Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Volleydork    10/03/2013    5 recensioni
Avevo sempre cercato di avere tre certezze nella vita, tutte irrimediabilmente distrutte.
La prima era che le fette di pane imburrato cadono, sui vestiti, dalla parte del burro. Abigail mi aveva dimostrato il contrario. Forse aveva a che fare con l'essere figlia della dea dell'amore.
La seconda era che nessuno dormiva con tanto gusto con quanto lo facevano i gatti. Tristan si era dato da fare a disilludermi anche su questo, addormentandosi sotto i miei occhi durante una lezione di traduzione.
La terza era che non c'erano altri campi per semidei oltre al mio. Ma, stando alle parole di Elliott, mio padre e compagnia non erano gli unici a essersi impegnati sotto questo aspetto.
Perché, va bene tutto, va bene che arriva la fine del mondo e tutto il resto, ma preferirei che non dovessimo chiedere aiuto a quei fricchettoni degli dei greci...
Ah, scusate! Non mi sono presentata: io sono Selina Potter, figlia di Odino.
***
E io non ho ancora finito di ammorbarvi con le mie long su Percy Jackson.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ci sono cose che vorrei non scoprire e altre che non dovrebbero accadere




"Ehi, Selina."
Alzai lo sguardo dal fuoco su Abigail. Erano passati due giorni dall'incontro con le Norne. Dopo che ero riuscita a far dire a Verdandi chi aveva rapito l'anima di Balder, le avevo chiesto dove si fossero diretti Vili e Ve e quali fossero i loro piani. Alla fine la dìsir* mi aveva rivelato che, mentre Muspell era tornato nel regno dei giganti del fuoco, Vili e Ve erano andati nella fortezza di Utgard-Loki. In precedenza questa si trovava sulla terra, in Asia, ma visto l'aumento della popolazione e, di conseguenza, delle probabilità che venisse scoperta dagli uomini, i giganti avevano deciso di spostarla su Jotunheim. Dove ci trovavamo in quel momento.
"Tutto bene?" insistette Abigail.
"Sì... sì, sto bene. Perché me lo chiedi?"
"Hai fissato il fuoco per un quarto d'ora senza dire una parola. Mi stavo preoccupando."
"Sto bene." Tornai a fissare il fuoco. Continuavo a pensare al gesto di Urdr poco prima che ce ne andassimo, quando aveva preso uno dei fili, uno di colore giallo pallido, l'aveva guardato con intensità e poi aveva gettato un'occhiata verso Luna. Ormai avevo capito che quei fili erano le vite degli uomini, non ci voleva un genio.
"Selina."
Era stata Luna a chiamarmi, stavolta.
"Sì?"
"Abbiamo deciso i turni di guardia. Io e Talia andiamo per prime, poi tu e Nico, Tristan e Adam, Percy e Abigail e infine Clarisse e Annabeth. Ti va bene?"
Annuii e senza dire una parola mi andai a sdraiare in un angolo della grotta in cui ci eravamo accampati. Prima di andare su Jotunheim eravamo tornati velocemente ad Asgard per riferire agli dei tutto quello che avevamo scoperto e Odino, una volta mandato giù il fatto che i suoi fratelli stavano complottando per distruggere il mondo, era andato ad avvertire i ragazzi a Campo Nord. Mentre eravamo al palazzo degli dei, avevamo fatto scorta di abiti pesanti, in vista del viaggio nel regno dei giganti di ghiaccio.
Mi avvolsi meglio nella giacca pesante che indossavo e mi addormentai quasi all'istante. Luna mi svegliò circa un'ora e mezza dopo. Mi stropicciai gli occhi; odiavo avere i turni in mezzo. Ovviamente non potevo sempre rifilarli ai miei amici, ma mi davano sempre l'impressione di dormire meno del solito. Mi misi a sedere davanti al fuoco, di fianco a Nico, che cercava di rimanere sveglio.
"Dormi pure," gli dissi l'ennesima volta che, sul punto di addormentarsi, batté la testa contro la mia spalla.
"Non ho bisogno di dormire," cercò di protestare il ragazzino.
"Sì, che ne hai bisogno. Sei esausto."
