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Autore: anapple    10/03/2013    1 recensioni
“Ehi, ciao bellissima!” fui interrotta da una grande figura difronte a me. Alzai la testa, non riuscivo a vedere bene chi fosse, fino a quando non incontrai quei due occhi marrone intenso, in quel momento smisi di respirare. Rimasi a dir poco sconvolta. Zayn Malik che fino a poco prima stava ridendo di me, ora si era avvicinato al mio tavolo e aveva intenzione di intrattenere una conversazione? Pazzesco.
“oh, emh, io non mi chiamo bellissima.” Risposi acida.
“ah, no? Allora qual è il tuo nome, bellissima?” mi chiese quasi con aria di sfida, e un ghigno divertito dipinto in faccia. Odioso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrai a passo svelto in cucina dove vidi mia madre preparare il caffè, mio padre con in mano un giornale, preso nel leggere le ultime notizie.

“ehi amore, pronta?”

Mia madre era sempre stata così, premurosa in ogni circostanza, nonostante avessi  17 anni ormai, non avrebbe mai smesso di preoccuparsi per me, in fondo ero la sua unica bambina. Le sorrisi.

“Certo mamma, come ogni anno” risposi.

“dimmi Eila, vuoi che ti accompagni o vai a piedi?” mi chiese mio padre che per un attimo scostò il suo sguardo dal giornale per rivolgerlo verso di me con fare paterno e rivolgendomi un lieve sorriso.

“no papà, vado a piedi, non fa niente, voglio farmi una passeggiata, avevo intenzione di andare a prendere Abbie, andremo insieme.”

“oh, bene amore, allora in bocca al lupo per il tuo primo giorno di scuola” concluse mia madre versando il caffe in una tazzina, per poi darla a mio padre e avvicinarsi a me schioccando un sonoro bacio sulle mie guance.

“mi raccomando, stai attenta per strada..”

“si, si, si papà starò attenta, non ho mica 10 anni, eh insomma, so badare a me stessa per strada.” Risposi un po’ scocciata a mio padre. ”ciao ci vediamo dopo” li salutai, e infilandomi una fetta biscottata in bocca uscii dalla cucina.

Raccolsi lo zaino dal pavimento  e me lo misi sulle spalle, spalancai la porta e chiusi gli occhi assaporando la fresca aria mattutina di un comune giorno di settembre, li riaprii poco dopo, comincia a incamminarmi sul vialetto del giardino dopo aver richiuso a porta d’ingresso alle mie spalle. In fretta sfilai dalla tasca dei miei jeans il mio iphon, inserendo le auricolari per ascoltare la musica lungo il mio tragitto. Era così calmo quella mattina, si sentiva il cinguettare degli uccellini, in cielo era sereno e il sole splendeva alto, non c’era neanche una nuvola, era proprio una bella giornata, peccato che fosse stato il primo giorno di scuola, quella stessa mattina avrei dovuto cominciare il 4 anno di liceo, e tornare a scuola dopo le vacanze per me era sempre stato un trauma.
                                                                                  
                                                                                                                                                              
                                                                                                                                                                              ***

Immersa nei miei pensieri arrivai presto a casa di Abbie, suonai il campanello aspettando che qualcuno aprisse la porta tolsi le cuffiette. Vidi la maniglia girare e poco dopo la madre della mia amica fare capolino.

“Buongiorno Anne, Abbie è pronta?” le chiesi sorridendo.

“Oh, buongiorno anche a te Eila, sta finendo di fare colazione, entra, prego.” Aprì ancora di più la porta permettendomi di entrare per poi richiuderla alle sue spalle. Rimasi all’entrata intimorita, nonostante fossi entrata moltissime volte a casa di Abbie, non mi sentivo a mio agio a entrare senza il permesso, sarà stato per la mia timidezza ma finché Anne non appoggiò una mano sul mio fianco per avvicinarmi alla cucina non mossi un passo.

“Avanti Eila, Abbie ti sta aspettando” mi disse sorridendo.

