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Autore: BlueTea    10/03/2013    3 recensioni
Dal primo capitolo:
"Adesso su quel foglio di carta pregiata era scritto che lui, Kurt Hummel, era a tutti gli effetti uno studente della New York Academy of Dramatic Arts. [...] C’era altro che doveva fare prima di pensare alla valigia, all'aereo o a New York. Avrebbe dovuto chiamare una persona in particolare... "
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                       Chapter 18:
                   Found out

 
 
“And it’s such a shame,
‘cause if you feel the same,
how am I supposed to know?”

( Pretending – Glee )
 


Kurt alzò la testa, voltandosi fulmineamente verso Rachel, poi scoppiò in una violenta risata isterica.
 
- Perché ridi? È la verità. – fece Rachel, poggiando le mani sui fianchi.
- Si, certo! -  
- Sono serissima. -
- E ubriaca. – commentò il soprano, il quale non riusciva proprio a credere alle parole della ragazza.
- Ho bevuto solo qualche bicchiere… e comunque non c’entra! –
 
Kurt si alzò nuovamente, sotto lo sguardo annoiato di Rachel. Quella ragazza doveva andarci piano con l’alcol. Su di lei aveva tremendi, tremendi effetti collaterali. Certo, la sua reazione agli alcolici non era nemmeno paragonabile a quella del soprano, ma ci andava vicina.
 
- Si, Rachel. Come dici tu. – la assecondò Kurt.
- Perché non mi credi? – piagnucolò la ragazza, sfoderando la sua espressione imbronciata più convincente.
- Perché io sono una persona obbiettiva e riesco a vedere esattamente le cose come stanno. Tu ti lasci trasportare dalle migliaia e migliaia di emozioni che provi. – fece il soprano, accompagnando le sue parole agitando le braccia in aria con fare teatrale.
- Kurt, so quello che ho visto. -
- Ah, e cosa avresti visto, sentiamo? -
- Ho visto che non ti ha scollato gli occhi di dosso per tutta la serata.- disse la ragazza, con il tono soddisfatto di chi sa perfettamente di avere il coltello dalla parte del manico. Intanto, Kurt cominciò a boccheggiare, tentando di trovare le parole adatte per poter ribattere.
- A me non è sembrato. –
- Ci credo, non facevi altro che evitare il suo sguardo! – lo accusò Rachel.
- Io non ho evitato proprio nulla. -
- Senti, puoi continuare a negare, ma a te quel tipo piace e purtroppo non mi pare di essere nella posizione adatta per evitarti di frequentarlo. -
- Frequentarlo?! – strillò il soprano, rimanendo a bocca aperta di fronte alle parole della ragazza.
 
Per quanto Kurt avrebbe potuto desiderare (cosa della quale non era per nulla certo) di frequentare con Blaine, l’altro non era molto d’accordo ed è un tantino complicato uscire con qualcuno che non è consenziente.
 
- Si, da quello che ho capito stasera non è poi quell’idiota che avevo pensato fosse. Anche se devi ammettere che quando sei arrivato qui… -
- RACHEL MA CHE CAZZO STAI DICENDO?! – la interruppe Kurt, in preda ad una crisi isterica.
- Ehi, datti una calmata! –
- Una calmata?! Mi stai dando la tua benedizione per uscire con Blaine?! Oh, ma grazie! Adesso si che mi sento meglio! Oh, aspetta. Lui non vuole uscire con me. Ma questo è un dettaglio irrilevante, no? –
 
Kurt stava gridando. Lo stava facendo nonostante fosse consapevole dell’orario e del fatto che l’indomani molto probabilmente avrebbe perso la voce e quello sarebbe stato un serissimo problema dato che aveva una lezione di canto da sostenere.
 
- Kurt, ma per favore! Quel ragazzo è solo spaventato ma vedrai che… -
- Smettila, ti prego. -
- Kurt… -
- Rachel, per favore. Solo, vai a letto, okay? – disse il soprano, prendendo un pigiama dal cassetto e chiudendosi in bagno.
 
 
 
La mattina successiva Kurt si era scusato con Rachel, la quale lo aveva fatto a sua volta, dicendo che forse aveva esagerato. Nonostante ciò, entrambi rimasero della propria opinione, anche se questa rimase ben chiusa nelle loro menti, dato che nessuno dei due aveva voglia di litigare nuovamente.
 
Da quel giorno era passata una settimana. Una settimana durante la quale, senza che nessuno dei due ci facesse realmente caso, Kurt e Blaine si erano velocemente avvicinati l’uno all’altro.
 