"Oh, smettetela di trattarmi come un bambino. Lo fate tutti. Lo fa pure Percy, che sembra non ricordarsi che alla mia età aveva già portato a termine due imprese. Ai vostri occhi sono sempre piccolo."
Mi mordicchiai il labbro inferiore.
"Hai ragione. Ma il fratello minore è piccolo per sempre."
"Hai fratelli minori? Da come parli sembra che tu sia la sorella maggiore di qualcuno." Nico inclinò la testa da un lato. Scossi la testa.
"No, niente fratelli minori. Ma ho un fratello maggiore. Quando sono arrivata al campo lui non veniva più con regolarità, andava al college e tornava una settimana o due durante l'estate per farsi un po' di vacanze. Solo tre o quattro anni anni fa ha smesso di venire."
"Come si chiama?"
"Riley."
Nico tornò silenzioso; io ravvivai il fuoco rigirando i rami con un bastone. Il resto del nostro turno di guardia passò senza grandi chiacchierate, fino a quando, finalmente, arrivò il momento di svegliare Tristan e Adam. Io scossi il figlio di Loki con impazienza: morivo di sonno e non avevo voglia di essere gentile.
Prima di tornare a dormire, Nico disse qualcosa ad Adam, che sorrise e gli scompigliò i capelli. Mi sdraiai a terra nel punto in cui mi ero addormentata in precedenza, dando le spalle al fuoco. Ma non riuscivo ad addormentarmi.
"E che cazzo..." pensai, esasperata.
Stavo per cambiare posizione, quando Adam chiese a Tristan:
"Dorme?"
Tristan mi si avvicinò. Io finsi di dormire: Adam sapeva perché Tristan si comportava in modo strano e sembrava che fossero sul punto di fare una discussione privata. Non avrei perso l'occasione di origliare per nulla al mondo.
"Dorme," confermò Tristan.
Tornò di fianco ad Adam.
"Hai provato a seguire i nostri consigli ed alleggerire un po' la mano su battutine e cose varie?"
"Sì..."
"E?"
"L'unico cambiamento è che ora pensa che abbia qualche malattia contagiosa." Tristan sospirò. "Adam, è troppo ottusa."
"Devi avere pazienza. Almeno adesso lascia che ti avvicini, no?"
"Sì. Continuo a chiedermi perché non mi ha preso a pugni quando le ho messo un braccio attorno alle spalle."
"Perché aveva paura e il tuo gesto le ha fatto capire che ti stavi preoccupano per lei e volevi rassicurarla."
"Un braccio attorno alle spalle può dire tutto questo?" Il tono di Tristan era incredulo.
Adam rise.
"Lo fa, credimi."
Mano a mano che la conversazione era andata avanti, avevo sgranato sempre di più gli occhi, fino a che questi non avevano raggiunto dimensioni inumane.
"Non so se capirà, Adam. Ti assomiglia troppo.”

Cosa intendi?”
Intendo che nemmeno tu ti sei mai accorto della cotta che ha per te da almeno un anno.”
Non so come fosse possibile, ma mi sembrò di arrossire e sbiancare nello stesso tempo. Credevo di essere stata abbastanza discreta e adesso scoprivo che la mia cotta era di dominio pubblico. Dovetti fare un grosso sforzo per non saltare in piedi gridando come faceva a saperlo.

Come fai a saperlo?” chiese Adam.
Già come fai?”
Devi saper leggere le persone se vuoi trovare i loro punti deboli.”
Non mi sembra però che tu abbia sfruttato questa conoscenza.”
Ho un cuore anch'io, non farei un tiro mancino del genere a una persona a cui tengo.”
Il tuo cuore non ti ha impedito di umiliare Beatrix facendole credere di piacere a Brody e consigliandole di dichiararsi pubblicamente,” sottolineò Adam.
Non era obbligata a darmi ascolto,” ribatté Tristan.
Non so perché il mio corpo scelse proprio quel momento per finire il turno e decidere che aveva bisogno di dormire. A rigor di logica, quelle scoperte avrebbero dovuto lasciarmi tanto sconvolta da non permettermi di prendere sonno, ma è evidente che sono incapace di seguire le leggi che regolano i normali esseri umani. O forse non avevo ancora metabolizzato la cosa.
L'ultimo pensiero prima di addormentarmi fu:

Vorrei davvero non sapere certe cose.”

