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Autore: Akane92    10/03/2013    7 recensioni
Una ragazza è di ritorno in città e sconvolgerà la vita del nostro caro Alpha.
Dal prologo:
" Due occhi grandi e verdi incrociarono il suo sguardo per qualche secondo. Un occhiata veloce che per il lupo fu fatale.
Qualcosa dentro di lui si mosse, all’improvviso. Non ebbe neanche il tempo di capire. I suoi battiti aumentarono, le sue mani tremavano, e i suoi occhi non potevano fare a meno di continuare a seguire quegli occhi magnetici. Strinse ancora più forte il volante della sua auto con i muscoli del corpo tutti tesi. Era una ragazza. Una ragazza dagli occhi verdi e i capelli rossi come il sangue. Sorrideva, mostrando i denti che per Derek in quel momento erano perfetti, insieme a tutto il resto. Era una strega, forse? "
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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POV Derek

Sentii la macchina della polizia arrivare nel vialetto di casa di Hope, mentre lei era accanto a me addormentata. Sentii i passi di suo padre sulle scale, cominciando a liberarle dal mio abbraccio e spostandomi, mentre lo sceriffo andava in camera di Stiles. I miei movimenti la fecero svegliare, si girò verso di me con gli occhi ancora mezzi chiusi.
<< Tuo padre è arrivato, sta per venire qui >> le spiegai in un lampo.
Lei spalancò gli occhi << Nell’armadio! >> mi ordinò indicandolo, mentre io andavo a nascondermi dentro. Pochi secondi dopo, suo padre entrò in camera e io misi una mano sulla mia bocca per evitare che si sentisse il mio respiro. Andò prima verso  la finestra, chiudendola, e poi verso Hope, accarezzandola e soffermandosi a guardare la foto della madre, di sua moglie. Il cuore accelerò molto, prima di uscire dalla stanza. Anche Hope si era accorta che suo padre si era soffermato troppo, e mi chiese il motivo, chiedendomi anche l’ora e il perché io non stessi dormendo.
<< Sapevo che tuo padre sarebbe tornato, prima o poi. E onestamente non mi piace dormire vestito >>
Lei mi guardò  << Hai ragione, toglili .. Forse è meglio che ti togli anche la maglietta >> la guardai confuso, ormai senza pantaloni << E’ sporca >> mi spiegò. Per me fu sufficiente, non piaceva neanche a me dormire con una maglietta sporca. Me la tolsi, sdraiandomi di nuovo accanto a lei sotto le coperte.
<< Tutto ok? >> le chiesi, visto che il suo cuore stava accelerando in maniera esagerata. Lei annuì, girandosi dall’altra parte mentre io le cingevo il corpo, stringendola e baciandole il collo. Finalmente, mi addormentai anche io.
Mi svegliai grazie ai suoi baci, e ammetto che non avrei potuto desiderare risveglio migliore. Sentivo le sue labbra piccole e calde muoversi sulle mie, e anche io, sebbene ancora mezzo addormentato, cominciai a rispondere al suo bacio. In poco, pochissimo tempo, mi ritrovai su di lei. Le sue mani,  le sue carezze, i suoi baci mi stavano facendo impazzire. Il mio corpo non desiderava altro che possederla, e si vedeva e sentiva bene. << Toglimela >> mi disse lei ansimando, facendomi restare stupito. << Cosa? >> le chiesi, mentre lei mi sorrideva << La maglietta >> mi disse. Mi correggo, fu in quel momento che impazzii totalmente. Ero eccitato come non mai e con un paio di gesti riuscii a toglierle prima la maglietta e poi i pantaloni, buttandoli chissà dove. Non mi sentivo così da un tempo che per me sembrava indefinibile, forse non mi ero mai davvero sentito così. La volevo, e lei voleva me. Mentre le baciavo il collo, sentii la sua mano spostare i miei boxer e arrivare lì, dove desideravo andasse. Mi lasciò spiazzato, mentre le sorridevo felice e confuso. Stava accadendo, stava per essere mia, nel vero senso della parola. Sentivo i nostri cuori battere alla velocità della luce, mentre anche io arrivai oltre i suoi slip, facendola gemere una volta che le mie dita erano arrivate dentro di lei. Sentivo i nostri respiri sempre più irregolari, i nostri gemiti, pregando che non finissimo mai. Ma, purtroppo, quel maledetto ragazzino doveva arrivare sempre nel momento meno opportuno. Mi fermai, allontanandomi dalle labbra di Hope e dal suo corpo, con mio grande dispiacere. << Sssh >> feci io, mentre ascoltavo i passi di Stiles sempre più vicini alla porta. Hope lasciò andare il mio corpo mentre le spiegavo che suo fratello stava per arrivare e infatti, subito dopo la porta fu spalancata. Dio, quanto avrei voluto saltargli addosso e sbatterlo fuori per poi ritornare su Hope!