Erano usciti tutte le mattine per fare colazione, spesso e volentieri avevano pranzato insieme e Kurt era perfino riuscito a trascinare Blaine in uno dei numerosi centri commerciali di New York.
 
Poi arrivava la sera e il soprano non chiedeva mai all’altro di passare del tempo insieme, non particolarmente felice all’idea di ricevere un no come risposta poiché Blaine doveva uscire con qualcuno per poi portarselo a letto. 
 
Quella sera erano nella biblioteca della NYADA, cercando di fare una ricerca per il professor Bradley, ma con scarsissimi risultati.
 
Blaine aveva passato l’ora tentando di distrarre l’altro, il quale, dato che non era seriamente intenzionato a portare avanti quel lavoro, spesso e volentieri si era lasciato disturbare.
 
E poi, mancavano ancora due giorni per consegnarla, qual era il problema? Non aveva mica fretta.
 
- Ops. – disse Blaine, chiudendo con un veloce gesto della mano il libro che Kurt stava tentando di leggere.
- Ops? – fece il soprano, voltandosi verso l’altro con un’espressione accusatoria dipinta in viso.
- Giuro che non l’ho fatto apposta! – disse il riccio, portando le mani in alto, con finta innocenza.
 
Kurt inarcò un sopracciglio, guardando Blaine con sguardo annoiato.
Si stava praticamente facendo del male per evitare di sorridere, ma non voleva assolutamente che l’altro capisse nulla riguardo la sua… la sua… si, insomma, lasuacotta.
 
Il più alto riaprì il libro, cercando di ritrovare la pagina persa, quando sentì Blaine sbuffare.
 
- Allora, la vuoi fare questa ricerca oppure no? – chiese il soprano, voltandosi improvvisamente verso l’altro.
- Io la devo consegnare la settimana prossima. – rispose Blaine, con noncuranza.
- Ah, allora sei venuto qui soltanto per infastidirmi? Molto gentile, davvero. -
- Inizialmente, il piano era quello di studiare, ma mi sono reso conto che infastidire te è più divertente. – fece il riccio, sorridendo all’altro.
 
Kurt stava per rispondere al moro, quando notò qualcosa di strano nella sua espressione. Lo stava fissando un po’ troppo intensamente, con sguardo che il soprano non riuscì ad interpretare in nessun altro modo se non confuso.
 
- Ho qualcosa sulla faccia? –
- No. Niente. - rispose il moro, senza cessare di fissare il soprano.
 
Imbarazzato dalla situazione, Kurt abbassò lo sguardo verso il libro, tentando di capire qualcosa riguardo le tragedie greche. Fu allora che Blaine prese la mano che l’altro ragazzo teneva sul libro, con fare lento e delicato.
 
- Mi sa che per oggi non possiamo fare molto altro. –
- In realtà, non abbiamo fatto proprio niente. – puntualizzò il soprano, tenendo gli occhi ben fissi sul libro, del tutto intenzionato a continuare a leggere e, allo stesso tempo, ad evitare di incontrare gli occhi dell’altro ragazzo, cosa che sarebbe stata la sua fine.
 
Perché gli teneva la mano?! Il primo pensiero di Kurt fu quello di ritirarla immediatamente, eppure la mano non eseguì il suo ordine.
 
- Vorrà dire che torneremo domani, dai andiamo. È tardi.-
- Tardi? – chiese il più alto, alzando finalmente la testa che praticamente ormai sfiorava il libro, tanto si era chinato in direzione del tavolo.
 
Blaine, non appena l’altro fece per sistemarsi meglio sulla sedia, lasciò la presa dalla sua mano, tuttavia non mostrando il minimo imbarazzo.
 
- Sono le otto e mezza. -
- Le otto e mezza?! – domandò Kurt, a dir poco sconcertato.
- Già, direi che sarebbe meglio finirla qui. –
 
Kurt semplicemente annuì, anche se non poco rattristato per via della decisione di Blaine. Probabilmente aveva un qualche appuntamento e come al solito gli stava facendo perdere tempo prezioso.
 
- Che ne dici di vedere un film insieme? Stasera Tate è fuori, puoi venire in camera mia. – propose Blaine, cominciando a raccogliere il suo quaderno per gli appunti, il quale era ancora come nuovo, il cellulare e la matita.
- Un film? – chiese Kurt, il quale non era certo di aver afferrato che cosa Blaine gli avesse appena chiesto.
 