Cominciai a muovermi verso la cucina, posando lo zaino all’entrata, riuscii a riconoscere la voce di Abbie mentre parlava con suo padre. Prendendo un respiro mi avviai verso la porta della stanza, da dietro le mie spalle sentii delle scarpe scendere lungo le scale che portavano al piano di sopra, si sentii un forte scricchiolio della suola in plastica contro la superficie liscia del marmo. Percepivo la grande figura dietro di me avvicinarsi gradualmente, il suo respiro era affannato dopo aver sceso le scale di fretta e potevo sentire lo strusciare dei suoi vestiti a contatto con il suo corpo durante tutti si suoi movimenti. Era il fratello di Abbie.
 Con indifferenza sentii il suo corpo scansarmi per dirigersi in cucina sentii un flebile “ciao” da parte sua al quale risposi con un più che insicuro ed insignificante “emh..ciao” che probabilmente neanche sentì.

“Ehi Eila!” tutt’altra fu la reazione di Abbie, la quale corse ad abbracciarmi con il sorriso sulle labbra, sotto gli occhi indifferenti del fratello che non rivolse neanche una volta il suo sguardo verso di me, la sua attenzione era completamente volta verso la sua tazza di latte e il suo tost.

“ciao Eila, pronta per un’ altro anno di scuola’” mi chiese cordialmente in Sig. Styles.

“Oh, certo non vedo l’ora.” Risposi sarcastica, causando una lieve increspatura sulle labbra del ragazzo il quale scosse per poco la testa continuando a bere il latte.

“E, tu Harry? Sei emozionato? Questo sarà il tuo ultimo anno di liceo!” chiese emozionato il padre al figlio.

Quel ragazzo.. non ero mai riuscita a capire cosa potesse passargli per la testa, era sempre così sfuggente con me. Lo vedevo con i suoi amici deciso e sicuro di se , mentre davanti ai miei occhi era sempre distante e freddo sia nei miei confronti che con la sua famiglia, era come se con me nei paraggi cambiasse completamente atteggiamento, e anche Abbie se ne era accorta solo che non ci dava peso. Era come se d’un tratto diventasse completamente apatico a tutto ciò che gli stava intorno e si limitava solo a rispondere a monosillabi cercando in tutti i modi di allontanarsi. Cominciai a pensare che per trattarmi in quel modo, come se per lui fossi un estranea , gli fossi veramente antipatica o che qualcosa in me non gli andasse proprio a genio. Non riuscivo a capire come mai in un ragazzo tanto bello come Harry potesse esserci tanto fastidio e distacco per una semplice ragazza, con cui non aveva mai parlato e che conosceva praticamente dai tempi dell’asilo.

“si, papà io vado, ciao” rispose senza nemmeno guardarlo in volto, sfuggente come sempre, diede un bacio sulla guancia alla madre, prese la sua cartella all’ingresso e andò via di fretta sbattendo la porta. Non lo riuscivo proprio a capire. Insopportabile.

Poco dopo Abbie finì di fare colazione e insieme uscimmo dalla porta d’ingresso dopo aver salutato i suoi genitori. Ci incamminammo verso il vialetto e subito ci ritrovammo a camminare sul marciapiede, ripensai a Harry, e a come si era comportato, e più ci pensavo, più mi veniva voglia di chiedergli quale fosse il suo problema con me. Che nervoso.

“ehi, Eila a cosa pensi?” mi chiese d’un tratto Abbie.

“oh, niente. Tuo fratello, mi fa venire i nervi il suo comportamento, non riesco proprio a capire perché cel abbia tanto con me.. “

“lascialo perdere Eila, è inutile che perdi tempo con quello.. è strano..” mi disse poi sorridendomi  e avvolgendo un braccio intorno alle mie spalle.

“allora amica, sei pronta per il 4 annooo!” urlò euforica e fuori di se. ”ora siamo grandi, e poi possiamo anche cominciare a guardarci in giro, ci saranno feste, discoteche, ce la spasseremo vedrai.” Concluse con un sorriso smagliante.