<< Ma siete impazziti? Oh Dio, dovrò andare in terapia >> disse il ragazzino, spalancando gli occhi.
Mentre guardavo Hope ridere, sorrisi anche io, imbarazzato, mettendomi accanto a lei e tirando il lenzuolo in modo che la coprisse. Sapevo benissimo che Stiles era suo fratello, ma quel corpo era mio, mio soltanto.
Il ragazzino guastafeste disse che era entrato in camera per chiedere ad Hope della colazione, ma si può?!
<< Perché non andiamo al bar qui vicino? Così puoi venire anche tu >> propose Hope, voltandosi verso di me.
<< Per me va bene ma muovetevi, sto morendo di fame >> disse Stiles, finalmente uscendo dalla stanza.
<< Ti va la colazione? >> mi chiese Hope, mentre io mi stavo alzando per vestirmi << Ti farei andare in bagno, ma non si sa mai … >>
<< Tranquilla >> dissi, infilandomi la maglietta.
Si alzò anche lei, ancora in slip e reggiseno, provocando un’ennesima erezione. Respirai profondamente, cercando di guardarle solo gli occhi << Che hai? >>
Inclinai la testa all’indietro, tornando poi a lei. << Tuo fratello ha visto tutto >> e vorrei tanto ammazzarlo!
<< Che intendi? >>
<< Avrà capito >>
<< Non devi vergognarti. E’ una cosa normale, no? >> chiese, agitata.
Le presi le mani, temendo che fosse agitata per la mia reazione << Normale e bellissimo. Ma la prossima volta che tuo fratello entra in camera tua senza bussare, lo spezzo in due >>
 Si alzò sulla punta dei piedi, per baciarmi. << Esci dalla finestra. Fra dieci minuti siamo lì >>
Feci come mi disse, assicurandomi che nessuno mi vedesse. Una volta arrivato al bar, presi caffè e ciambelle per me, Hope e suo fratello, sedendomi ad un tavolo e leggendo il giornale. Non c’era niente di nuovo, niente che attirasse la mia attenzione. Fino a che non vidi le case in vendita, che mi sembravano tutte uguali. Ma poi, vidi l’annuncio della vendita di un loft da ristrutturare, che per me non sarebbe stato affatto male. Non avevo mai pensato seriamente di trasferirmi fino a quel momento, la casa dove vivevo era uno dei pochi ricordi che mi erano rimasti della mia famiglia, sebbene fosse anche il luogo in cui morirono tutti. Quella casa, fino a poco tempo fa, per me era tutto. E poi è arrivata Hope. Lei, insieme alla sua bellezza, alla sua gentilezza, ai suoi sorrisi, era riuscita a farmi cambiare, a farmi capire che non potevo restare attaccato al passato per sempre, che dovevo andare avanti, che potevo restare legato alla mia famiglia anche se in una casa diversa. Mi aveva fatto capire anche quanto fosse importante avere l’elettricità, e quell’annuncio mi sembrò perfetto per cominciare a cambiare davvero. Quando Stiles e Hope arrivarono, le feci vedere subito l’annuncio, dopo che suo fratello ovviamente mi aveva fatto innervosire di nuovo, chiedendomi da dove provenissero i miei soldi. Hope sembrò quasi sollevata all’idea che io volessi trasferirmi.
