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Autore: Margherita Dolcevita    10/03/2013    1 recensioni
I magnifici capolavori della Clare dal punto di vista del misterioso Jonathan Christopher Morgenstern.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarissa, Jonathan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                     Il Demone Degli Abissi                            


Salgo le scale del Renwick Smallpox Hospital e in cima trovo mio padre, con le braccia incrociate, concentrato a fissarmi con uno sguardo rimproveratorio. Mi sta guardando dall'alto verso il basso, pensandosi migliore di me, ma la cruda realtà è che non c'è nessuno migliore di me. Nessuno in grado di darmi ordini.
Com'è che diceva quel detto...

...Non crescere più diavoli di quanti tu ne possa controllare. 

Valentine ha voluto sovrabbondare.

Lo sguardo che gli rivolgo è di menefreghismo puro. Non mi interessa quello che pensa, gli ubbidisco solo perchè mi fa comodo, certo come bravo allievo nutro una sottospecie di rispetto per lui, ma si sa l'allievo supera sempre il maestro.

-Dove sei stato?- Mi chiede con il tono più duro che riesce a trovare. Salgo ancora un paio di scalini, prima di fermarmici di fronte. Ora siamo alla stessa altezza e per un momento vedo tremare il senso di superiorità nei suoi occhi.

Sento arrivare dalla stanza un leggero profumo di toast e miele. Allungo la testa di lato per vedere da cos'è dovuto l'odore.

-Sono andato a farmi un giro. Mi annoiavo.- Lui si sposta di lato facendomi passare. Sul tavolo ci sono un paio di toast ancora caldi e del succo, probabilmente all'arancia. Non pensavo avessimo il tostapane. Rifletto portandomi una fetta di pane croccante alla bocca e addentandola.

Non gli dico niente della mia piccola gita all'appartamento di Jocelyn e all'Istituto di New York. Ometto anche di dirgli che so cosa è successo alla mia sorellina. Aspetto che sia lui a parlarmene. 

Se me ne parlerà...

Da quando abbiamo scoperto che ho una sorella, Valentine non mi è mai sembrato tanto entusiasta della novità, anzi tutto il contrario. Non sembra importargliene qualcosa di Clarissa, è come se per lui non esistesse.

Ora che l'ha ritrovata, per Valentine esiste solo Jocelyn. 

Poso sul tavolo lo stilo e il coltello che per precauzione mi sono portato dietro, ma che non ho usato, anche se un'occasione buona per usarlo c'è stata, anzi più di una. Nella mia mente compaiono le immagini di Jace e Clarissa. Dentro di me la rabbia non è ancora scomparsa del tutto. 

Mi volto verso mio padre, costringendo il mio viso a prendere un'espressione assolutamente neutra, che non sveli nessuna emozione. Questa è stata la prima cosa che mio padre mi ha insegnato a fare. 

Fingere.

E non per vantarmi, ma è la mia specialità.

Il suo sguardo è fisso sul coltello e i suoi occhi riflettono la sua paura. Le mie labbra formano un sorriso, sfuggendo al mio controllo.

-Tranquillo, non ho ucciso nessuno.- Lo rassicuro. Solo quando sente il rumore della mia voce, Valentine volge il suo sguardo su di me. O meglio su qualcosa dietro di me. Mi volto incuriosito, ma non c'è niente di interessante da guardare. Poi d'un tratto mi si accende una lampadina nella mia mente.

La porta. La porta dietro cui mia madre continua a dormire.

-Come sta?- Gli chiedo, senza un reale interesse.

-Ha bevuto una pozione, per...Dormire. Non si sveglierà finchè non troveremo l'antidoto giusto- Dice con una tristezza palpabile nella voce.

-Dobbiamo trovare la Coppa Mortale al più presto. Non possiamo permetterci di rimanere troppo a lungo qui, potrebbero trovarci.- Dice cambiando argomento. Già...La Coppa Mortale. A casa di Jocelyn non c'era, dove può averla nascosta.

