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Autore: thkirwin    09/03/2013    2 recensioni
«Cosa?! Lei? No!» esclamò prontamente il finto biondo, come se fossi un mostro vivente o avessi la peste bubbonica.
«Grazie.» risposi, stizzita.
«No, non è per te. E’ che a malapena ti conosco, e sei la migliore amica…»
«Della fidanzata del tuo migliore amico, sì lo so.» lo interruppi.
«Bacio! Bacio! Bacio!» canzonarono Carly ed Harry all’unisono.
In quel momento sarei voluta sprofondare sul puffo su cui ero seduta ed essere risucchiata dalle palline di polistirolo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Il coprifuoco sarà alle undici di sera e…» s’interruppe il professor Anderson, al suono della campanella, prima che potesse finir di ripetere per la terza volta le raccomandazioni per la nostra gita a Londra. «Beh, ci divertiremo ragazzi.» concluse, con un sorriso caparbio sulla faccia. Gli studenti, me compresa, lo guardarono con un’espressione sia perplessa che preoccupata, per poi uscire noncuranti dalla classe.
Ogni anno la nostra scuola organizzava gite di più giorni vicine a Mullingar e in cittadine sconosciute dell’Irlanda. Questa volta, finalmente, ci saremmo allontanati di più ed in una città meravigliosa, nonché la mia preferita.
Abbassai lo sguardo per mettere i libri nella borsa, ancora immaginando me sul London Eye ad ammirare il Big Ben e la bellezza della mia città da sogno, e mi bloccai giusto in tempo per non andare addosso ad un armadietto aperto. Sbuffai, pensando a quanto gli studenti di quella scuola fossero così stupidi e menefreghisti anche delle cose più banali.
«Sharon!» esclamò Carly, la mia migliore amica, uscendo dalla classe accanto alla mia e facendosi spazio tra un imbecille e l’altro. «Ma ci pensi? Andremo a Londra per cinque giorni!» squittì, sollevandomi dai miei piensieri, per poi prendermi il braccio e strattonarmi per il maglione.
Nel momento in cui i miei genitori acconsentirono alla gita di cinque giorni con la scuola a Londra, capii però che la mia vita sarebbe finita da lì a poco. Saremo state tre classi: in una c’ero io, in un’altra la mia migliore amica e nell’ultima, quella che avrei preferito evitare, Harry e Niall, e stare con loro cinque giorni a Londra non preannunciava nulla di buono.
Harry era il fidanzato di Carly, da circa due anni, erano inseparabili e invidiavo da morire il loro rapporto perché ero dell’idea che non l’avrei mai avuto. Io, invece, avevo una cotta per Niall da… - feci dei calcoli a mente, ripensando al primo giorno di liceo, ovvero il giorno in cui lo vidi per la prima volta - praticamente da sempre e lui sapeva a malapena della mia esistenza, mi considerava ‘la migliore amica della fidanzata del mio migliore amico’ e molto probabilmente non sapeva nemmeno il mio inutile nome.
«Evviva.» dissi con finto entusiasmo, cercando un modo per scappare al mio orribile destino, guardandomi intorno.
Forse posso rinchiudermi nel secchione della spazzatura pensai, per poi scrollare la testa e aggrottare la fronte.
«Che c’è? E’ da quando siamo piccole che mi rompi le palle per andare a Londra e adesso che ne abbiamo l’occasione, non sei nemmeno un po’ felice?» chiese, continuando a camminare a testa alta per i corridoi. Lei poteva permetterselo, era bellissima, con un fisico da urlo e dei vestiti alla moda che non passavano di certo inosservati. Io ero più il tipo da tuta, jeans e maglioni o felpe larghe che potessero nascondere al meglio il mio corpo.
«Non è dove il problema, ma con chi.» precisai, girandomi per guardarla negli occhi. Anche quelli erano meravigliosi: marroni con i contorni verdi, che diventavano ancor più chiari al sole.
«Ah giusto, il problema è Niall Sono-Figo-E-Lo-So Horan.» esclamò sorridendo.
«Non chiamarlo così! E non qua, potrebbero sentirti!» esclamai a bassa voce, guardandomi intorno per notare con mio piacere che non avevamo gente particolarmente vicina che potesse sentire.
«Come se non lo sapessero.» sbuffò.
«Cosa? Mi stai dicendo che lo sanno tutti? Anche lui?!» sbarrai gli occhi e continuai a camminare fissando il vuoto.
Lei annuì, come se fosse la cosa più semplice di questo mondo, mentre io mi sentivo come se fossi appena stata investita da un tir.
«Se non sei capace a recitare non è colpa mia. Ogni volta che passiamo per i corridoi ti fermi a fissarlo, la bava ti cala dalla bocca e gli occhi ti brillano.» specificò.
«E perché non mi hai mai detto niente? Potevi fermarmi! Come farò a vederlo per cinque giorni, tutto il giorno, e sopravvivere? No, non ce la posso fare. Chiamo i miei genitori e dico di annullare. Non è possibile, non può essere vero. Devo farmi venire la febbre. Oddio.» iniziai ad agitarmi e a gesticolare con le mani, in cerca di un’idea per poter superare tutto ciò. E ripensandoci, il secchione della spazzatura non sarebbe stato così pessimo in confronto.
«Stai calma! Fai venire l’ansia anche a me che non ne ho nemmeno motivo. Se lui lo sa e non ti ha ancora preso per il culo, significa che non gli dispiace, infondo.» inarcò le labbra ed alzò le spalle. La cosa non la toccava minimamente e forse non capiva quanto potessi sentirmi a disagio in quel momento.
«Non sei di conforto. Mi sta per venire un infarto.» esclamai, terrorizzata.
Rise. «Sei tenera quando arrossisci.»
«Sono un po’ meno tenera su un letto d’ospedale. carly, io non sono come te. Sono… sono… orrenda.» esclamai, guardando in basso per indicare il mio corpo.
«Non è assolutamente vero. Hai un viso splendido ed un corpo invidiabile, se magari la smettessi di prendere i vestiti da tua nonna sarebbe meglio.» disse, squadrandomi dall’alto in basso. Per un attimo mi sembrò di avere a che fare con una delle ochette della scuola che avevano il controllo su tutti, ma infondo non aveva tutti i torti. Avevo 17 anni e mi vestivo come una settantenne zitella.
«Ma questo è il mio stile.» cercai di difendermi.
«Allora il tuo stile cambierà.» esclamò, aumentando il passo e conducendomi verso l’uscita della scuola.


