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Autore: acrosstheoceanx    10/03/2013    2 recensioni
'Sai che amo disegnare, che ne dici di parlarmi un po' di te? cosa ti piace fare?'. Gli chiesi all'improvviso, sorridendogli timidamente. Vidi il suo sguardo addolcirsi
'Scrivo pezzi rap'. Prese una pausa, guardando un punto nel nulla, tra gli alberi, come fosse affascinato da qualcosa, come se i ricordi stessero scorrendo in ordine cronologico, come se stesse rivivendo il film della sua vita. 'Il rap mi fa sentire libero, riesco ad esprimere il mio disaccordo col mondo. Il rap è come il telegiornale della strada, quello vero,crudo. Racconta la verità senza menzogne o peli sulla lingua'. Accennò un sorriso, e tornò a guardarmi. Le guance mi andarono a fuoco, ma non abbassai lo sguardo, provai a reggere il suo.
'So come ti senti, io mi sento così quando disegno'. Gli sorrisi e lui non aspettò a ricambiare, mi strinse la mano e fece aderire la schiena al tronco dell'albero.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In your eyes I can see the purity.

Lo scrosciare della pioggia faceva da colonna sonora a quella triste giornata. Camminavo velocemente, lo sguardo rivolto verso il pavimento, non cercavo nemmeno di ripararmi dalla pioggia. Lasciavo che quelle piccole goccie d'acqua si insinuassero nell'incavo del mio collo,come se avessero una rotta già segnata. Beate loro, almeno sapevano già dove andare.
Io ero confusa, la mia mente era un vorticare di idee che mi gridavano di uscire,di tramutarsi in qualcosa di concreto, ma non mi decidevo ad accontentarle.
Da giorni non riuscivo a disegnare, ricordo davvero troppo nitidamente i pomeriggi passati davanti al camino, l'album da disegno sulle mie ginocchia, la mia mano che impugnava la matita con così tanta forza da far diventare bianche le nocche. O forse era rabbia.
Carte accartocciate,buttate nel fuoco, e lacrime amare che rigavano il mio viso troppo spesso ormai.
'Ehi bellezza, che ne dici di stare un po' con noi?'. Il suono ovattato di quelle voci mi riportò alla realtà, continuai a camminare sperando con tutta me stessa che non si stessero rivolgendo a me. Non feci in tempo a fare altri tre metri che la stessa frase venne ripetuta, da una voce un po' brilla.
Suonava come una condanna alle mie orecchie, le gambe cominciarono a tremarmi, cercai di non farmi paralizzare dalla paura, ma il cuore aveva preso a galopparmi nel petto e muovermi diventava sempre più difficile.
Sentì il suono di alcuni passi non molto lontano da me, e stringendo al petto la mia borsa contenente l'album da disegno, mi girai lentamente cercando di rimuovere dal mio viso l'espressione impaurita che avevo e tramutarla invece in roccia..dura,fredda,impassibile.
Alla mia vista si presentarono tre ragazzi ognuno dei quali reggeva in mano una bottiglia di birra.
Un ragazzo biondiccio, con i capelli disfatti e l'espressione assente barcollò verso di me. Istintivamente strinsi ancora di più a me la borsa.
'Che c'è, hai tanta grana in quella borsa,eh?'. Ghignò sinistramente il biondo, portandosi la bottiglia alla bocca e sorseggiando rumorosamente la birra.
I muscoli del mio corpo si irrigidirono, le lacrime erano in procinto di cadere dai miei occhi, ma pregai mentalmente che ciò non accadesse. Non dovevano avere la certezza di incudermi timore, sarebbe stato come consegnarmi a loro.
Indietreggiai di due passi, avvertendo lo sguardo malizioso del ragazzo in prossimità del mio seno, feci per girararmi e continuare a camminare quando un'altra voce mi richiamò. Non la sua, una voce più squillante, quasi fastidiosa all'udito.
