Nuova fan fic, nuova AU. Fan fic che
ha un inizio tragico, molto tragico: la malattia ha vinto anche contro un animo
forte e solare come quello della persona più cara a Sakura. La morte le ha
portato via un’amica, la più speciale, la migliore…
Buona Lettura.
Mi avevano
detto che sarebbe andato tutto bene.
Mi avevano
illuso facendomi credere che Lei si sarebbe presto
ripresa.
Mi avevano
tranquillizzata, rincuorata.
“Vedrai, Ino
si riprenderà; è forte.”
Mi avevano
dato speranza, voglia di pensare positivo.
“Ino è una tua
grande amica?”
“Sì”
“Hai un’amica
che possiede una gran forza interiore. E’ tosta.
“Lo
so”
“Credi sempre
in lei; combatte e vuole avere la meglio. Se continua così può vincere la
malattia.”
“Dottoressa,
lo crede davvero?”
Mi guardò
intensamente quella donna in camice bianco, mi lesse dentro, parve voler
comunicarmi qualcosa con i suoi occhi rossi indagatrici.
“Credilo anche
tu”
Rimasi lì a
fissare il vuoto che la dottoressa aveva lasciato davanti a me minuti e minuti,
senza pensare a nulla, non ci riuscivo; aveva il cuore a pezzi già allora, ma
non mi arrendevo; in fondo covavo una profonda speranza, ero quasi convinta che
Lei ce l’avrebbe fatta. Erano riusciti a farmi il lavaggio del cervello, pensavo
le cose che tutti mi avevano ripetutamente detto.
Mi avevi detto
che non appena fossi uscita da quella “Prigione”, come la chiamavi tu, saresti
venuta a dormire a casa mia, avremmo visto un film come facevamo spesso certe
sabati sera, ci saremmo divertite.
Mi avevi detto
che non vedevi l’ora di mangiare una pizza, la tua preferita, quella prosciutto
e funghi. Volevi andare in quel ristorante fuori città.
Mi avevi detto
che quando e se fossi uscita di lì ti saresti dichiarata a Shikamaru, quel tipo
della 3 B per il quale avevi una cotta dalle elementari.
Mi avevi detto
che non avresti più risposto male ai tuoi, che saresti stata più paziente e meno
viziata. Genitori favolosi credimi, non ti hanno lasciata un solo
istante.
Mi avevi detto
che avresti fatto tutto ciò su cui prima della malattia indugiavi, ciò che non
riuscivi a realizzare perché prima troppo pigra o
imbarazzata,
Eri
cambiata.
Mi avevi detto
tante cose, tante…sogni adolescenziali, desideri mai svelati prima… Parlavi e
parlavi, ore ed ore, e ti ascoltavo in silenzio, seduta su una sedia affianco al
letto ti casa tua o d’ospedale. Ti appoggiavo, fantasticavo assieme a te su un
prossimo nostro radioso futuro, il tuo futuro.
E man mano che
i giorni, i mesi passavano, tu ti ostinavi a ripetere una ad una le cose che
avresti fatto fuori da là.
I tuoi occhi
non si sono mai spenti in quei giorni, è assurdo, ma quegli non mi hanno mai
guardata sofferenti, no, grandi, spalancati sull’avvenire, di quell’azzurro di
un cielo che non vedevi da tempo e che mai più vedrai.
Anche tu mi
hai illusa, solare Ino, con quei tuoi sorrisi quotidiani che mi facevano dolere
il cuore; con quel tuo animo forte e le parole
d’incoraggiamento.
Pazzesco, eri
tu che consolavi me, alla fine dei conti.
Il malato che
da’ la forza al sano.
Ma dove la trovavi tutta quella
forza?
Non ti sei mai
depressa, mai, almeno davanti a me.
Mi hai illusa
che ci saresti stata sempre per me.
Mi hai illusa
che saresti stata per sempre al mio fianco, che ce l’avresti
fatta.
Il tuo corpo
si deteriorava dentro minuto dopo minuto, cellula dopo cellula. Dimagrivi, eri
sempre più pallida… Ino, Ino, Ino, avrei fatto di tutto pur di non vederti in
quello stato, tu tipa sportiva costretta a letto, tu che adoravi il
mare…
Perché non io?
Mi chiedo.
Perché la
malattia non ha preso una debole come me?
Ti mostravi a
me con quella bandana viola in testa, non la toglievi in mia presenza, penso che
ti vergognavi: ma di cosa, Ino? Io sapevo, i tuoi lunghi folti capelli biondi
erano caduti… Una cattiveria. Un peccato mortale.