Una volta a scuola, Stiles lasciò me ed Hope da soli e dopo che desiderai ancora di ammazzarlo a causa delle sue battute per me poco divertenti, baciai i capelli di Hope pregandola di stare attenta.
<< Sarò solo a scuola >> disse lei, alzando gli occhi al cielo.
<< L’ultima volta che ti ho lasciata andare a scuola senza di me, ti ho ritrovata ferita >> le feci notare, guardando il suo foulard.
<< Non accadrà più >>
<< Ti chiedo solo di stare attenta >> la pregai ancora.
<< Perché sei sempre così preoccupato che possa accadermi qualcosa? >>
<< Perché non voglio che tu ti faccia male … >> confessai, abbassando lo sguardo e sospirando. Ma non era solo questo. Dentro di me sapevo perfettamente che se l’avessi persa, sarei stato perso anche io. Sarei stato devastato, sarei ritornato ad essere la Bestia che ero quando ancora non avevo incontrato Hope, sarei tornato ad essere privo di sentimenti ed emozioni, un cadavere che parla e cammina senza avere neanche un vero e proprio obiettivo, se non quello di non farsi ammazzare. Ora, invece, avevo ben altro da difendere. Avevo lei. << Sai, quel giorno lì, quel giorno in cui ti ho conosciuta, non l’avevo capito >>
<< Capito cosa? >> mi chiese, corrugando le sopracciglia.
Tornai a guardare i suoi occhi che mi stregavano ogni giorni di più << Non l’avevo capito che da quel giorno avrei fatto i conti ogni istante con la paura di perderti >> confessai, sussurrando. Sembrava come se volessi che solo lei sentisse, che nessuno fosse a conoscendo di quanto forte fosse il mio sentimento per lei. Lei lo sapeva, e questo mi bastava. Mi prese entrambe le guance con le mani, baciandomi. Quando riaprii gli occhi, vidi i gemelli. << Ecco uno dei motivi per cui mi preoccupo >> dissi, mentre anche lei si girava per vederli. Ethan sorrideva come un idiota, e sapevo bene come avrei potuto togliermi quel sorrisetto dal viso.
<< Non faranno niente >>
<< Lo spero per loro. Ascolta, Deucalion è il loro capo, e vuole noi. Me, Scott, il resto del branco e ha anche mostrato un certo interesse per te e tuo fratello. Se dovessi parlare con loro, non dire niente su nessuno di noi >> le spiegai, visto che lei non era ancora a conoscenza di nulla.
<< Lo so. Ma perché vuole voi? >>
<< Vuole il potere, tutto qui >>
<< Chi sono gli altri? >>
<< Non ne ho idea >> dissi, guardandomi intorno.
<< Posso chiedere ad Ethan >>
<< Non ti dirà nulla, è furbo >>
<< Ci provo lo stesso >> affermò, convinta.
<< Allora stai attenta. Lui è un’Alpha, potrebbe anche morderti >> eliminai subito quella scena dalla mia testa, sperando non accadesse mai una cosa del genere.
<< Non starò sola con lui. Ora devo andare >> aveva sentito la campanella, e capii che doveva correre in aula. Le baciai la fronte, lasciandola andare.
