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Autore: dontblinkcas    09/03/2013    2 recensioni
Chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente fosse libera di vagare tra i ricordi. [...]
«Questo è sempre stato il tuo problema: hai troppo cuore, sei troppo umano e questo sarà la tua rovina», forse Kali aveva davvero ragione.
[CoFA]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera cari lettori,
so di averci messo tanto per pubblicare, ma non avevo idee dato che tecnicamente la storia doveva essere conclusa con il capitolo precedente, ma siccome Giada mi ha implorato di scrivere un ulteriore ricordo eccomi qui a pubblicarvelo.
Questa volta prometto che è l'ultimo, domani pubblicherò l'epilogo così posso mettere la parola fine a questa raccolta prima di partire per Berlino.
Concedetemi il fatto che in questo capitolo Magnus spenda parecchi soldi, nonostante tutti sappiamo del suo braccino corto!
Ribadisc il concetto un ulteriore volta: le recensioni e le critiche sono ben accettate. Siete liberissimi di poter esprimere tutto quello che vi pare, così che io possa capire i miei difetti di scrittura.
Buona lettura
Dany.





All This And Heaven Too

 




Era una giornata soleggiata, il cielo limpido e azzurro rendeva il clima quasi primaverile se non fosse stato per gli alberi spogli e la temperatura molto più rigida.
Magnus stava ammirando il suo ragazzo, appoggiato al muretto del Victoria Memorial, mentre scrutava impressionato il palazzo di fronte a loro: la pelle diafana del viso arrossata per il vento, i capelli neri che rilucevano alla luce del sole e gli occhi blu spalancati che vagavano sull’edificio rendevano il suo aspetto ancora più giovane, come un bambino davanti a un nuovo giocattolo; ma la giacca in pelle nera, i muscoli che si intravedevano sotto di essa e, Magnus ne era certo, una lama angelica ben nascosta rendevano il ragazzo estremamente bello e misterioso. Forse era per quello che Alec lo aveva colpito tanto: sotto quell'aria da timido ragazzo si nascondeva un vero Nephilim.
Un Nephilim tremendamente sexy.

Magnus si accorse di non essere l'unico a pensarla così: poco distante da loro un piccolo gruppo di ragazze, studentesse immaginò, fissavano Alec e ridacchiavano tra loro. Lo stregone non poté trattenere un sorriso divertito mentre immaginava l'entusiasmo di quelle ragazze spezzarsi quando avrebbero scoperto la dura realtà. 
«Alexander non possiamo rimanere tutto il giorno davanti a Buckingham Palace! La regina potrebbe riconoscermi»esclamò stagliandosi davanti ad Alec che si risvegliò.
«Tu conosci la regina? Tu e lei... È per questo che porti quegli occhiali da sole, per non farti riconoscere?»scherzò Alec alzandosi dal muretto per togliere gli occhiali a Magnus.
Ma questo fu più veloce: prima che il Nephilim potesse alzare una mano, Magnus lo stava già baciando, risucchiando il labbro inferiore di Alec.
«La tua gelosia è davvero dolce. Ho incontrato la regina Elisabetta solo una volta e mi sono comportato bene. Forse dovresti preoccuparti di più della regina Vittoria. Era innamorata di me anche se l'amore non era corrisposto. Ma cosa ci puoi fare, dopotutto sono uno stregone dalla bellezza sfolgorante!»disse Magnus mentre riusciva a sentire ancora il respiro di Alec solleticargli il viso. Il cacciatore fece una smorfia divertita allontanandosi leggermente da Magnus.
«Bellezza sfolgorante?!».
«Taci Lightwood. Comunque porto gli occhiali perché c'è il sole e perché non voglio mascherare i miei occhi con un incantesimo. Odio quando lo faccio, è come se mi calasse un velo sugli occhi»continuò Magnus abbassando leggermente i costosissimi Ray Ban con la montatura londinese e mostrando i suoi occhi verdi dorati.
«Forza. Non ho rinunciato a un’intera giornata da Harrods per non farti vedere l’interno della residenza reale»continuò lo stregone prendendo Alec per mano e trascinandolo via da lì. Passarono davanti al gruppo di ragazze e Magnus, abbassando leggermente gli occhiali da sole, fece loro l’occhiolino mentre sorrideva per le loro facce deluse.
«Ma non si può, non è il periodo dei giri turistici»replicò il ragazzo senza accorgersi di nulla.
«Non vedo come questo dovrebbe cambiare qualcosa. Non ti porto di certo a vedere quello che la gente normale di solito vede. Questo è uno dei vantaggi di essere il ragazzo del sommo stregone di Brooklyn, dovresti esserne onorato»ribatté Magnus facendosi strada per raggiungere l’estremità destra del palazzo.
«Dovrei essere onorato nell’essere complice di un stregone coperto di glitter che vuole commettere un’effrazione a Buckingham Palace?».
«Esattamente»rispose Magnus.
Avevano raggiunto il marciapiede deserto e ora lo stregone, senza preoccuparsi di essere visto, aprì un portale lasciandosi scivolare dentro insieme al suo ragazzo.
 