-Al piano di sotto abita una falsa strega, si fa chiamare Madame Dorotea. Lei potrebbe sapere qualcosa- Rifletto io. 

-Dobbiamo trovare uno stregone in grado di sciogliere l'incantesimo, non un'incapace come quello che ci ha fatto arrivare qui- Valentine non mi ascolta ed io detesto essere ignorato. 

Gli volto le spalle offeso e più furioso di prima, inizio a camminare verso l'armeria, da dove prendo una spada angelica che infilo nella mia cintura. Ritorno da Valentine e afferro velocemente dal tavolo il coltello e lo stilo, il tutto sotto gli occhi confusi di mio padre.

-Jonathan, dove stai andando adesso?- Mi chiede calcando bene il mio nome. Io, che avevo iniziato a scendere le scale, mi fermo a metà strada.

-Vado a cercare uno stregone decente- Gli rispondo senza nemmeno voltarmi. Aspetto che lui dica qualcosa, un assenso, una protesta, ma dalla sua bocca non proviene nessun suono.

Rinizio a scendere le scale quando capisco che Valentine non dirà niente. Di solito è mio padre che si occupa di ricercare stregoni o qualsiasi altra persona che ci serva per il nostro piano, ma adesso Valentine è troppo debole per farlo. 

Patetico. 

Farsi ridurre così da una donna è patetico.

Patetico e umiliante.
 
 


Sto camminando da tutto il giorno, facendo un paio di volte il giro di Central Park. I Mondani non possono vedermi, ma io posso vederli ed osservare loro ed il mondo, apparentemente calmo e tranquillo che li circondo.

Per l'ennesima volta mi rendo conto di quanto siano ingenui, stupidi e ridicolmente fragili. Pensano di essere al sicuro, con la loro polizia super speciale, l'FBI e tutto il resto. 

Non si aspettano nemmeno che la maggior parte, se non tutti, dei loro agenti sono dei demoni assetati di sangue.

Nonostante tutto però, sembrano così felici, ingnari del pericolo. Li osservo da lontano ridere e divertirsi con i loro simili. Alcuni ascoltano si isolano preferendo satre da soli a leggere o ad ascoltare della musica.

Non è giusto!

Loro non fanno altro che oziare, non fanno niente per difendere questo mondo, il loro mondo. Sanno solo lamentarsi di quanto la vita per loro sia ingiusta e crudele. Pensano che il dolore vero sia non ottenere qualcosa. Sono egoisti e senza cuore.

Si uccidono a vicenda ogni giorno, provocando guerre e carestie. 

Non è giusto!

Chiamano mostri gli esseri che nei loro incubi li spaventano, ma i veri mostri solo loro. Ognuno di loro, nessuno escluso è macchiato di sangue. Se ne lavano le mani dicendo di combattere, di uccidere in nome di Dio, anche se dubitano della Sua esistenza.

Gli uomini sono fatti ad immagine e somiglianza di Dio.

Questo dice la Bibbia. E infatti l'essere più egoista al mondo è proprio Lui, insieme ai suoi benedetti angeli.

Non è giusto!

Ma io intendo rimettere a posto le cose. Quando la Coppa Mortale sarà finalmente mia, sterminerò tutti gli uomini e i Nephilim, creando una nuova e oscura razza. Spodesterò dal suo trono colui che siede alla destra del Padre, distruggendo anche il Regno celeste.

E finalmente potrò essere felice con al mio fianco, come regina di questo mio mondo, per ora solo di fantasia, la mia adorata sorellina, Clarissa. 

Sorrido e con questi pensieri in mente inizio a camminare verso la mia meta. Si è fatta sera e c'è solo un posto a New York in cui sei sicuro di trovare ogni tipo di Nascosto, e cioè il Pandemonium Club.

