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Autore: lottieverdeen    10/03/2013    6 recensioni
La vera storia di Cato e Clove, di come si sono conosciuti, innamorati, odiati e persi. Per sempre.
DAL CAPITOLO 9
Solo mie potevano essere le sue labbra, solo mia la sua voce, solo mie le sue mani. Ma ora è troppo tardi.
Il mio cuore inizia a battere forte, cerco di trattenere le lacrime mentre la tristezza mi annebbia la vista.
Chiunque di noi due torni dall'arena, non tornerà mai del tutto intero.
Perchè dovunque io vada, una parte di me sarà sempre da lui.
Genere: Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cato, Chaff, Cinna, Claudius Templesmith, Clove
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Si sta avvicinando, sempre più velocemente. Mancano solo tre mesi alla mietitura. La mietitura di Cato, quella in cui lui, ormai diciotenne si offrirà volontario. L'anno in cui gli Hunger Games saranno ancora più spettacolarli, perchè di guerrieri come lui se ne sono visti pochi. Ha passato i test di prova senza procurarsi nemmeno un graffio, fatto che mi ha fatto accrescere la stima per lui.
La fredda stima che si ha per i proprio avversari, perchè Cato non è più il mio amore. Solo ora mi accorgo come quella parola suoni stupida. Per lui non ero nient'altro che uno sciocco passatempo, peccato che me ne sia accorta troppo tardi. Ha tredici anni ho sentito come parlava con i suoi amici.

"Quella Clove, ti piace davvero Cato?" Aveva chiesto un suo compagno.
"No, me la faccio solo qualche volta." Hanno riso. Riso della mia stupidità. Mi sono trattenuta, mi è costato davvero molto autocontrollo a non assalirlo e targliarli la gola, lì davanti a tutti.
La sera stessa ha avuto il coraggio a presentarsi alla mia camera. Ha avuto fortuna che non avessi il mio coltello a portata di mano.
Gli ho tirato un calcio e gli ho sbattuto la porta sul naso. Quando il giorno dopo mi continuava a fissare alibito, ho preso una decisione, di cui ancora oggi qualche volta mi pento.


Quanto vorrei offrirmi volontaria con lui, per dimostrare a tutti che riuscirei persino ad uccidere il più grande guerriero del 2, ma sicuramente non mi lascerebbero. Sono troppo piccola. Figuriamoci. Hanno solo paura di perdere il loro bel Cato.
La rabbia che prima mi spingeva ad osservarlo truce, ora si è trasformato in odio. Qualunque sia stato il piano di Enobaria per dividerci, ha funzionato alla perfezione. C'è solo un piccolo problema in tutta questa storia. Lui.
Continua a seguirmi, come un cane bastonato, ogni volta che i nostri sguardi si incontrano cerca di addolcirmi con i suoi occhioni blu, che fanno effetto su tutti. Persino sui maschi. Qualche volta mi vergogno persino quando vedo alcuni ragazzi che gli sbavano dietro. Mi fanno schifo, anche se da una parte li capisco. C'è stato un tempo in cui anche io ero perdutamente innamorata.
Anche ora, in questo preciso istante Cato mi osserva e sorride. So cosa sta cercando di fare, sta cercando di fare appello alla mia coscienza. Peccato che non ci sia più.


La piazza della mietitura e gremita di persone e di ragazzi, i ragazzi si muovono con assoluta sicurezza, ridono e scherzano tra loro, sapendo che sicuramente a loro non toccherà. Maggiore invece e la paura tra le ragazze. Nessuna delle diciottenni ha voluto dichiararsi volontaria per andare nell'arena. Sanno tutti che con Cato non esistono molte opportunità. O lui, o lui.
Più volte ho scongiurato il mio allenatore a permettermi di andare, ma la sua decisione ormai era presa. Non avrebbe fatto partecipare ai giochi due guerrieri come noi. Uno basta ed avanza. Io potevo fare onore al mio distretto un'altro anno.

La voce della capitolina è stridula e da fastidio nelle orecchie. Per la prima volta in vita mia sono leggermente agitata. Non sono abituata a vedere così tante persone insieme.
"Allora ragazze e ragazzi del distretto 2, è arrivato il momento di estrarre il nome di due forti giovanotti che anche quest'anno faranno onore al nostro distretto." Sorride. "Prima le donne!"
Infila la mano nella boccia di vetro e estrae un bigliettino. Mi sorprendo a trattenere il fiato.
E lo dice, lo dice, quel nome, il nome che volevo tanto sentire. "Clove Anderson."

Potrei far cadere una spilla e l'eco si sentirebbe a lungo, nella piazza del distretto 2. Sorrido e mentre salgo sul palco lancio uno sguardo di sfida a Cato, ma quando vedo la sua faccia, tutta la beffa svanisce. Continuo a fissarlo, non smetto un solo secondo di osservare i suoi movimenti. Quando un ragazzino di tredici anni si fa avanti paralizzato, il mio cuore inizia a battere forte. 
Nessuno si muove, il ragazzo inizia a guardarsi intorno scombussolato.

E' questo che intendeva quando in una notte burrascosa, mentre mi stringeva a sè e mi sussurava in un orecchio: Ti amo?
Diceva davvero sul serio mentre con le sue mani mi pettinava i capelli? Non scherzava quando mi continuava a sorridere nonostante l'avessi più di una volta mandato al diavolo?

Cato si fa avanti, urla che vuole venire volontario e si avvicina a me, cercando di evitare il mio sguardo.
"Perchè questo momento di esitazione, bel ragazzo?" Chiede la donna sorridendogli.
"Volevo aumentare la tensione." Dice, facendo l'occhiolino.
Ma lo sguardo che mi regala dice ben altro.
Solo mie potevano essere le sue labbra, solo mia la sua voce, solo mie le sue mani. Ma ora è troppo tardi.
Il mio cuore inizia a battere forte, cerco di trattenere le lacrime mentre la tristezza mi annebbia la vista.
Chiunque di noi due torni dall'arena, non tornerà mai del tutto intero.
Perchè dovunque io vada, una parte di me sarà sempre da lui.





 



Ciao belle persone!

*Si scuote e si asciuga le lacrime* O cielo, perchè lo fatto? Perchè li ho fatti litigare? Potete bastonarmi, se volete, tanto lo sto già facendo da sola.
Clovina! Tu non puoi odiarlo! :(
Dopo queste breve sfogo volevo ringraziarvi per i 18 Preferiti!
E' Troppo per me, troppe emozioni per volta.

*Sviene*
 




 




 


 

  
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