'Ci lasci già soli?'. Il ragazzo mimò un pianto da bebè e un ghigno sinistro gli attraversò il volto. Una spaventosa cicatrice gli segnava la guancia, gli occhi scuri ridotti a due fessure nell'intenzione di scrutarmi.
'C-che volete da me?'. Balbettai, cercando di apparire più calma possibile, degludendo rumorosamente.
'Io avrei già un'idea.' Sbottò maliziosamente il biondo, avvicinandosi pericolosamente a me, un sorrisetto soddisfatto si dipinse sul suo viso, rendendo la sua figura esile, imponente e inquietante ai miei occhi.
Indietreggiai nuovamente, ma la ringhiera alle mie spalle fece fallire il mio vano tentativo di scappare.
Era davvero troppo vicino a me, riuscivo a sentire il suo respiro sul collo, puzzava come una distilleria.
'Dai su,fammi vedere cos'hai in questa borsa'. Sbottò malamente, strappandomi dal petto la sacca nera di pelle.
'Ridammi la borsa'. Sbottai flebilmente. Nella mia mente avevo immaginato un tono di voce più alto e rispettabile, ma la voce mi morì in gola rivelando la mia aria insicura.
Non avevo soldi dentro la borsa, avevo solo il mio album da disegno, contenente tutti i miei più oscuri segreti, contenente la mia anima, spoglia, senza pudore o paura.
Non volevo che vedessero, non volevo che entrassero a conoscenza del mio mondo, non volevo che si immergessero in me. 
Tremai impercettibilmente, cercando di avvicinarmi al biondo e di strappargli la borsa dalle mani, ma tutto fu vano.
'Uh,guardate ragazzi. Questa bella ragazza è anche un'artista'. Un'agghiacciante suono gutturale, più simile ad un latrato che ad una risata, uscì dall labbra del ragazzo con la cicatrice.
Il biondo teneva il mio album in mano, soppesandolo, osservandolo attentamente. Lo stava strappando con lo sguardo, riuscivo a sentirlo e ciò mi mandava in bestia. 
'Ridatele la borsa'. I miei occhi si spalancarono all'improvviso, sussultai e guardai alle spalle del biondo, quando lo vidi... 
Se ne stava appoggiato alla ringhiera, con lo sguardo concentrato sul riflesso della luna sul mare nero. Una sigaretta consumata gli pendeva all'angolo della bocca e con disinvoltura la prese tra l'indice e il medio, espirando il fumo dal naso e dalle carnose labra. Ciocche sparse di capelli gli ricadevano sulla fronte, sottolineando i suoi occhi castani che brillavano sotto il riflesso della luna. Me ne accorsi quando con noncuranza si girò distrattamente a guardarci. 
'Chris,che ti prende?'. Sbuffò il moro, lasciando cadere la bottiglia a terra che si ruppe sbriciolandosi in mille schegge di vetro.
'Ho detto' prese una pausa per portarsi nuovamente la sigaretta alle labbra 'ridatele la borsa'. completò la frase con una nota di rabbia e disgusto nella voce.
Era dannatamente bello, una maglietta a maniche corte nera fasciava il suo fisico ben allenato. Faceva molto freddo eppure lui sembrava non avvertirlo, sembrava essere in perfetta simbiosi col paesaggio che stava ammirando.
Con aria riluttante il biondo mi restituì la borsa, distrattamente la recuperai, incapace di spostare lo sguardo da quel misterioso ragazzo.
'Che cazzo guardi ancora? vai,prima che cambi idea'. Sussultai, avvertendo le mie guance avvampare e sentendomi stranamente sconfortata all'uso di quell'espressione scontrosa nei miei confronti.
Nei suoi occhi c'era...sofferenza.
Abbassai lo sguardo e mi girai, cominciando a correre in direzione del mio appartamento, sentivo il cuore scalpitarmi.

