ancroa più bello ricongiungerli *^*
Spero che vi sia piaciuto, ho poco tempo, scusate se vi ho "arronzato" xD
A presto!! :*
 
  
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