Quella ragazza mi stupiva sempre di più. Ero restato a sentire la conversazione che aveva avuto con Ethan, restando stupito del fatto che fosse riuscita a scoprire chi altro faceva parte del branco utilizzando << Gentilezza e sguardi dolci >> come aveva detto a lei. Sentii anche la conservazione con Erica, sorprendendomi di come fosse stata Hope a scusarsi con lei, nonostante non avesse nulla per cui scusarsi. Si erano parlate pacificamente, e sentivo entrambe sorridere mentre parlavano di come Boyd guardare Erica. Sentii anche la conversazione tipica di adolescenti che ebbero all’ora di pranzo, capendo che non stavano parlando dei gemelli perché avrebbero potuto tranquillamente sentirli. Alla fine delle lezioni, Hope mi raggiunse alla jeep e io mi complimentai con lei che mi consigliò di usare la sua tattica delle gentilezza accompagnata dai suoi sguardi dolci. Quando tornammo a casa sua, mi disse di aspettarla in camera mentre andava in bagno a farsi una doccia e a disinfettarsi le ferita. Mi misi a curiosare di nuovo, cercando qualcosa da leggere che non fosse un romanzo d’amore. Il titolo a la copertina di un libro attirarono la mia attenzione: “ Sweeney Todd “ di un autore anonimo, con copertina nera e il ritratto di un uomo sporco di sangue con una lama in mano, perfetto. Quando lo tirai fuori dalla libreria stracolma, uscì una foto dalle prime pagine e mi cadde sui piedi. La raccolsi, notando che si trattava di un ragazzo dagli occhi chiari e i capelli castani, che sorrideva. Mi misi seduto sul letto, chiedendomi chi fosse e cosa ci facesse dentro quel libro, mentre cominciavo a leggere di cosa trattasse la storia a grandi linee. Sentii Hope uscire dal bagno, e poco dopo fu in camera. Si sedette accanto a me, sospirando alla vista della foto.
<< Scommetto che il libro è Sweeney Todd >>
<< Chi è? >> chiesi, indicando il ragazzo in foto.
<< Il mio ex ragazzo >> mi confessò. In effetti, potevo arrivarci da solo.
La guardai confuso. << Perché hai messo la foto qui dentro? >>
<< Perché volevo sgozzarlo >> era imbarazzata nel dirlo, ma potevo comprenderla benissimo. << Conosci più o meno la storia? >> mi chiese, probabilmente cercando di cambiare argomento.
<< Stavo leggendo .. Insomma questo barbiere sgozzava i suoi clienti per poi farne dei pasticci >>
<< Già, più o meno. Perché hai preso quel libro? >>
<< Perché è uno dei pochi libri che non parla d’amore >>
Non mi rispose, continuando a sospirare guardando la foto di quel ragazzo. Il suo cuore cominciò ad accelerare, e la cosa non mi piaceva.
<< Il tuo cuore accelera. Perché la tieni ancora? >> le chiesi, curioso.
<< Per ricordarmi di quanto i ragazzi possano farti male senza neanche sfiorarti >>  abbassò lo sguardo, ricordando chissà cosa.
<< Raccontami che ti ha fatto >> le chiesi, con voce calma. Volevo sapere il motivo per il quale il suo cuore continuava a battere in modo irregolare.
<< L’ho conosciuto a New York, frequentava il mio stesso corso. A me piacque subito e dovetti pazientare un po’ prima di farmi notare … comunque, sai come succede … Mi innamorai, credendo che lui fosse il ragazzo perfetto e tutto il resto. Siamo stati insieme per qualche mese, ci avvicinammo anche dal punto di vista fisico e lui mi aveva anche convinto che era l’ora di fare l’amore, perché lui mi amava >> rise, quasi in modo isterico << ma poi scoprii che lui nel frattempo si era fatto quasi tutte le ragazze del corso, compresa una con cui dividevo la stanza >> sentii il cuore sussultare. Immaginai il suo dolore, immaginai come fosse stato scoprire tutto. Eppure sentivo una leggera rabbia scorrermi in corpo, immaginando quel ragazzo sul corpo di Hope. Rimisi la foto nel libro, poggiandolo sul letto e prendendo le mani di Hope.
<< Mi spiace >> le dissi.
<< Sto bene >> era vero, non mentiva.
<< Mi spiace di non conoscerlo altrimenti gli avrei fracassato il cranio >> finii di dire.
La feci sorridere. << Perché? >>
<< Primo, perché ti ha fatto stare male e lo sento dal tuo cuore. E poi perché ha osato toccarti dove solo a me è concesso >> le spiegai, serio ma cercando di sorriderle.
<< I ragazzi sono così >> alzò le spalle.