Il giorno dopo fu Percy a svegliarmi. Mi tirai in piedi stiracchiando la schiena.

Non mi abituerò mai a dormire all'addiaccio...”
Nonostante l'aria fosse fredda, fuori dalla caverna splendeva il sole e i raggi filtravano attraverso i rami dei pini. Facemmo una veloce colazione e riprendemmo il cammino, iniziato il giorno prima, verso il castello di Utgard-Loki.
"Dormito bene?"
Alzai lo sguardo su Tristan e sorrisi prima di rispondergli, ma d'improvviso mi ricordai della conversazione che avevo origliato. Mi bloccai con la bocca semiaperta e sbattei le palpebre un paio di volte.
"Sì. Sì, ho dormito bene." Abbassai la testa schiarendomi la gola. "Ho solo fatto un po' di fatica ad addormentarmi dopo il turno di guardia."
Lo guardai e osservai un lampo di panico passargli negli occhi.
"E volevo dirti qualcosa a proposito di questo..."
Tristan mi bloccò la strada e mise le mani davanti a sé.
"Selina, qualunque cosa tu abbia sentito ieri-"
"Selina!"
Mi sporsi oltre la spalla di Tristan, ignorando il resto del suo discorso, e vidi che Luna indicava qualcosa tra gli alberi. Mi avvicinai alla ragazza e notai che da dove si trovava lei poteva vedere un castello, sprofondato tra il verde .
"Quello è il castello di Utgard-Loki?" domandò Annabeth.
"Molto probabilmente, sì," rispose Luna.
Ci rimettemmo in cammino, stavolta consapevoli del percorso da seguire.
"Annabeth! - Esclamai mentre riprendevamo il viaggio. - Hai raggiunto una spiegazione per i due mondi infernali?" Accompagnai la domanda con un enorme sorriso e la bionda mi scrutò, perplessa dalla mia improvvisa curiosità. Non mi importava molto che Annabeth avesse o no chiarito i suoi dubbi, il motivo di tanta espansività era che non volevo continuare il discorso con Tristan, perché sapevo che o la sera prima aveva detto la verità e adesso avrebbe cercato di farmi credere di aver capito male, o voleva solo prendere in giro sia me che Adam. Il che non sarebbe stato una sorpresa. Quindi da quel momento avrei cercato in ogni modo di non parlare con lui di certe cose.
Raggiungemmo il castello in qualche ora. La costruzione principale era circondata da una cinta di mura di pietra scura. Tutto era costruito in materiali scuri. Le porte erano di ebano, probabilmente residuo del tempo in Asia, solide e incutevano timore. Ci tenemmo a debita distanza, nascosti tra gli alberi, per aspettare la sera e poi introdurmi nel castello con Nico per cercare se e dove avevano nascosto l'anima di Balder. Molto probabilmente il figlio di Ade avrebbe potuto percepire la presenza dell'anima e stabilire la sua ubicazione, e ritenevo fosse meglio andare in pochi. Dopotutto dovevamo essere furtivi, non prendere d'assalto la fortezza
Dopo un'attesa che sembrò interminabile, il sole tramontò. Quando fu completamente buio e quasi tutte le luci dentro il castello spente, io e Nico ci avvicinammo furtivamente alle mura. Girammo alla ricerca di un punto in cui entrare, che trovammo dopo qualche minuto: un canale di scolo. Visto che tutta la costruzione era stata fatta a misura di gigante, non fu difficile per me e Nico strisciare attraverso le sbarre del canale, ma rimase comunque un'esperienza spiacevole. Le fogne erano state scavate completamente sottoterra, introdursi all'interno del castello non era difficile; la parte più complicata stava nel trovare un passaggio che portasse nelle stanze principali. Come prima opzione avrei tentato di introdurmi dalle cucine, nelle quali di certo c'era qualche canale che portava alle fogne, i bagni erano una seconda scelta nel caso le cucine fossero ancora occupate dai servi che finivano di lavare piatti e pentole.
"Selina?"
"Sì?"
"Questi che giganti sono? Voi parlate spesso di giganti di ghiaccio e di giganti di fuoco, questi di che razza sono?"
"Nessuna. Sono giganti e basta."
"Ah. Grazie."
Io e Nico vagammo per una buona mezz'ora, fino a quando alle nostre narici non giunse l'odore acre del sangue, segno che ci stavamo avvicinando alla stanza in cui venivano macellati gli animali, con ogni probabilità dotata di un canale di scolo. La mia ipotesi venne confermata quando la luce della torcia sul soffitto illuminò una griglia. Non c'era nessuna luce all'interno della stanza, segno che era vuota.
Misi la torcia tra i denti, intrecciai le dita e feci cenno a Nico di usarmi come gradino per raggiungere la griglia, sollevarla e introdursi nelle cucine. Il ragazzino spostò con fatica la grata e io feci del mio meglio per aiutarlo ad arrampicarsi. Quando fu salito, prese dallo zaino una corda e la calò nella fogna. Mi ci aggrappai con tutte le mie forze e salii anch'io. Tenni la torcia bassa mentre illuminavo il locale per capire dove si trovava l'uscita. La individuai.
Il corridoio era rischiarato qua e là da torce con la luce fioca. Spensi la mia elettrica, pur tenendola sempre a portata di mano nella tasca dei miei pantaloni, ormai ridotti in uno stato pietoso. Sentii Nico battermi su una spalla. Mi girai verso di lui e lo vidi guardarsi in giro con sguardo febbrile.
"Che c'è?" mormorai.
"La sento. L'anima di Balder. Deve essere al piano di sopra, più o meno in questa stessa zona."
"Perfetto."
Cercammo le scale che conducevano al piano superiore, sempre furtivi e silenziosi. Per quanto mi impegnassi, non ero silenziosa quanto Nico, che invece si muoveva come un gatto.
Al piano di sopra si stendeva un corridoio, su cui si affacciavano le porte di varie stanze. Lungo le sezioni di parete che separavano le porte alternativamente erano stati appesi arazzi e montate armature gigantesche.