Se aveva capito bene, cosa che non poteva essere, gli aveva chiesto di passare la serata insieme. Da soli. Nella sua stanza. Da soli. A vedere un film. Da soli. Naturalmente Blaine non lo intendeva come un appuntamento ed era meglio per Kurt che lo tenesse ben a mente.
 
- Un film. -
- O… okay. – mormorò il soprano, non riuscendo ancora a crederci.
- Non sembri molto convinto. – commentò il riccio.
- Cosa? No! Certo, mi va benissimo! Più che bene! – fece il soprano, forse con un po’ troppo entusiasmo, facendo ridere Blaine.
- Bene. Ma decido io che film vedere. -
- Ti prego, mi va bene tutto, ma non commedie romantiche! – implorò il soprano, il quale aveva visto talmente tante commedie romantiche in quelle settimane che gli sarebbero bastate per almeno due anni.
- Era proprio il genere che ti stavo per proporre... – scherzò il moro.
 
Il soprano sentì improvvisamente un brontolio provenire dallo stomaco dell’altro, il quale sviò lo sguardo, leggermente imbarazzato.
 
- Forse è il caso che andiamo a mangiare qualcosa prima, eh? – fece Kurt, prendendo le sue cose e dirigendosi verso l’uscita.
 
 
 
- Questo è seriamente uno dei migliori horror di sempre! – disse Blaine, alzandosi dal letto e sistemando il computer sulla scrivania.
 
Kurt avrebbe voluto rispondere all’affermazione dell’altro, peccato che fosse ancora pietrificato dal terrore provocatogli da quello schifosissimo film di schifosissimi zombie.
 
Per le due ore più lunghe della sua vita era rimasto immobile, seduto sul letto accanto a Blaine, con le gambe incrociate e le braccia poggiate in grembo. A malapena aveva sbattuto le palpebre, dando l’impressione di essere perfettamente calmo.
 
Nonostante ciò, era più volte riuscito a muovere lievemente la testa, annuendo a Blaine quando commentava la bravura magistrale con la quale erano rappresentate le scene più cruente.
 
Ovviamente, il suo orgoglio gli aveva severamente vietato di mostrarsi un bambino agli occhi dell’altro, perciò quando durante il film sbucava improvvisamente un mostro dal nulla, rimaneva impassibile, osservando lo schermo, mentre dentro di sé un piccolo Kurt correva come un pazzo con le braccia in aria, sconvolto.
 
- Kurt? – chiese Blaine, dato che non aveva ancora ricevuto alcuna risposta.
 
Il ragazzo spostò la sedia sulla quale poco prima poggiava il computer, per poi risedersi sul letto accanto al soprano.
 
- Mh? – fece Kurt, guardando intensamente il campo di battaglia che era scrivania di Tate, evitando così lo sguardo indagatore dell’altro.
- Tutto bene? -
- Si… - rispose il più alto, molto poco convinto.
- Non… non ti sei spaventato, vero? -   
 
Kurt sgranò gli occhi, preoccupato alla sola idea che Blaine avesse potuto intuire che quello che stava dando a vedere non era il suo reale stato d’animo.
 
Ma per favore! Sono stato un mago nel nascondere il mio stato di terrore assoluto. Non c’arriverebbe mai.
 
- No… -
 
Complimenti Kurt! Per questa spettacolare interpretazione riceverai di certo un Oscar.
 
- Hai ragione. Sono proprio un idiota. Effettivamente, il fatto che tu risponda a monosillabi e che i tuoi occhi siano talmente tanto spalancati che rischiano di uscire fuori dalle orbite non mi da alcun motivo di pensare che tu sia irrevocabilmente spaventato.– fece Blaine, con tono sarcastico.
- Io sto benissimo. -
- Kurt, non c’è niente di male nello spaventarsi per un film. – disse il riccio, poggiando una mano sulla sua spalla nel tentativo di rassicurarlo.
 
Kurt era internamente combattuto.
 
Una parte di sé sperava che Blaine spostasse quella mano all’istante, mentre l’altra implorava che non lo facesse per nessunissima ragione.
 
Diciamo pure che la coerenza non era esattamente il miglior pregio del soprano.
 
- Lo so, ma a me non ha fatto paura. – controbatté il soprano, sentendosi più ridicolo che altro.
 