***

 
Magnus non smetteva di sorridere, saltellava da uno stand all'altro come uno bambino richiuso in un negozio di giocattoli; Alec faticava a stargli dietro mentre lo stregone scrutava ogni singolo vestito, parlava con le commesse ed estraeva la sua carta di credito.
«Alexander vieni qui»chiamò Magnus nascosto da uno scaffale.
«Cosa hai trovato? Una camicia identica a tutte le altre che hai comprato?»chiese Alec irritato raggiungendolo.
Odiava trovarsi in mezzo a una folla di mondani e odiava fare shopping.
«Smettila di avere quell'atteggiamento scocciato. Io ti ho portato a vedere edifici e musei già visti decine di volte, ora tocca a te sopportare qualche ora da Harrods. E poi stavolta ho trovato qualcosa per te»rispose Magnus senza lasciarsi scoraggiare dal malumore di Alec.
«Qualcosa per me? Cosa…», ma si interruppe appena vide Magnus reggere fra le mani un completo nero e una ragazza con un tailleur e i capelli raccolti in una crocchia affianco a lui tenere un paio di scarpe e una camicia.
«Provalo. Mi ricordo ancora che qualche tempo fa ti avevo suggerito qualcosa di più adatto a te delle solite magliette con i tarli»disse Magnus e sorridendo lo trascinò in un camerino senza che il ragazzo potesse opporsi. Quando Alec uscì, qualche minuto dopo, ad attenderlo c'era soltanto Magnus, la ragazza era magicamente sparita.