***                                                     
Asciugai con la manica della maglietta una goccia di sudore sulla mia fronte, mi girai in direzione dei tavoli appogiandomi sfinita al bancone. Il mio turno era quasi finito, riuscivo a vedere fuori dalle vetrine il sole tramontare, la caffetteria si stava lentamente svuotando. Diedi una rapida occhiata all'orologio alla parete, vidi che mancavano solamente dieci minuti alla fine del mio turno. Mi levai il grembiule e feci per andarmene nel mio armadietto sul retro quando mi accorsi che qualcuno era entrato. 
'Alex, pensaci tu.' gridò Steve dalla cucina. Non volli contraddirlo, non mi andava di discutere, sbuffai e con lo sguardo chino verso il basso rientrai dietro il bancone e mi rimisi il grembiule.
Non appena alzai lo sguardo, feci fatica a non gridare e indietreggiai impaurita fino ad aderire perfettamente al muro con la schiena.
Le mie guance andarono a fuoco e si tinsero di rosso, io facevo fatica a capire se ciò che stavo provando era paura o una fortissima attrazione.
Velocemente riportaia alla mente i momenti di paura vissuti esattamente una settimana prima.
Ricordo di essere passata da quella strada ogni mattina, per andare a lavoro e di non aver trovato più traccia di quel gruppo di ragazzi, nemmeno di lui.
A volte mi sorprendevo a cercarlo con lo sguardo, a desiderare di vederlo spuntare di colpo davanti a me, con la sigaretta quasi del tutto consumata all'angolo della bocca e la sua aria strafottente e annoiata.
E adesso lo avevo davanti a me, seduto su uno sgabello, le spalle curvate e l'espressione intenta ad osservarmi in attesa di qualche mia parola. 
'Buona sera, mi dica'. Mi sforzai di non far apparire tremolante la mia voce, mi avvicinai appoggiando una mano al bancone, cercando di dipingere sul volto un cordiale sorriso.
'Un cappuccino'.Disse solamente, con una strana punta di soddisfazione nella voce e un mezzo sorrisetto che gli si dipingeva sul volto mentre estraeva dalla tasca l'ennesima sigaretta.
'N-non si può fumare'. Balbettai guardandolo e indicando il cartello appeso alla parete. Lui sorrise imbarazzato, alzando le mani in segno di scuse e infilandosi nuovamente la sigaretta nella tasca della camicia. Fece tutto con un'estrema naturalezza, sembrando quasi infantile, i tratti del suo viso si addolcirono e il mio cuore perse un battito.
Mi girai di scatto e afferrai una tazza alla mia destra, cominciando a preparare il cappuccino. Appena fu pronto nella tazza, versandone un po' sul pavimento. Non smettevo di tremare, ero tremendamente impacciata. Presi un respiro profondo. Il suo sguardo non lasciava la mia schiena, riuscivo ad avvertirlo. Non riuscivo a sopportare il fatto che lui riuscisse a farmi questo effetto, non ero mai stata impacciata, non avevo mai balbettato di fronte ad un ragazzo, nessuno era mai riuscito ad abbassare in questo modo le mie barriere, era come se la mia maschera si fosse sbriciolata, come se il suo sguardo sapesse guardare dentro di me, mi sentivo nuda con lui e questo non mi piaceva.
Mi girai nuovamente verso di lui, e dopo aver messo un po' di zucchero nel cappuccino, posai la tazza sul bancone.
'A-altro?'. Chiesi nuovamente con voce tremante e mi maledissi mentalmente per essere così impacciata e imbarazzata in sua presenza.
'Stai tranquilla, non devo violentarti e nemmeno derubarti'. Rise, riavviandosi i capelli. La sua voce era più calma, più calda di come la ricordavo, una settimana prima mi era risultata fredda e severa nell'ordine che aveva dato a quei due ragazzi di restituirmi la borsa. Anche quando mi aveva 'invitata' ad andarmene.