Abbie era sempre stata così, solare e vivace, sempre pronta a risolvere problemi con il sorriso sulle labbra, è per questo che io e lei diventammo subito amiche, fu lei ad avvicinarsi a me, io sono sempre stata quel genere di ragazza timida e riservata, sempre attenta ad apparire bene agli occhi delle persone, quella ragazza che non si lasciava mai andare, che non aveva vizi, che non amava andare alle feste o in discoteca, sempre con il timore di non piacere alla gente o di non essere accettata,  lei invece venne da me e cominciò, anche se avevamo  4 anni, a darmi attenzione, a non valutarmi solo esteriormente , a parlare con me giorno per giorno e a farmi avere fiducia.   E’ per questo che le volevo bene ed è la mia migliore amica, con lei potevo sempre confidarmi, le potevo dire tutto ed essere sicura che non ne avrebbe fatto parola con nessuno. Era la mia migliore amica no?

“ma certo Abbie, vedrai, faremo baldoria quest’anno!” dissi ridendo.

“cosa, cosa, la signorina Eila dice che faremo baldoria? Ma sei impazzita?” mi chiese tra l’essere incredula o preoccuparsi.

“ehi che c’è non possiamo divertirci? In fondo che succederà mai, siamo grandi e credo che sia ora di scatenarci un po’ no?” continuai a ridere , ma in fondo credevo veramente che una svolta del genere sarebbe dovuta esserci. Ne avevo bisogno, ed era ora.

“bhe certo Eila, mi fa un po’ strano sentirtelo dire ma lo faremo, vedrai, ci divertiremo un mondo, sarà proprio un anno ,da ricordare.” Concluse poi convinta di ciò che aveva detto.
Le rivolsi un sorriso. Senz’altro. Sarebbe dovuto essere un anno da ricordare.


                                                                                                                                                                            ***


Arrivammo a scuola cinque minuti prima che suonasse la campanella, erano tutti lì indaffarati per i corridoi, a parlare e raccontarsi dell’estate appena trascorsa, solo lì mi accorsi di quanto bella fosse realmente diventata  Abbie, i suoi capelli biondo cenere ricadevano sulle sue spalle lisci, i suoi luminosi occhi erano diventati di un verde cristallino, le sue curve avevano preso forme sinuose, il suo fisico era da mozzare il fiato. Vedevo intorno a noi parecchie occhiate da parte di ragazzi, i quali lungo il cammino soffermavano i loro sguardo su di noi, era la prima volta che li vedevo, non avevo mai fatto caso a questo genere di cose, ero sempre rimasta con la testa da un’altra parte senza pensare ai ragazzi, non accorgendomi mai degli sguardi dei ragazzi, ma quest’anno sarebbe stato diverso.

“pss..ehii Abbie, quelli ti stanno mangiando con lo occhi!” le sussurrai accanto all’armadietto.

“è? Cosa ?” disse lei ,sbattendo con forza l’armadietto . La vidi arrossire per poi cercare di nascondersi da quegli sguardi. “dai Eila, forza andiamo, non voglio rimanere qui come una deficiente davanti a quelli..” la sua voce era timida e confusa, quasi si stesse vergognando, poi sorrise.

 ”ah, e comunque il moro non staccava gli occhi da te..” di colpo la guardai confusa, non capendo a chi si stesse riferendo.

“chi scusa?” le chiesi stravolta.

“ma sì, quello moro con il ciuffo! Non ti staccava gli occhi di dosso!” continuo a spiegare come se fosse la cosa più normale del modo.

“c-co-cosa?, oddio chi è questo?”

“si, è uno degli amici di mio fratello, fa il quinto, non so come si chiami..” rispose lei.

“uno degli a-amici di tuo f-fratello?” non lo avevo mai visto prima d’ora o almeno non ci avevo mai fatto caso.

“eh, si qualche volta li ho visti uscire insieme, è un bel ragazzo..” continuava a camminare senza curarsi di me alle sue spalle, in pieno attacco di panico.