Ma perché?
Perché
continuavi a sorridermi nonostante il male provocato dalle potenti ma
autodistruttive cure?
“Sakura, dimmi
una cosa, quando uscirò di qua mi presterai la tua maglia bianca, quella che
adoro?”
“Sicuro”
“Se vuoi io ti
presto la gonna nera con lo spacco per l’inverno, la puoi mettere con le calze a
righe, staresti divinamente”
“Grazie”
Il più delle
volte
rispondevo a
monosillabi, non era proprio capace di fingere conversazioni solite,
scolastiche; non ce la facevo a fingere che tutto andasse bene, cazzo, andava
tutto da schifo, ma mi sforzavo di assecondarti, stavo al tuo
gioco.
E’ durata
poco, Ino. Te ne sei andata via veloce.
“Me la dici
una cosa?”
“Cosa?”
“Sono ridotta
proprio male, eh? Faccio schifo, Sakura?”
Ti guardai,
eri stesa sul letto, girata su un fianco, gli occhioni puntati su di me, i
soliti con quel barlume di determinazione che ti ha sempre caratterizzato, le
mani giunte, le labbra screpolate, il viso candido, quasi trasparente.
Eri distante.
Stavi partendo…
Nonostante
tutto, nonostante il dolore, eri ancora bella, Ino. Eri ancora un fiore, un
fiore sbocciato stupendamente. Un fiore sprecato in questo
mondo.
Un fiore
oramai troppo distante da questa realtà.
“Sei un fiore
bellissimo”
Mi
sorridesti.
Il tuo ultimo
sorriso, per me, tutto per me…
“Meno male…mi
raccomando, Sakura, fammi una promessa: sboccia, diventa un fiore ancora più
bello, fallo per me”
Avevi parlato
con fatica, soppesando ogni parola.
Stavi male,
eppure cercavi con tutta te stessa di parlarmi.
“Promesso,
Ino. Ti voglio bene”
“Ti…voglio…bene…”
Nulla più,
furono le tue ultime parole per me. Le ricordo perfettamente.
Ricordo
perfettamente quell’atroce momento, il silenzio che piombò
dopo.
Ino,
perché?
Perché mi hai
lasciata?
La tua
presenza non ci sarà più.
Niente più
litigate.
Niente più
riappacificazioni.
Niente più
risate.
Niente più
pianti liberatori assieme.
Soltanto
lacrime di un’amara solitudine, di un amaro dolore.
Mi avete tutti
illusa.
Ho vissuto
nell’inconsapevolezza del positivo per mesi.
E
improvvisamente la realtà mi è piombata addosso.
Ino, perché mi
hai fatto questo?
Tu dovevi
resistere, tu dovevi farcela…
Ora sono qua,
davanti ad un muro che ancora porta appeso un segno della tua
morte.
E’ un giorno
qualunque.
Da due
settimane non ci sei più.
La vita per me
non ha più significato.
Non so dove
trovarlo il significato.
E’ tutto così
vuoto, così nero…
Ino
Yamanaka,
lascia la
famiglia che tanto l’dorava ,
gli amici che
adorava,
e noi
tutti
all’età di
sedici anni.
Un’insegna.
Delle parole scritte che per me non valgono nulla.
Non c’entrano
con te, sono inutili.
Strapperei
questo pezzo di carta con tutta la mia rabbiosa forza.
Ma Naruto mi
trattiene, da un po’ di tempo a questa parte lo fa spesso. Mi trattiene da atti
istintivi.
Lui mi
capisce, è l’unico rimasto oramai.
Prima c’eri tu
che mi capivi meglio di chiunque altro.
- Sakura,
andiamo.
E’ la sua
voce, mi prende per un braccio e mi porta via.
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Primo capitolo
concluso.
Che dire sulla fan fic?
Vediamo…intanto che sarà una storia a sfondo rabbioso,triste, dalle tonalità
piuttosto cupe, soprattutto all’inizio. Comunque penso proprio che il rating
giallo basti.
La coppia base sarà
Non vi accenno altro, scoprirete
tutto leggendo…
Diciamo che questa fan fic è anche
una specie di regalo, un ringraziamento per coloro che hanno seguito i miei
scritti, a coloro che stanno seguendo le altre fan fic e che mi sostengono e
rincuorano con le loro recensioni. ^_^ Grazie gente!!!
Mi auguro di ricevere qualche
recensione, così la potrò continuare.
Ciao
Terrastoria