Riesci a capire in che stanza si trovi Balder?”
Nico annuì. Mi superò, procedendo con cautela, e si fermò davanti a una porta che era stata per magia portata a dimensioni umane. Doveva per forza trattarsi della stanza in cui dormivano Vili e Ve.

Qui.”
Presi un profondo respiro e infilai una mano nello zaino, da cui tirai fuori il lubrificante spray per oliare preventivamente cardini e maniglia ed evitare brutti scherzi. Quando mi sembrò di aver oliato a sufficienza i meccanismi, misi via lo spray e aprii la porta con tutta la delicatezza di cui ero capace; la stanza in cui entrai era quasi completamente buia, con l'unica eccezione di quello che sembrava un grosso barattolo per conserve appoggiato sul baule ai piedi di uno dei due letti, quello più vicino alla finestra. Il barattolo in questione pulsava di una debole luce azzurrina. Entrai nella stanza, col busto chino in avanti, i passi attutiti dal folto tappeto steso a terra e mi diressi verso il baule, pregando mio padre e tutti gli altri dei, compreso Loki, che nessuno si svegliasse. Nico era rimasto fuori a controllare che non si avvicinassero guardie. Presi il barattolo, tornai indietro, chiusi la porta della stanza e tirai un sospiro di sollievo.
Mostrai a Nico il barattolo con aria trionfante. Da vicino vedevo che la debole fonte di luce dentro il contenitore di vetro aveva la forma del volto di Balder, con gli occhi chiusi, come se fosse addormentato. Lo misi nello zaino e tornammo nelle cucine. Non potevo fare a meno di gongolare tra me e me. Avevamo avuto fortuna e tutto era andato liscio come l'olio, ma nonostante l'ottimismo che mi pervadeva, mi trovavo ancora nella tana del nemico. Attraversammo velocemente i canali di scolo e riuscii a rilassarmi davvero solo una volta usciti dalle mura.
Pensavo che avremmo trovato quasi tutti i nostri compagni addormentati tranne chi montava la guardia, ma quando arrivammo erano tutti svegli e alquanto agitati. Mi accorsi subito di cosa non andava.