'Non so che intenzioni avessi tu, ma mi pare che i tuoi amici volessero proprio fare questo'. Dissi, sforzandomi di tenere una punta di ironia nella voce. Lui sorrise tristemente, come se stesse ricordando tutto ciò che era successo.
'Ma non l'hanno fatto'. Ribattè tranquillamente lui, sfidandomi con lo sguardo.
'Ma avrebbero potuto farlo, se...' Mi interruppi, imbarazzata, al ricordo della sua voce impassibile che ordinava ai suoi amici di lasciarmi in pace. Ecco a cosa voleva portarmi, glielo leggevo nello sguardo soddisfatto e nel sorriso strafottente. Voleva che lo ringraziassi. Mi sforzai di mantenere la calma.
'Se non fossi intervenuto io'. completò la frase, portandosi all'indietro il ciuffo.
'Sono pericolosi'.Dissi solamente io, cercando il suo sguardo.
'Nah, sono solo quattro coglioni che amano la birra'. Disse con noncuranza, bevendo un sorso di cappuccino.
'Ma se non ci fossi stato tu a fermarli, chissà cosa mi avrebbero fatto'. Sbottai forse un po' troppo forte, mi ricomposi, stringendo tra le mani un lembo del mio grembiule.
'Questo sarebbe un grazie?'. Chiese, guardandomi con aria soddisfatta. Mi irrigidì, feci per rispondergli quando Steve dalla cucina mi chiamò.
'Ehi Alex,il tuo turno è finito. E' tardi, vai a casa, qui ci penso io'. Disse sporgendosi dallo stipide della porta e notando chiaramente la mia espressione fredda, ma non fece domande, il che mi risollevò. Mi tolsi il grembiule e lanciai un ultimo sguardo a Chris prima di andare sul retro.

***

Mi avvolsi la sciarpa al collo, cercando di proteggermi dal freddo pungente della serata. Il sole era già tramontato, il cielo era azzurro scuro con sfumature tendenti all'arancione e al rosa in prossimità dell'orizzonte sul lungomare.
'Noi non abbiamo ancora finito la nostra conversazione'. Era lui, avrei riconosciuto la sua voce dovunque. Era a pochi passi da me, mi girai e incontrai il suo sguardo. Cercai di non arrossire
'Vuoi che ti ringrazi?'. Sbuffai cercando di mantenere un atteggiamento annoiato.
'Si'. Rispose lui sfacciatamente, avvolgendo la sigaretta tra le labbra carnose e facendo un tiro.
'Grazie'. Dissi acidamente, girandomi nuovamente e facendo per andarmene.
'Comunque, io sono Chris, piacere'. Continuò, come se non volesse lasciarmi andare.
'Il piacere è tutto tuo, sono Alex'. Dissi con la stessa acidità di poco prima. Ci stringemmo la mano e il contatto con la sua pelle mi fece sussultare.
'Grr, a cuccia tigre'. Mi prese in giro avvicinandosi a me, facendo un altro tiro.  'Cosa vuoi ancora?'. Chiesi, con finta aria annoiata, la sua presenza mi metteva in soggezione. I jeans stretti e la maglietta aderivano al suo corpo perfetto, facendolo apparire sempre più attraente. Dovevo imparare a controllarmi in sua presenza.
'Parlare, conoscerti'. Mi disse, chinando lo sguardo verso il basso, giurai per un attimo di averlo visto arrossire.
'Perchè vuoi conoscermi?'. Risposi mantenendo il mio tono pacato e freddo.
'Perchè sei interessante'. La sua voce apparve tremolante, mi guardò negli occhi, perforandomi col suo sguardo. Provai la sensazione di prima alla caffetteria. Mi sentì nuda di fronte a lui, mi sentì come se con uno sguardo riuscisse ad intravedere la mia anima.