Mi fermo davanti alla discoteca, una lunga fila di ragazzi aspetta di entrare. Non serve che anche io rispetti la fila, sono nascosto ai loro occhi e non possono vedermi. Supero il butta fuori ed entro nel locale. 

Un'esplosione di luci colorate mi abbaglia e le mie orecchie vengono tartassate dalla musica troppo alta. Cerco con gli occhi la mia preda, trovandola quasi subito seduto al bancone con due ragazze.

Le due Mondane lo guardano ammirate, mentre lui fa apparire un mazzo di rose ad ognuna. Mi avvicino a loro, affiancandoli e ascoltando i loro ridicoli discorsi. Le ragazze non riescono a vedermi, ma lo stregone ha già notato la mia presenza, ed il suo corpo si è irrigidito.

-Forse, è meglio rimandare a domani, ragazze- Dice alle Mondane, invitandole a lasciarci soli. Loro obbediscono, ma leggo la confusione nel loro sguardo.

-Dì un pò amico cos'hai da fissare? Ci sono dei problemi, demoni nei paraggi?- Mi chiede buttando giù tutto d'un fiato il suo drink.

-In effetti sì, ma forse è meglio se ne andiamo a parlare fuori, sai com'è non vorrei ti prendessero per pazzo visto che stai praticamente parlando da solo- Gli rispondo. Lo stregone inizia a guardarsi in torno, sbarrando gli occhi, ricordandosi solo ora che io posso rendermi invisibile agli occhi dei Mondani, grazie alle rune.

Lui si volta di nuovo verso di me, annuendo lentamente, precedendomi all'uscita del locale. Lo seguo silenzioso, la mano posata sull'elsa della spada, pronto ad attaccarlo.

Abbandoniamo il Pandemonium Club per andare in posto più appartato, lontano dagli occhi indiscreti dei Mondani. Non lo lascio nemmeno girarsi verso di me, e lo stordisco subito con un colpo alla nuca.

Lo stregone si accascia a terra, tenendosi la testa con una mano sorpreso e confuso dal mio gesto. Tiro fuori dal fodero la mia spada inizando a giocarci. Il Nascosto, intanto, si è alzato in piedi barcollando.

Tiene gli occhi fissi sulla mia spada, il suo terrore mi inebria. Velocemente inizia a correre lontano da me, giradosi ogni tanto, per lanciarmi delle saette blu nate dalle sue dita.

Inizio ad avvicinarmi a lui, non correndo, semplicementi camminando.

Quasi, quasi mi metto a fischiettare. Penso sorridendo.

Voglio lasciare un pò di vantaggio al mio obbiettivo, per rendere il gioco un pò più divertente.
Inizio a far roteare la mia spada fra le dita. Se tendo l'orecchio riesco a sentire il rumore dell'aria infrangersi contro la lama della mia spada. Ora si fa sul serio. Penso scattando. 

In un secondo mi ritrovo faccia a faccia con il Nascosto. Questa scena mi sembra di averla giò vissuta, coe se fosse un Deja-vù. Sorrido ripensando allo stregone che non è riuscito a trovare Jocelyn. Punto la spada alla gola del Nascosto, intimandogli con lo sguardo di non fare una mossa.

-Fai il bravo- Lo ammonisco premendo di più la spada sulla sua giugulare. Il suo sguardo terrorizzato mi fissa supplicante. 

-Ora rispondi ad un paio di domande e poi, se le risposte che mi hai dato sono soddisfacenti, giuro che ti lascio andare- Gli dico. Lui annuisce appena, ma il movimento compiuto fa sfregare la pelle del suo collo contro la mia lama, causando una piccola lacerazione. Il sangue inizia a colare lento dalla sua ferita, giù su tutto il collo. La vista di quel liquido vermiglio fa vacillare il mio autocontrollo.

Forse potrei rimangiarmi il giuramento appena fatto. Penso continuando a guardare il sangue scendere. Ne potrei sempre trovare un'altro di stregone.