Dov'è Tristan?” chiesi allarmata.
Lo vorremmo sapere tutti,” rispose Luna.
È scomparso durante il nostro turno di guardia – spiegò Talia. – Mi sono allontanata per... questioni personali, appena un paio di minuti, e quando sono tornata il ragazzo era scomparso.”
Il tono con cui pronunciò ragazzo mi fece capire che il vero significato della parola era bastardo, o qualcosa di molto peggiore.
"Quando è successo?"
"Circa un'ora fa."
"Ha portato via qualcosa?"
"Solo il suo zaino."
Mi guardai in giro, sentendo il cuore sprofondare. Speravo che non avrebbe fatto una cosa del genere, speravo di tornare e mostrargli l'anima di Balder, sfidandolo a trovare qualche commento tagliente da fare. Tirai fuori dallo zaino il barattolo contenente l'anima di Balder senza entusiasmo e lo porsi agli altri. Percy lo prese, entusiasta.
"L'hai trovata!" esclamò.
Annuii senza trasporto.
Da quel momento in poi le cose andarono storte.
Annabeth strinse gli occhi in direzione del castello.
"Mi sa che si sono accorti del furto," fece notare, agitata.
Ci girammo tutti verso la fortezza, che aveva cominciato a prendere vita. Molte luci di erano accese nelle stanze e da dove eravamo noi si potevano sentire le grida di rabbia dei giganti che si erano accorti del furto. Clarisse si lasciò scappare un paio di improperi.
"Scappiamo?" propose Abigail.
"Assolutamente."

I giganti non erano facili da seminare. Con un passo ne coprivano almeno una decina dei nostri e pur essendo molto stupidi, avevano un ottimo fiuto. Ci misero poco a raggiungerci. Mentre scappavamo, Luna aveva preso l'anima di Balder dalle mani di Percy e l'aveva ridata a me.
"Comunque vada, tu scappi con questa e la riporti ad Asgard, hai capito?"
"Non senza di voi."
"Allora non hai capito. Tu vai e basta. Non ti curare di noi."
"Non puoi costringermi."
Luna, ormai senza fiato, non rispose. Aveva gli occhi lucidi, ma sul momento lo imputai all'aria fredda della notte. Dopo poco tempo i giganti ci raggiunsero. Mi fermai al fianco di Luna per affrontarli, ma la ragazza mi spinse via e caddi a terra.
"Te ne vuoi andare!?" gridò.
Sguainò la spada e si mise in posizione di difesa. Venne immediatamente affiancata da Clarisse con la sua Spietata, la lancia. Mi rialzai in piedi. Sapevo di dover portare al sicuro l'anima di Balder, ma al tempo stesso non sopportavo di lasciare scientemente i miei compagni in pericolo e scappare. Mi giungevano intanto alle orecchie i suoni di combattimenti in cui erano coinvolti gli altri. Vidi Clarisse partire all'attacco e tentare di colpire il gigante allo stomaco, un colpo che fu però deviato facilmente.
Anche Luna attaccò. Il colpo andò a segno, disegnando una lunga linea rossa sul ginocchio del gigante. Questo urlò e tentò di tirare una mazzata alla cieca. Luna fu veloce ad abbassarsi, non abbastanza Clarisse, che finì contro un albero. Io osservavo il combattimento allontanandomi lentamente. Mi stavo mordendo tanto l'interno delle guance che cominciai a sentire il sapore del sangue. L'unica cosa che riuscii a convincermi a scappare fu un gigante che uscì all'improvviso dalla foresta. Schizzai come una scheggia.
Il gigante era veloce, troppo; l'unico modo che avevo di seminarlo era farlo passare nei punti più fitti della foresta. Dopo un po' sentivo i polmoni scoppiare e la milza che minacciava un ammutinamento, ma la forza di volontà riusciva a farmi andare avanti. Andai avanti a zig-zag fino a quando non mi trovai all'improvviso sulla cima di una scarpata. Non riuscii a fermarmi in tempo e rotolai giù, ferendomi mani e viso. In fondo a questa scorreva un ruscello. Ci caddi dentro, sbattendo la testa sulle pietre, e una volta che mi fui ripresa dalla botta, ripresi la fuga correndo dentro all'acqua, nel tentativo di mascherare le tracce.
Semplicemente, ad un certo punto le gambe mi cedettero. Caddi in ginocchio nell'acqua, ansante. Mi guardai alle spalle, ma il gigante non c'era più. Sentii un suono lontano, come di un corno che emetteva un rumore quasi animalesco. Poi tutto divenne silenzioso. Non sentivo più in lontananza i rumori delle mazzate dei giganti. Non riuscii a combattere la tentazione e tornai indietro.
Non mi piacque per niente quello che trovai. Giunsi dove avevo lasciato Luna e Clarisse. La figlia di Ares non c'era più. E Luna era stesa a terra, immobile.
Corsi al suo fianco e la scossi per una spalla.