Lo stregone rimase incantato dalla vista, ma scosse la testa.
«Cosa c'è che non va?»chiese Alec confuso abbassando la testa per guardarsi.
«Non si può vedere un abito del genere con una cravatta sfatta»rispose Magnus seriamente e si avvicinò prendendo la striscia di seta nera che pendeva inerme dal collo del cacciatore. Le sue mani affusolate si mossero rapide e fluide mentre fece il nodo alla cravatta stringendola intorno al collo diafano di Alec. Lo stregone aggiustò il colletto della camicia bianca, lasciando che le dita sfiorassero la pelle del ragazzo che rabbrividì; infine fece scendere le mani per allacciare l'unico bottone della giacca. Poi alzò il viso per incontrare gli occhi di Alec e gli mise le braccia attorno al collo.
«Sei bellissimo»sussurrò e appoggiò le sue labbra su quelle del cacciatore per un bacio dolce.
«Magnus, non credo di aver bisogno di questo vestito. Non è il tipo di cosa che indossano gli Shadowhunters in genere»replicò Alec appena il bacio fu sciolto.
«Non sono d'accordo. Dovrai indossarlo stasera, ho un'altra sorpresa in serbo per te»rispose Magnus sorridendo, «e poi guardati, tua sorella sarebbe orgogliosa di te se ti potesse vedere», gli prese le spalle e lo costrinse a voltarsi verso lo specchio.
Alec rimase un attimo immobile a fissare il suo riflesso: l'abito gli cadeva perfettamente, i pantaloni era morbidissimi e scivolavano sulle sue gambe muscolose evidenziando i punti giusti; la giacca foderata avvolgeva le spalle e le braccia senza impedirlo nei movimenti, mentre la sua schiena era fasciata dalla stoffa che ne disegnava la curvatura perfetta. La camicia bianca in contrasto con il resto si fondeva perfettamente con la sua pelle, facendo scintillare gli occhi e contrastando con i capelli scuri. Era davvero molto diverso dalla solita maglietta sgualcita ed Alec doveva ammettere che quella veste lo rendeva molto più maturo.
«Stasera? Cosa hai progettato stavolta? Spero non sia un'altra festa come quella a cui mi hai portato a Madrid...»disse Alec dubbioso.
«Pensavo a qualcosa di più tranquillo di un rave. E poi non oserei mai farti indossare un Dolce a una festa del genere. Non ti preoccupare, fidati di me»rispose allegramente Magnus dandogli una pacca sulla spalla, «ora cambiati, abbiamo ancora tanto da vedere».
 

***


Alec si era avvicinato con aria annoiata al bancone in cui Magnus discuteva con una commessa sui cosmetici migliori e osservava distrattamente le sfavillanti confezioni di bagnoschiumi che erano disposte sull’espositore e che sfavillavano sotto la luce artificiale del locale. Oro, arancio, rosso, viola, blu, tutti i colori che Alec potesse immaginare erano imprigionati in quei flaconcini che ammaliavano l'ignaro compratore credendo nei loro poteri curativi e rilassanti, convinti che le piante orientali potessero cambiare il loro umore.
I profumi dei vari campioni aperti si mescolavano tra loro creando una miscela dolciastra che impregnava l'aria attorno a lui; ma un profumo sopra tutti gli altri attirò l'attenzione del ragazzo: in una piccola boccetta rotonda un liquido denso e ambrato emetteva un profumo potente che non si mischiava con gli altri, ma li sopraffaceva.
Allungò una mano e afferrò la piccola boccetta, l'odore si fece più intenso e Alec fu inebriato da quell'aroma che gli ricordava in modo stupefacente Magnus.
«Sai che l'odore del sandalo è afrodisiaco?»sussurrò Magnus all'orecchio di Alec comparendo alle sue spalle.
«Davvero?»chiese mentre le guance si coloravano per l'imbarazzo.
«Gli orientali credono che il suo legno apri le porte alla nostra parte mistica per ricercare la pace interiore. E stimola anche la parte destra del cervello, la parte creativa e fantasiosa»continuò Magnus soffiando le parole in modo sensuale e facendo rabbrividire Alec.
«Mi...mi piace come profumo»fu tutto quello che riuscì a dire mentre diventava sempre più rosso sapendo che Magnus avrebbe di sicuro interpretato la sua frase nel modo meno innocente possibile.
 

