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Autore: Ordinaryswan    10/03/2013    6 recensioni
Lana ha 17 anni ed è difficile e scontrosa. L'unica cosa che la fa stare bene è il conservatorio, la sua seconda casa.
Kristian ha 20 anni. Un arrogante studente universitario. Bello e stronzo. La loro routine si spezzerà quando si incontreranno nella stessa aula scolastica. L'insegnante e la studentessa, una storia già vista no?...Un patto. Prime volte. Nuove sensanzioni. Una tesi.
Dal prologo:
Era assurdo, quel ragazzo, perché avrà avuto più o meno la mia età si andò a sedere alla cattedra.
Scossi la testa amareggiata. Un moccioso che beveva ancora il latte era stato mandato a insegnarmi la materia più importante della mia sezione.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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L'accordo partì da quell'esatto momento.

“Ti sei mai ubriacata?” mi domandò.

“No, e ascoltami bene, non lo farò qui davanti a tutta la scuola e poi mio zio mi deve venire a riprendere”

“Allora andiamo, ti porto ad ubriacarti solo se te la senti”

“Me la sento” Affatto, non me la sentivo per niente, ma non dovevo pensarci. Non dovevo agire con la testa come avevo sempre fatto. In 17 anni non mi ero mai comportata da ragazza e doveva arrivare un odioso professore a farmelo notare. No, non ci stavo.

Riuscii a salutare Edoardo e poi, mi ritrovai per la seconda volta in macchina di Adams.

Arrivammo in un locale.

Ci sedemmo direttamente al bancone.

Ordinò un sacco di roba.

“Non fare domande e butta giù okay?” disse tirando fuori i soldi per pagare.
“Non voglio avere debiti con te” era strano dargli del tu.

“Infatti te li sto offrendo da gentiluomo”

“Sei fastidioso”

“Bevi” disse ridendo.

Non seppi come ci riuscii ma mandai giù tre o quattro bicchieri, finché non mi iniziò a girare un po' la testa. La musica rimbombava nelle mie orecchie ed era stranamente amplificata.

La voglia di alcool era aumentata e buttai giù un quinto bicchiere. Ormai non capivo più molto.

Venni trascinata via dal bancone.

Attraversai la pista da ballo. Sentivo solo un corpo davanti al mio, presumibilmente Adams.

Cominciai a ridere, ballare e strusciarmi addosso a lui. Era divertente tutto quello che c'era intorno.

Un altro ragazzo cominciò a strusciarsi dietro di me, così portai la testa indietro e mi appoggiai a quello. Venni portata via ancora.

Mugolai qualcosa ma poi caddi a terra e scoppiai a ridere.

“Non è divertente” mi arrivò ovattato all'orecchio.

 

Pov Kristian

 

Ci fermammo al parcheggio perché lei stava letteralmente ballando per strada.

“Ehm non mi conviene riportarti dai tuoi genitori così, dammi il telefono, gli mando un messaggio”

“Ehi dammi il cellulare e poi che gli dici eh?!” urlò appoggiandosi al mio braccio.

“Che rimani a dormire da un amica” dissi come se fosse ovvio.

“Mmh scrivi Lorenzo, e mandalo a Jack, capirà” disse quasi seria in un momento di lucidità.

Poi ricominciò a ridere.

Era davvero bella quella sera, ancora meglio prima che si ubriacasse.

Non sapevo nemmeno perché lo stavo facendo.

Sicuramente era una cosa divertente, e alla fine lei mi avrebbe aiutato per la tesi, così non avrei dovuto pagare un pianista.

La feci salire in macchina e le allacciai la cintura sotto le sue lamentele.

Si appoggiò al finestrino, esausta dalla sbronza che adesso stava andando a scemare.

“Dovrei vomitare” disse. Accostai velocemente l'auto con il terrore che vomitasse in macchina.

No, in quel momento non ero preoccupato per lei.

Scese di corsa e rimise sull'asfalto.

Le tenni i capelli e poi presi dei fazzoletti per ripulirla.

Il vomito l'avrebbe sì spossata ma almeno non sarebbe stata più euforica come prima.

“Tieni questa” le passai una gomma, sapendo cosa volesse dire vomitare dopo una sbronza. L'avevo provato diverse volte.

“Ehi ma io dove dormo?” domandò dopo un po'. Non lo aveva ancora capito?

“In un albergo di lusso appena prenotato” la presi in giro.

“Mmh d'accordo” rispose girandosi verso di me e chiudendo gli occhi. Potevo rispondergli qualsiasi cosa sarebbe stata comunque d'accordo.

 

Arrivammo in casa mia. La sostenni per farla entrare.

Il mio appartamento era molto più modesto del suo anche perché vivevo da solo ed era già tanto se riuscivo a pulirlo.

La portai in bagno e le presi una mia tuta per dormire.

Le sciacquai il viso e poi le dissi di cambiarsi.

“Non mi riesce” disse assonnata.

“Si che ti riesce, dai”

“Non è vero” si lamentò ancora.

“Guarda che ti butto sotto la doccia se continui” le dissi.