«Okay, direi che può andare.» affermò Carly, girandosi per la decima volta su se stessa davanti lo specchio sull’anta dell’armadio. Continuò a vagare per la stanza dell’hotel in cerca di accessori e trucchi d’aggiungere, nemmeno dovesse andare al Buckingham Palace a conoscere la Regina.
«Possiamo andare, sono pronta!» esclamò, prendendo il giacchetto sulla sedia.
Troppo presa dalla sua preparazione, non mi aveva mai guardato nelle ultime due ore e, quando finalmente lo fece, notò con amarezza che non mi ero infilata uno dei suoi mini-vestiti corti fino all’inguine e che ero rimasta con dei jeans e la mia amata felpona grigia di Ed Sheeran, il mio cantante preferito in assoluto.
«Sei un caso perso.» sbuffò.
«Se questo significa non vestirmi da troia, ma con cose comode e che amo, allora sì: sono un caso perso.» ribattei sorridendo.
«Sembro una poco di buono?» mi chiese preoccupata, abbassando lo sguardo per indicarmi il suo abbigliamento. Io mentii dicendo di ‘no’ col capo, lei sorrise e potemmo finalmente uscire per dirigerci da… quei due.
Harry non aveva esitato un attimo a chiederci di andare in camera loro dopo il coprifuoco. ‘A fanculo Anderson, 23.30 in camera nostra :) xx’ recitava il suo messaggio che, per un motivo a me ancora oscuro, aveva inviato ad entrambe.
«Non è dolcissimo?» esordì Carly con gli occhi a cuoricino.
«Come una meringa.» risposi con un sorriso da ebete in faccia.
«La loro stanza è la 33, quarto piano.» affermò, ripetendolo cinque volte, più a se stessa che a me.
Annuii avviandomi alle scale, quando sentii un colpo di tosse richiamarmi. «Sei matta? Vuoi arrivare da Niall col fiatone e sudata?»
«E’ solo un piano, Elisa.»
«Io non rischierei.»
«Come vuoi.» assentii, dirigendomi a passi pesanti verso di lei all’entrata dell’ascensore. Iniziò a molleggiarsi e fare strani versi con la bocca, tipo Sharpay di High School Musical prima di cantare, e non potei far a meno di scoppiarle a ridere in faccia, anche se fortunatamente lei non ci fece caso, continuandosi a specchiare sulle pareti di ferro dell’ascensore.
Uscimmo, io andaii a sinistra e lei a destra, in cerca della stanza.
«L’ho trovata!» esclamai, e lei corse velocemente ma a piccoli passi verso di me, limitata dai tacchi.
«Bussa tu.» mi ordinò.
«E perché non tu? Ti hanno amputato le mani?» chiesi.
«In quella sinistra ho la borsa ed in quella destra degli anelli.» rispose.
La guardai perplessa e, senza fare ulteriori domande, bussai tre volte.
«Basta! Non devono pensare che siamo impazienti di vederli.»
«Ma tu lo sei.» osservai.
Lei mi lanciò uno sguardo fulmineo, per poi tornare a sorridere quando la porta iniziò ad aprirsi. «Era ora.» disse Harry, catapultandosi a baciare Carly.
Io rimasi sulla porta, spostando il mio sguardo da loro a Niall dietro di lui, in imbarazzo tanto quanto me.
«Dai ragazzi entrate, la notte è ancora giovane.» ammiccò.
Aspettai che i due piccioncini si togliessero dalla porta per poter finalmente entrare e fare slalom tra le schifezze e i vestiti che coprivano il pavimento dell’intera stanza.
«Accomodatevi pure.» disse Harry, allargando le braccia.
Mi trattenni dal rispondergli male e mi sedetti su un puff blu bucato all’angolo della stanza, vicino la finestra, dove potevo ammirare il meraviglioso gioco di luci creato dall’insegne dei negozi, i lampioni e le macchine. Amavo quella città, in ogni suo più piccolo particolare, e avrei preferito infrangere le regole per visitarla di notte e non per stare in stanza con due coglioni.
«Allora, che vogliamo fare?» esordì Niall, guardando prima Carly sulle gambe di Harry e poi me, senza soffermarsi più di tanto.