“ahm, oh, ok, ma non vedo come possa interessargli, insomma, non..” balbettai.

“andiamo Eila! Sei una bellissima ragazza, come puoi non pensare che un ragazzo si possa interessare a te, avanti sei diventata una bellissima donna ormai..” continuava a camminare, d’un tratto si voltò per rivolgermi uno splendido sorriso, “coraggio amica mia, vedrai, quest’anno faremo conquiste!” .

“ah, vedi, non sono molto convinta“ sussurrai incerta. Volevo sicuramente conoscere gente nuova, ma sapevo che da un lato sarei rimasta immobile e mi sarei fatta prendere dall’ansia, fare nuove amicizie mi era sempre stato difficile.

“no ti preoccupare, ci sono io qui con te qualunque cosa succeda, non ti lascerò mai sola, portai sempre contare sul mio aiuto.” Mi rassicuro poi Abbie lasciando un lieve bacio sulla mia guancia.
Insieme ci avviammo poi verso l’aula di filosofia.

Appena entrammo vidi seduto alla cattedra il professor Richards intento nel controllare il registro, la classe era quasi piena, e potevo riconoscere molti dei ragazzi che l’anno scorso frequentavano alcuni corsi con me. Io e Abbie ci andammo a sedere nella penultima fila, accanto alla finestra, davanti a noi avevamo Lucy e Sophia, due nostre amiche dell’anno scorso, che non vedevamo da tutta l’estate.

“ehi, ciao, come state?” ci chiesero poi in coro.

“ tutto alla grande, se non fosse che si ricomincia scuola!” dissi poi sbuffando.

“ascoltate ragazze” sussurrò Lucy “ ho saputo che sabato prossimo hanno organizzato una festa per l’inizio della scuola, non so bene dove e non so chi l’abbia organizzata però, ecco, mi sembrava un idea carina, che ne pensate di andarci?”.

“bhe..” rimasi un attimo spiazzata, non era nemmeno cominciata scuola che già avevano organizzato una festa? non avevo idea di come rispondere, forse ci avrei riflettuto un po’, ma..

“Oh una festa! Certo che ci veniamo! Vero Eila? Sarà fantastico.” Esultò dalla gioia Abbie.

“ma, non sappiamo neanche dove la fanno, chi la fa, e a che ora!” borbottai.

“non preoccuparti di questo, te lo farò sapere dopo, manca ancora una settimana eh.” Disse Lucy per confortarmi. Rimasi un attimo indecisa, se accettare, e andare quindi alla festa, conoscere nuova gente e divertirmi o restare come tutti i sabato sera stravaccata sul divano a vedere un film. La prima proposta era al quanto allettante e mio malgrado, a causa del broncio che mise su Abbie, fui costretta ad accettare.

“mhh… va bene, andremo a questa festa, a patto che si rientri prima di mezzanotte, non credo che i miei genitori mi lascino tornare alle sei di mattina.” sbiascicai arrendevole.                               
Un guizzo di felicità scintillò negli occhi della mia migliore amica che con entusiasmo mi abbracciò, facendomi per poco rigirare sulla sedia.

Poco dopo la lezione cominciò, e non faci altro che ripensare quella grande figura che poco prima a casa della mia amica mi aveva scavalcata con indifferenza, e che poi se ne era andata senza nemmeno salutare e sbattendo la porta, quel ragazzo era strano.                                                                                                                                                                                                                                                              
Le ore passarono in fretta tra le lunghe riflessioni nei momenti di noia e qualche appunto scritto qua e là cercando di seguire almeno un minimo la lezione. Fu poi l’agognato momento di andare a mensa.

