Le dinamiche del primo appuntamento
ovvero
la magia delle tazze blu a pois
<<
Lei è un completo idiota?!? >> Lidia aveva sbattuto le mani
sulla scrivania dopo essere piombata come una furia nello studio di
Batman, l'innata grazia di un elefante in una sala di specchi.
<<
Buon giorno anche a lei... >>
Impassibile,
come sempre.
<<
E io che pensavo che avesse capito! Evidentemente le dinamiche del
primo appuntamento non le sono ancora del tutto chiare dopo decenni
d'esperienza, certo! Quando la sua signora si sporge per baciarla
lei la deve ricambiare, non deve ritrarsi come se fosse affetta da
peste, pensavo le fosse chiaro! >> La ragazza gesticolò
animatamente per poi rispostare il peso delle mani sulla superficie.
L'uomo
dall'altra parte si tolse gli occhiali e si lasciò sfuggire un
sospiro prima di parlare. << Era giovane, baciarla al primo
appuntamento sarebbe stata una viltà da parte mia. >>
Lidia
lo guardò come allo stesso modo avrebbe osservato un alieno, lo
faceva ogni volta che partiva con quel genere di discorsi. Sul suo
animo nobile, sulle virtù di un uomo e poi continuava con una serie
di parole che la ragazza non si dava la pena di ascoltare.
<<
Ma quale viltà?!? Si chiama ordine naturale delle cose. Per colpa
sua ho passato una notte insonne! >>
Lidia
gli puntò addosso il dito con fare melodrammatico e con lo sguardo
che fiammeggiava . Nella sua goffaggine faceva una discreta paura.
<<
Per colpa mia? >> Batman inarcò un sopracciglio confuso.
Perché doveva essere sempre colpa sua?
La
ragazza sospirò, come se fosse logico o pretendesse che l'uomo
leggesse nella sua mente. << Si, per colpa sua. In questo modo
lei ha rifiutato una dolce e sensibile a cui lei piace. Chi doveva
consolarla se non la fautrice del suo dolore? >> Terminò auto
indicando se stessa.
L'uomo
non si espresse immediatamente si limitò a incrociare le mani sulla
scrivania e a lasciarsi andare sullo schienale della poltrona.
<<
Non era mia intenzione demoralizzarla, mi creda, ma era
così...piccola. >>
<<
Ha 24 anni! >>
<<
E io 30! >> La voce appena alterata come se 6 anni fossero un
abisso di tempo.
Lidia
lo fissò confusa. << E con ciò? Per essere una ragazza
giovane è matura... >>
<<
Non ho dubbi, ma io...mi sembrava di farle un torto, ecco. Lo dica ad
Anna. >>
La
faceva facile lui.
La
ragazza roteò gli occhi. << Non può fare così Batman! Ha
invaghito e sedotto una giovane fanciulla, ne approfitti e ricominci
da capo. >>
<<
Concordo. >> La voce della donna parlò calma, i due si erano
quasi scordati di lei.
Quando
Lidia era entrata di fatto Lorence non era solo ma non si era
trattenuta, riversandogli addosso le sue parole ignorando il nuovo
pubblico.
Entrambi
si girarono a fissarla perplessi, cadendo nel silenzio più totale.
A
riprendere la parola fu l'uomo. << Continuiamo più tardi. >>
<<
Ma... >>
<<
Dopo. >>
<<
Va bene Batman, ma tornerò. >> Detto ciò la ragazza scomparve
con un sordo suono della porta dietro di se.
La
signora Pool sorrise sorniona a Lorence. << Quindi te la cavi
ancora in campo sentimentale. E io che pensavo che fossi gay... >>
<<
Sai, voi due parlate allo stesso modo... >>
In
tutta risposta lei rise.
Mark
era seduto imperturbabile su una delle numerose tazze azzurre della
giostra con la stessa espressione di un genitore che accompagnava il
proprio figlio.
In
questo caso lui stava accompagnando Lidia, elettrizzata come se non
avesse mai messo piede su un ordigno simile.
Per
quanto finisse per rimettere ogni volta quando riportati i piedi a
terra da bambina si era sempre ostinata a salirci,, tra le proteste e
i bronci di sua madre.
Quella
donna organizzava il suo matrimonio da quando era venuta al mondo
trovando irrilevante la sfortuna amorosa di sua figlia. Chissà
cos'avrebbe detto nel vedere Mark.
Lidia
fu costretta ad abbandonare il suo flusso di pensieri, la giostra
cominciava a muoversi e lei doveva stare ben attenta a conservare la
sua dignità, che si possedeva.
Le
bollicine vennero sparate in aria, alla ragazza cominciò a girare la
testa e Mark diveniva sempre una macchia più indistinta.