-Lo giuri sull'Angelo?- E lui pensa sul serio che un tipo a come me importi qualcosa di rispettare un giuramente, anche se fatto sull'Angelo. Sorrido per la sua ingenuità, è proprio vero che quando uno si trova davanti alla morte si aggrappa ad'ogni minima speranza pur di sfuggirgli.

-Lo giuro sull'Angelo- Gli concedo in fine.

-D'accordo allora. Fammi pure tutte le domande che vuoi- Mi risponde con voce tremante. Vedendo che ancora non abbasso la spada, lo stregone inizia a deglutire rumorosamente e a vuoto per il nervosismo.

-Puoi evocare un demone Superiore?- Gli chiedo partendo dalla questione che mi preme di più. 

Mia madre è molto astuta e non è un caso che abbia deciso di trasferirsi sopra l'appartamento di una falsa strega. Madame Dorotea deve sapere qualcosa sulla Coppa, ma non credo che lo dirrà propria a colui che ha fatto scappare la sua vicina da casa e suo figlio. 

Ma se noi potessimo, in qualche modo controllarla, scopriremmo tutto quello che nasconde. E se effettivamente non sa niente...

Jocelyn non è tanto stupida da non rivelare a nessuno dove a nascosto la Coppa, lo sa anche lei che ha un valore troppo grande per permettere che vada persa per sempre. Deve aver immaginato che prima o poi Valentine l'avrebbe trovata, anche se ha cercato di tenere se stessa e sua figlia il più lontano possibile dal nostro mondo, così ha nascosto la Coppa Mortale dicendo a qualcuno la sua collocazione esatta.

A Lucian magari, o a sua figlia.

Già Clarissa. Deve avergli lasciato degli indizi per trovarla o una mappa. Come se fosse il suo testamento per lei. 

Controllare Madame Dorotea significherebbe anche tenere meglio d'occhio Clarissa. Non che a mio padre importi, ma a me sì e molto anche. In fondo mio padre non deve sapere per forza del mio piccolo piano.

-Sì- Risponde in un sussurro. Ottimo

-E puoi farlo entrare in un corpo di un Mondano?- Premo di più la spada sul suo collo, in modo da fargli capire che è questa la domanda da cui dipenderà la sua vita.

-Una possessione demoniaca?- Risponde, la voce ridutta ad un sussurro. I suoi occhi da gatto sono puntati costantemente sulla mia spada.

-Esattamente-

-Sì...Io posso farlo- Non abbasso ancora la spada, voglio tenerlo ancora un pò sulle spine. Voglio godere ancora un pò della sua espressione spaventata, del terrore che vedo scaturire dai suoi occhi.

Solo quando vedo che, dalla ferita sul collo, una piccola goccia di sangue va a posarsi sulla punta della mia spada, iniziando a colare lentamente, macchiando di rosso la lama, altrimenti argentea e lucente, decido di abbassare la spada. Temendo di essere sottomesso ai miei istinti e di ucciderlo con un colpo netto alla giugulare.

-Bene. Penso che io e te diventeremo ottimi amici, lo sai?- Gli chiedo rimettendo, con suo sommo sollievo, la spada al suo posto nella mia cintura. Mi avvicino di qualche passo a lui e prima che possa sfuggire al mio tocco, gli circondo le spalle con il braccio, premendo volontariamente la mano sulla sua ferita, in un tacito avvertimento.

-Che ne dici di farmi vedere quanto sei bravo, e di evocare il demone che ti ho chiesto. Eh, amico?- Gli chiedo ironicamente, iniziando a camminare verso un vicolo. Sotto la mia presa sento tremare lo stregone. Con una mano cerca di farmi allentare la presa sulla sua ferita. 

Più si divincola come un'anguilla, più io premo sulla sua ferita. Il suo sangue mi bagna la mano colorandola di rosso. Continuo a premere, ma lui non urla dal dolore, preferisce stringere i denti ed illudersi che tutto questo finirà presto.