La mia anima corrosa dalle sofferenze, dal fumo, dalle notti passate in bianco a piangere. Un'anima bucata, macchiata di sangue, macchiata del passato.
'E tu che ne sai?'. Abbassai lo sguardo, cominciando a torturarmi le mani, sentendomi estremamene vulnerabile
'Ami l'arte e ho notato il tuo guardo terrorizzato quando Derek stava per aprire il tuo album da disegno. Non ti importava dei soldi, avevi solo paura che qualcuno capisse ciò che provi, che qualcuno ti vedesse nuda'. La sua voce conteneva dolcezza, comprensione. Mi sentì spiazzata da quelle affermazioni, mai nessuno si era preso la briga di conoscermi affondo o almeno provarci e un perfetto sconosciuto aveva in un attimo distrutto tutte le barriere che avevo costruito con tanta sofferenza nel corso degli anni.
'T-tu non sai niente, non mi conosci'. Dissi improvvisamente con una certa freddezza nello sguardo, vidi la sorpresa nei suoi occhi, tanto che indietreggiò.
'Lascia che io imapari a conoscerti'. Affermò quasi implorante, tendendo impercettibilmente la mano verso di me. Indietreggiai sentendo formarsi un nodo in gola, una lacrima solitaria solcò la mia guancia.
'Fossi in te ci perderei le speranze'. Parlai più a me stessa che a lui, un sorriso triste si dipinse sulle mie labbra, lo guardai, chiedendomi quale strano rapporto si fosse creato tra di noi.   

                                                                                              ­­  
***

'Perchè mi hai difeso l'altra notte?Perchè non hai lasciato che i tuoi amici si sfogassero con me?'. Mi portai le ginocchia al petto, e lo guardai girando leggermente il viso. Sembrò irrigidirsi alla mia domanda.
'Perchè non sono un criminale, e al contrario di ciò che pensano tutti non sono un bastardo'. La sua risposta mi lasciò perplessa, quella frase aveva un profondo significato, le sue parole mi arrivarono al cuore. La sua voce conteneva dolore, e stava per essere spezzata dal pianto.
Mi avvicinai a lui e presi la sua mano tra le mie, lui fu sorpreso dal mio gesto,ma non disse niente, a sua volta strinse la mia mano. Un leggero venticello faceva muovere le fronde dell'albero sotto la quale c'eravamo rifugiati.
Mi aveva convinta a rimanere con lui e mi aveva portata in una piccola radura nascosta dagli alberi, nessuno la conosceva, era il posto segreto di Chris. Non aveva mai portato nessuno lì e mi chiedevo ancora perchè avesse scelto proprio me.
'Sai che amo disegnare, che ne dici di parlarmi un po' di te? cosa ti piace fare?'. Gli chiesi all'improvviso, sorridendogli timidamente. Vidi il suo sguardo addolcirsi. 
'Scrivo pezzi rap'. Prese una pausa, guardando un punto nel nulla, tra gli alberi, come fosse affascinato da qualcosa, come se i ricordi stessero scorrendo in ordine cronologico, come se stesse rivivendo il film della sua vita. 'Il rap mi fa sentire libero, riesco ad esprimere il mio disaccordo col mondo. Il rap è come il telegiornale della strada, quello vero,crudo. Racconta la verità senza menzogne o peli sulla lingua'. Accennò un sorriso, e tornò a guardarmi. Le guance mi andarono a fuoco, ma non abbassai lo sguardo, provai a reggere il suo.
'So come ti senti, io mi sento così quando disegno'. Gli sorrisi e lui non aspettò a ricambiare, mi strinse la mano e fece aderire la schiena al tronco dell'albero.
'Non voglio tornare a casa'.Sussurrai, più a me stessa che a lui, con lo sguardo perso nel vuoto. Una lacrima mi rigo il viso e mi affrettai ad asciugarla. Sentivo il suo sguardo, sapevo che mi stata scrutando e si stava chiedendo perchè quella lacrima fosse precipitata dai miei occhi. 