«Io avrei un’idea.» sorrise Harry, continuando a baciare Carly. Io abbassai lo sguardo e tirai le maniche della felpa per poi rintarvi dentro le mani congelate. Avrei vomitato da lì a poco,
«Adesso non mi sembra carino – disse Niall, alludendo al fatto che magari ad una povera zitella come me poteva non far piacere assistere a quelle scene - , avrete tutto il tempo per fare le vostre effusioni.» scherzò Niall, mentre io mi perdevo nel suo sorriso.
«Allora giochiamo.» esclamò Harry, facendomi tornare nella vita reale.
«A cosa?» chiese Caly. «Taboo?» propose.
«Il gioco della bottiglia.» rispose lui.
Niall rise, io continuai a guardare in basso. «Non abbiamo più dodici anni!» esclamò.
«Obbligo o verità?» proposi, maledicendo le mie labbra e quando avevano deciso di aprirsi per sparare una cazzata.
«Uh mi piace mettere in difficoltà la gente, si può fare.» concordò Niall. «Inizio io.» continuò. «Harry – sorrise, girandosi verso di lui -, obbligo o verità?»
«Verità.» rispose, fiero di sé.
«Con quante ragazze sei andato a letto?» chiese, capendo di averlo colpito in pieno.
«Obbligo.»
«Ormai hai deciso, non puoi cambiare idea. Rispondi.»
Lanciò uno sguardo fugace a Carly. «Devo proprio?»
«Sì!» risposero in coro Niall e Carly, entrambi curiosi della risposta.
«Tre, o quattro…» divagò il riccio. Mi chiesi come potesse essere così superficiale: Carly era una di quelle e scommetto che delle altre non ricordava nemmeno l’iniziale del nome.
«Okay, adesso tocca a me.» continuò. «Niall, obbligo o verità?»
«Di te non mi fido, obbligo.»
«Sicuro? Fai bene a non fidarti.» lo avvisò.
«Peggio di così.» osservò, alzando le spalle.
«Okay, bacia Sharon.» esclamò Harry, cogliendomi completamente di sorpresa. Era ovvio che sapesse della mia cotta, ma perché ridicolizzarmi in questo modo? Gli avevo fatto qualcosa di male? No. E se voleva colpire Niall, poteva benissimo utilizzare qualche suo altro punto debole, e non me.
«Cosa?! Lei? No!» esclamò prontamente il finto biondo, come se fossi un mostro vivente o avessi la peste bubbonica.
«Grazie.» risposi, stizzita.
«No, non è per te. E’ che a malapena ti conosco, e sei la migliore amica…»
«Della fidanzata del tuo migliore amico, sì lo so.» lo interruppi.
«Bacio! Bacio! Bacio!» canzonarono Carly ed Harry all’unisono.
In quel momento sarei voluta sprofondare sul puffo su cui ero seduta ed essere risucchiata dalle palline di polistirolo.
Per loro era solo un gioco, mentre io li continuavo a guardare terrorizzata, come se fossi in un film dell’orrore, per poi essere tranquillizzata dalla mano di Niall sul mio ginocchio. «Per te va bene?» mi chiese sottovoce.
Sbarrai gli occhi, convinta che non l’avrebbe mai fatto, nemmeno sotto tortura. Invece era lì, a pochi centimetri da me. Mi guardò profondamente negli occhi, come se stesse cercando di capire il mio stato d’animo. Ma non potevo fargli notare il tremolio delle mani, che cercai di nascondere ancor di più nelle maniche della felpa, ed il mio stomaco che brontolava rumorosamente a causa delle farfalle, che in quel momento avrei voluto uccidere anche se ero animalista e contro la violenza.
Lasciando da parte i pensieri e tornando a respirare regolarmente, mi ricordai di dover rispondere alla sua domanda. Un monosillabo avrebbe fatto la differenza.
Sì o no? No o sì? E’ questo il dilemma, shakespeare’ mi dissi.
Annuii timidamente, Niall si alzò per spostare la sedia e avvicinarsi sempre di più. Prese il mio viso con le sue mani grandi e calde, tra cui mi sentivo al sicuro, e annullò la distanza tra noi.


Meee :*

RAgazzuoleeeee :) This is my space. Anyway è la mia prima one shot :)
se mi cercate sono qui: 
https://flavors.me/xniallerlove#_

Niall_fingers :*

   
 
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