In effetti, non aveva senso che continuasse questa scenata quand’era palese che quel film non l’avesse lasciato indifferente. Ma no, Kurt doveva combattere fino alla fine! Certo, non aveva considerato il fatto che in questo modo stesse facendo la figura dell’idiota più di quanto non avrebbe fatto nel caso in cui avesse ammesso sin dall’inizio che lui e gli horror non andavano molto d’accordo…
 
-Okay, come dici tu. – fece Blaine, arrendendosi di fronte alla cocciutaggine di Kurt e rimuovendo la mano dalla sua spalla.
 
Il soprano accennò un sorriso, abbassando lo sguardo verso le sue mani.
 
Sentì un improvviso senso di amarezza invaderlo al pensiero che era il caso che tornasse in camera sua. Sentiva gli occhi di Blaine su di sé, probabilmente il riccio si stava domandando quando diavolo avrebbe deciso di levare le tende ed era eccessivamente educato per buttarlo fuori.
 
- Io… è meglio che vada. – disse Kurt, informando il riccio e cercando di convincere se stesso a muovere le chiappe da quel letto e portarle sul suo.
- Ah… -
 
Kurt alzò il viso, ritrovandosi davanti ad un paio di occhi che lo osservavano stranamente tristi.
 
- Grazie per la serata e scusami se ti ho rovinato qualche programma. -
- Veramente sono stato io ad invitarti. – puntualizzò Blaine, facendosi un po’ più vicino e facendo sì che le loro braccia si sfiorassero.
- Oh, giusto. Grazie comunque. –
 
I due, proprio come qualche giorno prima, rimasero immobili, l’uno perso negli occhi dell’altro, con la piccola differenza che adesso non c’era nessuno che potesse distrarli.
 
Gli occhi di Kurt vagavano da quelli di Blaine alle sue labbra, mentre la testa tentava in tutti i modi di convincerlo ad allontanarsi il più presto possibile.
 
Blaine si fece, se possibile, ancora più vicino e se fino a poco prima Kurt riusciva ancora a sentire, anche se lievi, gli S.O.S che il suo cervello tentava di inviargli, adesso era del tutto fuori controllo.
 
Alzati, ti prego, prima che ti renda più ridicolo di quanto già non sembri. Pensò il soprano, esattamente un secondo prima che… un momento.
 
Doveva essere una sua impressione perché… beh, perché le labbra di Blaine sembravano essere sulle sue.
 
Gli ci volle qualche istante per capire che, effettivamente, il ragazzo lo stava baciando e qualche altro per rispondere al bacio.
 
Le loro labbra in un primo momento si mossero lente con movimenti parecchio impacciati. La mano di Blaine andò a poggiarsi con delicatezza sulla guancia di Kurt, il quale non riuscì a trattenere un sospiro.
 
La lingua di Blaine premette leggermente sulle labbra dell’altro, il quale le dischiuse lentamente, lasciando che il riccio approfondisse il bacio.
 
- Oh mio Dio. – fece il moro, scostandosi repentinamente dall’altro ragazzo.
 
Kurt lo fissò, con sguardo tra il confuso e il timoroso.
 
Non riusciva a capire che cosa fosse successo, come fosse successo, quando fosse iniziato, quanto fosse durato, perfino se fosse successo sul serio o se fosse solo frutto della sua immaginazione!
 
- Ehm… io… ci… cioè… - balbettò il soprano, non sapendo che altro fare.
 
Un’idea ce l’aveva: scappare.
 
Correre finché aveva fiato, prendere un aereo ed espatriare in un altro continente.
 
- Kurt, non… non doveva succedere. Non so perché sia successo. È solo che, non lo so. Mi dispiace tantissimo, io… -
- Okay, okay. Non dire altro. Ho capito. Non preoccuparti. È tutto apposto, sul serio. – fece Kurt, tentando di sorridere, peccato che l’unica cosa che avrebbe desiderato fare in quel preciso istante fosse piangere.
 
Era stato un povero illuso.
 
Come aveva anche solamente potuto immaginare che Blaine… non voleva neanche pensarci. Lo sapeva, sapeva benissimo che tutto questo non sarebbe finito bene. Sapeva che Blaine prima o poi avrebbe inevitabilmente giocato con i suoi sentimenti, probabilmente senza che se ne rendesse conto.
 
Lo sapeva e aveva permesso che accadesse.
 
- Kurt… -
 
Il soprano si alzò velocemente dal letto dell’altro, dirigendosi verso la porta.
 
- Seriamente, Blaine. È tutto apposto. – ribadì, senza nemmeno voltarsi verso l’altro.
 
Pochi istanti dopo, Kurt era solo nel corridoio buio. Prese un respiro profondo ed estrasse le chiavi della sua camera, aprendo la porta.
 