“Ricattatore” borbottò e mi spinse fuori dal bagno.

Quando uscì si sosteneva sul muro a malapena.

La presi in braccio e la misi nel mio letto al caldo. Non oppose resistenza e si addormentò subito dopo.

Io presi una coperta e mi misi sul divano.

 

Pov Lana

 

Era morbido il mondo in cui ero. Caldo e profumato di dopo barba.

Aprii pian piano gli occhi e mi accorsi di non essere nella mia camera, di non essere nel mio letto ma in uno dalle lenzuola scure, di non essere in casa mia.

C'era troppo profumo maschile per poter essere da una amica o da Lorenzo.

Il punto fondamentale era che non mi ricordavo niente.

Feci un grande sforzo prima di ricordare casa di Edoardo.

Poi il professore insieme alle due ragazze.

Poi io ed Adams in una stanza a parlare.

Oh, il discorso, mi ricordavo ogni singola parte di quel discorso.

Mi ricordavo il patto.

Ero stata ubriacata, anzi mi ero ubriacata e intanto questo spiegava il mal di testa ma non spiegava perché mi trovavo in un letto non mio.

Poi pensai che ero con Adams e mi allarmai. Sperai solo di una aver provato oltre alla sbronza anche... il sesso.

Mi alzai di scatto barcollando ancora un po' ed aprii la porta andando a sbattere contro il ragazzo.

“Ben svegliata” disse allontanandomi e osservandomi.

“No, per niente, ho mal di testa e non ricordo niente e spero solo che tu non sia stato così fottutamente schifoso da approfittarti della mia poca sanità mentale”

“La finezza è proprio il tuo forte eh? No, tesoro non ti ho toccata sei tu quella che dovrebbe vergognarsi”

“Eh?” ero decisamente confusa.

Intanto andammo in cucina per la colazione. Mi diede una tazza enorme di caffè per farmi passare la spossatezza.

“Ti sei strusciata su un tizio e dovevi vedere come, poi visto che ti ho spostato hai continuato con me” gonfiai le guance e diventai rossa, vergognandomi per la prima volta di qualcosa.

“No” sussurrai.

Lui rise e non capii se mi stava prendendo in giro o rise perché in quel momento ero buffa.

“Potresti riportarmi a casa adesso?”

Annuì e mi aspettò mentre mi andai a cambiare.

Avevo un aspetto orribile che sicuramente non dovevo giustificare a nessuno perché non ci sarebbe stato nessuno in casa.

 

Il viaggio in macchina fu piuttosto silenzioso.

“Ehm dovrei ringraziarti?” dissi parcheggiando. Potevo essere così stupida?!

“Non sono io a dovertelo dire” disse con il tono da insegnante.

Presi tutto il coraggio che avevo in corpo e mi allungai a dargli un bacio sulla guancia. Trattenni il fiato perché quel gesto mi costava tanto. Non mi piaceva dimostrare qualcosa per niente, ero sempre stata abbastanza egoista per certi aspetti.

“Grazie” dissi uscendo dalla macchina.

“Ciao” mi disse infine e si allontanò.

 

A scuola il giorno dopo fu straziante.

Non mi sarei mai più ubriacata in vita mia. Possibile che il mal di testa avanzasse per così tanto tempo?

Presi un'aspirina a metà mattinata.

Giusto in tempo per affrontare Mr. Adams.

La sua lezione non fu niente di che. Mi ripetevo continuamente che l'arrivo di quell'essere, chiamatosi Kristian, aveva rovinato il mio percorso scolastico ed esistenziale.

Come ogni lezione mi chiese di rimanere per un ultimo aggiornamento. Cosa potevo saperne io più di lui? Molto, ovvio, ma lui era l'insegnante.

“Lana, oggi nessuno mi ha ascoltato” disse venendomi incontro.

“È stato noioso, semplice” alzai le spalle. Mi riusciva benissimo fare la menefreghista tanto che mi costava più essere come l'altra sera che non così, era questione di abitudine.

“Dovrebbe trasmettere qualcos'altro oltre alle nozioni” aggiunsi.

“Non so come” disse abbassando lo sguardo. Sorrisi, era la sua prima debolezza.

“Cambiando il ritmo delle lezioni, facendoci sentire che ama cosa dice e molto altro” provai e lui acconsentì.

 

Stavo per andarmene ma mi sentii chiamare.

“Dimmi un'altra cosa che non hai mai fatto, così mi preparo” mi disse malizioso.

“Firenze di notte, al Piazzale, mai fatto” e me ne andai.

Davvero stavo facendo il gioco del mai fatto con la mia vita?... Non potevo credere di poterlo fare.

Non potevo credere di farlo insieme a qualcuno che conoscevo si e no da quattro giorni e che mi stava antipatico.

Alloooora, ho inserito il punto di vista di Kristian, non so se ho fatto bene... voi che dite?
Con il gioco del patto mi sto divertendo più che Lana, conoscendola xDD
Scappo a studiare (anche di domenica già DD:)
Graziee, Cri

 

  
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