-Mi puoi giurare che dopo aver evocato il tuo demone e averlo fatto entrare in un corpo umano, mi lascierai andare?- Mi chiede smettendo di ribellarsi.

-No, purtroppo. Dovrai fare un'altra piccola cosa- Gli dico togliendo il mio braccio dalle sue spalle, ma subito gli agguanto la giacca di pelle con la mano ancora sporca di sangue, pulendomela parzialmente.

-Ma non è così importante, e se non dovessi riuscirci, pazienza- Gli dico.

-E, anche se non ci riesco mi lascerai andare?-

-Certo-

-Senza farmi del male...Altro male?- Mi chiede. Mi fermo interrompendo la nostra camminata. Un vicolo cieco, avevo imboccato un vicolo cieco e totalmento buio. Perfetto per evocare un demone. Il chiasso assordante del Pandemonium Club ormai era lontano e non si riusce più a sentire.

Promettergli che non gli farò altro male, posso davvero farlo? Posso davvero illudere una povera anima, promettergli la vita e poi portarlo alla morte?

Anche se non mi vedo, riesco a sapereche sul mio viso si è formato un sorriso per niente rassicurante.

-Lo giuro sull'Angelo- Ripeto il giuramento un'altra volta, stavolta con ancor meno convinzione. Non importa quante volte giuri per assicurargli la ua incolumità, quando Valentine vedrà che non è in grado di risvegliare Jocelyn, lo ucciderà con le sue stesse mani. 

Forse dovrei dargli un pò di fiducia. Penso, mentre guardo il viso dello stregone rilassarsi visibilmente. Il Nascosto si passa una mano fra i capelli neri prima resi dritti dal gel che ora si è sciolto a causa del sudore prvocato dalla paura e dalla corsa, rendendo i capelli piatti.

In fondo se riesce ad evocare un Demone Superiore, perchè non dovrebbe riuscire a risvegliare mia madre?! 

-Naturalmente, tutto questo non dovrai dirlo ad anima viva- Gli faccio notare, appoggiandomi al muro del vicolo, immergendomi nel buio, diventando invisibile ai suoi occhi, che invece spiccano nel buio come due torce.

-Certo- Mi risponde subito, annuendo freneticamente.

-Bene. Hai detto che puoi evocare un Demone Superiore...Quindi non avrai problemi nell'evocare e controllare il Demone Abbadon, o mi sbaglio?- 

-No, io posso farlo- Dice con sicurezza. 

Io resto fermo a guardare i suoi movimenti tremati, mentre prende dalla sua tasca dei jeans un gessetto. Ogni tanto mi manda delle occhiate per controllare quello che sto facendo. Lo stregone si china a terra e con il gesso inizia a disegnare una specie di pentagramma. A causa delle mani tremanti le linee non sono molto dritte.

Volto lo sguardo alla parte del vicolo illuminato, distogliendo l'attenzione dallo stregone. Continuo a fissare la luce, come in attesa di qualcosa, mentre mi immagino per l'ennesima volta come sarà la mia vita con Clarissa.

Chiudo gli occhi, per vedere meglio le immagini prendere forma nella mia mente, dimenticandomi dello stregone che potrebbe approfittarsi della mia distrazione per scappare, ma non mi importa. 

-Clarissa...- Mormoro sottovoce, non facendomi sentire dalla stregone, assaporando il suo nome, dolce e melodioso.

Clarissa. Continuo a ripetere il suo nome, il nome di mia sorella, anche nella mia mente, non riuscendo a farne a meno.

La vedo, nella mia testa, vestita di nero. La tenuta da cacciatrice fasciarle, come una seconda pelle, le curve dei fianchi e del petto, accentuandele. Il tessuto è strappato in alcuni punti, a causa del combattimento, lasciando intravedere la morbidezza ed il candore della sua pelle.