- KurtKurtKurt! Guarda che ho comprato! - fece Oliver, balzando giù dal letto, allegro come un bambino a Natale e mostrando uno dei suoi numerosissimi fumetti. – Questo è un nuovo supereroe, si chiama Glitterman* e, porca miseria, è la tua copia sputata, amico! –
Sorrise teneramente al coinquilino, cercando di non dare a vedere il suo dispiacere, deciso a far finta che non fosse successo assolutamente nulla.
 
 
 
Kurt era seduto ormai da mezz’ora ad un tavolo della pasticceria della signora Nancy, alla disperata ricerca di un po’ di tranquillità.
 
Non appena aveva terminato la lezione di recitazione si era scaraventato fuori dal teatro, urlando un – Ci vediamo stasera! – ad Oliver mentre correva, rischiando ripetutamente di ruzzolare rovinosamente giù per le scale.
 
 Più che corso via, era proprio scappato da tutto e da tutti, ma aveva bisogno di stare un po’ da solo e come ogni santissima volta in cui non desiderava nient’altro se non un po’ di silenzio, c’era sempre qualcuno che decideva di deliziarlo con la sua presenza.
 
Per sua “grandissima fortuna, Jackie aveva deciso di partire proprio quel fine settimana per andare a trovare i suoi, lasciando a piede libero Oliver.
 
Quel simpaticissimo ragazzo che era Oliver, sin dal momento in cui aveva aperto gli occhi quella mattina aveva ripreso a tartassare il povero soprano con quel diavolo di fumetto che ritraeva un tizio in calzamaglia che si faceva chiamare Glitterman.
 
Tralasciando il nome (sul quale ci sarebbe stato parecchio da discutere) quel tipo portava un bel paio di mutande sopra il costume.
 
Mutande. Sul. Costume.
 
Qui si stava parlando di Kurt Hummel e Kurt Hummel non avrebbe mai e poi mai indossato qualcosa del genere, nemmeno per Halloween! Aveva ancora un briciolo di dignità, lui.  
 
Ma poi, come poteva anche solo pensare che gli somigliasse?! COME?!
 
Solamente perché era un supereroe palesemente gay, con capelli, occhi e conformazione fisica esattamente identici  ai suoi non voleva dire assolutamente nulla.
 
Inoltre, all’infinita lista di disgrazie che stavano accadendo al ragazzo, si aggiungeva quell’amore di ragazza che era Rachel che già di prima mattina aveva deciso di invadere la sua stanza, costringendolo ad aiutarla con il monologo che le avevano assegnato.
 
Fortunatamente, l’amica era talmente presa dal suo compito che non parve neanche accorgersi del tremendo stato in cui si trovava Kurt.
 
Il ragazzo si era ripromesso di far finta di niente, ma proprio non ce la faceva. Andava contro tutti i suoi principi, porca miseria!
 
Blaine l’aveva baciato e, come un idiota, Kurt aveva pensato che potesse significare qualcosa. Ormai doveva aver capito come fosse fatto quel ragazzo. Tuttavia, sembrava proprio che il primo a non essere certo della propria personalità fosse il moro, il che rendeva il cercare di stargli vicino un pochino un’impresa.
 
- Ehi. –
 
Kurt alzò gli occhi verso il ragazzo che aveva davanti, asciugandosi velocemente le lacrime. Blaine stava fermo con un’espressione imbarazzata dipinta in viso, una mano appoggiata allo schienale della sedia libera, aspettando che l’altro ragazzo lo degnasse di una qualche 




Tea's Corner:

Sono in tremendo, tremendissimo ritardo. 
Mi dispiace da morire non essere riuscita a pubblicare prima, ma la scuola mi sta davvero distruggendo D:

Cooomunque, tornando alla storia... Ebbene sì. Si sono baciati. Dopo 18 interminabili ( e probabilmente noiosissimi ) capitoli, si sono baciati... peccato che le cose spesso non vanno nella maniera da noi sperata. E il signor Murphy ne sa qualcosa...

Spero il capitolo sia di vosto gradimento 

Tea (:

P.s. Ci tengo a ringraziare tantissimo Eternalrest, ovvero la mia meravigliosa Linda ( <3 ), che con taaaaaaanta pazienza beta i capitoli.

* Glitterman è uno dei protagonisti della fanfiction Klaine della mia stupendissima amica Ema Penniman, ovvero The Amazing Double Life of My Boyfriend, vi consiglio vivamente di farci un salto e vedere di che si tratta :D


  
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