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Autore: Laylath    10/03/2013    2 recensioni
Una storia che narra l'arrivo del giovanissimo soldato Kain Fury nel team del Colonnello Mustang.
Non sempre gli inizi sono facili, soprattutto quando si è privi di esperienza e si ha a che fare con compagni così diversi da se stessi: bisogna lavorare bene l'impasto per creare un team affiatato.
E soprattutto bisogna saper crescere
Storia finita di revisionare l'11 novembre 2013
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 9. Azione sotto la pioggia.

 

“Sistemati lì, ragazzo.” disse Breda, mentre prendevano posizione.
“Va bene.” annuì Fury rannicchiandosi contro il parapetto del terrazzo dove avevano avuto ordine di appostarsi.
“Squadra in posizione, colonnello.” annunciò il sottotenente al piccolo microfono.
“Perfetto, vi ricevo forte e chiaro. – disse la voce negli auricolari di entrambi - State lì e attendete, vedremo di spingerlo verso di voi.”
Il collegamento si interruppe e per la prima volta da quella mattina, Fury ebbe occasione di rendersi conto che effettivamente stava davvero prendendo parte ad un’azione del team dell’alchimista di fuoco. Le radioline, le prove ed i preparativi erano stati così rapidi che non gli avevano lasciato tempo di pensare: aveva reagito meccanicamente a tutti gli ordini che gli erano stati impartiti.
Ma adesso, in quei momenti di tranquillità…
Il soldato semplice si arrischiò a guardare la strada, tre piani sotto di loro, dove di lì a poco sarebbero dovuti arrivare i suoi compagni. Nelle esercitazioni in Accademia non facevano fare simulazioni in posti così alti.
Mentre tornava a rannicchiarsi dietro il parapetto, le sue mani strinsero ulteriormente il fucile con cui avrebbe dovuto svolgere il suo ruolo di copertura: cercava nel contatto con quel freddo legno un minimo di conforto, ma non si sentiva per niente tranquillo.
“Tutto bene?” chiese Breda fissandolo con attenzione.
“Sissignore.” mormorò lui cercando di controllare il tremito alla voce.
Nonostante tutto non voleva apparire debole, non voleva che gli altri lo considerassero solo un peso. Sapeva di essere effettivamente troppo giovane per azioni simili, ma non poteva dimenticare che il tenente Hawkeye, alla sua stessa età, era stata mandata ad Ishval e lì aveva dimostrato tutto il suo valore.
Non posso venire meno alla fiducia che mi hanno accordato…
“Coraggio, fai un paio di respiri profondi – gli consigliò il sottotenente – e vedrai che passa tutto.”
“E’ la prima missione… ” mormorò Fury quasi in tono di scusa.
“Tranquillo, ci siamo passati tutti” sorrise il grosso soldato dandogli una lieve pacca sulla spalla.
Stare tranquillo.
Come gli sembrava impossibile in quel momento.
Cercò di nuovo di convincersi che era tutto a posto, che non ci sarebbe stato nulla di diverso dalle simulazioni che aveva fatto in Accademia, eccetto l’altezza dell’edificio. In fondo Havoc e il tenente Hawkeye erano tra i migliori soldati di tutto il distretto dell'Est: probabilmente lui, come copertura, sarebbe dovuto solo restare a guardare.
Si costrinse quindi a ingoiare il groppo che gli si era formato in gola e si mise ad attendere. Lanciando uno sguardo a Breda vide che questi era tranquillamente seduto con la schiena poggiata contro il muro e sorrideva, come se quella fosse la più normale giornata di lavoro. Sembrava quasi che da un momento all'altro dovesse tirare fuori qualcosa da mangiare dalla tasca.
Resosi conto di quell'occhiata, l’uomo dai capelli fulvi dichiarò:
“Rilassati Fury, ci potrebbe essere da attendere. Ed, in ogni caso, saremo avvisati con largo anticipo.”
 