Clarissa. Ripeto ancora il suo nome nella mia mente.

Con la spada in mano, puntata verso Jace, mentre io trafiggo mio...Nostro padre con la mia. Il sangue del ragazzo angelo confondersi con il colore rosso dei suoi capelli. Le sue labbra rosse e succose che disegnano il più crudele dei sorrisi sul suo viso, facendo vedere i suoi perfetti denti bianchi.

Clarissa. Penso il suo nome per l'ennesima volta.

Vedere Jace, morto, per mano sua, sarebbe come toccare il paradiso e l'inferno nello stesso momento. A quel punto, io e lei, saremmo soli.

L'eccitazione, rende quasi impossibile respirare occludendomi la gola, mentre le immagini vanno avanti, come se stessi vedendo nel futuro tramite una delle più belle e afrodisia che visioni.

Nella mia mente la vedo puntarmi la spada angelica contro, un sorriso giocoso, ma allo stesso tempo maligno e malizioso stampato in faccia. 

Mi vedo mettermi anche io in guardia, alzando la mia spada verso di lei.
Spera di battermi, la mia sorellina, ma io sono troppo forte per lei. Le lascio fare qualche affondo, prima che decida di fare sul serio. Con un'agile mossa riesco a disarmarla, e le punto la spada alla gola, premendo un poco, per farle uscire qualche goccia del suo prezioso e squisito sangue.

Lancio la spada lontano e affero con una mano la cintura della sua tenuta da cacciatrice, attirandola a me. Lei non oppone resistenza, e va a sbattere contro il mio ampio petto.

Il mio viso si tuffa subito fra i suoi capelli, inspirando a pieni polmoni il suo inebriante profumo. Inizio a baciargli il collo, fino ad arrivare alla ferita che gli ho procurato. Clarissa allaccia le sue braccia dietro il mio collo, avvicinandomi di più a lei.
Inizio a succhiare e a leccare il suo sangue dal collo, beandomi del suo sapore ferrugginoso. Lei sospira, ma non so dire se dal piacere o dal dolore. Rafforzo la presa sui suoi fianchi, facendo aderire completamenti i nostri corpi.

Risalgo più su, iniziando a baciargli la mascella, prima di unire le mie labbra con le sue, facendogli assaggiare il suo stesso sangue. 

Mia sorella mi artiglia i capelli con le dita tirando forte, facendomi gemere dal piacere. Clarissa schiude le labbra, approfondendo il contatto ed io mi ubriaco del suo sapore, succhiandogli il labbro e la lingua. 

Non posso fare a meno di pensare che è tutto perfetto, io, lei...La scia di morte e decomposizione che ci lasceremmo dietro. Tutto maledettamente e crudelmente perfetto. 

Se solo fosse vero.

Apro gli occhi di scatto, quando sento il profondo e pungente odore di zolfo. Mi volto verso lo stregone, continua a ripetere delle parole in una lingua a me sconosciuta. Le parole sono ripetitive e creano una specie di macabra sinfonia.

All'interno del pentagramma si sta creando una fitta nube grigia. Allora diceva la verità, è davvero riuscito ad evocarlo. Penso sorridendo.

La nube inizia a diradarsi, facendo intravedere ciò che prima nascondeva. Quando la pesante nube grigia scompare del tutto, riesco a vedere il demone in tutta la sua magnificenza.

Il volto scheletrico si volta verso di noi, fissandoci con i suoi occhi ridotti a due cavità nere, due pozzi senza fondo, come il suo naso. La pelle sul resto del corpo era del colore delle escoriazioni, da cui escono delle ossa giallognole, ormai putrefatte. Abbadon alzo il braccio verso di noi, puntandoci contro il suo dito scheletrico e provvisto di arigli come le dita dei piedi.  

-Chi osa invocare me, Abbadon, il demone degli abissi?-
   
 
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