Io no. << Io non voglio farti stare male >>
<< Lo so. Neanche io. Che vuoi fare? >> chiese, accarezzandomi i capelli e guardandomi con quegli occhi verde smeraldo che mi facevano sentire come libero da ogni altro pensiero.
<< Pensavo di andare dal Dottor Deaton per chiedere alcune cose, ma prima mi piacerebbe vedere quel loft >>
<< Hai davvero intenzione di trasferirti? >> mi chiese, alzando le sopracciglia, sorpresa.
<< Per ora lo vediamo >> dissi, alzandomi in piedi e facendo alzare anche lei.
<< Facciamo venire anche Stiles? >> mi chiese.
Alzai gli occhi al cielo, sperando che il ragazzino non mi facesse innervosire ancora. << Va bene. Ma non risponderò delle mie azioni >> le dissi, facendola sorridere ancora. 
Hope chiamò il numero che si trovava nell’annuncio sul giornale e il proprietario, che poi mi disse fosse donna, disse che sarebbe stata al loft in venti minuti, così io, Hope e Stiles ci dirigemmo all’indirizzo indicato. Il posto era buono, si trovava ai confini, molto vicino alla radura e anche la casa affianco era in vendita e ciò mi avrebbe evitato vicini curiosi. Da fuori, non era male. Erano due piani però, non uno. Un piccolo giardinetto di fronte, con un garage dove avrei potuto mettere la macchina. La ex proprietaria era una donna sui cinquant’anni, coi capelli biondi e gli occhi castani, vestita di tutto punto e sorridente. Le dissi che ero io l’interessato all’acquisto, e ci fece strada dentro. Era un vero e proprio loft, poiché ci trovammo davanti ad una stanza senza alcuna parete e solo con due porte, che la donna ci disse erano il bagno e il ripostiglio. Le pareti erano da pitturare, i cavi e i tubi per la cucina e il bagno da rivedere, ma per il resto, a me andava benissimo. Vicino alla porta d’ingresso, sulla destra, si trovava una piccola scala a chiocciola che portava al piano di sopra, dove si trovava un’altra stanza più piccola di quella del piano inferiore, con un altro bagno. La donna ci fece vedere anche il giardino sul retro, più grande di quello di fronte al loft. Quando finimmo di vederla, ci lasciò soli, dandomi tempo per pensare, così aveva detto.
<< E’ adatta a te. Sporca, quasi distrutta .. Assomiglia molto alla tua >> disse Stiles.
<< Si ristruttura, non è vero? >> mi chiese Hope, sorridendomi.
Annuii. << Non è male >>
<< Potresti farla scendere di prezzo >>
<< E come? Sentiamo >> dissi rivolto al ragazzino.
<< Sfoderando il tuo sorrisone e la tua faccia da bronzo che usasti quella volta per ammaliare la poliziotta per farmi passare in centrale, ricordi? >>
Hope corrugò le sopracciglia e incrociò le braccia al petto << Ammaliare chi? >> mi chiese.
<< Storia vecchia. Lascia stare >>
<< Però funzionò >>
<< Chiede già poco, il prezzo è giusto >> dissi, mentre il ragazzino alzava le braccia in aria come per arrendersi.
<< Vuoi prenderla, allora? >> mi chiese Hope.
Mi guardai intorno, mentre chiedevo a me stesso se ero davvero pronto a fare un passo del genere. Ma dovevo farlo, per il mio bene e anche per quello di chi mi stava vicino, anche per Hope. Magari avremmo potuto avere un luogo per noi, senza quel rompiscatole del fratello. O magari avremmo potuto riunirci lì, io e il mio branco. Mi sembrava un loft perfetto alle mie esigenze, e comunque non avrei mai venduto la mia vecchia casa.
<< Sì. La prendo >> dissi, facendo sorridere Hope e anche suo fratello.
Raggiunsi la proprietaria e mi misi d’accordo con lei per quanto riguardava il pagamento e tutto il resto. L’indomani, la casa sarebbe stata mia. Fu come togliersi un gran peso da sopra le spalle.