Era passato parecchio tempo, anche se non avrebbe saputo quantificarlo. Il cielo coperto e la lieve pioggia rendevano impossibile vedere la posizione del sole. A giudicare dal numero di volte in cui aveva cambiato posizione dovevano essere lì da più di un'ora. Dagli auricolari tutto taceva, tanto che più di una volta aveva controllato il suo apparecchio per vedere se si era rotto, ma semplicemente non arrivava nessuna comunicazione.
Si chiese se era normale tutta questa attesa e stava per chiederlo al suo compagno, quando, improvvisamente, sentì una lieve interferenza ed un segnale acustico, segno che il colonnello aveva attivato la linea segreta e ora erano tutti in collegamento tra di loro.
“Bene signori, è accaduto l’imprevisto di cui vi avevo parlato: si comincia. Breda, procedete come stabilito! Falman tu raggiungimi al punto S.”
“Ricevuto capo!” sogghignò Breda abbandonando la posizione seduta.
“Che succede?” domandò Fury perplesso alzandosi a sua volta.
“Vieni, ragazzo: – ordinò dirigendosi verso le scale – c'è stato un cambiamento di programma e ora l'esercito ufficiale esce di scena per far spazio a noi.”
“Che significa?” chiese mentre stava dietro al suo compagno.
“Significa che un pesce grosso ha appena abboccato all'amo del colonnello.”
“E… e la posizione di copertura al sottotenente e al tenente?”
“Andiamo a farla, ma in un altro posto!”
Iniziò quindi una corsa che non avrebbe mai dimenticato, mentre la pioggia continuava a cadergli addosso rendendo la sua uniforme sempre più pesante. Anche gli occhiali ormai erano pieni di gocce e la visuale era piuttosto limitata. Ma nonostante questo continuava a seguire la sagoma di Breda che, a dispetto della sua stazza robusta, aveva una velocità e resistenza invidiabili.
Avrebbe voluto tanto sapere cosa stava succedendo e perché c'era stato quel cambiamento di programma così improvviso, ma tutto quello che poteva fare era sentire il colonnello e gli altri che comunicavano alla radio, con una serie di frasi secche e ordini che sicuramente facevano parte di un piano precedentemente discusso a tavolino. Ma quando l'avevano progettato?
Lui non era stato minimamente messo al corrente di tutte queste cose: gli sembrava di vivere un’esperienza surreale con tutte quelle voci che si succedevano nelle sue orecchie, sicure e professionali. I battiti del suo cuore continuavano a farsi più rapidi, mentre si imponeva di tenere il passo del sottotenente rosso.
“Breda, Fury,- disse la voce di Mustang all’improvviso, e il soldato semplice quasi si paralizzò nel sentire pronunciare il suo nome – fate attenzione! Il nostro ospite è un osso duro e sta venendo verso di voi!”
“Cosa? Maledizione! - sbottò Breda, fermandosi in mezzo alla strada – Dovevamo essere noi a prenderlo di sorpresa, non il contrario!”
“Che vuol dire?” chiese Fury accostandosi al suo superiore con timore.
Aveva percepito il cambiamento d’atteggiamento del sottotenente ed una nuova tensione gli attanagliò ogni fibra del suo essere. Qualcosa non stava andando come previsto.
“Resta dietro di me, ragazzo. – ordinò Breda - Questo è un cliente difficile e non era previsto che fosse lui a trovare noi.”
“Ma chi è? Non è Slynt l’assassino?” osò chiedere Fury, cercando di dare un volto a questo nemico invisibile.
“No, questo è uno che all'esercito sta creando diversi problemi. Zitto ora! - si guardò intorno – è qui vicino.”
A quel punto Fury si accorse che se prima a tremargli erano state solo le mani, adesso gli tremavano anche le gambe.
Il loro ruolo di copertura era completamente saltato.
Tu promettimi solo che farai attenzione, va bene?
Certo, era stato facile prometterlo al tenente, la sera prima, nella sicurezza dell’ufficio.
Ma come si faceva a stare attenti quando non sapevi nemmeno dove stava il tuo avversario?
“Breda, attenzione che in quella zona c’è anche Slynt: - li avvisò la voce del colonnello – Havoc e il tenente l’hanno certamente colpito, ma non sappiamo quanto possa essere grave la ferita e dunque quanto possa essere pericoloso. Il nostro vero obbiettivo ci vuole fregare, ma non è ancora detta l'ultima. Cercate di intrappolarlo in qualche edificio. Noi abbiamo bisogno di almeno dieci minuti per essere lì.”
“Certo, capo. Come se fosse facile” borbottò Breda disponendosi a eseguire l'ordine e facendo cenno a Fury di mettersi schiena contro schiena con lui.
“Che facciamo?” chiese Fury cercando di evitare che la voce gli tremasse.
Guardandosi intorno si rese conto che la corsa li aveva portati in una zona di periferia con diversi palazzi abbandonati: tutto era così silenzioso, se si eccettuava il rumore della pioggia, e sembrava che il periocolo fosse nascosto diestro ogni angolo, ogni finestra sporca, ogni muro rovinato.
Quasi a confermare le sue sensazioni, arrivò uno sparo che lo mancò di pochi centimetri e andò a colpire la canna del suo fucile. Sentì una dolorosa scossa che gli attraversava le dita e le mani e mollò immediatamente la presa sull’arma che cadde a terra.
“Dannazione! Fury, corri dentro quel palazzo!” ordinò Breda dandogli una spinta e sparando subito dopo nella direzione da dove era provenuto il colpo.
Impattando contro quel muro sul quale era stato spinto con violenza dal compagno, Fury si costrinse a ricacciare indietro le lacrime e raggiunse la porta. La spalancò con violenza e si buttò contro la parete laterale, seguendo l’istinto di offrire all’avversario il minor bersaglio possibile.
“Sottotenente Breda!” chiamò, ma guardando da una finestra vide che la strada era deserta: il suo compagno era sparito, evidentemente costretto a rifugiarsi in qualche altro edificio.
E ora che faccio? – si chiese nel panico.
Allontanandosi dai vetri e chiudendo con cautela la porta, si girò per esaminare la stanza.
L’illuminazione era molto scarsa, ma sufficiente a fargli vedere che era una sorta di vecchio ufficio, di cui restava ancora qualche pezzo di mobilio divorato dalle tarme e dalla polvere.
Portando la mano verso la tasca dove portava la radiolina, si chiese se era il caso di chiamare il colonnello per chiedergli cosa doveva fare: tuttavia, considerando la situazione di pericolo in cui si trovava la squadra, era saggio contattarlo? In fondo lui era relativamente al sicuro rispetto agli altri… sicuramente l’alchimista avrebbe preferito dare la precedenza alla cattura dei nemici e quindi…
Con la coda dell’occhio colse un movimento dall’altra parte della stanza e sentì il suo cuore smettere di battere.
Non era solo
  
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