***

 
«È proprio necessaria la benda?», la voce di Alec era confusa e preoccupata.
«Non avere quell’aria preoccupata, non voglio fare niente di eticamente immorale. È soltanto un’altra sorpresa», così gli aveva detto Magnus dopo averlo costretto a indossare l'abito che aveva comprato quel pomeriggio e dopo avergli fatto oscurato la vista con una fascia bordò sugli occhi, facendolo giurare sull'Angelo che non l'avrebbe tolta.
Dopo quella che ad Alec sembrò un eternità, Magnus lo fece alzare dal letto e lo accompagnò lentamente fuori dalla casa prendendolo per mano.
«Sì Alexander. Voglio che sia una sorpresa. Ora aprirò un portale perché é abbastanza lontano il posto in cui dovremmo andare»rispose pazientemente lo stregone. Aprì senza difficoltà una portale: ormai ne aveva prodotti talmente tanti che erano diventati quasi la sua specialità.
Vi si gettò dentro accompagnando Alec e sbucarono esattamente davanti al luogo della sorpresa.
Alec aveva ormai perso il senso dell'orientamento: riusciva soltanto a sentire il rumore del traffico perenne e l'odore del Tamigi. Sentì la mano calda di Magnus condurlo per qualche metro fino a raggiungere quella che Alec immaginò fosse una porta perché una corrente calda lo investì. Il Nephilim percepì di essere entrato in una sala ariosa ed elegante: i rumori esterni erano scomparsi sostituiti da un brusio di voci che si disperdevano; Alec riuscì a cogliere solo qualche squarcio di conversazione di due voci maschili. Il ragazzo pensò che quei due fossero invitati a qualche ricevimento di gala oppure a un matrimonio dato che udì perfettamente la parola "sposa".
Alec si agitò sempre più, stava iniziando a odiare quel gioco, «Magnus»sussurrò come supplica ma il suo ragazzo lo trascinò lontano dalle voci.
«Signor Bane, la stavamo aspettando. La stanza è allestita come richiesta ed è pronta. Se volete seguirmi»disse una voce femminile con allegria e gentilezza professionale.
«Stai tranquillo, ormai manca poco»gli disse Magnus notando il viso preoccupato del suo ragazzo.
Lo guidò fino a raggiungere un ascensore che si aprì con uno squillo; appena le porte si chiusero in sottofondo si sentì l'inno britannico.
«Lo chef assunto servirà le portate appena voi indicherete l'orario. Se avete bisogno di qualsiasi servizio potrete usufruire del telefono accanto alla porta»continuò la donna continuando a parlare anche quando uscirono dall'ascensore.
Alec sentì girare una chiave in una serratura e una porta spalancarsi.
«Se desiderate qualcosa, non esitate a chiedere»concluse la loro guida.
«Grazie mille»rispose Magnus e Alec si convinse a sorridere per la gentilezza dimostrata.
Lo stregone lo condusse all'interno della stanza e chiuse la porta.
«Ora posso togliere questa maledetta benda?»chiese impaziente Alec che sentì il respiro di Magnus sul proprio collo.
«Sei così agitato per una semplice sorpresa?».
«Odio non sapere quello che sta accadendo, è snervante»rispose Alec sbuffando, «ti prego Magnus».
Lentamente le dita del ragazzo salirono lungo il suo collo  e slegarono la fascia rossa. Appena Alec fu libero sbatté diverse volte le palpebre per abituarsi alla luce nonostante questa fosse diffusa tenuamente dal grande lampadario in ferro battuto che scendeva dalle travi del soffitto.
Il cacciatore rimase incantato a fissare la stanza: la grande finestra da cui scorgeva le luci della città e le pareti in pietra ricordarono ad Alec l’interno di una chiesa; accanto alla vetrata un tavolino rotondo era apparecchiato per due persone mentre contro la parete opposta si trovava un lungo divano scuro in pelle. Affianco a questo, ad angolo, un minibar sfoggiava le sue bottiglie scintillanti.
«Ti piace la sorpresa?»bisbigliò Magnus sempre dietro di lui; Alec poteva sentire l'aroma di sandalo che li circondava. Con un movimento fulmineo si girò e si ritrovò il volto dello stregone a pochi centimetri dal suo.
«È bellissimo, ma devi smetterla con tutto questo. Mi sembra già troppo questo viaggio insieme a te, non credo di meritarmi anche questa cena romantica, il vestito e un bagnoschiuma da 200 sterline!»sospirò il cacciatore abbassando la testa, ma Magnus gli mise una mano sotto il mento facendogliela rialzare e gli accarezzò una guancia.
«Non dire mai più una cosa del genere. Tu ti meriti tutto il meglio di questo mondo, intesi? Tu sei la cosa più importante che mi sia capitata da molto tempo, non c'è nulla che non farei per te».
Alec annuì timidamente mentre le sue guance si infiammarono per quelle dolci parole.
«E poi mi dovevo far perdonare»continuò lo stregone con un mezzo sorriso.
«Perdonare? Perché...»rispose incerto il Nephilim.
«Per il mio comportamento di ieri. Non avrei dovuto attaccarti in quel modo; non è colpa tua se qualsiasi cosa mi rievoca un passato faticoso da dimenticare»spiegò Magnus, la voce che tremava leggermente.
«Magnus..»soffiò Alec ma in quel momento le parole che avrebbe voluto dire furono soffocate dalle soffici labbra dello stregone che si adagiarono sulle sue.
 