'Vieni con me'. Fu solo la sua risposta.
'Dove?'. Gli domandai con voce tremante.
'In discoteca. Io e te, insieme'. Si alzò e tendendomi una mano mi invitò a fare lo stesso. Mi tirai in piedi e lo guardai torva, non feci domande. Era
già sera inoltrata, le stelle punteggiavano il cielo nero, la luna piena creava un'atmosfera suggestiva.

***

Mi muovevo maldestra tra la folla, corpi sudati si muovevano a ritmo di musica, alcuni scambiandosi anche effusioni piuttosto spinte in pista. Cominciai a muovermi sulle note, iniziando a confondermi tra la folla, la musica mi entrava nelle vene, mi faceva vibrare il petto, mi sentivo stranamente bene.
'Ti piace questo posto?' mi ritrovai improvvisamente accanto Chris, lo scrutai, mi appariva sempre più bello, anche sotto le accecanti e colorate luci della discoteca, riusciva ad apparire sempre bellissimo.
'Si, è davvero carino'. Non mentì, lo era, mi piaceva quell'ambiente, mi sentivo libera e indipendente, mi sentivo spensierata. Cominciammo a muoverci contemporaneamente, Chris si avvicino a me e mi mise una mano sul fianco, i nostri corpi si trovavano a pochissimi centimetri di distanza, i suoi occhi mi scrutavano, costringendomi ad abbassare lo sguardo a volte
'Vado a prendere da bere'. Disse all'improvviso, con sguardo distratto, e senza aspettare una mia risposta, si perse tra la folla. Non me ne curai e continuai a ballare, estraniandomi dal mondo.

Guardai l'orologio, era passata mezz'ora e Chris non si era ancora fatto vivo. Decisi di andarlo a cercare, mi inoltrai tra la folla, riuscendo a malapena ad insinuarmi tra di loro, arrivai vicino ai bagni, facendo lo slalom tra la gente.
Ciò che vidi mi fece rimanere paralizzata. Chris avvinghiato ad una ragazza dai cappelli biondo platino, lui le toccava avidamente il sedere. Quella vista mi fece contorcere lo stomaco. Mi sentì sconfitta, triste, il cuore prese a battermi e le lacrime cominciarono a scendere dai miei occhi copiose.
Perchè piangevo? Non eravano nulla io e Chris, era libero di fare ciò che voleva, non mi importava...allora,perchè piangevo?
Lui si accorse della presenza e si voltò verso di me, cercai frettolosamente di asciugarmi le lacrime, ma loro non smettevano di sgorgarei dai miei occhi. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo, mi girai e scappai verso l'uscita.
Appena fui fuori il vento mi colpì in pieno, mi sfregai le mani sulle braccia provando a riscaldarmi, avevo dimenticato il giubotto dentro.
Delle braccia all'improvviso mi avvolsero, ricobbi che era Chris e mi sottrassi velocemente dalla sua stretta.
'Non toccarmi'. Esordì con la voce rotta dal pianto.
'Fammi spiegare'. Tentò con la voce tremolante.
'Non c'è niente da spiegare, v-va..tutto bene.' Le lacrime continuavano a scendere dai miei occhi, tanto che dovetti girarmi di spalle per impedire a Chris di guardarmi.
'Sicura?'. Chiese avvicinandosi,la voce incerta, mi sfiorò la sfalla e io prontamente mi allontanai, girandomi verso di lui
'No,non sono sicura. Se proprio vuoi saperlo sto malissimo. Ti odio!'. Gridai, le lacrime mi rendevano difficile parlare.
'Andiamo, solo per un bacetto, non fare la bambina'.  Assunse quella sua aria strafottente che mi mandò in bestia. Come faceva a non capire? 