Riposi con cautela i libri e quaderni del mio zaino, dopo aver rimesso a posto la sedia cominciai ad avviarmi a fianco di Abbie, uscimmo dalla classe e ci incamminammo al piano di sotto scendendo le scale, anche lì le occhiate da parte dei ragazzi si potevano sentire, anche pesantemente, un brivido mi percosse la schiena quando incontrai due occhi scuri. Mi bloccai un attimo, era il ragazzo che mi stava guardando poco prima agli armadietti, era uno degli amici del fratello di Abbie, era Zayn Malik, forse uno dei ragazzi più desiderati della scuola. Abbie mi diete una gomitata per poi indicarmi che il ragazzo di cui parlava prima era lui, cercai, di non rincontrare più il suo sguardo, ma quel color caramello era quasi magnetico e finii un'altra volta per scontrarmi con i suoi occhi. Lo vidi sorridere divertito, quasi si fosse accorto del disagio in cui mi aveva messa e di come potesse una ragazza sentirsi attratta da lui così in fretta, pensai che si ritenesse fin troppo sicuro di se a pensare di avermi sedotta solo con uno sguardo. Continuava a sogghignare, divertito dalla mia reazione, probabilmente ero rossa in faccia, cavolo. Continuai imperterrita a scendere le scale, con un velo di fastidio in volto lo guardai schifata, mentre lui continuava a sorridermi soddisfatto. Idiota.
      

                                                                                                                                                                               ***


“ehi, era lui” disse poi Abbie una volta che ci sedemmo ad un tavolo della mensa.
 
“che pezzo di merda” sputai a denti stretti. “ si è messo a ridere, coglione..”.

“però continuava a guardarti.” Cercò di calmarmi.

“ma certo che mi guardava Abbie! Ero rossa in faccia!” urlai esasperata. “che begli amici che ha tuo fratello, eh!? Molto cordiali e amichevoli.” Sbiascicai depressa, stendendomi sul tavolo.

“ma dai Eila non è mica la fine del mondo”

“no invece, è la mia fine, che figura.” Mi misi le mani tra i capelli.

“ma vedrai che se ne sarà già scordato.. dai, non ne fare un dramma” disse Abbie accarezzandomi i capelli con fare materno. “tutto si sistemerà, mh?” mi rivolse poi un sorriso.

“grazie Abbe, ma non credo che dopo cinque minuti se ne sia già dimenticato, si stava ride..”

“Ehi, ciao bellissima!” fui interrotta da una grande figura difronte a me. Alzai la testa, non riuscivo a vedere bene chi fosse, fino a quando non incontrai quei due occhi marrone intenso, in quel momento smisi di respirare. Rimasi a dir poco sconvolta. Zayn Malik che fino a poco prima stava ridendo di me, ora si era avvicinato al mio tavolo e aveva intenzione di intrattenere una conversazione? Pazzesco.

“oh, emh, io non mi chiamo bellissima.” Risposi acida.

“ah, no? Allora qual è il tuo nome, bellissima?” mi chiese quasi con aria di sfida, e un ghigno divertito dipinto in faccia. Odioso.

“non te lo dico.” Risposi in fretta distogliendo lo sguardo dal bel moro.

“che c’è, te la sei presa perché  mi sono messo a ridere? La tua faccia era epica piccola, non ho potuto farci nulla.” Disse ancora più divertito, come se tutto ciò fosse ovvio.
Non risposi, mi limitai a prendere la mia coca cola e a bere dalla cannuccia facendo a posta rumore. Lui rimase li a guardarmi, con un sorrisetto acido in volto, poi contento girò i tacchi e se ne andò.

“a presto Eila.” Disse alzando la voce in modo che lo potessi sentire, mentre andava via alzò una mano e la sventolo in aria come saluto.

“fanculo.” Sbuffai, accasciandomi di nuovo sul tavolo della mensa.

“bhe, tesoro, forse avevi ragione, non se lo dimenticherà così in fretta” si apprestò a dire Abbie ancora sconvolta dal fatto accaduto pochi istanti prima.

“grazie Abbie, grazie” ringhiai riappoggiando la schiena allo schienale della sedia. “grazie.”









Questa è la mia prima fanfiction, spero tanto vi piaccia :)
ilaria xx.

  
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