Quando
finalmente tutto quel delirio cessò Lidia ignorò completamente
l'uomo che gli domandava se voleva fare un altro giro e si fiondò
fuori.
Non
diede spettacolo in alcun modo, la ragazza si sentì orgogliosa di se
stessa.
Dopo
essersi accasciata su una panchina sentì lontane le parole di Mark,
il suo principe.
Ebbe
una strana visione mentre lo attendeva e aveva ancora gli occhi
chiusi.
Lei
era in cima alla torre, come era di norma e aspettava il suo
salvatore che intravedeva all'orizzonte.
Tutto
era perfetto e la Lidia del sogno non faceva minimamente caso al
fatto che il suo principe non stesse venendo a prenderla, non con un
cavallo bianco o una moto, bensì con una tazza a pois da giostra,
magicamente semi volante.
La
ragazza rise rumorosamente facendo uno sgradevole rumore col naso.
“ Fa
che non sia qui.”
Ma
Mark sembrava avere un tesserino apposito dove venivano timbrate le
sue figure peggiori, al completamento avrebbe ricevuto una sua
cazzata catastrofica gratis.
<<
Tutto ok? >>
Oh,
aveva ancora il coraggio di parlarle, che dolce, un vero galantuomo.
<<
Ahah! Si, non preoccuparti. >> La voce di Lidia in quel momento
sembrava qualcosa di inascoltabile ma Mark era Mark, sembrò non
farci caso.
La
ragazza si alzò di scatto e con decisione contando inutilmente sulle
proprie gambe. Ricrollò su se stessa senza nessun contegno.
Due
mani forti l'afferrarono prima che combinasse altri disastri. <<
Forse è meglio portarti a casa. >>
Lidia
era appena voltata verso di lui, il naso quasi gli sfiorava la
mascella, se lui avesse abbassato di poco il volto si sarebbero
baciati. Avrebbe avuto il suo bacio e si sarebbe trasformata in una
bellissima principessa e poi...
Tad
dan, tad dan!
Il
cellulare vibrò nella tasca dell'uomo a mandò in fumo tutte le sue
speranze come uno specchio che va in frantumi. Lidia sentì quel
fastidioso rumore nella propria testa.
Lo
sentì premere il tasto verde e rispondere, stava troppo male per
prestare attenzione, viveva in un'altra dimensione in quel momento.
<<
Si, si...ho capito. Adesso? Sicuro?Si... >>
Tasto
rosso, fine chiamata e fine appuntamento, lo avrebbe rivisto?
Mark
si voltò verso di lei ma invece dell'espressione “ Sei simpatica
ma no” stampata in faccia ne aveva una più simile a “ Sono un
povero cucciolo bisognoso di aiuto”. Sembrava davvero mortificato.
<<
Perdonami, ho un emergenza. Vieni... >>
<<
Nono, è tutto ok. Vai pure senza di me. >> Sembrava che stesse
per morire.
<<
Ma non puoi! >> “ Davvero mio principe? Tira fuori la tazza
blu e andiamo! "
<<
Ti giuro! Mi prendo ancora un po' d'aria... >>
<<
Sicura? >>
<<
Si. >> Niente tazza...
<<
Va bene, allora... ci vediamo al corso. >> L'uomo allungò la
mano timidamente.
Lei
l'afferrò mai i petali che aveva immaginato non scesero e tutto finì
in pochi secondi.
Lo
vide allontanarsi, illuminato dalla luce dei lampioni come in una
scena di Midnight in Paris in cui il protagonista si avvia per le
strade incantate di una magica città.
<<
Che sta facendo? >>
Era
rimasta un attimo immobile, troppo assorbita da quella figura non si
era accorta dell'ombra scura che si era posizionata al suo fianco.
<<
Vedo svanire il mio sogno. Ma lei è un incubo! Spunta ovunque!
Comunque, come l'è andata? >>
Lorence
gli sedette vicino prima di rispondere. << Ho adempiuto ai miei
doveri. Sembrava...contenta. >>
<<
Lo sarà sicuramente, altrimenti non gli sarebbe parso. Bè, però
dobbiamo contare il suo egocentrismo. >>
<<
Ancora con questa storia? >>
<<
La rivedrà? >>
<<
Non lo so. >> Ammise incolore l'uomo.
Lidia
si voltò incredula ma rimase bloccata. Era strano vederlo vestito in
maniera “normale”, non in giacca e cravatta. Nessuna scrivania a
nasconderlo.
<<
E perché? >>
Batman
sorrise un attimo. << Mi sento confuso e provo..bè...sentimenti
contrastanti e... >>
Ma
non si seppe mai cosa il lord volesse dire siccome Lidia rimise in
quell'esatto momento.