***

 
«Sei certo che sia sicuro?»domandò dubbioso allo stregone che si stava arrampicando come un gatto sul tetto della torre nord del Tower Bridge.
«Alexander sei uno Shadowhunter! Una semplice arrampicata dovrebbe essere una passeggiata per te. E poi la vista da qui è migliore rispetto a quella della sala di prima»replicò Magnus dopo essersi issato oltre la balaustra ed essere atterrato in piedi sullo stretto passaggio tra l'inizio della guglia e il muretto merlato, poi si sporse per guardare Alec fissarlo dalla finestra aperta qualche metro più in basso.
«Magnus, non dovremmo stare lì...»iniziò il cacciatore.
«Non dirmi che hai paura. La vista qui è spettacolare, è un peccato doverla apprezzare da soli»lo punzecchiò Magnus, gli occhi che luccicavano nel buio.
«Io..io non ho paura!»replicò Alec ferito nell'orgoglio.
Con grazia scavalcò la finestra restando in equilibrio sull'esile cornicione: per fortuna la runa dell'equilibrio stava funzionando perfettamente poiché diverse bottiglie vuote erano appoggiate sul tavolo della stanza e poiché Alec non era perfettamente sobrio. Il Nephilim afferrò una roccia sporgente e si arrampicò senza sforzo fino alla balaustra che scavalcò come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
«Complimenti mio prode Nephilim»replicò Magnus gettandogli le braccia al collo e dandogli un leggero bacio.
«Non dovremmo star qui. Finirà che ci scopriranno come oggi a Buckingham Palace e noi dovremo fuggire per non finire in prigione»borbottò Alec imbronciato.
«Oh andiamo Alec ce la siamo cavato, no? Non credevo che la regina si trovasse davvero a palazzo! Ma senza un po' di brivido che vita sarebbe? E poi è davvero fantastico qui»concluse Magnus facendo voltare Alec per fargli ammirare il panorama.
 
Se Londra di giorno era meravigliosa, di notte non aveva rivali.
L'acqua nera del Tamigi scorreva placidamente nell'oscurità e rifletteva le luci della città facendo sembrare che esistesse un altro mondo sotto la superficie tremolante.
I grattacieli si stagliavano nel cielo scuro e le loro luci assomigliavano a una miriade di stelle fissate sull'orizzonte. La vista si perdeva per diversi chilometri mentre il rumore del traffico arrivava attutito come se si trovassero in una bolla di cristallo. Le strade lungo il fiume erano affollate nonostante l'ora tarda; Alec poteva immaginare la confusione, il caos e il rumore che circondava quelle persone e fu felice di essere nel silenzio di quell'altezza.
Era contento di essere da solo, da solo con Magnus.
«Wow. È...»ma non riuscì trovare un aggettivo che si adattasse alle sue sensazioni e rimase con la bocca socchiusa.
 