<< Non sei contento? >> mi chiese Hope, una volta nella jeep.
Prima di entrare, decisi che dovevo andare da mio zio e dirgli tutto. << Sì >> le sorrisi << Ma ora devo andare da mio zio. Voi tornate a casa, appena torno andiamo dal Dottor Deaton >>
<< Vuoi che avvisi Scott? >> chiese Stiles.
<< Sì. Ci vediamo dopo >> dissi, rivolto ad entrambi.
<< Potete baciarvi, io non guardo, giuro! >> disse il ragazzino logorroico, coprendosi gli occhi e girandosi dall’altra parte.
Alzai gli occhi al cielo, mentre Hope sorrideva divertita e si spostava verso di me. << Sono contenta anche io >> mi confessò.
La baciai << Ci vediamo fra un po’ >>
 
Arrivato a casa, perché per me quella sarebbe sempre e comunque stata casa mia, raggiunsi mio zio Peter che ovviamente era sul divano col suo portatile.
<< Ciao, nipote. Ormai hai deciso di abbandonarmi, eh? >>
<< Devo dirti una cosa >>
Mi guardò confuso << Come mai così preoccupato? >>
<< Non sono convinto che tu sarai d’accordo con quello che ho appena fatto >>
<< Ma in realtà non t’importa molto perché l’hai fatto comunque, no? >>
Annuii, mentre lui chiudeva il portatile e lo poggiava di fianco a lui. << Bene, sentiamo >>
<< Ho comprato un loft, ai confini della radura. E’ un bel posto, potremo riavere l’elettricità e stare più comodi >>
Lui spalancò gli occhi << Aspetta, aspetta. Cosa? >>
<< Hai sentito >>
<< Ma perché? Ti sei rimbambito? Prima ti rifugiavi nei vecchi autobus e ora questo? Vuoi lasciare casa nostra? >>
<< Non la venderò mai. Sarà sempre nostra, sarà sempre mia. Ma non possiamo continuare a vivere così, almeno non io. Se vorrai, potrai seguirmi >>
<< E’ anche per lei, non è vero? >>
Abbassai lo sguardo. << Anche, ma non solo >>
<< Ti ha cambiato, lo sai questo? Sembri essere tornato adolescente >>
<< E’ così male? >> chiesi, tornando a guardarlo e stringendo i pugni.
<< No, non ho detto questo. E’ solo che non capisco … cioè, in parte sì >>
<< Cosa non capisci? >> chiesi, mentre cominciavo a perdere la pazienza.
<< Il legame che c’è tra voi. Credevo che ormai tu non fossi più in grado di amare o di farti amare, e invece eccoti qui. I tuoi occhi hanno una luce nuova, sembra come se ogni volta che la si nomini tu sia felice >>
<< Non riesco a descriverti a parole il nostro legame >> confessai. Perché il nostro legame, quello fra me e Hope, non era nelle parole. Era nel corpo, nel contatto, nelle sensazioni sottopelle, nelle emozioni, negli sguardi.
<< Il tuo cuore parla per te, fidati >>
<< Verrai con me? >> chiesi, non volendo continuare a parlare di Hope davanti a lui.
<< Non ancora, io non sono pronto come lo sei tu. Devo trovare anche io la mia ancora di salvezza >> disse, tornando a riprendere il pc. La mia ancora di salvezza … Era questo per me Hope. << Ma tu vai pure, sei libero. Non dimenticarti solo che abbiamo degli Alpha da affrontare >>
<< Stavo giusto per andare dal Dottor Deaton. Vieni con me? >> gli chiesi, mentre i suoi occhi chiari tornavano su di me.
<< E andiamo >> disse, alzandosi e seguendomi verso la mia auto. 








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Ciao a tutti! **
Continuo a ringraziarvi per le vostre bellissime recensioni, non smetterò mai di farlo! G R A Z I E *____*
Spero che questo capitolo " di transizione " vi piaccia e scusate per il ritardo :)
A presto! <3
  
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