Luna?”
La ragazza non rispose. Sentii il panico pervadermi.

No, Luna, cazzo! No!”
La feci rotolare su un fianco. Solo in quel momento vidi la ferita: una mazzata del gigante l'aveva raggiunta alla testa, colpendole in pieno la tempia.

Luna...”
I pezzi si sistemarono nella mia mente: l'avvertimento di Sarah, la palese agitazione di Luna dopo il loro breve colloquio, lo sguardo che le aveva lanciato Urdr, a Luna prima che ce ne andassimo. Lei che piangeva durante la fuga.
Cominciai a singhiozzare. Era un pianto incontrollato, quasi isterico. Abbracciai la ragazza morta, stringendola convulsamente, e pregai che la mandassero nel Valhalla, perché lo meritava più di chiunque altro. Presi un fazzoletto di stoffa – me ne portavo sempre dietro uno – lo bagnai con l'acqua della borraccia e pulii la ferita come meglio potevo, la vista ancora offuscata dalle lacrime. La ringraziai con voce rotta dal pianto per il suo sacrificio e le posai un bacio sulla fronte. Non c'era niente di romantico in quel gesto, era solo il mio ultimo saluto. Avrei voluto poter fare qualcos'altro, scavare una tomba o costruire una pira, ma entrambi richiedevano tempo e strumenti adatti. Inoltre non potevo rischiare che il fumo e la luce del fuoco richiamassero l'attenzione dei giganti. La sdraiai sulla schiena, le intrecciai le dita attorno all'elsa della spada e la lasciai lì. Non potevo fare altro.
Lo zaino sembrava diventato dieci volte più pesante. Scossa dai singhiozzi, camminai nella foresta per raggiungere il Bifrost e tornare ad Asgard, in cerca di aiuto per liberare i miei amici.
Non feci caso al fatto che ero di nuovo troppo vicina al bordo della scarpata. Mi lasciai scivolare giù, fisicamente e psicologicamente senza più forze. Battei la testa contro un sasso, nella caduta. Un attimo prima di svenire pensai:

Tristan, dove sei?”

 


* divinità minore che ha un collegamento con la morte

 

 

 

 

 



 

Angolo dell'autrice:

 

Facciamo un gioco: chi mi odia di più? Potete tirarmi tutto quello che volete, tanto c'è uno schermo che mi protegge.

Ok, non ho molto da dire. Sappiate solo che questo scherzo non è stato frutto di un momento di crudeltà passeggera, ma era tutto pianificato fin dall'inizio. Non so se questo renda la cosa migliore o peggiore, in realtà.

Io vi invito sempre a recensire, ma vi ringrazio sempre anche se la preferite, ricordate, seguite, o leggete e basta.

Ciao a tutti!



 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Volleydork