Magnus sorrise nella penombra: amava quando Alec rimaneva senza parole, il che accadeva spesso, troppo impacciato per poter esprimere quello che provava, troppo innocente per saper usare l'arte dell'eloquenza, l'arte dell'inganno.
Lo stregone, accanto a lui, si passò una mano tra i capelli incrostati di gel prima di parlare.
«Non ti sforzare. Capisco dalla tua espressione che adesso non sei così dispiaciuto di essere un fuorilegge», il sorriso sulle sue labbra si allargò.
Alec si voltò a guardarlo: gli occhi solitamente blu ora erano neri nell'oscurità, al contrario dei suoi che risplendevano, proprio come quelli di un gatto.
«Perché me?»chiese bruscamente il cacciatore.
«Cosa intendi Alexander?»replicò confuso lo stregone.
«Perché di tutte le persone a questo mondo tu hai scelto proprio me? Cosa ho di così speciale?»continuò Alec mentre la sicurezza nella sua voce si affievoliva.
Magnus fissò per qualche istante quel viso che gli era ormai talmente familiare da non riuscire più a immaginare la sua vita prima di conoscere quel volto e prese un respiro profondo.
«Tu non riesci proprio a capire quello che sei diventato per me, vero? Alla festa, non è stata Clary e nemmeno Jace a colpirmi, sei stato tu. Tu con quell'aria imbronciata e preoccupata mi hai incuriosito. Sono rimasto affascinato dalla tua innocenza, dal tuo modo di non essere un cacciatore nonostante tu lo sia; tu non sei come loro, non hai il tipico atteggiamento da Nephilim. Mi incuriosivi come non mi capitava da davvero molto tempo: eri un incognita, una mosca bianca in mezzo a tutti i tuoi simili. Nonostante mi fossi ripromesso di non affezionarmi più a nessuno di voi mortali appena ti ho conosciuto ho capito che avrei rotto la mia promessa. Avevo creduto che questa volta sarei stato più attento, più logico e razionale, visto che sapevo quali erano i rischi, ma come hai detto tu l'amore non è razionale. Senza nemmeno accorgermi tu eri diventato una costante fissa nella mia mente anche quando ti accorgevi a malapena di me. Tutto di te mi attrae e questo mi spaventa un po' perché non avrei mai immaginato di potermi innamorare così tanto di te. Tu sei diventato la cosa più importante nel mio mondo. È grazie a te se io mi ritrovo ancora ad abitare a New York, invece di essere scappato al primo sentore di pericolo».
Appena Magnus finì la sua confessione il silenzio calò tra loro mentre i loro sguardi si intrecciavano.
Alec aprì la bocca un paio di volte cercando di emettere qualche suono, ma come al solito in certe situazione le parole giuste erano a mille miglia lontane da lui, perciò decise di fare quello che gli riusciva meglio, quello che aveva imparato essendo uno Shadowhunter: agire.
Si avvicinò allo stregone e alzò il mento per far combaciare le loro labbra, le sue braccia circondarono il corpo di Magnus mentre le sue mani salirono lungo la schiena fino a raggiungere i folti capelli neri. Il bacio era lento come se entrambi stessero assaporando qualcosa di nuovo e ignoto; le guance di Alec si arrossarono leggermente mentre Magnus gliele accarezzava con le dita. Le labbra del cacciatore erano nettare per Magnus: amava baciare quella bocca soffice e morbida, quel contatto era un porto sicuro dove rifugiarsi, era la cosa più stabile che gli fosse capitata da secoli.
Avrebbero potuto andare avanti per sempre, se non fosse stato per la mancanza di ossigeno. Quando si lasciarono entrambi erano ansimanti e il viso rosso di Alec era visibile nell'oscurità.
«E questo cosa vorrebbe dire?»chiese Magnus conoscendo già la risposta.
«Ti amo»disse Alec con voce decisa.
«Ti amo Alexander»rispose Magnus e sospirò anche qualcos'altro in una lingua sconosciuta, ma il Nephilim non fece in tempo a chiedere cosa significasse perché lo stregone si riavvicinò verso la cosa più stabile del suo mondo.
  
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