'Non è solo per quello'. feci una pausa, prendendo un respiro profondo. 'Sei stato capace di leggermi dentro come nessuno aveva mai fatto in una vita intera, hai abbassato in un attimo tutte le mie barriere, hai alleviato il dolore di un peso che portavo da troppo tempo, mi hai portata nel tuo posto segreto e qui stasera, in discoteca. E adesso ti ho trovato a limonare con una sconosciuta,ti ho aspettato mezz'ora perchè credevo fossi andato a prendere da bere. Ti odio perchè a causa tua ho scoperto che il colpo di fulmine esiste'. Dissi con tutto il fiato che avevo in corpo, la sua espressione era sorpresa,quasi sollevata e questo mi fece andare ancor di più fuori dalle staffe. Mi ero dichiarata, mi ero spogliata di fronte a lui, avevo messo a nudo tutto ciò che provavo, e lui se ne stava lì, impassibile.
Indietreggiò e lo vidi correre verso l'ingresso.
Rimasi a bocca aperta, sentivo come un vuoto incolmabile dentro di me.
Se n'era andato.
                               
                                                                                               
***

Guardai distrattamente l'orologio, sbadigliando e sfregandomi gli occhi. Avevo passato la notte in bianco, alternando canzoni di Ed Sheeran a lacrime amare.
Il mio turno stava per finire, avevo un nodo in gola che da quasi tutta la mattinata mi impediva di parlare, gli occhi gonfi e il mal di testa. Ero apatica, mi sentivo come se mi avessero investita, mi sentivo umiliata. Non mangiavo dal giorno prima e la fame non aveva voglia di farsi sentire. Bevvi un sorso di cioccolata calda che mi fece venire un giramento di testa. Mi appoggiai sul bancone, quando sentì la porta aprirsi. Come il giorno prima, indietreggiai fino a fare aderire perfettamente la mia schiena al muro.
'Cosa vuoi?'. Dissi duramente, prima che potesse proferire parola.
'Te'.disse solamente lui, entrando dietro il bancone, avvicinandosi a me.
'Non mi avrai, non sono un oggetto. Ho un fottuto cuore'. Dissi con cattiveria e rabbia, lo incenerì con lo sguardo.
'Lo so,hai un cuore, che io ieri ho spezzato,comportandomi da vigliacco e da bastardo'. Disse lui, parlando più con se stesso che con me, la sua voce era colma di risentimento e paura, colma di sofferenza, colma di verità. 
'Avevi detto di non essere un bastardo, io ti avevo creduto, mi sono messa a nudo con te, un perfetto sconosciuto'. Sputai con rabbia, sentendo il cuore scoppiarmi dentro, sentendo le braccia atroffizzarsi e il nodo in gola farsi sempre più grande.
'Io-io-'.Balbettò, prese una pausa'.'Ho bisogno di te. Come l'aria. Ieri ho baciato quella bionda perchè rifiutavo il fatto di essere davvero interessato a una ragazza per la prima volta in vita mia. Non sei come le altre, sei diversa, sei una ragazza con degli ideali, maturata troppo in fretta a causa di una vita crudele. Dio, tu mi fai impazzire'. Sbottò con voce implorante, i suoi occhi supplicavano il mio perdono, la sua voce era rotta dal pianto.
Nei suoi suoi occhi riuscivo a vedere la purezza
Il mio cuore prese a battere velocemente, le guance mi andarono a fuoco e mi avvicinai a lui che prontamente mi cinse i fianchi.
Cercai le sue labbra e finalmente ottenni il contatto che cercavo fin dalla prima volta che lo vidi. Le mie mani andarono tra i suoi capelli e tutto ritornò al suo posto, com'era giusto che sia. Il vuoto dentro di me si era improvvisamente colmato, mi sentivo felice, con lui, che sapeva capirmi. Tutto ciò che avvertivo erano le nostre labbra unite, i nostri cuori che battevano all'unisono.
Non avevo mai fatto entrare l'amore nella mia vita, ma con lui era tutto più bello.
  
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